A volte per cambiare il corso delle cose basta una cosa soltanto: un artefatto alieno che fa capolino all’improvviso nella storia di una specie senziente.
Questo è l’incipit da cui parte Beautiful Desolation: a Città del Capo, nel Sudafrica del 1976, all’improvviso un triangolo di Penrose appare nel cielo portando con sé un carico di novità abbastanza assurdo.
La scena viene vissuta dal punto di vista di Mark Leslie che è in macchina con sua moglie in quel momento, moglie che morirà di lì a poco a causa di un incidente stradale causato proporio dalla comparsa dell’artefatto.
Beautiful Desolation prende qui le sue radici, da un incipit di profondo cambiamento, per raccontare nel corso di una decina comoda di ore una storia incredibilmente interessante che anche su console riesce a farsi apprezzare.
Scopriamo insieme qualcosa di più.
Il triangolo di Penrose, da adesso in poi Penrose soltanto, non è altro che un manufatto proveniente da chissà dove che ha portato con sé infinite tecnologie.
Queste hanno permesso al genere umano di cambiare improvvisamente il corso della propria storia, con un balzo tecnologico altrimenti legato a diversi secoli di scienza.
Se da una parte troviamo il governo mondiale, legato ad una visione quasi divina del Penrose e dei suoi doni, dall’altra troviamo il nostro protagonista Leslie, tutt’altro che fiducioso nei confronti di chi sta trasformando l’umanità in un ibrido uomo macchina.
Si perché l’arrivo del Penrose ha causato anche qualche inconveniente al genere umano tra cui un’interminabile guerra tra chi appoggia il manufatto e chi no, manco fossimo nella solita sbertucciata storia di chi vuole e non vuole il 5G.
Il giocatore prende i panni di Leslie nell’esatto momento in cui decide di agire per scoprire qualche informazione in più sul conto del manufatto. Con l’aiuto del fratello Don e di un aereo turistico i due faranno una visita di cortesia all’oggetto che ancora volteggia sopra i cieli di città del capo, finendo invischiati in qualcosa di decisamente più grande di loro.
Da qui in poi la storia di Beautiful Desolation diventa dolorosa da raccontare, tanto è interessante e ben realizzata.
Il comparto narrativo del titolo, sparso in infiniti dialoghi ed infinite descrizioni, è sicuramente uno dei punti forti della produzione di The Brotherhood, software house già nota per riproporre avventure grafiche in salsa isometrica. Il worldbuilding sopraffino dell’opera porterà il giocatore all’interno di un mondo incredibilmente interessante, in cui si ibridano tematiche proprie del cyberpunk e dell’ipertecnologizzazione mondiale a riti sciamanici provenienti direttamente dalla cosmogonia locale africana, per una mescola rara da vedere nel mondo dei videogiochi ma incredibilmente fascinosa.
La parte senza dubbio più interessante di Beautiful Desolation è il suo bizzarro ibrido visivo ludico.
Dal punto di vista prettamente visivo il titolo di The Brotherhood si presenta come una meravigliosa opera isometrica, reminescente di tutti quegli splendidi giochi di ruolo fatti con l’infinity engine che con probabilità abbiamo consumato fino al nerbo da piccini.
Le ambientazioni sono curate, gli effetti visivi sono affascinanti, i mondi sono credibili ma fantastici allo stesso tempo.
L’alchimia stilistica della prova della software house sudafricana è, senza mezzi termini, una delle cose più belle e heartwarming viste nel corso degli ultimi anni, capace di mescolare con originalità elementi molto distanti tra loro per un risultato finale a più riprese stupefacente.
In un mondo del genere i personaggi con cui interagire, chiaramente, non mancano e Beautiful Desolation possiede un sistema di dialoghi a scelta multipla con conseguenze visibili.
Non parliamo di un sistema paragonabile a quello dei giochi di ruolo più blasonati, mettiamolo in chiaro, ma risulta comunque qualcosa che non è scontato all’interno di una struttura da avventura grafica.
La scrittura dei dialoghi è interessante, pur senza presentare picchi altissimi, e avvolge il giocatore in domande etiche molto frizzanti senza lesinare tematiche scomode o anche solo bizzarre.
Chi sta scrivendo ha apprezzato molto anche l’idea di riprendere pari pari l’interfaccia di dialogo presente nei primi due Fallout, rinchiudendo gli interlocutori all’interno di schermi, circondandoli con un’interfaccia grafica molto anni novanta. Questa è una scelta magari non particolarmente elegante per il giocatore finale ma che aiuta il processo di coinvolgimento ed immersione.
Anche qui ci teniamo ad indicare la bontà dei disegni e delle animazioni degli NPC, capaci di riportare i giocatori più attempati direttamente ai bei vecchi tempi degli animatronic di Amerzone, Myst e chi più ne ha più ne metta. Nota di merito anche per il doppiaggio fatto da attori sudafricani il cui accento rende la vicenda ancora più alienante e strana.
Beautiful Desolation, data la sua natura da adventure game con visuale isometrica, si gioca in maniera piuttosto simile a titoli come Sanitarium.
Ci sono un’infinita (magari infinite no, vi assicuriamo che sono parecchie) di location diverse da esplorare da cima a fondo, un sacco di personaggi con cui parlare, un sacco di oggetti da raccogliere e mescolare tra loro.
Ci sono diari da consultare, dialoghi da leggere, ragionamenti da fare e tutto questo genere di azioni che sono assolutamente normali all’interno della struttura di un videogioco d’avventura.
Ecco, se c’è qualcosa che vogliamo recriminare al titolo di The Brotherhood è il suo essere parecchio intransigente.
Beautiful Desolation fa ampio uso del backtracking e costringe il giocatore ad un sacco di giri avanti e indietro tra luoghi, anche già visitati, alla ricerca di oggetti, personaggi o altro.
Nel 70% comodo dei casi capire dove è necessario andare per proseguire con la trama è una questione di puro ragionamento ma non nascondiamo di esserci trovati spaesati più volte durante il corso del nostro playthrough a causa di scelte non sempre intelligenti negli indizi da dare.
In questi casi è davvero odioso non avere qualcosa come se fosse una lista dei suggerimenti liberamente consultabile.
Piccola nota di demerito anche per gli enigmi: questi sono altalenanti come qualità e, alle volte, richiedono soluzioni abbastanza meh. In questi casi ci siamo trovati costretti ad andare su internet alla ricerca di un messia in grado di indicarci la direzione corretta.
Il gioco è costellato anche di mini giochi in cui ci si imbatterà per andare avanti nella storia. Parliamo di sezioni d’intermezzo con combattimenti o poco altro, esperienze marginali ai fini della storia che, senza ne infamia ne lode, traghettano il giocatore allo scenario o all’avvenimento successivo.
Beautiful Desolation, nonostante un impianto visivo da gioco di ruolo, è un avventura grafica dura e pura.
Una di quelle, per nostra fortuna, prive di game over da vecchio videogioco Sierra ma, per nostra sfortuna, priva delle semplificazioni che si possono trovare in molti titoli del genere più moderni.
L’elemento che sicuramente prevale all’interno dell’alchimia da adventure game è la componente deduttiva più che esplorativa. Data l’assenza di un sistema multi azione a là SCUMM, il giocatore non può far altro che cercare di connettere i tasselli che ha in mano con quelli che ha a schermo a fronte dei suggerimenti dati dalla narrativa. Questi ultimi, a volte per lungaggini, altre volte per mancanze, non sempre risultano chiari come si vorrebbe.
Una scelta che, come sottolineato sopra, poteva essere gestita meglio ma che ci sentiamo comunque di promuovere il tutto visto il risultato finale molto gradevole.
Beautiful Desolation è uscito per la prima volta a Febbraio 2020 su PC ed è arrivato solo adesso, a Maggio 2021 sul magico mondo della console.
Come è stata questa trasformazione?
Ecco, questo paragrafo è quello che forse più di tutti ci dispiace scrivere.
La versione da noi provata di Beautiful Desolation, su Playstation 4, ci è sembrata problematica sotto alcuni punti di vista.
In primis il sistema di movimento è poco reattivo e abbastanza tedioso da utilizzare, con collisioni imperfette, una cambio tra camminata e corsa poco intelligente (perché non metterlo direttamente con l’inclinazione del pad?) e alcune problematiche relative proprio alla fattura delle mappe. Queste ultime, pad alla mano, vista l’assenza di pathing automatico (quel meccanismo per cui se clicco su un punto della mappa il personaggio capisce quasi da solo la direzione in cui andare) risultano spesso malamente leggibili.
In secondo luogo troviamo un’interfaccia non del tutto leggibile al primo colpo, che con un tutorial o qualche indicazione in più sarebbe risultata più leggibile.
Per comprendere che alla radio fosse associato il tasto direzionale verso il basso chi scrive ci ha messo più di un po’ e non è stato particolarmente contento della cosa.
In ultimo luogo troviamo dei caricamenti piuttosto lunghi tra un area e l’altra, con più di dieci secondi su Playstation 4 base. Un risultato non particolarmente eccitante che, alcune volte, è andato declinando in più odioso e raro crash del gioco. La cosa ci ha costretto a ricaricare la partita chiudendo manualmente il gioco attraverso il menu di Playstation 4.
Vogliamo però chiudere questa recensione con una nota positiva.
La colonna sonora l’ha firmata Mick Gordon, lo stesso genio dietro Doom Eternal, Doom 2016, Killer Instinct e molto altro.
M i c k f u c k i n g G o r d o n al mixer per una colonna sonora di atmosfere cybertribali.
Per noi è enormemente si, andate a recuperarla su Youtube anche se non conoscete il gioco e non volete giocarlo.
Beautiful Desolation, a discapito della presentazione, è un avventura grafica per appassionati. Il titolo è un videogioco narrativamente e tematicamente molto interessante, dotato di un fascino indiscutibile a causa di un comparto artistico assolutamente di primo ordine. Nonostante qualche difetto ludico ed un porting non particolarmente felice, che tra caricamente lunghi e sistema di movimento zoppicante fa un po’ dispiacere, resta un acquisto consigliatissimo a tutti gli appassionati di avventure grafiche.
This post was published on 28 Maggio 2021 9:08
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