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Recensioni

Disco Elysium: The Final Cut | Recensione (PS4)

Quando è stata l’ultima volta che un videogame vi ha stupito? Riuscite a ricordare un titolo che sia stato capace di affascinarvi fino a mettervi in difficoltà? C’è stato un gioco che ha scosso le fondamenta delle vostre certezze?

Vi sarò brutalmente sincero: dopo tanti e tanti anni passati a giocare e recensire pressoché qualsiasi videogame uscito, i titoli capaci di accendere la scintilla dell’entusiasmo sono pochi, o comunque molti meno dei clamorosi buchi nell’acqua a cui l’industria di settore ci ha abituato. L’ultima volta in cui credo di aver giocato qualcosa di realmente “diverso” risale al Novembre 2019, quando iniziai la mia avventura da corriere in Death Stranding (se non l’avete ancora fatto, leggete la recensione del buon Amerigo, reperibile qui). Tutto questo fino a qualche giorno fa.

Signore e signori, ho una confessione da farvi: non avevo mai giocato Disco Elysium. Non so dirvi precisamente che cosa stessi facendo quel 15 Ottobre 2019, ma è andata proprio così, mi ero perso uno dei videogame più acclamati e premiati di quell’anno. Tuttavia, il successo riscosso dall’opera di ZA/UM aveva alimentato l’irresistibile e pericolosa fiamma della curiosità; in base a quanto ora detto, capirete facilmente che questa edizione integrale era l’occasione migliore per colmare questa mia lacuna.

Come detto in precedenza, credevo che per me l'”età dello stupore” si fosse tristemente conclusa, ma mi sbagliavo: niente, assolutamente niente poteva prepararmi a ciò che avrei visto in Disco Elysium: The Final Cut.

Stranger in a strange land

Vi è mai capitato di non riconoscere il vostro stesso viso?

Una squallida camera di uno squallido hotel da due soldi, un divano sgangherato adattato ad improbabile giaciglio, il cigolio martellante di un ventilatore, vestiti e bottiglie sparsi in ogni angolo della stanza, un odore pungente di alcool e vomito e un epico mal di testa da dopo sbornia: questo è lo scenario che vi accoglierà quando aprirete gli occhi. Delle strane voci vi sussurrano frasi che mettono alla prova la vostra capacità di comprensione, ma non preoccupatevi: avrete tutto il tempo del mondo per fare la loro conoscenza. Dopo una frettolosa corsa in bagno, date un rapido sguardo allo specchio e l’immagine riflessa desta la vostra preoccupazione: non la riconoscete.

Passato lo sgomento iniziale, vi renderete subito conto che il vostro viso non è l’unica cosa di cui non avete memoria; nome e cognome, professione, ricordi della vostra vita passata, dove vi trovate e da quanto tempo: tutto sembra essersi misteriosamente dissolto nel nulla.

Fortunatamente, dopo aver recuperato i vostri indumenti (ed un briciolo di decenza), farete la conoscenza di Kim Kitsuragi, un personaggio freddo e di poche parole, che diventerà il vostro partner e vi fornirà il primo pezzo di quello che si rivelerà essere un complicatissimo puzzle. Siete un membro dell’RCM (un corpo di polizia con pochi poteri coercitivi), mandato nella città di Revachol per indagare su un omicidio avvenuto a pochi passi dalla vostra “lussuosa suite”. Il tempo di girare l’angolo e ci troviamo davanti un uomo seminudo impiccato ad un albero, con evidenti escoriazioni su tutto il corpo. Ci sono pochi dubbi: si tratta di un linciaggio in piena regola.

Iniziando a parlare con tutti i possibili testimoni, i contorni della vicenda inizieranno a farsi più nitidi. In città si respira una tensione quasi elettrica: i lavoratori del porto di Revachol sono in sciopero da mesi, contrapposti alla società di trasporti per cui lavorano, che vorrebbe sedare le proteste in tutti i modi (leciti ed illeciti). Come se tutto questo non bastasse, sono ancora reperibili le scorie di una rivolta di stampo comunista, che ha causato la fine della monarchia che governava sul territorio.

Appare subito chiaro che l’assassinio avvenuto ha delle forti connotazioni politiche, e starà a voi venire a capo dell’intricata vicenda, cercando al tempo stesso di dirimere le impenetrabili nebbie che sembrano avvolgere il vostro passato.

Gli unici alleati su cui potrete contare sono il vostro partner, le vostre capacità logico deduttive e le voci menzionate in precedenza, che altro non sono che le “rumorose manifestazioni” del vostro Ego.

Che tipo di poliziotto volete essere?

Un brusco risveglio.

Era proprio questa la tagline con cui Disco Elysium si presentava al pubblico, e che riassumeva una parte dell’essenza di questo videogame. Nelle battute iniziali, tutto (dalla trama ai comandi) ci apparirà estremamente caotico e poco chiaro, facendoci sentire un po’ come il nostro protagonista senza nome: storditi e confusi. Fortunatamente, col trascorrere del tempo, tutto inizierà ad essere più lineare.

Il primo passo che saremo chiamati a compiere sarà quello di creare il nostro personaggio, distribuendo dei punti su quattro attributi fondamentali (Intellect, Psyche, Physique e Motorics). Tuttavia, qualora gli RPG non siano il vostro pane quotidiano, il team di sviluppo ha pensato bene di introdurre tre archetipi, ognuno con una differente distribuzione dei summenzionati punti, tali da garantire esperienze di gioco totalmente diverse a seconda della scelta fatta.

Potrete tanto scegliere di essere un “discepolo di Sherlock Holmes”, riuscendo a cogliere i dettagli più impercettibili e formulando teorie sempre coerenti, quanto scegliere di essere un detective d’azione, tutto muscoli e spirito d’iniziativa, di quelli che prima sparano e poi fanno domande.

Come in ogni gioco di ruolo che si rispetti, non mancheranno delle abilità da sviluppare. Ogni attributo potrà contare su sei diverse skill (per un totale di 24) che, se potenziate, potranno garantirvi diversi approcci al gameplay. Ricordate le “simpatiche vocine” del nostro ego menzionate giusto qualche riga fa? Bene, è proprio in questo settore che svolgeranno il loro compito più importante.

Scegliendo di attribuire punti ad una determinata abilità, il relativo frammento dell’io interiore farà la sua comparsa, dandoci la capacità di dedurre particolari dalle parole del nostro interlocutore, o di cogliere tutti i dettagli dell’ambiente che ci circonda con un semplice sguardo. Ma attenzione agli effetti collaterali!

Aumentando il vostro punteggio in “Drama”, diventerete dei bugiardi provetti, riuscendo anche a scoprire chi vi sta mentendo, e portando così la conversazione a vostro vantaggio; tuttavia, questa abilità potrebbe anche spingervi a nascondere la verità al vostro partner, con delle conseguenze non sempre piacevoli. Se invece deciderete di sviluppare “Elettro-Chemistry”, riconoscerete facilmente tracce ed effetti di qualsiasi tipo di droga, ma potreste facilmente cadere in dei vortici di dipendenza da cui non sarebbe affatto facile uscire, compromettendo così le vostre indagini.

Un RPG atipico… con un pizzico di avventura grafica

Tutte le abilità su cui potrete contare.

Disco Elysium presenta la struttura e le caratteristiche di un RPG isometrico (il riferimento più lampante è Planescape: Torment), ma presenta alcune caratteristiche che lo differenziano non poco dal genere. Il setting si discosta nettamente dai capisaldi del settore; gli ambienti in cui il nostro improbabile eroe andrà a muovere i suoi passi si allontanano tanto dal fantasy quanto dal post-nucleare, adottando delle connotazioni molto più “contemporanee”, sotto certi aspetti simili a quelle di un romanzo noir degli anni ’50. Inoltre, la splendida colonna sonora di gioco svolgerà maledettamente bene il suo lavoro.

Ciò che veramente distingue la creatura di ZA/UM da qualsiasi altro RPG isometrico è la totale assenza di combattimenti. Mi spiego meglio: il nostro detective potrà essere coinvolto in sparatorie e/o scazzottate, ma l’esito di questi scontri sarà sempre risolto dal più classico dei check, che ogni ruolista che si rispetti conosce benissimo. In diverse occasioni, potremo mettere alla prova le nostre abilità tirando dei dadi, ed il risultato ottenuto influenzerà direttamente l’esito delle nostre azioni, portandoci al successo o ad un fallimento più o meno irreversibile.

Se è quasi inutile sottolineare quanto il superamento o meno di un check possa influenzare il vostro gameplay, è da sottolineare quanto questa caratteristica renda ogni playthrough diverso dal precedente, aprendoci nuove linee di dialogo a seconda delle abilità (o dell’archetipo) che prediligeremo. Un detective “forzuto” potrà sfondare porte altrimenti inaccessibili, o intimidire NPC poco collaborativi; un ispettore empatico, d’altro canto, potrà immedesimarsi nei suoi interlocutori e portarli dalla sua parte, mentre un poliziotto con un’alta logica e capacità di calcolo avrà la capacità di “leggere tra le righe”, riuscendo a trovare il bandolo di matasse apparentemente inestricabili.

Ma non finisce qui! Come sottolineato in apertura, Revachol è letteralmente divisa in fazioni e, a seconda delle risposte che fornirete nei dialoghi, potreste addirittura schierarvi in prima persona, ottenendo le simpatie di alcuni personaggi e le antipatie di altri. In questo frangente, c’è da notare la prima innovazione della Final Cut: le Political Vision Quests. Si tratta di quattro missioni secondarie alternative (tagliate dalla precedente versione del gioco), che vi consentiranno di esplorare fino a fondo la vostra visione socio-antropologica che svilupperete nel corso del gioco. Non importa che decidiate di essere comunisti o ultraliberali: potrete assistere alle estreme conseguenze delle vostre ideologie politiche.

La risoluzione di piccoli enigmi e di quest secondarie intrecciate tra loro, nonché la necessità di parlare approfonditamente con ogni personaggio che incontrerete, ci fa quasi pensare ad un’avventura grafica e, sotto certi aspetti, l’accostamento non è eresia. La natura sotto certi aspetti “ibrida” di Disco Elysium è alla base dell’originalità dell’opera.

Sogni, pensieri, ricordi e fiumi di parole

Sogni decisamente poco piacevoli e rilassanti.

Un’altra delle feature che lega Disco Elysium a doppio filo con gli RPG “old school” è senza dubbio il thought cabinet. Parlando con i vari NPC presenti nel gioco, potremo sbloccare pensieri di vario genere; una volta equipaggiati negli appositi slot, e facendo trascorrere delle ore “in game”, questi pensieri ci garantiranno dei bonus permanenti a determinate statistiche ed abilità, certe volte indispensabili per il prosieguo dell’avventura. Per fare un esempio, il mio detective, non essendo uno “stomaco forte”, non riusciva ad analizzare un cadavere senza avere i conati di vomito; è bastato equipaggiare e sbloccare il pensiero “Volumetric Shit Compressor” per aggirare l’ostacolo.

Ogni quest secondaria vi porterà ad esplorare differenti aree di Revachol, aggiungendo nuovi tasselli ad un mosaico di incredibile bellezza, e consentendovi di sbloccare tanti nuovi pensieri. Tuttavia, scordatevi di avere un quadro completo della vicenda con un singolo playthrough.

Come detto in precedenza, in Disco Elysium non sono presenti combattimenti, ma questo non significa che il nostro eroe non possa morire o andare incontro ad un game over. Tirare troppo la corda in un check potrebbe costarci caro, così come scegliere di non abbassare le ali con personaggi dalle spalle più larghe delle nostre potrebbe farci diventare un punching ball umano, mettendo a dura prova la nostra resistenza fisica.

Tuttavia, come impareremo presto, il nostro avversario più temibile sarà la nostra psiche. La mente tormentata del nostro protagonista si regge su un fragile equilibrio, ed assecondare determinati pensieri e vizi la porterà a deragliare totalmente, spingendo il protagonista addirittura ad abbandonare la sua carriera di detective, o a soccombere alla portata emotiva di alcuni dei suoi ricordi.

Nel caso in cui l’aveste già compreso, nel titolo in questione quasi tutto passa per i dialoghi. Non ve lo nasconderò: nelle circa 40 ore richieste per il completamento del gioco, oltre la metà le passerete a leggere il milione e passa di parole che compongono la sceneggiatura del videogame. È proprio qui che arriva la prima “barriera architettonica”: Disco Elysium non è localizzato in lingua italiana e, nonostante un doppiaggio magistrale (anche questo introdotto con la Final Cut), richiede una conoscenza dell’Inglese molto al di sopra della media (soprattutto per quanto riguarda metafore, figure retoriche, neologismi e slang). Fidatevi di chi vi scrive: trovatevi una buona app di traduzione, sarà la vostra migliore alleata per una buona comprensione di ciò che sta accadendo nel gioco.

Un porting altalenante

Il comparto estetico di Disco Elysium si attesta su livelli di assoluta eccellenza. Lo stile grafico acquerellato sembra quasi farci muovere all’interno di una versione moderna dell'”Isola dei Morti” di Arnold Böcklin, anche se con delle pennellate più impressioniste, simili a quelle viste ne “L’Assenzio” di Degas; se invece desiderate un riferimento artistico più recente e “pop”, potrete trovarlo all’interno delle opere dei fratelli Rincione (recuperate Paranoiae e poi passate a ringraziare il sottoscritto). Come già sottolineato, la versione Final Cut aggiunge un’imponente opera di doppiaggio e delle nuove animazioni, che conferiscono ulteriore fascino ad uno dei titoli più acclamati del 2019.

Quello che purtroppo ho dovuto registrare è una certa approssimazione nel porting realizzato su console. Partiamo da una semplice considerazione: gli RPG isometrici devono essere giocati con mouse e tastiera e, salvo rare eccezioni, poco si prestano ad una fruizione tramite pad; l’opera di ZA/UM non fa eccezione. Ciò che frustra non poco l’esperienza di gioco è l’evidenziare gli oggetti o gli NPC con cui interagire: questa funzione è delegata allo stick analogico destro, e non sempre sarà sinonimo di precisione.

Il sistema di interazioni dimostra diverse incertezze, con comandi che devono essere eseguiti due volte prima che il personaggio esegua l’azione. Un discorso analogo può farsi con il più volte menzionato doppiaggio, che spesso non si è attivato in maniera tempestiva (o non si è attivato affatto).

Infine, nonostante le apparenze possano ingannare, il titolo sembra “spremere” non poco l’hardware di PS4 Pro; quanto ora detto si traduce in tempi di caricamento non indifferenti e in un sorprendente surriscaldamento della console, con conseguente “effetto Boeing” generato dalle ventole.

Giudizio finale

Was many years ago that I left home and came this way, I was a young man full of hopes and dreams. But now it seems to me that all is lost and nothing gained.

Che siate o meno avvezzi agli RPG isometrici, Disco Elysium è un titolo che chiunque dovrebbe giocare almeno una volta nella vita, e questa edizione definitiva è la perfetta scusa per recuperare una delle opere più insolite ed affascinanti che la mente umana abbia partorito negli ultimi anni. Vuoi per una trama finemente intessuta, vuoi per la totale libertà di azione e di “evoluzione” garantita al nostro personaggio, vuoi per la natura “ibrida” del gioco in sé, si sentiva veramente il bisogno di un titolo di questa caratura.

Che cosa separa allora Disco Elysium: The Final Cut dal perfect score? Un’opera di porting a “fasi alterne”, incapace di rendere “indolore” il passaggio dall’accoppiata mouse & tastiera al pad, arrivando a generare un sistema di comandi poco comodo e preciso, e con diverse incertezze. Nonostante una natura apparentemente “light”, il titolo risulta di gestione tutt’altro che immediata per PS4, generando tempi di caricamento non indifferenti ed altri intoppi tecnici.

Quanto ora detto, però, non deve assolutamente trattenervi dal lanciarvi a capofitto in uno dei migliori RPG degli ultimi tempi (magari prediligendo la versione PC, o attendendo una patch correttiva per console). Fidatevi di me: lasciarvi nuovamente sfuggire Disco Elysium sarebbe un imperdonabile delitto.

This post was published on 10 Aprile 2021 10:00

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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