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Recensioni

Clid the Snail | Recensione (PS4)

Uno dei privilegi del lavoro del giornalista (e del critico) videoludico è senza dubbio quello di poter assistere da vicino alla nascita di un videogame. Solo chi è sanamente appassionato a questo medium può comprendere quanto sia bello potersi confrontare con dei creativi, magari alle prime armi, intenti a profondere tutti gli sforzi nelle loro opere.

Con Clid the Snail è accaduto esattamente questo. Meno di un paio di mesi fa, abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con i ragazzi di Weird Beluga, un giovanissimo team di sviluppatori spagnolo che, per l’occasione, ci ha dato la possibilità di dare uno sguardo più approfondito alla loro opera prima.

Le impressioni avute furono tutto sommato positive (se volete saperne di più, la nostra anteprima è a portata di click), lasciando intravedere delle buone potenzialità e degli spunti decisamente gradevoli ed originali.

Ebbene, che cosa è cambiato da quell’anteprima all’attuale recensione? Le aspettative sono state rispettate o deluse? La verità, come spesso accade, sta nel mezzo.

Per tutta una serie di ragioni, che cercheremo di spiegarvi nelle righe che seguono, Clid the Snail rappresenta un buon debutto per uno studio sviluppo composto da ragazzi giovanissimi che, come spesso accade, paga degli errori dovuti a quell’inesperienza tipica di chi si affaccia per la prima volta in questa industria.

L’avventura di una lumaca ribelle

Le boss fight metteranno alla prova i vostri riflessi.

Un piccolo filmato introduttivo ci introduce il personaggio in cui saremo chiamati a calarci. Il suo nome, così come quello dei suoi compagni di specie, è di quelli altisonanti: si chiama Euclide, ma preferisce farsi chiamare Clid; tuttavia questa, insieme al suo inseparabile guscio, è l’unica caratteristica che lo accomuna alle altre lumache (o chiocciole, a voler essere esatti): se i suoi simili sono contraddistinti da un’indole calma, pacifica e riflessiva, Clid è un tipo composto al 90% da azione e spirito d’avventura, con il rimanente 10% occupato dal succo di bambù, di cui è ghiotto. Queste peculiarità saranno la sua rovina: dopo l’ennesima scorribanda al di fuori della cittadella delle lumache, gli anziani decidono che la misura è colma, costringendo il nostro eroe ad abbandonare casa sua e diventando, di fatto, un reietto.

Durante i suoi vagabondaggi, si renderà conto di due cose: che la vita di un apolide può essere molto pericolosa e che, inspiegabilmente, i “bavosi” (le lumache senza guscio, per intenderci) sono diventate molto più aggressive del normale, arrivando a minacciare quasi tutte le altre cittadelle. Sarà proprio in uno di queste “villaggi animali” che Clid farà la conoscenza di Alastor; si tratta di un gruppo di animali di diverse specie, accomunati dal fatto di essere stati espulsi dalle rispettivi luoghi di origine.

Questa cricca di reietti ha un solo obiettivo: aiutare le altre specie a scongiurare l’invasione dei bavosi, cercando di scoprire quale sia la ragione dietro tutti questi tumulti e, magari, di riuscire a sbarcare il lunario.

Sarà proprio da questo momento che inizierà la seconda vita di Clid che, accompagnato dal fidato amico Belu (una lucciola dalla chiacchiera facile), cercherà di redimere il suo passato.

Una lumaca di… metallo!

I reietti di Alastor.

Giochi di parole a parte, quello che vi aspetta in Clid the Snail è uno shooter tattico con visuale isometrica, con una meccanica twin stick; con la levetta sinistra, infatti, controlleremo i movimenti del personaggio, mentre l’altra, invece, è delegata alla mira delle nostre bocche da fuoco.

Sin dai primi minuti, il feeling che il titolo offre ci rimanda con la mente ad opere del calibro di Dead Nation, Alienation e Resogun, tutte provenienti da quella fucina di creatività che risponde al nome di Housemarque (se vi va di approfondire Returnal, la loro ultima fatica, cliccate qui).

Ma che cosa si fa in Clid the Snail?
Fondamentalmente, tutto ruota attorno a tre elementi: esplorare, risolvere enigmi e, ovviamente, sparare.

Per quanto riguarda il primo punto, gli stage prevedono un’esplorazione piuttosto lineare, arricchita da qualche area segreta da scoprire. Troveremo casse piene di cristalli con cui allargare il nostro arsenale, rimpinguare le nostre scorte di munizioni e medikit o, in alcuni casi, potremo imbatterci nell’unico oggetto collezionabile presente nel gioco, che andrà ad aumentare la nostra barra della salute.

Sotto questo aspetto, ci sorprende il mancato inserimento del New Game+, che avrebbe potuto fare la gioia dei completisti più incalliti.

Lato enigmi, invece, la situazione è piuttosto scarna: i puzzle da risolvere sono decisamente pochi, distribuiti nei vari stage e, come qualcuno potrà immaginare, non rappresentano mai un ostacolo insormontabile.

Fuoco alle polveri

Alcuni di questi oggetti sembrano così dannatamente… familiari!

Abbiamo voluto lasciare per l’ultimo l’elemento centrale del gioco: le fasi shooting. Nonostante l’ispirazione alle opere Housemarque sia inconfondibile, Clid the Snail cerca di puntare maggiormente sull’elemento tattico; tuttavia, nonostante una buona quantità di fucili, granate, mine e torrette, i gruppi di nemici che saremo chiamati ad affrontare raramente ci metteranno in difficoltà, anche a causa di un’intelligenza artificiale che non brilla. Per farvi un esempio, vi basterà trovare un pilastro, farvi inseguire dai nemici e, girando attorno all’ostacolo e continuando a sparare, nell’arco di qualche minuto avrete messo tutti K.O.

L’unica eccezione a quanto ora detto è rappresentata dalle tane da distruggere, che pulluleranno di nemici (ma anche qui l’impresa non sarà mai improba) e nelle poche boss fight che sarete chiamati ad affrontare.

Non avrete bisogno tanto di strategia ma, per portare a casa la pelle (o il guscio), dovrete fare maggiormente affidamento sulla mira e sulla prontezza dei vostri riflessi. Il vostro arsenale, per quanto ben assortito, non è fornito di quel feeling che è invece reperibile nei vari Alienation, Dead Nation, ecc.; la stessa mappatura dei comandi, poi, non è sempre funzionale ad uno stile di gioco frenetico, soprattutto quando sarete costretti a cambiare arma velocemente.

Infine, aggiungiamo che il sistema di mira pecca in accuratezza, soprattutto quando sarà il momento di lanciare gli attacchi caricati del blaster (l’arma principale del gioco), che potranno facilmente mancare il bersaglio, soprattutto quando si troverà oltre una certa distanza.

Veste grafica e direzione artistica

Una lumaca contro tutti.

Ciò che ci ha maggiormente colpito di Clid the Snail, sin dalla sua anteprima, era proprio la sua componente artistica. Il mondo di gioco è rappresentato da circa quattro biomi (palude, deserto, montagna e “mare”) ed in ognuno di essi sarà possibile trovare delle differenti tipologie di nemici. Certo, tutto ruota sempre attorno alle lumache, ma Weird Beluga è riuscita nell’intento di rendere unico ogni stage che andremo ad affrontare.

Nell’universo narrativo in questione, gli esseri umani (chiamati “Giganti”) si sono estinti. Non è dato sapere quale sia stata la ragione della loro scomparsa, ma tutti i personaggi che incontreremo si muovono nelle macerie del mondo che fu, ricavando una nuova civiltà ed utilizzando oggetti che chiunque di noi potrà facilmente riconoscere (batterie, cuffie, matite, accendini e addirittura una chitarra elettrica!). Dato anche un tasso di violenza non indifferente, Clid the Snail è a tutti gli effetti una sorta di fiaba dark.

Dobbiamo essere sinceri: la grafica non è il punto forte del titolo, data la costante presenza di una “nebbia” che cerca di celarne l’arretratezza. I ben dettagliati ambienti di gioco fanno però il paio con dei modelli poligonali non sempre sugli scudi. Aggiungete a quanto ora detto dei colori piuttosto spenti, un framerate non sempre granitico (almeno su PS4), una colonna sonora che non buca lo schermo, una narrazione lenta all’inizio e “frettolosa” alla fine, dei personaggi tanto interessanti quanto non approfonditi ed avrete un’idea dei “peccati di gioventù” presenti nell’opera di Weird Beluga, a cui avevamo accennato in precedenza.

Giudizio finale

Con le sue 8/10 ore di durata, Clid the Snail riesce ad intrattenere il giusto, riuscendo anche ad intrigare il giocatore in alcune sue fasi. L’opera targata Weird Beluga si ispira tantissimo alla produzione Housemarque ma, probabilmente a causa dell’inesperienza del team, non riesce ad eguagliarne gli alti standard tecnici e ludici. Una grafica un po’ datata ed un gameplay non perfettamente bilanciato lasciano l’amaro in bocca, soprattutto vedendo la buona componente artistica che ispira il mondo di gioco in cui Clid e soci si muovono. La fiaba dark del team spagnolo si lascia giocare con piacere, e scorre tranquillamente fino ai titoli di coda, ma l’impressione è che si potesse osare decisamente di più.

Se siete alla ricerca di uno shooter con un protagonista decisamente diverso dagli altri, date una possibilità a Clid ed alla gang di Alastor. D’altra parte, chi l’ha detto che le lumache sono animali tranquilli e pacifici?

This post was published on 6 Settembre 2021 15:00

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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