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Recensioni

Avere 31 anni e non aver mai conosciuto Mass Effect, la recensione della Legendary Edition

Avevo 18 anni, giocai molto distrattamente il primo Mass Effect.

Ho dei ricordi molto vaghi, ricordo la faccia di Saren, ricordo le animazioni oscene, ricordo l’emozione di avere un’esperienza simile a quella di Neverwinter Nights in uno sci-fi. Quello sì, lo ricordo bene.

Fondamentalmente posso dichiararmi “vergine dall’esperienza di Mass Effect” e ho potuto recuperarlo tutto in un sol boccone nel 2021 grazie alla Legendary edition 4k, d’altronde negli anni mi sono sempre ripetuto “quando ho tempo lo recupero” – “sì dai finisco gioco X e mi sparo la trilogia evitando comunque Andromeda”, puntualmente andavo a riempire il counter di ore giocate su Dota 2 superando le 5000 ore.

Quindi iniziamo con questa recensione un po’ atipica, vi parlerò della mia esperienza con tutti e tre i Mass Effect, vi parlerò di quali sono state le mie impressioni e di cos’ho provato nello scoprire questo franchise immortale che ha polarizzato diverse generazioni di gamer, dividendoli o unendoli.

Le mie 115 ore per finire tutti e 3 i giochi.

[nota a margine: La recensione è in ritardo di un paio di settimane, ma prima di farla ho parlato con diversi colleghi e giocatori e mi sono preso la briga di completare il gioco quasi al 100% con più di 115 ore di gioco.]

Parliamo di Tecnica

Mass Effect è un gioco vecchio, tutti e tre i capitoli sono VECCHI o almeno lo sono nella loro concezione ludica di sparatutto in terza persona. Mi dilungherò particolarmente in questo paragrafo soprattutto per i giocatori più giovani che troveranno il titolo nei vari shop online e fisici e non capiranno sin da subito che il gioco è una reskin dei tre capitoli; remasterati a dovere ma mantenendo con una fedeltà stupefacente delle meccaniche che a oggi sono a dir poco vetuste e superate.

Mass effect 1 – lato tecnico e gameplay

Il primo capitolo nasce in un periodo che ricordo bene: il 2007 fu un anno ricco di giochi memorabili come Halo 3, cod 4, Crysis, TES Oblivion. Ogni gioco a suo tempo portava innovazioni memorabili e ogni titolo arricchiva la concorrenza con delle peculiarità che rendevano maturo il medium mese dopo mese. Tutti si rincorrevano e i giochi facevano letteralmente scuola; basti pensare a pochi anni prima all’avvento della fisica in Half Life 2 o alla qualità visiva (e inarrivabile con l’hardware del tempo) di Crysis.

Cercando nei cassetti della memoria ricordo lo stato delle console in quegli anni e la potenza di calclo richiesta, Mass Effect 1 ai suoi tempi doveva scendere a compromessi con diversi parametri che oggi diamo per scontato: ad esempio il quantitativo di dialoghi doppiati (tanti, davvero tanti) che pesano un’enormità, le texture, i modelli e le colonne sonore. I dispositivi di lettura ai tempi erano limitati e si doveva comprimere al massimo sacrificando aspetti ludici importanti.

In ME1 decisero di curare (con la grande esperienza di Bioware) la componentistica “rpg” del gioco con opzioni di dialogo ricche e interessanti, personalizzazione dell’armamentario e della carriera realmente all’avanguardia per l’epoca. Fu sacrificata invece l’esperienza TPS nelle fasi principali del gioco (praticamente il 60% del giocato) con un sistema sparatutto a coperture con delle intelligenze artificiali imbarazzanti. Ai tempi (e anche oggi) posso farvi un paragone azzeccatissimo, il comparto sparatutto di Mass Effect è Duck Hunt. Ti metti a riparo, miri, spari ai nemici che escono dal riparo. Ogni tanto bestemmi perché un Krogan ti carica a testa bassa e ti oneshotta in un solo colpo.

Mass Effect 1 è un’esperienza decisamente frustrante per come siamo abituati a giocare ai nostri tempi, c’è da dire però che la remaster ha reso quantomeno godibile l’esperienza di gioco, giocando capiremo chi avremo davanti, avremo nuove animazioni renderizzate meglio e quanto basta per immedesimarci un minimo nei fantastici intrecci narrativi proposti da Bioware.

Sostanzialmente ME1 va giocato per l’esperienza narrativa, nel 2021 giocarlo per la sua valenza ludica è semplicemente un modo per volersi male e sentirsi frustrati.

Mass effect 2 – lato tecnico e gameplay

Tecnicamente ME2 con l’ingresso di EA assume connotati diversi, inizia a sentirsi l’aumentare del budget e tra tutti e tre i titoli è quello che restituisce un feel migliore dei comandi nell’esperienza sparatutto. Saremo sempre vincolati dai ripari ma la gestione della squadra avrà sinergie maggiori e il titolo si difende bene paragonato alle uscite del 2010 (ricordiamo comunque che uscì RDR1, Fallout: New Vegas, COD Black Ops, Halo:Reach, Alan Wake e tanti altri titoli che hanno fatto la storia).

Le lacune più grandi possiamo trovarle invece per tutto quello che c’è attorno alla fisica del gioco; altri titoli avevano già sviluppato esplosioni dell’ambiente circostante e interazioni più approfondite degli oggetti di gioco al di là del sistema a corridoio tipico degli sparatutto, Mass Effect 2 risparmia moltissimo in questo e ci regala una tipologia di gioco con ritmi scanditi più o meno sempre secondo alcuni pattern regolari; esempio: “missione -> si spara -> si dialoga con degli NPC -> si spara di nuovo -> Cliffhanger ->consegna della quest”. Schema che non è sempre un male ma risulta ripetitivo con oltre 35 ore di gioco richieste per godersi il titolo.

Interessante poi l’ingresso delle reazioni da Eroe/Rinnegato con dei quicktime event, molte volte saranno uscite macchietta da eroe americano, altre volte vere perle di eroismo su cui applaudire a mani spiegate.

Sempre nel secondo titolo possiamo notare una velleità cinematografica che riprende a piene mani lo stile delle Serie Americane di quei tempi come NCIS o Prision Break, con quel tipo di riprese dinamiche e veloci che puzzano di Hollwyood dei primi anni 10 lontano un chilometro.
Da un lato avremo una narrazione fresca (per i tempi) e dinamica in scene chiave del gioco, dall’altra vedendo il gioco nel 2021 alcune scene risulteranno forzatamente “cringe” e assolutamente demodé, ad esempio il primissimo quicktime dove si decide del reclutamento di un ragazzo prendendogli la pistola al volo con una scena pietosa, ho dovuto mettere in pausa alla fine della scena per ridere come un cretino.

I primi due titoli hanno poi in comune l’esplorazione dei pianeti con dei veicoli, da un lato nel primo capitolo avremo dei mezzi scriptati davvero alla carlona come il Mako: un veicolo extraplanare che si ribalta come una tartaruga goffamente al primo ostacolo, nel due invece piloteremo l’hammerhead che si comporta decisamente meglio.

Molto interessante inoltre l’esplorazione spaziale nel secondo capitolo con l’approvvigionamento delle risorse planari (nel primo si poteva semplicemente cliccare l’esplorazione e avere dei dialog box che ci davano dei reward o note di lore).

Mass effect 3 – lato tecnico e gameplay

Passiamo al terzo capitolo, tecnicamente dovrebbe essere il migliore ma non sono d’accordo, non lo sono affatto.

Al contrario degli altri titoli finalmente potremo correre! Anno 2012, si ricordano che in uno sparatutto può servire l’opzione di correre: meglio tardi che mai.
Giocarlo con Mouse e Tastiera può essere quasi gratificante con la diversificazione dei comandi, altro discorso per chi come me si è voluto godere dei tre titoli con il controller Xbox One, UN DISASTRO. Davvero UN DISASTRO.

Non c’è un modo per “bindare” i tasti, correre/ripararsi/saltare in un’altra copertura richiedono TUTTI la pressione del bottone “a”, ci capiterà che strategicamente vorremo correre dall’altro lato ma il nostro Sheppard nella sua corsetta mattutina finirà per ficcarsi in un riparo in piena vista, morendo. Mi è successo più di cinquanta volte, i controlli sono letteralmente osceni.

Tolta questa premessa e sfogo il gioco abbandona un po’ la costante rpg dei primi due per regalare un’esperienza più incentrata sull’urgenza (non voglio farvi spoiler) e sull’azione pura.
Avremo comunque a che fare con la Normandy ma non avremo lo stesso grado di personalizzazione del secondo titolo, gireremo l’universo ma non avremo l’estrazione come nel secondo ma i razziatori alle calcagna.

Tecnicamente paragonato ai giochi del 2012 Mass Effect 3 ha dei vantaggi considerevoli solo ed esclusivamente nella narrazione, il gameplay prova a “svecchiarsi”, o meglio, ad andare a passo con i tempi ma risulta forzatamente pasticcione e posticcio, con un’intelligenza artificiale spesso ridicola e con i compagni di squadra che si muoveranno / combatteranno decisamente peggio che nel secondo capitolo.

Senza dilungarmi troppo, nel 2012 sono usciti giochi immortali come Borderlands 2 e Halo 4, il confronto sul lato tps è proprio increscioso, ME3 è goffo e impacciato. Una sorta di marcia indietro qualitativa nei confronti del secondo.

(Avrete capito che ho un feticcio per la Normandy.)

Comparativa Tecnica – gameplay

Non avendo giocato ME 2 e ME 3 ho dovuto guardare alcuni vecchi gameplay e passare lunghe ore con i miei colleghi che stanno giocando la Legendary insieme a me, tecnicamente al di là del remake puramente grafico in tutti e tre i capitoli è stato rivisto il sistema di puntamento e il cooldown dei poteri.

L’IA non è stata minimamente toccata, tutti i nostri nemici seguiranno degli schemi preimpostati e dei corridoi precisi e puntuali, dopo diverse ore di gioco potrete immaginarvi esattamente il punto in cui “spawneranno” i vostri nemici e saprete già dove attaccare.

Mentre scrivo, inoltre, mi fanno sapere i colleghi che la crew in combattimento può muoversi con comandi diversificati al contrario del primo e l’accesso alle armi non dipende più dalla classe, potendo quindi esplorare diverse combo non previste nella trilogia pre-remaster.

La qualità della Remaster

Tra tutti e tre i titoli del capitolo sicuramente il primo è quello che aveva bisogno di una remaster, anzi, oserò di più, a mio parere avrebbe avuto bisogno di un Remake vero e proprio.

Al contrario di un half life 2 non avremmo snaturato un’opera maestosa ma avremmo regalato un sistema di combattimento decente a un gioco con una narrazione interessantissima e un’estetica invidiabile.

Sarò comunque sincero, le texture e il 4k, i 60 fps (per me su gtx 1080 Palit mooolto più alti), le animazioni e gli effetti particellari messi a nuovo sono una goduria per gli occhi. Soprattutto per il secondo e terzo capitolo che raggiungono una qualità sicuramente accettabile per gli standard odierni.

Sul primo hanno fatto un po’ il miracolo, ma c’è da essere sinceri e ammettere che hanno piazzato delle nuovissime texture qualitativamente ineccepibili su quattro poligoni in croce.

La gestione del multi monitor inoltre è altalenante, ho giocato sul letto con il joystick sul 55″ 4k hdr, sul primo Mass Effect in modalità senza bordi l’HDR non partiva (andava solo in fullscreen) mentre negli altri due titoli l’hdr partiva anche in finestra senza bordi.

Su multischermo inoltre segnalo episodi di flickering (che sembrano essere stati risolti con l’ultima patch).

La Narrazione

Dopo una vagonata di critiche (e permettetemelo, ci stanno) passiamo al lato forte del titolo, il comparto narrativo e lo storytelling / immaginario di Mass Effect.

Che spettacolo.

Scientificamente inaccurato: ad esempio “le comunicazioni quantiche” o il concetto di tempo e spazio che vanno a farsi benedire malgrado il mass effect e l’utilizzo dell’energia oscura. Ma diciamocelo, esteticamente è da mascella a terra.

La trilogia ha dei momenti bassissimi di dialoghi scritti forzando la mano con banalità sorprendenti e intrise di cultura machista americana (sarà l’influenza dei vicini di casa degli sviluppatori Canadesi) a momenti altissimi di riflessione ed etica planetaria.

Partiamo ad esempio dal mio filone narrativo preferito: la genofagia, un morbo che ha distrutto la possibilità di riproduzione dei Krogan (diciamo che l’ha limitata) limando il problema della sovrappopolazione di una razza aliena geneticamente guerrafondaia. Sviluppando l’arco narrativo faremo scelte complessissime e il gioco ci proporrà dei dilemmi etici che prima o poi come umanità in modi diversi dovremo affrontare, lo fa con maturità e profondità. Ho sinceramente amato quel tratto di storia.

Sempre parlando di diversità ci troviamo di fronte all’accettazione del diverso, alla lotta alla xenofobia (in questo caso termine più che lecito visto che parliamo di alieni 😀 ), al decidere sull’estinzione di una razza complessa come quella dei Rachni (dei ragni spaziali) che si riveleranno importantissimi.

Mass effect colpisce in alcuni punti e nervi scoperti che ci riguardano come umanità unita, ci fa fermare e prima di combattere in un dialogo ci fa soppesare le scelte dando un senso di complessità e un livello d’interazione che raramente si vede in un videogioco. Un esempio su tutti riguarda i quesiti di Asimoviana memoria sulla robotica e sulle intelligenze artificiali, il rapporto con Legion (mio PNG preferito di sempre forse) sul concetto di vita e di scienza e coscienza. Non voglio fare spoiler a chi non ci ha giocato ma sono argomenti molto sensibili e il gioco fornisce spunti di riflessione per nulla banali in quel filone.

Altra solfa per missioni minori o di contorno, a volte alcuni personaggi sono cuciti su stereotipi molto marcati e poco interessanti, un po’ come la ciurma del nostro comandante della Normandy, assolutamente sottotono. Discorso che non include i compagni alieni che sono sempre molto interessanti e con sfaccettature degne di nota.

La narrazione della Normandy invece è il punto cardine del gioco a mio avviso, la nave è un’ancora sicura nell’universo, un punto di familiarità e ricreazione nelle lunghe sessioni di gioco, qui avremo a che fare col cardine che fa da totale al gioco. L’equipaggio.
Le trame possono risultare interessanti ma non lo saranno mai quanto il rapporto che si andrà a tessere durante le oltre cento ore di gioco con i membri della “ciurma”, legare con loro, avere delle romance, empatizzare, fallire o vincere. Ogni scelta avrà un peso e il vero viaggio interplanetario verterà sulle scelte che avremo e da come agiremo nei loro confronti. Assolutamente la parte che ho preferito di più in tutta la trilogia (anche se nel terzo è meno marcata).

Per concludere; la concatenazione di trame con il recupero dei salvataggi in ogni capitolo (che creano un unico filone narrativo) è qualcosa d’innovativo per i tempi e lo è anche nel panorama odierno dell’industria, giocare a lungo e portarsi dietro un bagaglio di scelte (anche piccole!) che si ripercuotono nell’arco di tre giochi è qualcosa di fantastico che ho adorato (e mi hanno dato la forza di giocare quel titolo scomodo e macchinoso chiamato ME3, che a mio parere si salva in alcune scelte e nel finale).

Ah, stavo dimenticando un fattore importante che mi è stato ricordato da uno dei redattori: tutti e tre i titoli contengono tutti i DLC, giocare con l’esperienza dei contenuti aggiuntivi già inclusa (e venduta a prezzi folli ai tempi) mi ha regalato un’avventura più sfaccettata e ricca di emozioni, di per se anche solo questo piccolo particolare vale l’acquisto del gioco, soprattutto per chi ai tempi non poteva permettersi i costosi DLC.

Il Nostalgia effect.

Un punto su cui volevo soffermarmi prima della conclusione di questa lunga recensione è il nostalgia effect.

Prima dell’uscita della Legendary i miei amici e colleghi ripetevano il mantra del “capolavoro di Bioware”, persone della mia età circa (32 anni) che vivono di ricordi come me, tutti ricordavano le missioni epiche e alcune armi, qualche potenziamento, l’esplorazione spaziale.

Nessuno però ricordava il sistema di combattimento, i comandi, la reattività, l’intelligenza artificiale, il fatto che NON ESISTEVANO MIMICHE FACCIALI e i dialoghi avevano solo un tono diverso della voce per farci capire un sentimento o un’emozione.

Il gioco era carente di queste cose già ai tempi, le tecnologie c’erano seppur dei prototipi, a mio parere è stata un’occasione sprecata quella di non riscrivere l’engine della mimica facciale o l’aggiunta di diversi modelli (le sensazioni di deja-vù guardando gli NPC sono all’ordine della scena).

Fondamentalmente Mass Effect è puro nostalgia effect, a totale riprova ci sono diversi amici che insieme a me lo hanno rigiocato e si sono accorti di molte brutture che ai tempi erano consuetudine e del fatto che abbiamo giocato quei giochi in un’epoca diversa e con una sensibilità diversa.

Forse Mass Effect ha innovato tantissimo influenzando le opere future dell’industria, oppure siamo cresciuti come giocatori, eppure al contrario delle vecchie avventure grafiche immortali (come monkey island o grim fandango) giocare/rigiocare mass effect nel 2021 regala emozioni altalenanti che comprendono la noia, il cringe e la frustrazione per i comandi alternati allo stupore per la profondità di alcune trame e dalla maestosità visiva di molte cutscene remasterate a puntino con un elevato livello di dettaglio.

Forse la nostalgia è davvero canaglia e ME ne è stata la prova più grande.

Conclusione

La legendary Edition è un’occasione irripetibile per provare Mass Effect se non si ha mai avuto la possibilità di giocarlo nel suo periodo di gloria o un’occasione per chi lo ha giocato ma non ha mai provato i DLC e vorrebbe rigiocarlo in una veste più moderna. Che piaccia o no è una pietra miliare dell’industria videoludica e alla fine il gioco si presta a una run, forse anche a due. Dipende da quanto tempo avrete ora che avete superato i trent’anni. Ahimè.

This post was published on 7 Giugno 2021 23:48

Daniele Di Egidio

Daniele Di Egidio è il creatore di Player.it e vicedirettore della testata. Videogiocatore da quando ha memoria, prese in mano il primo joypad nel lontano 1997 su un fiammante Super Nintendo regalato dal fratello, da li arrivò l'amore per il mondo del gaming. Dai lontani primi anni 2000 fino ad adesso ha giocato oltre cinquecento titoli, dal retrogaming ai giochi contemporanei, predilige i moba come Dota 2, gli sparatutto classici e i giochi di strategia. La sua fissa attuale è per MTG Arena. Decise di fondare Player con uno scopo ben preciso, portare i giocatori di ruolo "analogici" nel mondo del digitale e viceversa, infatti le due realtà difficilmente in Italia hanno un luogo dove incontrarsi e imparare vicendevolmente la magia che c'è dietro un GDR o un videogioco single play. Al di fuori del mondo del gaming Daniele è un fotografo ben ambientato nel mondo della fotografia dei concerti, ha fotografato in lungo e in largo per l'europa più di 1000 band di caratura mondiale, ha seguito artisti di fama mondiale in tour, è stato fotografo ufficiale di diversi festival da 50.000 e più ingressi e ha avuto diverse pubblicazioni con Metal Hammer italia e con MetalManiac negli anni passati. Ha militato per 8 lunghi anni in SpazioRock dove copre ancora il ruolo di fotografo ufficiale.

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