Come diceva Albert Einstein, tre cose sono infinite: l’universo, la stupidità umana ed il backlog di un videogiocatore; se sull’universo possono essere leciti dei dubbi, molte meno indecisioni sussistono sul secondo ed il terzo elemento. Quanto “arretrato” abbiamo accumulato? Basterà una vita per completare tutto ciò che abbiamo lasciato in sospeso in quel limbo ludico? Ogni volta che guardo troppo a lungo nel mio backlog, il mio backlog mi guarda dentro, con uno sguardo che definire torvo è puro eufemismo. Tuttavia, questi primi mesi di next gen hanno dato la possibilità a tanti “ritardatari” di poter colmare alcune delle loro più gravi lacune, e Metro Exodus: Complete Edition è un perfetto esempio di quanto ora affermato.
Si tratta della versione migliorata del capitolo finale della trilogia targata 4A Games, comprensiva di tutti i DLC pubblicati, l’ideale per chiunque volesse avventurarsi per la prima volta (o anche nuovamente) nelle inospitali terre del wasteland, frutto dei romanzi di Dmitrij Gluchovskij.
Chi già nel 2019 aveva giocato Exodus, sa benissimo che la cavalcata finale di Artyom e dell’Ordine degli Spartani chiude l’arco narrativo come meglio non si sarebbe potuto; tuttavia, la curiosità di ammirare i desolanti panorami della Russia post nucleare in una veste grafica tutta nuova era decisamente tanta. Se quanto ora detto ha fatto presa su chi aveva già ampiamente completato Metro Exodus, va da sé che la Complete Edition rappresentava un’occasione imperdibile per chiunque non avesse mai assaporato il lungo viaggio a bordo dell’Aurora.
E allora timbrate il biglietto, accomodatevi nella vostra cabina e preparatevi ad una traversata piena di insidie ma che, una volta portata a termine, non scorderete facilmente.
Anno 2035, il mondo come noi lo conosciamo non esiste più. Gli effetti della guerra nucleare che ha sconvolto il pianeta sono ancora presenti, tanto che, in Russia, tutto ciò che rimane del genere umano è costretto ad una vita sotterranea, nei tunnel della metropolitana di Mosca. Inutile dire che una catastrofe di tali dimensioni non ha affatto modificato la natura dell’essere umano che, ancora una volta, è pronto a commettere i crimini più efferati per poter imporre la propria autorità. Tuttavia, c’è qualcuno che ancora non si è arreso, qualcuno che, dalle viscere della terra, desidera ardentemente riappropriarsi della superficie: quel qualcuno risponde al nome di Artyom.
Il protagonista della saga non riesce a credere che i sopravvissuti della metro moscovita siano gli ultimi esseri umani sulla faccia della terra e, proprio per questa ragione, si spinge sempre più spesso al di fuori dei tunnel, esplorando le rovine della capitale russa alla ricerca di un segno.
Ed un segno, alla fine, arriva.
Nel corso di un’esplorazione, Artyom e sua moglie Anna non credono ai loro occhi: davanti a loro c’è un treno in funzione, una meraviglia tecnologica del vecchio mondo, di cui finora hanno visto solo carcasse. Le soprese non sono finite dato che, all’interno del mezzo, sono presenti delle persone che affermano di provenire da luoghi molto distanti da Mosca, che tutti oramai ritenevano essere città fantasma.
Tuttavia, lo stupore dura pochi istanti: i conducenti del treno si rivelano essere dei membri dell’Hansa, catturando i nostri eroi e portandoli in un campo di prigionia. Durante una rocambolesca fuga, Anna ed Artyom iniziano a scoprire la verità: la guerra non è finita, ed il silenzio radio che avvolgeva Mosca, impedendo qualsiasi segnale in entrata e in uscita, era stato imposto da ciò che rimaneva del governo russo, al fine di proteggere la capitale.
Quando tutto sta per andare a rotoli, i nostri vengono salvati dal colonnello Miller e dai membri dell’Ordine degli Spartani, riuscendo a fuggire a bordo del treno che, da quel momento in poi, sarà ribattezzato col nome di “Aurora”.
Neanche il tempo di gioire che la truppa capisce di non poter più tornare indietro: i nostri sono ormai diventati dei traditori, e a Mosca troverebbero un plotone d’esecuzione ad attenderli. L’unica opzione disponibile è andare avanti, andando alla ricerca di un luogo che non sia contaminato dalle radiazioni, di un posto in cui potersi stabilire e da cui possa partire un nuovo inizio.
Questa strada di binari di ferro è davvero l’unica salvezza su cui il nostro gruppo di eroi possa fare affidamento ma, come avremo presto modo di accorgerci, la ricerca della tanto agognata “Terra Promessa” si rivelerà molto più ardua del previsto, mettendo a dura prova la nostra resistenza e chiamandoci a prendere delle scelte tutt’altro che semplici.
Nel corso di circa 20 ore (a cui se ne aggiungono altre 10 per i DLC “I due colonnelli” e “Sam’s Story”) si dipana una trama che abbraccia un arco temporale di un anno in cui, stagione dopo stagione, Artyom e soci cercheranno la loro nuova casa, fronteggiando pericoli di ogni sorta e scoprendo che cosa è accaduto all’umanità fuori dalle gallerie ferroviarie di Mosca.
Seppur con un inizio un po’ claudicante, la storia degli Spartani diventa sempre più affascinante ed incalzante, fino ad arrivare ad uno dei due possibili epiloghi che, come avvenuto nei capitoli precedenti, dipenderà da che tipo di soldato (e di essere umano) deciderete di essere.
Uno dei motivi per cui la narrazione di 4A Games non ingrana sin da subito è da ricollegare al “mutismo cronico” di Artyom, alla quasi totale assenza di cutscene ed alla scelta di non consentire un’interazione diretta e guidata (alla Fallout, per intenderci) con tutti gli NPC presenti nel gioco.
Ma badate bene: se credete di trovarvi in un mondo vuoto e poco coinvolgente, basteranno poche ore per farvi cambiare idea. Ogni volta che vi avvicinerete ad un personaggio, quest’ultimo inizierà a parlarvi, raccontandovi la sua storia, le sue speranze e, qualche volta, assegnandovi una missione secondaria. È altrettanto comune che possiate imbattervi in NPC intenti a discutere tra di loro e, ascoltando questi dialoghi (spesso anche piuttosto lunghi), sarà possibile scoprire dei dettagli sul mondo di gioco: dalle semplici opinioni di due soldati nemici fino alla rivelazione di un passaggio nascosto per raggiungere la vostra destinazione lontano da occhi indiscreti. Non nascondo di aver speso parecchio tempo ad “origliare” tutti gli scambi di battute che mi sono capitati a tiro, afflitto dalla consapevolezza di averne sicuramente perso qualcuno.
Aggiungete a quanto ora detto le lettere ed i libri che troverete nelle vostre esplorazioni (liberamente consultabili alla voce “Appunti” del menu di gioco) ed inizierete a comprendere quanta cura abbia speso il team ucraino nella realizzazione di Metro Exodus.
Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la serie, non potrà non ricordare i tanti dubbi che aleggiavano su Metro Exodus. Ok, 4A Games era riuscita a creare una formula che funzionava in maniera egregia, ma sempre all’interno di spazi chiusi, di quegli enormi dungeon di metallo e cemento che erano i tunnel e le stazioni della metropolitana russa. Lo sviluppatore sarebbe riuscito a mantenere quanto di buono finora fatto anche in degli spazi aperti? Oppure il franchise si sarebbe snaturato, diventando l’ennesimo open world di cui nessuno sentiva il bisogno?
Ebbene, sin dai nostri primi passi in superficie, l’audacia del developer si dimostra essere azzeccata, riuscendo a coniugare meccaniche sia vecchie che nuove. Non mancheranno intere sezioni all’interno di stazioni ferroviarie ed ambienti chiusi, ma queste saranno intervallate da fasi esplorative, che ci faranno scoprire le diverse mappe di cui si compone l’esperienza di gioco.
Ogni stage rispecchia la stagione che da il nome alle varie tappe del viaggio: dal gelido inverno moscovita alla primavera del Volga, passando per la torrida estate del Mar Caspio e finendo con l’autunno della Taiga. I vari biomi sono tutti piuttosto ampi, anche se solo in un paio di occasioni ci sentiremo veramente persi nel wasteland e comunque, per orientarci, potremo contare sulla nostra mappa (rigorosamente analogica).
Come diremo a breve, l’esplorazione è una fase cruciale per qualsiasi “esperienza Metro”, e va di pari passo con il looting; tuttavia, anche nelle zone più vaste, potremo raggiungere in poco tempo i punti di interesse che, in alcuni casi, ci saranno segnalati come mete di missioni secondarie.
Sotto questo aspetto, è possibile affermare con sicurezza che no, Metro Exodus non è un contenitore vuoto, ma un gioco con diverse macro aree esplorabili in maniera più o meno libera; quanto ora scritto ha consentito allo sviluppatore di caratterizzare al meglio tutto ciò che è presente nella sua opera, nel pieno rispetto del mantra “meno c’è, meglio è“.
Non fatevi ingannare da tutti questi spazi aperti, dalla luce del sole e dal fatto di avere a disposizione un treno funzionante: ricordate che state sempre giocando ad un Metro, e che ogni singolo proiettile dovrà essere speso con cura. È proprio qui che entra in gioco il looting di cui abbiamo parlato in precedenza. Le risorse ed i pezzi di equipaggiamento che troveremo nel corso del gioco ci consentiranno di affrontare la nostra avventura in modi diversi e, soprattutto, con meno patemi d’animo.
Se siete in cerca di una sfida impegnativa, vi consiglio caldamente di selezionare il più alto livello di difficoltà, ma poi non lamentatevi se avrete sempre il caricatore vuoto: è Metro Exodus, non Call of Duty.
In ogni caso, sappiate che dovrete prendervi cura di tutti i pezzi del vostro equipaggiamento. Una pistola appena revisionata e pulita funzionerà a dovere, ma basterà una caduta in acqua o un semplice uso prolungato per vederla incepparsi nelle situazioni più delicate; lo stesso vale per la maschera antigas che, se integra e dotata di filtri, sarà lo strumento ideale per esplorare le aree maggiormente irradiate.
Una piccola digressione sul gunplay. Probabilmente lo avrete già immaginato, ma dimenticatevi di agire come dei Rambo post apocalittici. Il nostro Artyom, pur essendo un soldato, si muoverà in maniera spesso lenta ed impacciata, risentendo dei terreni accidentati, delle pozze d’acqua e di tutto quello che ne ostacolerà il cammino; in secondo luogo, tutte le bocche da fuoco del vostro arsenale sono delle armi artigianali, il che significa che non avrete mai una mira precisissima e che ogni sparo sarà diverso dal precedente.
Tornando a noi, se nonostante tutti i consigli dati in precedenza vi trovaste a corto di munizioni, potrete sempre optare per un approccio stealth, eliminando i nemici in maniera silenziosa.
L’alternanza giorno/notte vi consentirà di pianificare con cura le vostre azioni: agendo di giorno, sarà piuttosto comune imbattersi in banditi che invece, all’imbrunire, non usciranno dalle loro abitazioni; di notte, viceversa, godrete del favore delle tenebre, potendo passare inosservati agli occhi umani, ma non a quelli dei mutanti, che saranno molto più attivi quando la Luna è alta in cielo.
Per farla breve, la vostra sopravvivenza passerà non tanto dalla vostra mira, ma dalla vostra capacità di pianificazione e, soprattutto, da una gestione accurata delle risorse a disposizione.
Come ogni Enhanced Edition che si rispetti, anche Metro Exodus può vantare un comparto tecnico all’altezza dell’attuale generazione di console, che passa attraverso una maggiore risoluzione grafica ed il raggiungimento dei 60 fps. Per quanto riguarda il secondo punto, non è possibile negare che un frame rate più elevato abbia giovato non poco al titolo pubblicato da Deep Silver, garantendo un’azione più fluida e stabile anche nelle fasi più concitate (e credetemi, ce ne saranno diverse).
Passando invece alla grafica, è possibile affermare che il videogame abbia compiuto un notevole passo in avanti rispetto alla release su console della scorsa generazione. La linea dell’orizzonte è enorme, ed il poter contare su un hardware più performante ha consentito di poter inserire il Ray-Tracing, tutta una serie di effetti particellari e di texture in 4K, che faranno la felicità dei fan della saga. A trarre beneficio da questo aggiornamento tecnologico è stato anche il sistema di illuminazione, che da il meglio di sé tanto nelle zone aperte quanto, soprattutto, in quelle chiuse.
Anche in questo caso, il DualSense è uno dei protagonisti di questa Complete Edition, sia grazie al vasto campionario di vibrazioni, che alle feature dei grilletti adattivi, che fanno sentire il peso anche di una semplice ricarica della dinamo della torcia.
Tuttavia, tra i tanti squilli tecnici, non mancano delle lacune, sia nuove che di “vecchia conoscenza”. Le texture menzionate in precedenza non sono presenti ovunque, alternando oggetti e strutture ben rifinite ad altre che lo sono molto di meno. In secondo luogo, i modelli poligonali degli occupanti dell’Aurora sembrano decisamente datati e, cosa che balza subito all’occhio, quasi privi di animazioni facciali.
L’audio di gioco presenta alti e bassi, passando da una colonna sonora decisamente ispirata ad un doppiaggio in lingua italiana piuttosto piatto e quasi caricaturale (soprattutto nel caso del colonnello Miller, che sembra la controparte videoludica del Sergente Maggiore Hartman); desta qualche perplessità anche il bilanciamento dei suoni e dei dialoghi, rendendo quasi impercettibili le parole pronunciate dai alcuni personaggi.
Anche il gameplay, già spigoloso per sua natura, è gravato da dei comandi non sempre intuitivi (soprattutto quando si tratta di cambiare arma e di selezionare un qualsiasi oggetto secondario), da un combattimento corpo a corpo a dir poco impreciso e da un’intelligenza artificiale decisamente altalenante.
Quanto ora elencato non rende ingiocabile il titolo, ma impedisce a Metro Exodus di fare quel passo in più che l’avrebbe consegnato alla storia del medium che noi tutti amiamo.
Metro Exodus è uno shooter in prima persona radicalmente diverso da quasi tutti i suoi illustri colleghi, ed è il capitolo più coraggioso della saga, capace di innovare senza snaturare. Nel corso della nostra avventura, si alterneranno fasi di esplorazione di aree aperte, con panorami mozzafiato, e discese nei lugubri e claustrofobici tunnel ferroviari che abbiamo imparato a conoscere. La Complete Edition porta in dote una versione aggiornata del comparto tecnico, capace di rendere giustizia a degli ambienti di gioco tanto desolanti quanto oramai iconici. Nonostante tutto, il “salto tecnologico” non è stato totale, facendoci imbattere in texture tutt’altro che definite e proponendo un’intelligenza artificiale piuttosto lacunosa.
Tuttavia, pur non raggiungendo vette di eccellenza assoluta, Metro Exodus è capace di avvincere chi lo gioca, tenendolo incollato allo schermo fino ai titoli di coda, e rendendolo partecipe del destino di Artyom e dei suoi fedeli compagni di viaggio. Al netto dei suoi difetti, l’opera di 4A Games rappresenta la degna conclusione di una trilogia che rimarrà impressa nella mente di tutti coloro che amano gli fps, con particolare predilezione per quelli diversi dalla massa.
Il treno ha fischiato, e sta per partire alla volta di montagne nevose, che levano al cielo le loro azzurre fronti e, stavolta, anche i “ritardatari” sono perdonati: sui vagoni dell’Aurora c’è spazio per tutti!
This post was published on 28 Giugno 2021 17:00
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