Che bestia strana Disgaea 6: Defiance Of Destiny, uscito in Giappone su una console al crepuscolo (parliamo, almeno teoricamente, di PS4) e poi arrivato in lingua comprensibile per tutti noi sulla ben più comoda Nintendo Switch.
Si, perché Nintendo Switch come molti sapranno, è la macchina perfetta per potersi godere uno strategico a turni isometrico. Perfetto per quelle partite mordi e fuggi tipiche dei videogiochi infinitamente complessi, quelli a cui bisogna dedicare anche un centinaio di ore comode prima di poter dire “ho visto tutto”.
Bene, per Disgaea 6 un centinaio di ore non è detto che bastino; durante la nostre recensione, durata una quarantina di ore, abbiamo avuto modo di saggiare la narrativa che regola i personaggi e la trama principale e ci siamo fatti una lieve immersione in quell’abisso pacifico che è il post game, da sempre cuore pulsante delle produzioni di Nippon Ichi.
Anche in questo caso abbiamo scoperto che con la muta da sub avremmo potuto far poco, abbiamo scoperto che ci vuole una batisfera di quelle toste: per questo motivo, con tutta probabilità, ci dedicheremo uno speciale a tema soltanto per poter tirare fuori qualche informazione in più da dedicare a tutti quei giocatori particolarmente e voracemente appassionati di Zed & soci.
Chi sono Zed e soci?
Beh, per questa domanda, dovrete scorrere al prossimo paragrafo.
Disgaea 6: Defiance Of Destiny è uno strategico a turni con visuale isometrica, sesto capitolo di una saga ormai ventennale che ripropone con un certo successo una formula più che unica. La saga di Disgaea si è caratterizzata fin da subito da un certo rifiuto per i limiti matematici che, negli altri giochi di ruolo di matrice nipponica o occidentale, sono sempre stati presenti.
9999, 255, 999, 99999, 99 sono tutte cifre che nei giochi di ruolo incarnano un po’ la simbologia del limite, del numero dei danni limite, del numero di livelli limite. Ecco, il primo Disgaea ha preso questa frase per poi gettarla nel cestone dell’umido.
Livello massimo?
9999.
Danni massimi?
Decine di migliaia di migliaia.
Statistiche massime?
Qualche milione.
Bang.
Come con la rottura del muro del suono Disgaea si è presentato nel mercato con queste caratteristiche, diventando presto il sogno di tutti i minmaxer e gli sboroni.
Un gioco dove distruggere i limiti è parte inerente del divertimento più profondo.
Disgaea 6 riprende ancora questo concept ma lo amplifica (e, grazie a dio, lo semplifica pure) mettendo insieme una combinazione di elementi molto interessanti.
Ciò che salta subito all’occhio è, invece, la coppia di elementi di rottura con i precedenti capitoli. Da una parte troviamo una grafica per la prima volta tridimensionale e dall’altra troviamo un salto in avanti con i numeri, andando ad abbattere le barriere sopra descritte ancora una volta.
Il livello massimo stavolta è pari a ben 99999999.
Ok, ripetiamolo insieme, novantanovemilioni e novecentonovantanovemila novecentonovantanove.
Sul come arrivarci in maniera agile, beh, vi diciamo fin da subito che ci stiamo lavorando.
Il resto, più o meno, è uguale ai precedenti capitoli: movimenti a turni, attacchi assolutamente fuori di testa, esplosioni pluridimensionali, infiniti negozi da sfruttare, assemblee nella dark assembly da conquistare a suon di schiaffi o tangenti e chi più ne ha più ne metta. Il quantitativo di meccaniche inserite all’interno del titolo da Nippon Ichi è soverchiante, capace di far girare la testa anche al giocatore appassionato.
Per indorare la pillola sono state fatte diverse aggiunte, alcune più azzeccate di altre, ed è stato creato un complesso sistema di automatismi per permettere anche ai principianti di approcciarsi al cuore pulsante dell’esperienza disgaeana, come ben vedremo dopo.
Prima di addentrarci dentro il dedalo di meccaniche e idee vediamo insieme qualcosa sulla narrativa del titolo.
Disgaea 6: Defiance Of Destiny, già dal titolo, presuppone una sfida contro l’impossibile rappresentata dal complicato desiderio del protagonista Zed di salvare la sorella Biecko dalla morte. Di capitolo in capitolo il titolo porterà il protagonista a scontrarsi contro il dio della distruzione, un potentissimo nemico impossibile da abbattere che costringerà il nostro ad utilizzare un antico rituale conosciuto come Super Reincarnation.
Tale rituale ha le capacità di azzerare i progressi di un essere vivente in termini di potenza per riconsegnarlo, con capacità ancora maggiori, ad una nuova vita all’interno di un universo parallelo. Di mondo in mondo, sconfitta dopo sconfitta, il nostro protagonista cercherà di potenziarsi ancora ed ancora al fine di abbattere il dio della distruzione.
Questo percorso porterà il giocatore durante la trentina di ore necessarie a conoscere un vasto cast di personaggi volenterosi di accompagnare il nostro nella sua missione totalmente suicida. Questo cast è nutrito e particolarmente variegato, andando dal carlino zombie Cerberus (una specie di grillo parlante/spalla seriosa per il protagonista) al red prism ranger (corrispettivo del power ranger rosso) Piyori; tutti questi personaggi fungeranno da ciceroni per almeno un capitolo della narrativa, andando ad accompagnare il nostro protagonista all’interno di oltretomba e modi diversissimi tra loro.
Il comparto narrativo, di conseguenza, si snoda attraverso una infinita varietà di dialoghi, caratterizzati da una certa vena comica sia in inglese che in giapponese. Disgaea 6, esattamente come i capitoli precedenti, è un videogioco che non lesina alcun tipo di battuta, facendo continuamente riferimenti al mondo reale, alla figura degli zombie nella cinematografia umana, al concetto di videogioco e chi più ne ha più ne metta.
Durante le fasi finali della storia la narrativa prende una piega più triste, andando quindi a mostrare alcuni retroscena un po’ bui delle backstory dei personaggi senza però eccellere dal punto di vista narrativo o atmosferico. Esattamente come nei capitoli precedenti la storia è più un pretesto per mettere insieme una moltitudine di meccaniche e possibilità, lasciando poi al giocatore l’occasione di metterle alla prova.
Il livello della narrativa è, in sostanza, gradevolissimo esattamente come in passato, il tutto a patto di sopportare personaggi forse un po’ stereotipati pescati all’interno di quello che è il grande mondo dell’animazione giapponese.
Dal punto di vista tecnico Disgaea 6: Defiance Of Destiny è un videogioco diverso rispetto al passato. La produzione di Nippon Ichi ha abbandonato una volta per tutte il mondo della grafica bidimensionale portando su schermo modelli tridimensionali piuttosto chibi, sorprendentemente più solidi di quelli che immaginavamo dai trailer.
Come già sottolineato in fase di anteprima, l’utilizzo della grafica tridimensionale ha in un certo senso impreziosito il comparto delle animazioni dando modo ai creativi di Nippon Ichi di creare esplosioni ancora più grandi, situazioni ancora più rocambolesche e mosse ancora più incredibili. È legittimo pensare che l’utilizzo di modelli poligonali da parte di Nippon Ichi abbia permesso all’azienda di realizzare con maggiore libertà d’azione alcune delle unità del titolo, dando modo al giocatore di affrontare o arruolare tra le sue fila granchi giganti, ragazze mucche e altre stramberie.
Purtroppo tutto questo è arrivato su Nintendo Switch con un contrappeso piuttosto importante (ma comunque non esattamente terribile da affrontare, visto il genere del gioco): la fluidità ballerina.
Disgaea 6: Defiance Of Destiny possiede tre modalità grafiche utilizzabili: graphics, balanced e performance.
La prima è una modalità che pone l’accento sulla qualità grafica, andando a renderizzare modelli più maggiore qualità e applicando aliasing su di essi a scapito del framerate, che vaccilla pure troppo spesso, verso la ventina di frame al secondo.
La terza modalità, al fine di avere sempre un framerate quanto più stabile e alto possibile, sacrifica grandemente l’impatto grafico andando a blurrare diversi elementi a schermo, abbassando la risoluzione di rendering e rendendo la grafica quasi sgradevole. In questo caso il compromesso è davvero pesante e rischia di rovinare il gioco per chi pensa che anche l’occhio voglia la sua parte.
La seconda modalità, invece, è quello che spassionatamente vi consigliamo di utilizzare. La modalità bilanciata riesce nel difficile compito di mettere d’accordo le due anime del titolo, fornendo una grafica tutto sommato accettabile per il genere insieme ad un framerate stabile e funzionale. Tolte rare situazioni di bordello semi incomprensibile a schermo, difficilmente vedrete Disgaea 6 diventare uno slideshow di foto.
A questo comparto tecnico si accompagna un comparto sonoro tutto sommato gradevole, caratterizzato (ancora una volta), da un mood sempre molto scherzoso con orchestrazioni dal sapore grim e dalla natura quasi halloweeniano.
Niente per cui strapparsi i capelli, sia chiaro, ma in sostanza la colonna sonora serve perfettamente l’animo del titolo. Di ottimo livello il doppiaggio inglese, capace di onorare il solito buonissimo lavoro di quello nipponico con scambi di battute efficaci (anche se, vi avvertiamo, il cringe potrebbe essere dietro l’angolo quando meno ve lo aspettate).
Il punto focale dell’esperienza Disgaeana, anche in questo sesto capitolo, è e rimane il sistema di crescita dei personaggi. I personaggi di Disgaea combattono di scacchiera in scacchiera in arene isometriche, seguendo una turnazione separata (ovvero prima si muove un team e poi l’altro) all’interno di arene spesso molto più complicate di quello che si tende ad immaginare.
I personaggi di Disgaea possono muoversi, difendere, accedere ad abilità speciali, sollevare e lanciare oggetti/alleati o usare oggetti. Attaccando lo stesso nemico con più personaggi durante un turno si andrà a creare una combo o un attacco di gruppo, attaccando lo stesso nemico durante la combo da più lati si andranno a fare più danni grazie a dei moltiplicatori posizionali e sfruttando al massimo le abilità di ogni personaggio si possono creare vere e proprie macchine di morte, andando ad exploitare debolezze elementali o abilità passive.
Il sistema di combattimento, già così, è un guazzabuglio di meccanismi ed incroci ludici e risulta di per sé davvero divertente. Le cose si complicano ulteriormente con il ritorno dei geo panel, ovvero blocchi di colori differenti a cui sono associati bonus o malus di vario tipo che agiscono in maniera indistinta su alleati e nemici. Questi pannelli colorati possono essere distrutti, le loro distruzioni concatenate, le concatenazioni vanno ad infliggere danni o ai nemici colpiti o all’intero team avversario, andando a caricare in parallelo una barra chiamata bonus con cui poi ottenere a fine partita equipaggiamenti e risorse.
Rispetto ai capitoli precedenti questa volta l’esperienza viene dati ai personaggi giocanti a fine di ogni battaglia, applicando dei moltiplicatori in base alle prestazioni sul campo. L’esperienza in eccesso che per qualche motivo si genera viene raccolta all’interno di un contatore che viene utilizzato per le molteplici meccaniche racchiuse all’interno del Juice Bar.
Il Juice Bar non è altro che un’intelligente e comodissimo (specie rispetto all’infernale passato) sistema di distribuzione risorse che permette al giocatore di spendere HL (la valuta interna del gioco) e punti esperienza per aumentare di livello, potenziare la propria classe o le proprie abilità con le armi. Attraverso gli estratti di statistiche, inoltre, si possono selettivamente aumentare abilità a uno o più personaggi a patto di avere abbastanza risorse.
Il Juice Bar, in ogni caso, è soltanto la punta dell’iceberg delle possibilità di crescita che vengono date ai personaggi. Ogni personaggio, attraverso lo skill shop può potenziare selettivamente la portata o la potenza delle proprie abilità, quest’ultime sempre più variegate man mano che si aumenta di livello o di classe. Lo skill shop stesso permette ai personaggi di potenziarsi passivamente in modi incredibili attraverso le evilities, avendo cura di bilanciare bene le potenzialità di queste ultime con gli slot disponibili.
Lo skill shop fa il paio con lo Squad Shop, ovvero un menu in cui è possibile suddividere i propri combattenti in squadroni per dotarli di caratteristiche uniche. Esiste uno squadrone in grado di dotare il personaggio principale del doppio o triplo salto all’interno dell’hub centrale del gioco, uno squadrone per migliorare l’esperienza raccolta nella Juice Bar, uno squadrone per donare ai personaggi le caratteristiche tipiche dei Prinny, i pinguini non morti mascotte del brand.
Allo Squad Shop, inoltre, andrebbe associato anche il Research Shop che permette al giocatore di mandare passivamente alcuni dei suoi personaggi giocanti all’interno di spedizioni al fine di potenziare gli oggetti attraverso Item World, da sempre simbolo della saga e anche qui ulteriormente potenziato.
L’item world non è altro che un infinito dungeon procedurale che permette al giocatore, attraverso la risoluzione di stage, di potenziare le statistiche e le caratteristiche di un oggetto, sia esso un oggetto curativo che un equipaggiamento. Ogni oggetto ha il suo numero di serie, il suo grado di rarità ed la sua popolazione demoniaca interna, in grado di alterare i valori statistici o di donare caratteristiche passive all’utilizzatore/possessore. L’Item World è lo strumento principale con cui il giocatore, durante il corso delle centinaia di ore in cui rimarrà intrappolato all’interno di Disgaea, si divertirà a generare personaggi progressivamente più potenti e duttili, capaci di attraversare interi deserti nel giro di un singolo turno o di eliminare stormi di nemici con un paio di abilità.
Altro elemento importantissimo del brand è la Dark Assembly, il parlamenti attraverso cui il giocatore può agire su una miriade infinita di cose diverse. Questa assemblea oscura, presieduta da senatori appartenenti a diversi gruppi, permette al giocatore di creare nuovi combattenti per i suoi scopi, di ottenere oggetti migliori nei negozi, di sbloccare nuove mappe, nuovi personaggi, nuovi elementi, di alterare l’esperienza ottenuta a battaglia o di triplicarla per i personaggi di livello basso. Tutte queste possibilità vengono offerte al giocatore previo il pagamento di una risorsa chiamata Mana, ottenibile abbattendo nemici o realizzando particolari pozioni.
La Dark Assembly è anche lo strumento da utilizzare per poter accedere alla super reincarnazione, elemento centrale dell’esperienza di gioco e motore proprio della narrativa. Attraverso questa super reincarnazione il giocatore può, sacrificando tutti i suoi livelli, ottenere bonus di partenza al rateo di crescita delle varie statistiche, potenziandosi in maniera progressiva di morte in morte. La super reincarnazione, rispetto al passato, è ancora più potente perché permette al giocatore di sbloccare al suo personaggio abilità passive precedentemente nascoste all’interno di potenziamenti plurimi di oggetti, permettendo ancora più personalizzazione senza nemmeno dover toccare il complesso sistema di equipaggiamenti.
Vista la rinnovata importanza della super reincarnazione sarà automatico chiedersi: ok, ma io allora come diavolo torno al livello novantanove milioni etc etc se per potenziare le mie statistiche in maniera importante devo comunque tornare al livello 1?
Ecco, Disgaea 6 risponde a questa domanda introducendo la più importante semplificazione di sempre all’interno del brand ammiccando, per la prima volta, ai giocatori principianti.
Il titolo infatti dona al giocatore la possibilità di accedere in maniera semplice e rapida ad una serie di strumenti e di meccaniche creati appositamente per semplificargli la vicenda.
Auto Battle, Auto Repeat e modalità accelerata, ad esempio, permettono al giocatore di lasciare in preda all’automatismo più totale il proprio team di giocatori. Auto Battle fa lottare in automatico seguendo delle strategie generiche preimpostate la squadra del giocatore, l’auto repeat permette al giocatore di far ripetere in maniera automatica la stessa mappa ancora ed ancora e la modalità accelerata semplicemente taglia di brutto i tempi andando a velocizzare tutto il processo delle animazioni. Questa, se accoppiata con la rimozione delle animazioni, rende le battaglie meno scenografiche ma incredibile snappy da risolvere.
Questo semplifica la vita al giocatore in maniera importante: se nei primi due Disgaea per poter superare il millesimo livello ci volevano anche dieci o venti ore di grinding manuale, qui ci sarà semplicemente data la possibilità di far fare tutto in automatico all’intelligenza artificiale facendoci semplicemente fare altro.
Se questo non dovesse bastare è possibile utilizzare il sistema della Demonic Intelligence per generare complessi pattern comportamentali, un po’ come se fossimo in Final Fantasy XII, ai personaggi al fine di eseguire strategie anche complesse.
Questo sistema decisamente approfondito ha permesso ai giocatori più smaliziati già nella demo di creare scorciatoie per il farming che hanno dell’incredibile.
Rispetto ai capitoli passati mancano alcune meccaniche: niente Magichange (la possibilità di utilizzare dei personaggi come equipaggiamenti), niente Curry Bar, niente prigione, niente hub pieno di segreti o Dice World. Tutte meccaniche rimosse al fine di non overcomplicare, di nuovo, la situazione. A livello di contenuti, nel corso dei prossimi mesi, il gioco si riempirà di personaggi provenienti dai precedenti capitoli della saga andando quindi a creare il solito melting pot narrativo per cui ogni protagonista e personaggio importante dei precedenti capitoli ha sempre modo di brillare.
Questo magari potrebbe scontentare alcuni ma, a conti fatti, Disgaea 6 è probabilmente il miglior capitolo della saga, complici anche le semplificazioni.
Che poi le semplificazioni permettono giusto di limitare le azioni ripetitive per arrivare a determinati risultati.
Disgaea 6: Defiance Of Destiny è un grande videogioco, plausibilmente il migliore del brand a cui appartiene, ed è un ottimo strategico in cui gettare diverse centinaia di ore. Le semplificazioni attuate sono intelligenti, utili e in grado di donare al giocatore una serie di opportunità e risorse in più per massimizzare il divertimento. Rispetto al passato mancano alcune caratteristiche che potrebbero anche venir reimplementate con i DLC, per quanto ne sappiamo, motivo per cui non ce la sentiamo di giudicare in maniera negativa l’operato di Nippon Ichi. Quello che invece ci sentiamo di rimproverare è il comparto tecnico che nelle sue modalità estreme (sia per qualità che per performance) risultano semplicemente sgradevoli. Mai abbiamo amato tanto una modalità bilanciata come in questo caso. Se vi piacciono gli strategici isometrici pazzi e avete una certa passione per i numeri Disgaea 6 è il capolavoro che stavate aspettando, altrimenti è soltanto il migliore capitolo di una saga che si merita più successo di quello che già ha.
This post was published on 26 Giugno 2021 10:00
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