Fatevelo dire con sincerità: l’estate è la stagione meno indicata per giocare ai videogame. Il sole picchia duro, svolgere la più semplice delle azioni diventa faticoso, il richiamo del mare è sempre più forte e tutto ciò che c’è al di fuori del dominio dei condizionatori domestici è desolante quanto un wasteland nucleare. Probabilmente è anche questa la ragione che ha forgiato una delle leggi non scritte del nostro medium: nessun grande titolo esce ad Agosto. Va da sé che non si tratta di un assoluto ma, a memoria d’uomo, vengono in mente pochissime eccezioni alla regola.
In base a quanto ora detto, mi sorprese non poco la decisione di pubblicare Psychonauts 2 nel mese più torrido dell’anno, periodo di stanca e solitamente riservato a titoli senza troppe pretese. Il gioco di Double Fine è, di fatto, uno dei primi frutti del “nuovo corso” Xbox, ed è stato strano vederlo relegato in una finestra di lancio tanto inusuale.
Queste considerazioni, però, non avrebbero mai potuto scalfire la curiosità legata alla nuova creatura di quel simpatico genio di Tim Schafer, uno dei pochissimi nomi della scena videoludica che è oramai sinonimo di qualità e originalità, merci sempre più rare.
Videogiocatori dell’orbe terracqueo, se vi state godendo una pausa dal mare e dal sole agostani, se la calura non è riuscita a sopire l’hype per Psychonauts 2, se proprio non ce la fate ad attendere il ritorno a casa per calarvi nuovamente nei panni di Razputin Aquato, non vi resta che scorrere le righe che seguono.
Tuttavia, se invece (come il sottoscritto) appartenete alla categoria di coloro per cui le ferie sono ancora un miraggio, alla schiera di coloro che il mare l’hanno solo visto nei selfie e nelle storie Instagram degli amici, sappiate che questa recensione è dedicata proprio a voi “defender videoludici”.
Non è mio costume fare sviolinate, ma il mio debito con Tim Schafer è troppo grande: eravate alla ricerca di qualità e originalità? Bene, le avete trovate.
Dove eravamo rimasti?
Come? Mi state dicendo che non vi ricordate molto della trama del primo Psychonauts? Non avete di che preoccuparvi: siamo qui per questo!
Come il filmato introduttivo ci spiega, Razputin Aquato (per gli amici, Raz), è un ex artista circense originario di una città di nome Grulovia. Dopo aver scoperto le sue doti psichiche, Raz decide di abbandonare il rassicurante tendone di famiglia per coronare il suo sogno: diventare uno Psiconauta. Cos’è uno Psiconauta? Una sorta di “visitatore di menti”, capace di introdursi nel cervello di pressoché qualsiasi persona e di capire le ragioni dietro le sue turbe psichiche, con lo scopo di risolverle.
Entrare nei ranghi degli Psychonauts si rivelerà più arduo del previsto, ma il nostro improbabile eroe riuscirà a dimostrare il suo valore, riuscendo a sventare i piani del dottor Loboto e dei suoi sodali. Tuttavia, quando tutto sembra risolto, si scopre che Truman Zanotto, il Capo degli Psiconauti, è stato rapito; tutto questo significa solo una cosa: una nuova missione attende Raz ed i suoi amici.
A più di 15 anni di distanza, la trama di Pyschonauts 2 inizia proprio da questo punto. Dopo essere riusciti a trarre in salvo Zanotto dalle grinfie di Loboto, scopriamo che il primo versa in uno stato semi comatoso, incapace di poter svelare alcun particolare sui motivi del suo sequestro.
A questo punto, Raz e soci agiscono facendo ciò che riesce loro meglio: si introducono nella mente di Loboto e, un trauma dopo l’altro, cercano di capire che sia cosa realmente accaduto al loro barbuto capo. Nel corso delle “esplorazioni”, emergono due verità: il nostro ex dentista non ha agito da solo e, quindi, negli Psychonauts c’è una talpa. Ad emergere, però, c’è anche un nome che sembra terrorizzare chiunque lo ascolti: Maligula.
Quanto finora descritto non spaventa il buon Raz che, mai come stavolta, potrà vivere la sua avventura con tutte le carte in regola: se infatti nella sua precedente avventura era poco più che un visitatore esterno, adesso il nostro eroe è un Psiconauta a tutti gli effetti. Il fatto che ricopra il ruolo di stagista non lo spaventa più di tanto: perché ogni carriera che si rispetti inizia sempre partendo dall’ultima ruota del carro.
La dura vita di un “apprendista” Psiconauta
Come in tutti i sequel, anche in Psychonauts 2 c’è il giusto mix tra elementi vecchi e nuovi. L’opera di Double Fine conserva tutto ciò che di buono si era visto nel precedente capitolo della serie: un’atmosfera ironica e scanzonata, una trama tanto divertente quanto solida, con i giusti colpi di scena e, in ultimo, una serie di personaggi ben caratterizzati e facilmente riconoscibili. Tim Schafer non ha alterato nulla di ciò che abbiamo elencato, ma ha aggiunto qualche interessante innovazione: ad una main quest che avvince e convince vengono affiancate delle brevi e divertenti missioni secondarie; il cast di personaggi del primo gioco viene approfondito come non mai ed arricchito con tanti volti nuovi; l’atmosfera ironica e scanzonata, infine, è rimasta intatta, grazie ad un team creativo decisamente ispirato ed alle tracce composte, ancora una volta, dall’incredibile genio di Peter McCornell.
La trama procede senza intoppi, riuscendo ad alternare momenti di grande ilarità ad altri più cupi ed emozionanti, consentendo però al giocatore di prendersi tutto il tempo che desidera, esplorando il mondo di gioco alla ricerca dei tanti oggetti collezionabili che, di fatto, rendono Psychonauts 2 molto ma molto più longevo del suo predecessore.
La totale assenza di momenti morti riesce a garantire un ottimo ritmo narrativo, che ci accompagnerà fino all’epilogo, riuscendo a farci dimenticare cosa sia la noia.
Un platform con un pizzico di… follia!
Analizzando il gameplay, Psychonauts 2 ripropone la formula del suo predecessore, riuscendo ad ampliarne la portata, ma senza esagerare. Il grosso passerà attraverso le care, vecchie visite all’interno delle menti più bizzarre, alternando però fasi in cui dovremo districarci nel “mondo reale”: sarà proprio qui che potremo imbatterci nei vari NPC che, all’occorrenza, potranno assegnarci missioni secondarie. Non mancheranno aree segrete ed altre raggiungibili aguzzando l’ingegno, che ci consentiranno tanto di risolvere una side quest quanto per raccogliere uno dei già menzionati collezionabili (credetemi, ce ne sono veramente tantissimi).
Non tutte le zone saranno immediatamente visitabili o, almeno, non nella loro interezza, richiedendovi di tornare quando avrete acquisito nuovi poteri, o quando li avrete potenziati a sufficienza.
So già qual è la vostra domanda: in quanti cervelli potremo entrare? D’altra parte, inutile nasconderlo, la vera attrattiva del titolo è proprio questa. Ebbene, il team di sviluppo ha realizzato circa 13 cervelli che saremo chiamati ad esplorare, ognuna diversa dalle altre, con enigmi da risolvere e, soprattutto, con una storia da scoprire. Ci soffermeremo più avanti su questo aspetto, ma una cosa possiamo già dirvela: preparatevi a sbalordirvi.
Le otto abilità psichiche (Telecinesi, Psicoesplosione, Pirocinesi, Levitazione, Preveggenza, Connessione Mentale, Bolla Temporale e Proiezione) si riveleranno vitali per il prosieguo dell’avventura, ed il loro corretto utilizzo sarà indispensabile per venire a capo delle situazioni più intricate, nonché per raggiungere i punti più nascosti degli stage. Per fare un esempio, ogni nemico sarà sensibile ad un determinato potere, che dovrete equipaggiare attraverso la croce direzionale ed impostarlo su uno dei quattro tasti dorsali del pad. L’operazione ora descritta richiede qualche passaggio in più del previsto, va un po’ a spezzare il ritmo dei combattimenti e, di base, impedisce la memorizzazione della mappatura dei comandi di attacco, in quanto spesso saremo chiamati a reimpostarla (anche a combattimento in corso).
Fortunatamente, quanto ora descritto non incide più di tanto nel complesso del gameplay, che rimane sempre frizzante e che stimola il giocatore ad esplorare ogni anfratto degli stage e, soprattutto, ad interagire con l’ambiente circostante.
Comandi, combat system ed interazione ambientale
Come avrete facilmente inteso, il gameplay di Psychonauts 2 si regge su tre pilastri: esplorazione, combattimento e risoluzione di enigmi. È bene chiarire sin da subito che il livello di sfida non è altissimo; pur essendoci dei momenti più difficili di altri, saranno veramente poche le situazioni in cui sarete costretti a ricominciare dall’ultimo save point. A proposito di save point, è necessario spendere due parole in merito alla loro distribuzione: non tutti sono collocati in maniera idonea e, in caso di morte, verremo sbattuti anche in luoghi piuttosto distanti da quello in cui ci trovavamo, essendo costretti a raccogliere nuovamente tutti i collezionabili che avevamo ottenuto in quel pezzo di stage.
Anche i combattimenti non rappresentano un ostacolo insormontabile, anzi: l’unica difficoltà, tra mille virgolette, consiste nel ricordarsi a quale potere psichico sia debole il nemico di turno ed equipaggiarlo in tempo. Le stesse spettacolari bossfight, una volta compreso il meccanismo, non vi impensieriranno più di tanto, anche perché potrete contare, all’occorrenza, su ben due oggetti curativi: i Lecca Lecca Psi ed Bonbon Onirici.
Ciò in cui il titolo eccelle è l’interazione ambientale. Sono veramente pochissimi gli oggetti che non potrete distruggere o gli NPC con cui non potrete attivare un dialogo (anche di poche battute), ed è stesso il gioco a spingervi all’interazione, ricompensandovi con scorciatoie ed oggetti per salire di livello e migliorare i vostri poteri. Giusto un piccolo esempio, di tanto in tanto, potrete imbattervi in dei fuochi da campo spenti: se deciderete di accenderli con la vostra Pirocinesi, attiverete una corrente ascensionale che vi condurrà in zone nascoste, consentendovi di mettere le mani su oggetti altrimenti irraggiungibili. Oppure, attraverso la Connessione Mentale, è possibile introdursi brevemente nelle menti di praticamente ogni NPC, assumendone la visuale e notando che ognuno di essi vede il nostro Raz con delle sembianze diverse.
Sotto l’aspetto ludico, le uniche due pecche da riscontrare sono dei comandi non sempre precisissimi (non mancheranno le volte in cui, con la Telecinesi, afferrerete l’oggetto sbagliato) ed una telecamera non sempre “sul pezzo” (che qualche volta si rivelerà fatale nei salti più azzardati) ma, ancora una volta, nulla di tutto ciò andrà a compromettere l’esperienza complessiva di gioco.
Il potere della mente
Di solito preferisco affrontare l’aspetto tecnico e grafico di un videogame all’inizio di una recensione, in quanto è ciò che ritengo di minore importanza ai fini della valutazione finale. In questo caso, però, ho preferito trattare questo punto per ultimo non tanto per la pulizia realizzativa dell’estetica di Psychonauts 2, ma per il fatto che essa sia legata indissolubilmente all’elemento creativo.
Come sottolineato da Tim Schafer, lo sviluppo del titolo si è protratto per sei anni, e c’è assolutamente da credergli, in quanto ogni singolo elemento dei mondi di gioco è stato messo su schermo con una cura quasi maniacale. Gli stage “mentali” sprizzano originalità da ogni poro (o pixel, fate voi), ognuno di essi ruota attorno ad un elemento, su cui viene sviluppato tutto il resto. Gli stage sono affascinanti e splendidamente realizzati, ma se dovessi indicarvi quello che mi ha colpito di più, sarebbe proprio quello del “Festival dei Sensi”. Provate ad immaginare di trovarvi nel mondo “Yellow Submarine” dei Beatles nel bel mezzo di un trip di LSD, con fiori dai colori vividi e cangianti, atmosfere surreali ed una colonna sonora in pieno stile rock anni ’70. Ci state provando? Bene, sappiate che la più fervida delle immaginazioni non potrà mai neanche avvicinarsi a quanto realizzato da Double Fine.
Qualità e originalità. Ne abbiamo parlato in precedenza, ricordate? Bene, è proprio qui che è possibile “toccarle con mano”.
Ogni singolo “mondo mentale” è una rappresentazione ludica di una condizione psichica ben determinata. State esplorando il cervello di un ludopatico? Vi troverete all’interno di un gigantesco casinò, con tanto di NPC a forma di carte da gioco, fiches, ed enormi pachinko da scalare. Vi state addentrando nei traumi di una persona depressa? Il suo mondo sarà caratterizzato come un arcipelago di isole sconnesse e completamente isolate l’una dall’altra, che rendono come meglio non si potrebbe il concetto di uomo inteso come monade.
Gli stessi nemici che incontreremo sul nostro cammino altro non sono che rappresentazioni ironiche di stati mentali negativi, ed anche qui l’originalità regna sovrana. Dai pensieri censori, rappresentati da scorbutici impiegati con un timbro rosso di rigetto, ai dubbi, raffigurati come creature melmose che rendono più lenti ed impacciati i nostri movimenti, fino ad arrivare agli attacchi di panico, realizzati come una sorta di “lupo cattivo” stilizzato e capace di muoversi ad altissima velocità, che potremo colpire solo rallentandolo con i nostri poteri psichici.
Ed a proposito di velocità, su Xbox Series X, Psychonauts 2 fornisce delle ottime prestazioni, mettendo su schermo una risoluzione 3840×2160, garantendo un framerate stabile a 60 fps. I modelli poligonali risultano puliti e splendidamente rifiniti, così come lo sono le texture ed i tanti effetti particellari che troveremo nei vari stage. L’unica sbavatura riguarda il LOD (level of detail) che, in parole povere, causa la renderizzazione di alcune texture qualche istante dopo la loro inquadratura. Nulla di drammatico, ovviamente, ma in certe situazioni (soprattutto nei primi piani) è praticamente impossibile non notare quanto ora descritto.
La creatività al comando
Le più volte menzionate originalità e qualità possono essere trovate anche all’interno di elementi apparentemente secondari. I tanti oggetti collezionabili, infatti, contribuiscono a farci immergere nella mente che stiamo esplorando: i caveau mnemonici (vere e proprie casseforti viventi) ci ricompenseranno, non appena aperti, con degli scorci narrativi riguardanti i personaggi (principali e non) del gioco; le fantasticherie (veri e propri “pensieri bidimenesionali”) coloreranno i vari stage, raffigurando oggetti e situazioni in linea con l’atmosfera in cui siamo immersi.
Possiamo dirlo con certezza: Double Fine è riuscita a rendere divertente quella che, normalmente, è una delle fasi più noiose dei videogame, ovvero la raccolta dei collezionabili. In Psychonauts 2, come detto in precedenza, la rigiocabilità dei singoli stage è veramente altissima, ed il merito è soprattutto della caratteristica appena descritta.
Il doppiaggio in lingua inglese è il vero valore aggiunto dell’opera che, per il resto, è completamente localizzata in italiano. L’assenza dei dialoghi nella nostra lingua non è assolutamente un ostacolo e anzi, rende giustizia anche all’ospite di lusso che il videogame può vantare: stiamo parlando di Jack Black, ma vi lasciamo il piacere di scoprire da soli il personaggio a cui ha donato la voce.
La conferma di Peter McCornell, infine, è quanto di meglio i fan potessero sperare, in quanto la colonna sonora da lui realizzata vale il prezzo del biglietto, contribuendo ad arricchire il valore artistico dell’opera, già elevatissimo di suo.
Se il buon giorno si vede dal mattino, tante gran belle giornate sono attendono i rinnovati Xbox Game Studios.
Giudizio finale
Si dice che non esista mistero più grande della mente umana. Partendo da questo assunto, probabilmente Psychonauts 2 è la migliore rappresentazione ludica di tutto ciò che si nasconde nei meandri della psiche. Dai sentimenti positivi alle sensazioni negative, passando per traumi, ricordi e vere e proprie turbe mentali: Tim Schafer e soci riescono a trasporre dei temi tutt’altro che semplici, con l’ironia che da sempre contraddistingue le produzioni Double Fine. La trama scorre che è un piacere, non si registra alcun momento di noia e, una volta arrivati ai titoli di coda, la voglia di tuffarsi nuovamente nel gioco è altissima. Aggiungeteci un cast di doppiatori eccezionali (tra cui troneggia l’iconico Jack Black) ed una colonna sonora da urlo ed avrete ottenuto uno dei migliori platform del 2021, secondo solo a quel capolavoro di It Takes Two. Solo qualche piccola sbavatura tecnica separa Psychonauts 2 dal perfect score, ma nulla che possa mai anche solo lontanamente compromettere l’esperienza di gioco, che si attesta su livelli altissimi.
Ben tornato, Tim, mi sei mancato veramente tantissimo.
PRO
- Un sequel che non snatura il suo predecessore, ma che ne amplia la formula
- Componente artistica a livelli eccelsi
- Narrazione scorrevole, senza momenti morti
- Alto tasso di rigiocabilità
- Level design che definire stupendo è riduttivo
CONTRO
- Comandi e telecamera non precisissimi
- Distribuzione dei savepoint non sempre ottimale
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