Neurodeck%3A+Psychological+Deckbuilder+%7C+Recensione+%28PC%29
player
/recensioni/464662-neurodeck-psychological-deckbuilder-recensione-pc.html/amp/
Recensioni

Neurodeck: Psychological Deckbuilder | Recensione (PC)

Quanto sarebbe facile combattere le proprie paure più recondite con un mazzo di carte? Neurodeck: Psychological Deckbuilder tenta di semplificare e di spiegare in questa maniera come poter affrontare i mostri del subconscio.

Sviluppato da TavroxGames e pubblicato da Goblinz Publishing (Legend of Keepers, Snowtopia) in collaborazione con Maple Whispering Limited (Cloudpunk, Snowtopia), Neurodeck è un gioco indie che introduce il giocatore nei percorsi del subconscio di alcuni archetipi psicologici di persone. Potete provarlo su Nintendo Switch, Steam e GOG a partire dal 18 marzo 2021.

Coadiuvato da una grafica che sembra accattivante e da un sistema roguelite, ci siamo chiesti se questo gioco aiutasse in qualche maniera a comprendere meglio come certe persone reagiscono alle paure, e capire come sia possibile affrontarle al meglio. Può il game design di Neurodeck asservire a questo nobile scopo? La risposta breve è “sì, idealmente“, nel senso che qualcosa si muove verso questa direzione, ma al momento il videogioco presenta alcuni problemi che ostacolano il gameplay.
La risposta lunga invece va sviscerata di seguito in questa recensione.

Combattere contro il subconscio

Una delle cose che più apprezzo dei videogiochi è quando meccaniche e dinamiche di gioco, all’apparenza innocue e semplici, cominciano ad avere un significato che trascende la loro mera funzione di intrattenimento o di performance. Facciamo esempi illustri: SimCity maschera le sue dinamiche da sandbox e citybuilder per mostrare al giocatore quanto sia inadempiente e dannosa per l’ambiente la sovrappopolata vita metropolitana; This War of Mine invece, in maniera molto più esplicita, attraverso la gestione del tempo e delle risorse a disposizione cerca di far capire ai suoi giocatori come sia difficile e mentalmente debilitante la vita di un rifugiato in tempo di guerra civile.

Alla stessa maniera, Neurodeck con la sua struttura roguelite e con le diverse meccaniche che caratterizzano le fobie, tenta di istruire il giocatore sulle difficoltà che una certa tipologia di persona deve affrontare per sconfiggere le sue paure, che sia di indole gioiosa o che abbia altre sfere emozionali più propendenti.

Ogni partita a Neurodeck inizia con un piccolo mazzo di 5 carte che piano piano si rinfoltirà lungo le tappe della vita del personaggio di gioco con sempre più azioni e oggetti disponibili, necessari per abbattere le fobie che si presentano nel percorso di gioco, veri e propri mostri da abbattere. Tali mostruosità si combattono con 3 azioni per ogni turno, tentando di portare i loro HP a zero, mentre noi dovremo cercare di tenere alto il nostro valore di Sanità per non incorrere in un Game Over. Ci sono da tenere a bada anche la Stamina, necessaria per pagare il costo di gioco delle carte, oltre che un numero sempre variabile di modificatori temporanei e permanenti.

Il gioco sembra molto più difficile da spiegare di quanto sembri, ma in realtà è davvero molto semplice, intuitivo e divertente. Il divertimento deriva in parte sia dalle azioni, molto spesso buffe come lo stringere il proprio cuscino preferito o il mangiare del comfort food, sia dalla difficoltà che costituisce l’affrontare questi mostri. Ogni fobia è molto diversa dalle altre, e va riconosciuto per loro un grande merito di design sia in senso artistico che di gameplay.

L’Agorafobia, la paura degli spazi aperti e affollati, è rappresentata da una moltitudine di persone spettrali, pronte a giudicarci e a sottrarci la Stamina; l’Afefobia, la paura del contatto fisico, è rappresentata da un groviglio di mani appiccicaticce che cerca di rubare le carte al giocatore; la Tocofobia, la paura del parto, si presenta come una donna che ha in gestazione un essere furibondo e arrabbiato, pronto a esplodere con i suoi malus che si accumulano di turno in turno. Insomma, ogni differente fobia va affrontata con strategie diverse, e più si va avanti più si ha la probabilità di incontrare mostruosità sempre più pericolose, affrontabili alla meglio solo se durante il nostro percorso avremo costruito un mazzo capace di avere strategie di gioco efficaci.

Quando arriverà il game over, si dovrà ricominciare daccapo ma è qui che deriva l’altro punto nevralgico del gioco, una lezione che travalica il gioco di Neurodeck e arriva al giocatore come massima di vita per superare le sue paure: il fallimento non è la fine. Avendo conosciuto e sperimentato le fobie nelle partite precedenti si saprà come affrontarle al meglio in futuro, ma soprattutto durante i percorsi di vita è possibile sbloccare nuove carte che possono essere trovate in partite future.

Combattere contro il gioco

Gli elementi di gioco appena descritti ci sono tutti, sono bellissimi, affascinanti e divertenti. Il problema è che Neurodeck sembra ancora un po’ lontano dall’essere giocabile in maniera ottimale a causa di pochi ma disastrosi bug che limitano l’esperienza del giocatore.

Parte della strategia del giocatore consiste nello scegliere quale percorso intraprendere per aumentare le carte del proprio deck o potenziare le proprie statistiche, o anche nel decidere quale fobia affrontare tra quelle proposte. Tuttavia alcune fobie, e specialmente i boss finali, sono impossibili da sconfiggere perché sono inficiati da bug che rompono la partita con freeze, turni che non scorrono, schermate nere o elementi non più cliccabili.

In questa maniera si perde completamente il senso del gioco: non scegli più la fobia da affrontare in base alla costruzione del tuo mazzo o al percorso fatto finora col tuo personaggio, ma scegli semplicemente quella che sai non ti farà avere bug che ti costringeranno a chiudere forzatamente la partita, la fobia meno rotta.

Come se non bastasse, i boss finali sono davvero difficili. Se il gioco non fosse minato da questi bug, sarebbe una situazione normale e giusta, ma io credo di essere stato molto sfortunato perché ho guardato in giro le recensioni di altre testate e loro sono riusciti ad andare tranquillamente avanti… io invece, su 10 boss incontrati in questi giorni solo 2 mi hanno sconfitto con merito: negli altri 8 scontri non c’è stato alcun vincitore perché è arrivato qualche bug a rompere i turni o a oscurare lo schermo.

A un certo punto non giochi più per scoprire le tante cose belle apparse nei primi momenti di Neurodeck né per avere quelle sensazioni di significati che vanno oltre l’intrattenimento, ma cerchi solo un modo di evitare i bug. A ciò si aggiunge un comparto audio un po’ scarno, contrassegnato anche questo da leggeri suoni glitchati in qualche occasione oltre che da una colonna sonora monotona, e una grafica molto basilare e piatta nei menu di gioco in netto contrasto con la bella ispirazione dark delle schermate di combattimento e delle illustrazioni delle fobie.

Diagnosi finale

Neurodeck: Psychological Deckbuilder è un videogioco originale, semplice e immediato nella sua comprensione ma divertente e pregno di significati che incuriosiscono il giocatore oltre a intrattenere. Purtroppo tutto ciò che c’è di bello in questo gioco è inficiato da bug problematici che distruggono l’intero senso del gameplay. Questo errore grave, unito a un comparto sonoro non all’altezza e da menu di gioco piatti, purtroppo rende Neurodeck un gioco appena sufficiente a divertire per quella mezz’oretta che riesce a durare una partita. Un vero peccato, perché nel concept del gioco e nel design delle fobie e delle loro meccaniche c’era del potenziale molto interessante. Speriamo che i futuri aggiornamenti riescano a portare il titolo all’altezza che meriterebbe.

This post was published on 14 Marzo 2021 11:27

Alessandro Colantonio

Game designer in erba e chitarrista a tempo perso. Nasce all'ombra del Vesuvio nel 1991, muove i suoi primi passi nel mondo dei videogiochi su un Windows 95 all'età di 5 anni, e diventa presto un Allenatore di Pokémon. Bazzica tra radio web e band durante i suoi studi universitari tra Napoli, Roma e Milano, si parcheggia nella fan-community di Pokémon Milennium dove instaura il suo regime dittatoriale da caporedattore, costruendo una macchina da recensioni e contatti e diventando inconsapevolmente PR. Oggi, oltre a prestare le sue dita a Player.it per articoli, recensioni e approfondimenti, figura anche come streamer di Twtich, content creator di TikTok e PR abusivo. I suoi generi preferiti sono i gestionali, gli strategici, i tattici e i GDR. Ma essendo un accumulatore seriale di videogiochi, cerca sempre di giocare ogni titolo che gli capita sotto mano. Ha una perversione per le pratiche fandom, i cani e la birra artigianale. Adora D&D, va in ira e carica.

Pubblicato da

Recent Posts

Final Fantasy: il capitolo più popolare della saga arriva su Android e iOS

La saga di Final Fantasy è pronta a tornare sul mercato mobile, questa volta con…

Si, Sony vuole veramente comprarsi Elden Ring (ma è ancora tutto da vedere)

Elden Ring potrebbe ben presto diventare un titolo di Sony: l'azienda molto vicina all'acquisto del…

Android 16, iniziano ad emergere i primi dettagli certi: cosa dobbiamo aspettarci

Android 16 è pronto a cambiare e anche nettamente tutti i nostri dispositivi appena sarà…

Come leggere on line una raccomandata di Poste senza andare in ufficio

C'è la possibilità di leggere e di ritirare le raccomandate online. La possibilità viene offerta…

Finalmente, solo per PS5 Pro, c’è un nuovo videogioco che gira in 8K

PlayStation 5 Pro è disponibile da meno di un mese, ma già sta dando i…

Pericolo per chi ha un Mac, i cybercriminali li prendono di mira: come riescono a infettarli

Avere un device a prova di cybercriminali è pressoché impossibile e neanche il tuo Mac…