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Recensioni

Dariusburst Another Chronicle EX + | Recensione (Switch): come amare/odiare i pesci robot spaziali

A metà degli anni ottanta Taito era una compagnia ancora ubriaca del successo che, giusto nel 1977, aveva raggiunto pubblicando Space Invaders, uno dei più importanti videogiochi della storia. Il mondo videoludico di quei giorni ormai lontani era molto diverso dal nostro, con un sacco di videogiochi arcade, un sacco di sale giochi ed una paura inferiore nel proporre qualcosa di nuovo al giocatore.

Uno dei generi più popolari per l’epoca era proprio quello degli sparatutto a scorrimento verticale o orizzontale ed il mercato, come era legittimo aspettarsi, era tutto fuorché privo di concorrenti. In questo specifico contesto Taito decise di produrre un nuovo shoot em up per le sue macchine da sala giochi, qualcosa in grado di rivaleggiare tranquillamente con nomi altisonanti come il Gradius di Konami.

All’interno di questo contesto è nato Darius, uno sparatutto a scorrimento orizzontale caratterizzato da delle meccaniche non eccellenti (che raggiungeranno la perfezione durante l’era Saturn/PS1 con l’accoppiata da urlo G-Darius e Darius Gaiden) e da dei nemici molto particolari: pesci robotici.

Si, già impostato così il discorso tutto sembra perdere di senso ma non preoccupiamocene troppo.
All’interno del brand di Darius, per motivi narrativi che vi giuriamo è megio non sapere, gli avversari sono pesci, molluschi o in generale animali marini capaci di sparare missili, raggi laser, lanciare scaglie e chi più ne ha più ne metta.
Questi pesci vengono affrontati dal giocatore all’interno delle navicelle SilverHawk, capaci di utilizzare una vasta tipologia di armi per affrontare tutte le minacce del caso.

Ok, adesso che abbiamo un contesto di partenza facciamo un salto temporale di trent’anni comodi. Siamo alla fine degli anni zero del nuovo millennio e Taito, stavolta sfruttando la software house Pyramid, decide di portare la saga di Darius dopo una decina di anni di iato sulle console casalinghe all’interno del piccolo schermino di PSP.
Il titolo viene poi aggiornato varie volte partendo da Dariusburst fino a diventare quello di cui parliamo oggi.

Andiamo a scoprire cos’è Dariusburst Another Chronicle EX +

Il Darius definitivo? Più o meno.

Altra lezione di storia, l’ultima per questo articolo.

DariusBurst è uscito nel 2009 per PSP ed è stato poi riprogettato per il mondo degli arcade come DariusBurst: Another Chronicle. Questa versione del gioco utilizzava un doppio monitor, caratteristica che le versioni arcade dei titoli della saga hanno sempre vantato, andando quindi ad espandere grandemente la visuale del giocatore e rendendo il tutto piuttosto scomodo su di una console portatile.

L’aggiunta ludica presente in Another Chronicle non è altro che l’apposita modalità Chronicle, una particolare modalità con multiplayer asincrono in cui i giocatori di una singola sala giochi possono completare una lunghissima serie di sfide esclusive ad una copia del titolo. Questa caratteristica, oggettivamente piuttosto interessante, è stata rivista e portata all’interno delle console portatili dell’epoca nel 2011 con Dariusburst: Another Chronicle EX con dodici nuovi livelli dedicati ai giocatori più esperti e più avvezzi alle difficoltà dell’opera di Taito.

Altro piccolo salto in avanti: nel 2015 Taito decide di pubblicare su PS Vita, PS4 e Steam Dariusburst: Chronicle Saviours, un’ edizione omnicomprensiva che include tutti i contenuti dell’arcade ed una nuova modalità chiamata Chronicle Saviours, destinata ai possessori di televisori. Questa modalità offre ben 186 variazioni diverse dei livelli di gioco, offrendo come ricompensa colorazioni speciali per le navicelle o brani musicali esclusivi, realizzati da un peso massimo della musica videoludica giapponese come gli ZUNTATA.

Arriviamo finalmente ai giorni nostri con DariusBrust: Another Chronicle EX+, effettiva edizione definitiva che toglie la modalità Chronicle Saviours per inserire la modalità Event riproponendo un pacchetto maggiore di variazione per i ventuno stage del titolo.
A tutto questo va aggiunta una nuova colonna sonora realizzata da Shohei Tsuchiya, musicista di punta dei già sopracitati ZUNTATA che per molto rappresenta un valore aggiunto tale da giustificare l’acquisto.

In sostanza ci troviamo davanti ad un videogioco con un quantitativo di contenuti gargantuesco, abbastanza per soddisfare la voglia di shmup di qualsiasi giocatore per almeno un paio di mesi.

Le quattro modalità del gioco, Original, Ex, Chronicle e Event possono da solire offrire anche un centinaio di ore di gioco, dipende tutto dalla tipologia di giocatore che si è (e da quanta pazienza si ha).

Ma come si gioca?

DariusBurst Another Chronicle EX è un gioco hardcore di quelli veri, uno di quelli fatti per giocatori che al giorno d’oggi nascono (o si allenano per diventare tali) con frequenza infinitamente minore. A schermo il numero di proiettili è sempre elevatissimo e il livello di difficoltà medio prevede un sacco di bestemmie. Per un neofita completare la più semplice delle route disponibili (e adesso vi spieghiamo di cosa parliamo) senza morire una volta sarà un’impresa degna di un campione.

DariusBurst Another Chronicle EX è uno shoot em up a scorrimento orizzontale molto tradizionale. Lo schermo scorre da sinistra a destra, lasciando al giocatore il comando di una navicella Silverhawk per un movimento prettamente bidimensionale. Il giocatore fare fuoco in maniera normale, utilizzare una delle due modalità del burst cannon o ruotare di 180 l’orientamento della navicella in modo da affrontare i nemici che provengono da sinistra.

Il sistema di potenziamenti presente nel titolo è molto semplice: abbattendo i nemici sarà possibile raccogliere delle sfere colorate che, progressivamente, andranno a potenziare una delle caratteristiche della nostra nave: più potenza di fuoco alle armi principali, più potenza di fuoco alle armi secondarie, più scudo per la nostra nave e così via. Esistono varie tipologie di armi principali e varie tipologie di navi tra cui poter scegliere, andando a pescare dal grandissimo storico di veicoli già presenti all’interno dei vecchi capitoli della serie.

Fino a qui troviamo un il gameplay di uno shoot em up molto classico: il discrimen in questo caso è rappresentato dal Burst Cannon, un laser utilizzabile in due modalità diverse e che rappresenta la variabile di nostro interesse.
Il burst cannon è un arma in grado di fare fuoco con un potentissimo raggio laser capace di eliminare i proiettili nemici a schermo mentre infligge ingenti danni.
Il laser può essere utilizzato per contrastare un laser avversario, andando a richiamare una delle meccaniche più divertenti di G-Darius dove era possibile ammazzarsi di button mashing per vedere chi aveva il laserone più grosso.

In quest’ultimo capitolo della saga il Burst Cannon è anche estraibile dalla navicella attraverso la pressione di uno specifico tasto. Reinventando le convenzioni della serie in questo capitolo ci sarà possibile staccare il laser e comandarlo in maniera autonoma, permettendogli di far fuoco da una posizione diversa di quella della nostra navicella.

Utilizzando il laser in maniera intelligente potremo anche proteggerci dagli infiniti proiettili che ci verranno lanciati addosso tagliando a metà lo schermo; questa caratteristica rende il laser il perfetto sostituto delle classiche black hole bomb che avevano il compito di pulire lo schermo quando la situazione diventava ingestibile.

L’utilizzo del burst cannon è legato ad una barra che si ricarica schivando proiettili e sparando addosso ai nemici.
Utilizzando il laser direttamente dalla nostra nave esso si scaricherà molto rapidamente, andando quindi a suggerire un utilizzo morigerato e intelligente della sua versione portatile che, se coniugata a gruppi di nemici, può essere mantenuto per davvero a lungo.

L’utilizzo del laser non è intuitivo come si vorrebbe e c’è bisogno di fare un po’ di pratica per comprendere pienamente le sue funzioni. Taito, in questo caso, avrebbe fatto bene ad inserire qualche informazione extra sul funzionamento della nave e delle sue armi all’interno del titolo; purtroppo questa scelta si rifletterà anche in mille altre sezioni di questo porting, come vedremo dopo.

Il burst cannon e la sua versatilità, in ogni caso, permettono al gioco di risultare più semplice dei suoi precedenti capitoli visto che con un po’ di pazienza è possibile semplificarsi di molto il lavoro. L’utilizzo del cannone per i sopracitati duelli laser, inoltre, è sempre molto divertente e alza sempre l’adrenalina in chi gioca vista la spettacolarità della scena.

Se vogliamo giocare a qualcosa di più classico non abbiamo di che preoccuparci: ci basterà scegliere una Silverhawk diversa da quella standard per poter ottenere effetti diversi. Le tre Silverhawk relative a DariusBurst hanno il Burst Cannon mentre navi come la Murakumo o la Silverhawk di Darius Gaiden hanno laser ibridati a smart bomb.

Una crema per le orecchie, una poltiglia per gli occhi

Se dovessimo citare qualcosa che ci è piaciuto almeno quanto è il gameplay sarebbe difficile non spendere diverse paroline dolci per parlare della colonna sonora. Gli ZUNTATA, che da decenni si occupano delle musiche dei giochi Taito, sono una delle più grandi istituzioni mondiali della musica videoludica e anche in questo caso non scherzano.

La colonna sonora di questo Darius è un disco pieno di esperimenti, dove le cavalcate elettroniche legate ad un sottobosco di techno trance europeo vengono cannibalizzate dalla musica classica o da certa musica da camera, per un risultato finale a dir poco stupefacente. Il comparto ritmico della colonna sonora è mediamente tiratissimo, con timbriche etniche provenienti dai taiko nipponici, mentre le voci sono spesso cori femminili angelici che si azzardano anche a realizzare polifonie piene di salti alla gola.

L’esempio più eclatante della qualità made in ZUNTATA™ è sicuramente Photoconductivity Suite, 26 minuti di techno drum and basseggiante esplosiva con un sacco di voci femminili e di digressioni operistiche. Il comparto sonoro, se non si fosse capito, è una vera e propria perla e rappresenta sicuramente un fortissimo valore aggiunto peri giocatori che non potranno far altro che galvanizzarsi davanti cotanta bellezza.

Discorso radicalmente opposto andrebbe fatto per il comparto tecnico.
Anzi, per questo comparto tecnico c’è una dicotomia importante da sottolineare.

Da una parte troviamo l’impianto grafico, con modelli tridimensionali di buona fattura e scenari tutto sommato gradevoli, lontani dalle esibizioni interstellari di G-Darius o dagli sfondo lisergici di Darius Gaiden eh ma comunque apprezzabili.

Dall’altra troviamo una certa svogliatezza nel realizzare un porting degno di questo nome, specie se in mezzo c’è una console portatile come Nintendo Switch. Perché si, nonostante Nintendo Switch riesca perfettamente a far girare tutti i proiettili ed i modelli poligonali del caso, il suo piccolo schermo non aiuta decisamente il giocatore a godersi l’esperienza per come Taito se la immaginava su Arcade.

Le schermata di gioco vengono rinchiuse all’interno di pesanti bande nere perché il titolo viene renderizzato come se si stesse giocando su un doppio monitor, in modo da mimare l’esperienza da sala giochi. Questa caratteristica, unita al piccolo schermo della Switch, rende più complicata del previsto l’esperienza e l’assenza della modalità Chronicle Saviours, modalità pensata appositamente per le console portatili, fa abbastanza ridere se ci pensiamo.

C’è un opzione che permette al giocatore di zoomare la propria visuale sulla nave ma, in questo modo, non si riesce a capire come funzionano i pattern degli attacchi nemici, rischiando soltanto di complicare la situazione.
Su televisore, specie se grandicello, l’esperienza migliora ma chiaramente ci si perde il gusto della portabilità che è un valore aggiunto di tutto rispetto.

A mancare sono anche tutta una serie di funzioni di personalizzazione che, tipicamente, si trovavano nei porting realizzati da quei maestri di M2. Questo titolo, realizzato senza il patrocinio dei sopracitati, è privo di opzioni di personalizzazione e di configurazione.
Rimangono molte cose accessorie per così dire come classifiche online, replay, navi fantasma, dati scaricabili, informazioni sulle classifiche e sistemi per il controllo dei punteggi.

In conclusione?

Che fare quindi?
Dariusburst: Another Chronicle EX+ è un titolo molto interessante che però, su Switch non da il meglio di sé. La versione Steam del gioco possiede dei contenuti in meno e baratta l’event modo per Chronicle Saviours, modalità che sarebbe stata perfetta all’interno di un videogioco per console portatile. Purtroppo l’incasinatissima gestione del titolo da parte di Taito non aiuta affatto nel fare una scelta.

Mettiamola così allora:

Non si conosce la serie: se non si conosce la serie e si vuole entrare nel mondo degli sparatutto a scorrimento orizzontale Dariusburst: Another Chronicle EX+ è un titolo molto buono, caratterizzato da una quantità gargantuesca di contenuti e da una longevità davvero notevole. Mancano alcune caratteristiche importanti per un neofita come un tutorial ma con un po’ di pazienza è possibile far fronte alle mancanze degli sviluppatori.

Se si conosce la serie e si vuole godere dell’esperienza originale: in questo caso la scelta migliore da fare è ripiegare sulla versione Steam o su una versione console.

In entrambi i casi abbiamo a che fare con un videogioco molto interessante, con qualche stortura ma che rappresenta un interessante prodotto destinato ad una nicchia di videogiocatori che apprezzeranno quel sapore anni ottanta/novanta di cui l’opera è pregna. Also pagare 50+ euro per un ottimo album musicale può sembrare un esagerazione ma, in questo caso, con gli ZUNTATA ci sentiamo di fare un’eccezione.

This post was published on 30 Luglio 2021 12:00

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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