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Ratchet & Clank: Rift Apart | Recensione (PS5)

Sento già le risate di alcuni di voi, ma ve lo dico lo stesso: certe volte, occuparsi di videogame non è assolutamente semplice. Non ci credete? E allora spostiamo le lancette dell’orologio a circa una settimana fa; si iniziano ad avvertire le prime calure estive, il che significa solo una cosa: l’E3 2021 è alle porte. Nel bel mezzo dell’organizzazione (e della spartizione del lavoro) per l’evento videoludico per eccellenza, Sony bussa alla porta, consegnando una copia di Ratchet & Clank: Rift Apart.

Dopo qualche minuto di innegabile euforia iniziale, il quadro della situazione si faceva sempre più chiaro e “pesante”. Nell’arco di pochi giorni, si concentravano la copertura dell’E3 2021, con news, approfondimenti ed anteprime (qui c’è il nostro mega-iper recap, costato ore di sonno e diottrie al nostro buon Alessandro) e la recensione dell’esclusiva più attesa della console più introvabile sul mercato.

Non dobbiamo girarci troppo intorno, né dirci bugie. Sin dalla sua presentazione, il nuovo titolo di Insomniac Games ha mostrato ciò di cui era (o di cui sarebbe potuta essere) capace la nuova scatola magica di casa Sony. Per farla breve, in attesa delle esclusive Microsoft, quest’opera rappresentava il “vero” avvento della next gen.

Se per molti Demon’s Souls e Spiderman: Miles Morales erano “solo” un remake ed una remaster, Godfall e Destruction AllStars erano poco più che di buchi nell’acqua, mentre Returnal era una produzione tanto intrigante quanto destinata ad una nicchia, Ratchet & Clank: Rift Apart era l’esclusiva che avrebbe dovuto mettere tutti d’accordo, facendo capire al grande pubblico di che pasta è fatta Playstation 5, e sottolineando ancor più il peso dell’assenza di Sony dalla kermesse videoludica per antonomasia, oramai teatro dell’affascinante e solitario “monologo Xbox“.

La scuderia delle esclusive del colosso nipponico può già vantare diversi puledri rampanti, a cui ora va ad aggiungersi un purosangue di rara bellezza, che sfiora le vette qualitative più alte, tradito forse da una certa “timidezza realizzativa”. A cosa mi sto riferendo? Non abbiate fretta, abbiamo tutta una recensione davanti!

Your own personal Lombax

Una semplice parata celebrativa: cosa potrebbe mai andare storto?

Quanto può essere faticosa la vita di una coppia di eroi? Parecchio, in maniera direttamente proporzionale a quante volte si è chiamati a salvare l’universo. Ed è proprio il caso dei nostri amati Ratchet e Clank: nel bel mezzo di una parata celebrativa (con cui ripercorriamo brevemente le gesta del mitico duo), i protagonisti vengono attaccati da un commando nemico, guidato dal malvagio ed incorreggibile Dottor Nefarious. Lo scopo del villain è uno ed uno soltanto: rubare il Dimensionatore ed utilizzarlo per i suoi loschi piani di tirannia intergalattica.

Il marchingegno sarebbe dovuto essere un regalo del piccolo Clank per il suo compagno di sempre, consentendogli in qualche modo di rientrare in contatto con altri membri della sua specie: quegli eroici Lombax di cui sembrano essere rimaste solo leggende e racconti.

Tuttavia, gli eventi prenderanno una piega inaspettata: il maldestro Nefarious distrugge inavvertitamente il Dimensionatore, innescando un collasso sempre maggiore tra la sua dimensione ed un’altra, popolata da bizzarre “versioni alternative” di tutti i personaggi più celebri della serie, tra cui spicca una Lombax di nome Rivet che, così come il suo “equivalente dimensionale”, è a capo di una vera e propria resistenza contro un malvagio imperatore con manie di grandezza di nome… Nefarious!

Il nostro scopo, ancora una volta, sarà salvare le sorti della galassia, facendo squadra con Rivet e tutti i nuovi arrivati, ristabilendo l’ordine di tutte le dimensioni.

Facce conosciute e… nuovi arrivati!

Non è mio compito fare spoiler di nessun genere, ma posso dirvi che, nell’arco delle 12/15 ore necessarie ad arrivare ai titoli di coda, non si avverte alcun momento morto, grazie ad una narrazione basilare ed efficace, capace di divertire pressoché qualsiasi giocatore. Aggiungete a quanto ora detto due colpi di scena ed avrete ottenuto uno dei primi punti di forza di Ratchet & Clank: Rift Apart.

Continuando a soffermarci sulla trama, è necessario fare una precisazione: la saga di Insomniac Games comprende ben 8 capitoli principali e 4 spin-off. Già so quello che state per chiedermi: quanti e quali di questi giochi dovremo recuperare per comprendere al meglio la trama dell’ultimo Ratchet & Clank? La risposta è: forse nessuno! L’ultima main entry della serie sarebbe da collocare, cronologicamente parlando, dopo Into the Nexus (l’ultimo capitolo uscito su PS3); tuttavia, Rift Apart è un’opera pensata anche (e soprattutto) per i giocatori più giovani, che con buona probabilità non hanno mai neanche sentito parlare dei giochi usciti su PS2 e PS3.

Proprio in base a quanto ora scritto, potrete tranquillamente relazionarvi all’ultima esclusiva Sony anche se siete alla vostra prima esperienza con la saga. Nel caso però in cui non vogliate farvi “trovare impreparati”, il consiglio che vi do è quello di recuperare il Ratchet & Clank del 2016 (remake del primo episodio del franchise) o, nel caso in cui desideraste chiudere la pratica in poco tempo, di guardare l’omonimo film d’animazione sempre dello stesso anno.

Ed a proposito di film d’animazione…

Il salto tecnologico è servito

La next gen è finalmente tra noi.

Ve lo ricordate quel primo gameplay trailer mostrato allo show di presentazione di Playstation 5? Che cosa vi aveva colpito in quei 2 minuti e 20 secondi? La grafica rifinitissima? La quasi totale assenza di transizioni tra cutscene e gameplay? La possibilità di attraversare gli squarci dimensionali, passando da un mondo all’altro come se niente fosse? Magari tutte queste cose insieme? Andiamo con ordine, ma sbottonandoci un pochino: siamo di fronte al titolo PS5 tecnologicamente più avanzato che sia mai stato prodotto.

Se guardando quel famoso trailer di Rift Apart stavate iniziando a preoccuparvi, avvezzi come siamo al pericolo del downgrade, il titolo di Insomniac Games è forse uno dei pochi casi in cui la realtà supera qualsiasi aspettativa. La pulizia e la cura per il dettaglio dello studio di Burbank lasciano decisamente a bocca aperta, riuscendo a dare maggior consistenza a quella next gen che si era già vista in Returnal (se non l’avete ancora fatto, leggete la nostra recensione cliccando qui, non vorrete mica avermi fatto morire tutte quelle volte invano, vero?).

Soffermandosi sulla sola veste grafica, l’esclusiva Sony ci mette tre modalità a disposizione. La Modalità Fedeltà, la più spettacolare del trittico, che garantisce una risoluzione in 4K, l’attivazione del Ray Tracing e di tutti quegli effetti di illuminazione e particellari capaci di esaltare i palati più esigenti, dovendo scendere a patti con un framerate di 30 fps; la Modalità Performance è invece pensata per chiunque proprio non possa fare a meno dei 60 frame al secondo, a patto di fare qualche sacrificio a livello grafico; la Modalità Fedeltà RT, aggiunta con la patch del day one, è un misto delle due precedenti, con l’obiettivo di mantenere sia i 60fps che il Ray Tracing, dovendo però tagliare qualcosina a livello di risoluzione dell’immagine.

Qualunque sia la scelta che farete (chi vi scrive ha optato per l’ultima soluzione elencata) potete stare sicuri che non cambierà la vostra opinione sul comparto tecnico. Gli shader, il sistema di illuminazione, i dettagli offerti dal Ray Tracing e dagli effetti particellari, tutto al servizio di una direzione artistica sopraffina (su cui ci soffermeremo a breve): se Spider-Man ci aveva esaltati, con Ratchet & Clank: Rift Apart siamo totalmente su un altro livello.

La cura realizzativa di Insomniac ricorda molto quella vista nei film di animazione più recenti, e questa sensazione è resa ancora più forte dalla quasi totale assenza di tempi di caricamento e, soprattutto, da un’opera di doppiaggio che non ha veramente niente da invidiare a qualsiasi produzione Pixar/Dreamworks. Che sia un preludio ad un nuovo lungometraggio sui nostri eroi? Come recitava una celebre poesia, del doman non v’è certezza, ma le premesse sembrano esserci veramente tutte.

Direzione artistica, longevità e azione

Avete mai sognato di trovarvi all’interno di un film di animazione?

Abbiamo prima accennato ad una direzione artistica molto sopra le righe, ma in che cosa si sostanzia? Ci sarebbero tanti elementi da citare, ma nessuno di essi è secondo ai nove pianeti su cui approderemo nell’arco della nostra avventura. Ognuno di essi presenta delle peculiarità uniche ed immediatamente riconoscibili: che si tratti delle paludi di Sargasso o della “natura doppia” di Blizar Prime, adorerete esplorare questi stage in lungo e in largo, portando a compimento le missioni secondarie e delle interessanti fasi puzzle, raccogliendo oggetti collezionabili e, soprattutto, accumulando risorse per potenziare il nostro arsenale (non vi preoccupate, presto ci arriviamo).

Ogni pianeta presenta soluzioni di gioco uniche, tutte contrassegnate dal medesimo obiettivo: far divertire il giocatore. Che si tratti di un dialogo tra due NPC o anche di una semplice interazione ambientale, Ratchet & Clank: Rift Apart è un enorme parco giochi videoludico in cui è praticamente impossibile rimanere delusi. Ciò che non è possibile, però, è esplorare liberamente i nove pianeti, in quanto saremo sempre confinati su dei binari più o meno prestabiliti; tale sensazione, tuttavia, non è assolutamente un peso per il giocatore, anche se, non lo nascondo, mi sarebbe piaciuto visitare ogni angolo di questi splendidi stage.

Come sottolineato in precedenza, in circa 15 ore è possibile completare il viaggio dei nostri due (o quattro) eroi, ma Insomniac ha pensato ad una soluzione per i giocatori più esigenti: la modalità sfida. Si tratta del più classico dei New Game+, in cui conserveremo l’inventario ed avremo la possibilità di continuare a migliorare il nostro arsenale, mettendo le mani sia su due armi nuove di zecca che su versioni potenziate di quelle già in nostro possesso. Sotto questo aspetto, Rift Apart può arrivare ad una longevità molto superiore a quella indicata, facendo la gioia dei completisti.

Passando alla parte più “sparacchina” di quest’ultima incarnazione di Ratchet & Clank, possiamo dire che, ancora una volta, avremo un arsenale di tutto rispetto, composto dalla bellezza di 20 armi, tutte diverse come caratteristiche e come funzione. Dalla più classica pistola alle sfere impazzite del Rimpallatore (capace di colpire più nemici alla volta), passando per i razzi del Giustiziere (forse la bocca da fuoco con i danni più elevati presente nel gioco) e finendo con l’idrante dello Spruzzatore per Piante (capace di trasformare i vostri nemici in siepi): ogni arma avrà la sua funzione, adattandosi al vostro stile di gioco e consentendovi di uscire dalle situazioni più intricate.

I combattimenti, infatti, vi metteranno davanti a delle vere e proprie schiere di nemici, che vi impediranno di rimanere fermi e di fare ricorso sempre alla stessa arma, in quanto esaurirete il caricatore in poco tempo. Se i comandi, soprattutto nelle fasi esplorative, risultano un po’ impacciati, fortunatamente ciò non si verifica nei combattimenti, dove il pad di gioco da il meglio sé stesso.

Sotto questo aspetto, ancora una volta, il DualSense si conferma come il fiore all’occhiello della next gen targata Sony, restituendo un feedback vibrante diverso per ogni arma ed elemento esterno (dai passi dei protagonisti al semplice ticchettio della pioggia) ed, infine, integrando l’audio di gioco. Una piccola menzione per i grilletti adattivi. Al di là della “doppia posizione” (già vista in Returnal, ma stavolta applicata ad entrambi i dorsali), non posso non menzionare l’accelerazione degli Hoverscarponi, che ci chiederà di premere più volte il tasto R2: ebbene, la prima pressione risulterà più pesante, mentre le successive saranno via via più leggere, quasi come se stessimo tirando la corda di accensione di un piccolo motore acquatico.

È praticamente impossibile non rimanere colpiti da questa feature, ma anche qui l’impressione è quella di aver scoperto solo una minima parte del potenziale di questo hardware.

Gameplay divertente… ma che non osa

Pur non mettendovi mai seriamente in difficoltà, le boss fight sono tutte molto divertenti da affrontare.

C’è poco da fare: quando si parla di azione, pochi team possono reggere il confronto con Insomniac Games, e Ratchet & Clank: Rift Apart rappresenta senza dubbio il punto più alto mai raggiunto dal developer statunitense. Se l’azione di gioco non conosce alcun momento morto, c’è però da sottolineare quanto il livello di sfida non sia altissimo. Chi vi scrive è riuscito (alla difficoltà standard) a completare il titolo senza praticamente mai essere sconfitto, trovando la morte praticamente solo a causa di salti mal calibrati e di esplorazioni troppo “audaci”. Con il New Game+ e le difficoltà più elevate il discorso si fa più interessante, ma non ci sarà nulla che possa realmente mettervi in difficoltà.

In secondo luogo, next gen non significa solo grafica migliore e framerate più elevato, ma anche (e soprattutto) nuove soluzioni per lo sviluppo, ed è proprio qui che Ratchet & Clank: Rift Apart era atteso al varco. I salti dimensionali erano stati sin da subito elogiati, resi possibili dalle performance dei famigerati SSD di cui la console Sony è dotata. Ebbene, è possibile definire questo esperimento come riuscito, ma non del tutto.

Se i Fendilink (gli squarci presenti nei singoli stage) hanno una funzione sia esplorativa che tattica, i “salti” tra una dimensione ed un’altra sono tanto spettacolari e ben realizzati quanto limitati di numero. Le stesse sacche dimensionali, per quanto affascinanti, sono un mero escamotage per la raccolta di collezionabili, capaci di offrire simpatiche fasi platform, completabili in qualche minuto.

Certo, ci sono le eccezioni di Blizon Prime e di Cordelion, in cui effettivamente c’è la possibilità di effettuare uno switch dimensionale in pochi istanti, ma spero mi perdonerete se vi confesso che avrei gradito vivere più momenti simili a quelli mostrati nei trailer, in cui il nostro amato duo passava da un pianeta all’altro in uno schiocco di dita.

È proprio a questo che mi riferivo quando parlavo di timidezza realizzativa: a quella “paura di volare” che impedisce di compiere quel piccolo balzo in avanti che ci avrebbe fatto gridare al capolavoro. Sia chiaro, Ratchet & Clank: Rift Apart rappresenta lo stato dell’arte su Playstation 5, lasciando la sensazione che si sarebbe potuto osare di più, ma facendoci capire quali siano le effettive potenzialità di questa generazione.

Giudizio finale

Insomniac ha fatto di nuovo centro e, dopo Spider-Man, riesce a confezionare una nuova opera di grande caratura, con il gameplay adrenalinico che ha reso celebre lo studio americano, insieme ad un’atmosfera da film di animazione, che riesce a conquistare praticamente qualsiasi utente. Dal punto di vista tecnico, Ratchet & Clank: Rift Apart si attesta su livelli di eccellenza assoluta, rappresentando forse il primo, vero videogame next gen, anche grazie ad una direzione artistica ispiratissima. Nonostante nelle sue 15 ore non si avverta alcuna traccia di noia, ci sono due piccole “note stonate” in una sinfonia altrimenti perfetta sotto ogni punto di vista. Se è possibile sorvolare su un livello di sfida forse eccessivamente accomodante, ciò che lascia un po’ delusi è la mancata applicazione su “larga scala” di quei balzi dimensionali che, al PS5 Reveal, ci avevano fatto strabuzzare gli occhi.

Che sia mancata l’audacia per fare il salto di qualità definitivo? O siamo noi ad essere semplicemente incontentabili? In ogni caso, fosse stato presente quel pizzico di hybris in più, saremmo probabilmente davanti ad un perfect score. Ma badate bene, Rift Apart è in ogni caso un titolo da avere a tutti i costi: perché piaccia o non piaccia, ha fatto capire di cosa è capace Playstation 5, aprendo il percorso per le prossime esclusive e per la next gen tutta. E credetemi se vi dico che, se le premesse sono queste, ci aspettano anni di grande gaming.

This post was published on 17 Giugno 2021 14:26

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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