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Recensioni

Days Gone | Recensione (PC)

Durante una generazione videoludica non tutte le ciambelle escono col buco e Days Gone potrebbe essere esattamente una di queste.
Un po’ spigoloso, non esattamente saporitissimo, con qualche problemino qua e là ma, alla fine dei conti, sempre di ciambella parliamo.

Days Gone è uno di quei comfort food perfetti per chiudere le voragini nello stomaco durante i pomeriggi noiosi dell’estate, uno di quelli che ti lasciano un retrogusto così così in bocca; la merendina di serie b etc etc.

Vabbè, non me ne vogliate oltre.
Per me che scrivo Days Gone è stato proprio questo: una cavalcata in moto durata cinquanta ore comode, anche parecchio noiosa a tratti, ma sempre capace di farsi desiderare per un ulteriore morso.

Con l‘arrivo della versione PC, a cavallo di tutta una lunghissima serie di polemiche riguardanti la non uscita del seguito e mille altre cose, per un po’ torniamo nei panni di Deacon St. John ad esplorare l’Oregon post apocalittico.

Nelle puntate precedenti

Se non avete mai avuto una PS4 allora c’è il concreto rischio che non abbiate realmente idea di cosa sia Days Gone.
Il titolo, sviluppato dalla software house americana Bend Studios (gli stessi di Syphon Filter e dei capitoli secondari di Uncharted), è un action open world in terza persona ambientato in un’America post apocalittica piena di zombie fino all’orlo.

Questi, chiamati Furiosi, sono il risultato di una pericolosa pandemia che ha trasformato milioni e milioni di persone in belve assettate di sangue.
Due anni dopo il contagio il mondo è molto diverso da quello che conosciamo oggi e gli esseri umani rimasti sono divisi in accampamenti che difficilmente comunicano tra di loro, complice la difficoltà degli spostamenti e la presenza di banditi su strada.

A questa situazione, già non idilliaca, si aggiunge la presenza di una setta chiamata Requiescat In Pace i cui membri, definiti amorevolmente come ripugnanti, tendono ad adorare i fuori

Il giocatore nei panni di un motociclista ed ex militare, tale Deacon St. John, viaggeranno in lungo e largo per la regione dell’Oregon alla ricerca di Sarah, moglie presumibilmente scomparsa durante la prima grande evacuazione.

Nel farlo ci ritroveremo in mezzo a guerriglie tra esseri umani, zombie, ripugnanti ed animali selvaggi, il tutto in sella alla nostra fidata motocicletta.

Noi di Player.it abbiamo realizzato una recensione della prima release del titolo ad Aprile 2018 a questo link per cui vi rimandiamo li per tutte le discussioni contenutistiche e ludiche.
Chi scrive ha apprezzato maggiormente Days Gone, per inciso, ma in questa sede si preoccuperà di giudicare unicamente le caratteristiche della sua edizione per master race.

Tecnicamente (quasi) tutta un’altra storia

Il porting di Days Gone per Steam ed Epic Games è stato realizzato con una certa perizia. Rispetto alle possibili versioni console (Playstation 4, Playstation 4 Pro e Playstation 5) abbiamo a che fare con un videogioco tecnicamente solido che sfrutta con saggezza tutta la rinnovata potenza di calcolo che è possibile trovare all’interno dei componenti che abbiamo con sudore acquistato.

La prima miglioria che ci mette il sorriso sul volto è, senza dubbio, il framerate sbloccato.
Uno dei peggiori difetti di Days Gone, specie su Playstation 4 base, era il framerate: claudicante, zoppiccante, basso, poco stabile e chi più ne ha più ne metta.
Nelle fasi finali del gioco, caratterizzate dalla pedissequa comparsa delle orde, Days Gone diventava quasi ingiocabile mandando in terribile sforzo la scheda grafica della console.

Grazie all’ottimizzazione del titolo, a patto di avere una scheda video che non sia davvero molto vecchia, Days Gone diventa fluido sia da vedere che da giocare. I sessanta frames si ottengono anche su schede non recentissime e la resa grafica è sempre molto gradevole.

Il supporto ai monitor ultrawide, inoltre, aggiunge all’esperienza PC un altro punticino per tutti quelli che vogliono godersi al massimo l‘aspetto cinematografico del titolo.
Days Gone, infatti, è un videogioco dall’impostazione decisamente cinematografica, specie per palette di colori ed espressività dei personaggi e grazie alle due migliorie di cui abbiamo appena parlato ci troviamo di fronte ad un’esperienza più che gradevole, a patto di possedere l’hardware (normalmente accessibile).

Ecco le impostazioni grafiche presenti nel titolo: non molte ma abbastanza per soddisfare il giocatore pc medio.

Le ciliegina sulla torta però è una: il rinnovato comparto grafico rispetto alla versione console.
Days Gone possiede quattro diversi livelli di dettaglio e permette all’utente di modificare diversi parametri tra illuminazione, qualità delle geometrie, distanza di visualizzazione del fogliame, filtri texture e chi più ne ha più ne metta.
Se si possiede un monitor o televisore HDR è possibile anche stare giocherellare con le impostazioni apposite, al fine di ottenere la migliore immagine possibile a schermo.

Il risultato complessivo è decisamente positivo, con diverse regolazioni per un’esperienza ampiamente scalabile.

Questo si riscontra anche nei requisiti di sistema, tutto fuorché proibitivi e capaci di far godere l’avventura in maniera migliore della Playstation 4 base ad eventuali giocatori con computer vecchiotti. La nostra versione, priva di D1 Patch, non ha fatto riscontrare crash di qualche tipo ma soltanto qualche balbettio grafico in momenti abbastanza casuali, quindi direttamente imputabili ad un motore grafico poco ottimizzato quanto più a problematiche tecniche di dubbia origine.

Bisogna anche dire che abbiamo provato il titolo su una configurazione con qualche annetto sulle spalle che, con nostra grande gioia, ha retto bene il colpo.

Con un Ryzen 2600 ed una Geforce 1060 da 3GB (si, vorrei tanto una 3060ti ma sapete, questi miner…) con preset a max (sostanzialmente il preset alto degli altri titoli) abbiamo mantenuto una media di circa 60FPS, scendendo raramente sui 55/50.
Cambiando il preset con ultra abbiamo perso una decina di frames al fronte di un mondo più dettagliato e di un fogliame più fascinoso.

Queste migliorie grafiche, comunque, faranno la felicità di chi con modalità foto è andato sempre a nozze. Le impostazioni fotografiche richiamabili sono rimaste le stesse, a cambiare è la qualità dell’immagine che grazie alla maggiore potenza di calcolo può arrivare a dei livelli notevoli (NDR: non guardate le foto che ho scattato, sono più bravo come giocatore che come fotografo)

In entrambi i casi ci troviamo davanti, vogliamo ripeterlo di nuovo, ad un esperienza sensibilmente superiore a quella di Playstation 4 base dove i 30 frames erano spesso un miraggio.

Certo, a rapporto manca sia il supporto alle schede RTX sia si nota l’assenza di DLSS ma, a quanto pare, sembra sia più una questione di tempo che di possibilità. Bisognerà aspettare un qualche futuro aggiornamento.

Qui St. John, chiudo

Le differenze con la versione console si fermano circa qui.
Days Gone su PC offre contenutisticamente la stessa proposta della versione console del titolo con l’ultimo aggiornamento, tra Nuova Partita + e Modalità Sfide.

Queste ultime, assenti nella versione da noi recensita anni fa, non sono altro che una lunga serie di competizioni offline che mettono alla prova abilità specifiche del giocatore.
La modalità sfide aggiunge diverse ore di gioco con qualche contenutino adatto ai giocatori desiderosi di completismo, non risultando in alcun modo vitale per l’esperienza del titolo e, in un certo senso, amplificandone anche certi difetti di design.
Da segnalare anche la presenza di qualche opzione in più per il comparto accessibilità, opzione destinata a far felice qualche giocatore meno fortunato.

Non tutte le ciambelle escono col buco dicevamo.
Perché si, anche con una grafica decisamente più performante di quella console, la versione PC di Days Gone soffre degli stessi difetti del suo progenitore.
Rimane un videogioco piuttosto vecchio per struttura ludica e game design, con un impianto open world strutturato come uno qualsiasi degli Assassin’s Creed (cosa lontana dall’essere un pregio nel 2021) e dotato di una narrativa non rapidissima ad ingranare.

Quest’ultima, almeno, una volta che parte risulta gradevole con dei personaggi interessanti e delle relazioni tra essi che funzionicchiano più che decentemente.
Il resto del gameplay sembra un po’ soffrire sempre: il gunplay non è strabiliante, il sistema di guida è pesante e non sempre responsivo al punto giusto, le meccaniche survival non sono accentuate quanto sarebbe stato bello vederle e così via.

Per chi scrive il gioco rimane comunque meritevole perché rientra perfettamente all’interno del videogioco bulimico: perfetto per staccare il cervello un paio d’ore al giorno con del sano divertimento spicciolo ma niente di più.

Days Gone rimane un’ esperienza che, come abbiamo visto per le levate di scudi riferite al mancato seguito, ha saputo far breccia nel cuore di molti ma che non ci sentiamo di consigliare a chiunque, specie se si devono giocare le altre esclusive di Sony.

La versione PC di Days Gone è sicuramente il modo migliore per assaporare l’imperfetta, ma godibile esperienza confezionata da Bend Studios. Se dal punto di vista contenutistico non c’è niente di nuovo che possa spingere il giocatore all’acquisto, dal punto di vista tecnico ci troviamo davanti ad un porting solido ed efficace. Questa versione del gioco è consigliata a chi non si è mai approcciato al titolo, ma lascia un po’ l’amaro in bocca a chi lo ha già divorato su console e sperava in qualche contenuto extra. Ora bisognerà giusto attendere che qualcuno si diverta a moddarlo.

This post was published on 18 Maggio 2021 9:27

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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