Sin dalla sua uscita nel Luglio 2020 Ghost of Tsushima (qui la nostra recensione) si è rivelato un capolavoro, acclamato dal pubblico e dalla critica internazionale. Con 65 premi GOTY ed oltre 6.5 milioni di copie vendute, il titolo sviluppato da Sucker Punch ha proposto una fedele ed immersiva rappresentazione Open World del Giappone Feudale che lo ha letteralmente reso IL gioco dell’anno.
Sull’onda del successo il team di sviluppo ha sviluppato e rilasciato questo 20 Agosto la tanto attesa Director’s Cut – che, in realtà, dalle Director’s Cut prende solo il nome – per PlayStation 5, ricca di migliorie grafiche e dettagli che vanno a migliorare l’esperienza di gioco ed aggiungono una nuova zona giocabile: l’Isola di Iki.
Per chi è considerato guerriero, durante il combattimento l’annientamento del nemico deve essere l’unica preoccupazione. Reprimete qualsiasi emozione o compassione. Uccidete chiunque vi ostacoli, ancorché fosse Dio, o Buddha in persona. Questo è il cuore dell’arte del combattimento.
Hattori Hanzo
Ghost of Tsushima è ambientato nel Giappone Feudale, sullo sfondo di un evento storico reale: l’invasione dell’Isola di Tsushima da parte delle armate Mongole guidate da Kublai Khan (nipote del più famoso Gengis) avvenuta nel 1274 e vede protagonista Lord Jin Sakai, l’ultimo dei Samurai sopravvissuti al primo, terribile attacco Mongolo. Jin dovrà, nel corso dell’avventura, riprendere lentamente il controllo dell’Isola e scacciare le armate nemiche. Anche a costo di perdere se stesso.
Essere un Samurai significa adottare uno stile di vita che si fonda su dei dogmi imprescindibili come coraggio, onore, rispetto per il nemico. Ideali riscontrabili in quella che, successivamente sarà chiamata via del Guerriero (o Bushido).
Un vero Lord deve sfidare apertamente un nemico in combattimento e guardarlo negli occhi quando arriva il momento di finirlo e – purtroppo – questa visione di Lealtà applicata al mondo è inutile contro le armate Mongole che non hanno problemi ad usare tattiche che un qualsiasi Samurai considererebbe “poco onorevoli” per vincere uno scontro.
Jin è così in bilico: morire seguendo il suo credo o cercare di riprendersi la sua patria piegandolo o, addirittura, rinnegandolo.
Coraggio: il primo dogma del codice del Samurai. E’ quello dimostrato da Sucker Punch che, nonostante il gran successo della versione PS4 del titolo, ha deciso di rimettersi gioco rilasciando questa Director’s Cut comprensiva di migliorie grafiche, DLC dell’Isola di Iki ed accorgimenti per le periferiche di gioco PlayStation 5.
Innanzitutto il supporto alla grafica 4K e ad un Frame Rate di 60 fps: attraversare Tsushima a cavallo e sfidare i Mongoli a duello ora ha tutto un altro senso. Seguire i fendenti – che raggiungono un livello di fluidità altissimo – è un piacere per gli occhi, i colori ed il tono generale del mondo di gioco ne risultano ampiamente migliorati e si ha quella sensazione di piena immersività che, su una buona TV, fa credere di trovarsi davvero faccia a faccia con un soldato nemico o a rendere omaggio in un Santuario.
Graditissime, ed in un certo senso anche geniali, le aggiunte lato “hardware“. Il feedback aptico del DualSense con Ghost of Tsushima è qualcosa che auguro a tutti di provare! Dai sassolini che schizzano via sotto le zampe del cavallo quando si attraversa un terreno accidentato, fino alla sensazione del metallo della Katana che sfrega contro la sua custodia quando la si estrae e la si ripone, passando per la resistenza opposta dai grilletti adattivi quando si utilizza un accessorio come il rampino. Accompagnate il tutto con le cuffie Pulse – od un paio di cuffie che supporti l’Audio 3D – e vi troverete letteralmente immersi al centro dell’azione.
Un punto in più a favore di Sucker Punch lo si deve assegnare anche per le nuove opzioni di accessibilità: finalmente è stata introdotta la funzionalità di lock-on sui nemici – onestamente: utile fin tanto che ci si ritrova in condizioni di 3 contro 1, perché con un numero superiore di nemici l’azione risulta poco godibile e si rischia di prendere fendenti inaspettati a destra e manca – così come una modalità per mancini che inverte i comandi, offrendo la possibilità di impostare il DualSense a “specchio”: movimento con stick analogico destro anzichè sinistro, attacco base con freccia direzionale destra piuttosto che con il tasto funzione quadrato e così via. Non è molto, ma sono sicuro che i mancini apprezzeranno.
E per i puristi della cultura Nipponica questa Director’s Cut offre anche la possibilità di sincronizzare l’audio Giapponese con il labiale dei personaggi, grazie al rendering in tempo reale di tutte – e dico tutte – le cutscenes.
Il motivo principale per giocare Ghost Of Tsushima Director’s Cut è sicuramente il DLC di espansione Iki Island che, non solo offre una nuova Isola tutta da esplorare, ma anche due nuovi Racconti Mitici, nuovi santuari e sfide di tiro con l’arco.
Ah, quasi dimenticavo: è possibile suonare il flauto per Gatti, Cervi e Scimmie. Ripeto: si possono intrattenere le Scimmie suonando il flauto!
A livello narrativo ovviamente la nuova Isola di Iki porta con se una “toccante” storia che fa luce sul passato del protagonista Jin e sulla sua famiglia, e che provoca non pochi grattacapi ai giocatori.
L’unico requisito necessario per raggiungere l’isola di Iki è l’aver raggiunto l’Atto 2 della campagna principale del gioco ed ottenuto l’accesso alla regione di Toyotama. Fatto ciò a tutti i Samurai sarà notificata la presenza di un nuovo racconto disponibile nel Diario: “I racconti di Iki“, che darà inizio all’avventura sull’isolotto situato a Sud-Est di Tsushima.
Sull’isola di Iki Jin dovrà affrontare una nuova minaccia rappresentata da Ankhsar Khatun, l’Aquila, una Sciamana Mongola che minaccia di voler attaccare Tsushima e preferisce utilizzare Veleni e Pozioni invece che la sola forza bruta, e che giocherà con la psiche del nostro protagonista.
In aggiunta a questo il passato ritorna ad attanagliare il samurai: l’Isola di Iki è stata teatro di efferate azioni compiute da Lord Sakai, padre di Jin, nonchè luogo della sua morte.
Il team di Sucker Punch ha dimostrato di non voler lesinare in quanto a caratterizzazione psicologica di Jin. L’esperienza da vivere su Iki per certi versi è vissuta come un Thriller all’interno di un Open World; al giocatore il compito di esplorare – con l'(in)diretto aiuto dell’Aquila – i meandri della mente del protagonista, costretto a fare i conti con il suo passato per riuscire a salvare il presente.
Unica nota dolente di questo DLC è rappresentata dall’azzeramento della nostra fama di spettro: si dovrà ricominciare daccapo a costruire quell’aura di leggenda che aleggia intorno a Jin durante la campagna principale di Ghost of Tsushima, anche se abilità e tecniche già acquisite rimarranno a disposizione per “facilitare” un pò gli scontri con i seguaci di Ankhsar Khatun. Ma, ed è un gran bel ma, passa in secondo piano al cospetto della vera novità di gameplay: la presenza di un nuovo gruppo di nemici – gli sciamani – che con le loro odi possono potenziare i guerrieri Mongoli rendendoli più aggressivi – e questa cosa, fidatevi, porta a degli scontri davvero spettacolari ricchi di fasi di studio e susseguirsi di parate, schivate ed affondi con il tempismo giusto – e dell’abilità di Carica a Cavallo. Sull’isola di Iki non vi sentirete davvero potenti finchè non avrete caricato in sella al vostro destriero da guerra una folla di Mongoli. Allora si che sarete soddisfatti!
La narrazione della storia prosegue senza intoppi, con un paio di colpi di scena, ma senza far gridare al miracolo. Ripeto, l’avventura sull’isola di Iki va affrontata come un viaggio nella psiche di Jin. Ed in questo posso solo tessere le lodi al team di Sucker Punch.
Rispetto per quello che è stato il gioco su PlayStation 4: Sucker Punch ha preso tutto quello che di buono – più che buono anzi – è stato fatto con la prima edizione di Ghost of Tsushima e lo ha riportato su Next-Gen con la giusta dose di accorgimenti e migliorie. Sfruttando a pieno l’hardware di PlayStation 5, il DualSense e l’Audio 3D, viene data al giocatore la possibilità di immergersi a tutto tondo nel Giappone feudale e scontrarsi con gli invasori Mongoli guidati da Kublai Khan e Ankhsar Khatun.
Le isole di Tsushima ed Iki, rappresentate con perfezione certosina, la lore – per usare un termine molto caro a chi gioca di ruolo – dei Samurai e l’excursus attraverso il passato del Clan Sakai hanno reso questo mio viaggio indimenticabile.
Ci è stato presentato un eroe tridimensionale, che ha saputo mettere a nudo i suoi sentimenti ed i suoi timori per affrontare un percorso che ha cambiato non solo Jin Sakai, ma in un certo senso anche me.
Mea culpa non aver giocato prima questo capolavoro su PS4. Per fortuna alcuni treni passano due volte.
This post was published on 11 Settembre 2021 12:00
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