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Recensioni

Project Winter | Recensione (Xbox Series X)

È un dato di fatto: i videogame vengono creati anche sulla base di trend, tendenze e “mode” del momento. C’è stata una fase in cui gli shooter in prima persona la facevano da padrone, successivamente è stata la volta dei battle royale (e la quasi totalità dei tripla A si è adeguata), adesso sembra essere venuto il momento di Among Us. La formula magica creata da Innersloth ha letteralmente stregato il pubblico, riuscendo a fare incetta di premi ai The Game Awards.

Ebbene, Project Winter è uno di quei titoli che ha fatto sua la ricetta segreta di Among Us, ma non limitandosi ad esserne copia carbone; Other Ocean Group ha infatti inserito tutta una serie di meccaniche che vanno a delineare la sua creatura, donandole una sua identità e riconoscibilità. Nelle righe che seguono, cercheremo di scendere più nel dettaglio, descrivendo tutte le caratteristiche che, a parere di chi scrive, elevano il titolo in questione rispetto alla sua illustre fonte di ispirazione.

Otto sopravvissuti in una baita, tanto freddo e… due traditori!

Create il vostro personaggio e preparatevi ad affrontare il gioco.

Non appena avrete creato il vostro avatar, sarete catapultati nel freddo e decisamente poco ospitale mondo di Project Winter. Vi ritroverete all’interno di una baita di montagna, dotata di un camino, un fornello, un banco da lavoro, una buca per le lettere ed una radio rotta; non potete ancora saperlo, ma ognuno di questi elementi vi tornerà dannatamente nei minuti subito successivi.

Sin dall’inizio, vi verrà assegnato un ruolo: superstite o traditore. Nel primo caso, il vostro obiettivo sarà fuggire dalla baita, cercando di portare con voi quanti più alleati possibile, così da aumentare lo score finale; nel caso in cui invece siate dei traditori, dovrete cercare di impedire la fuga dei sopravvissuti, sabotando le loro azioni e, all’occorrenza, uccidendoli senza pietà.

I superstiti dovranno riparare tutta una serie di strutture (segnalate sulla mappa subito all’esterno della baita), così da chiamare i soccorsi. Per farlo, sarà necessario trovare (o costruire) determinati pezzi di ricambio; in entrambi i casi, sarà indispensabile la collaborazione degli altri membri, di cui dovrete avvalervi, ma mai fidarvi del tutto. I traditori, dal canto loro, potranno sabotare le riparazioni degli altri giocatori, potranno avvelenarli e addirittura ucciderli brutalmente, ma dovranno stare attenti a non farsi scoprire, in quanto verrebbero facilmente sopraffatti.

Sempre continuando a parlare dei traditori, questi potranno contare su tutta una serie di “bonus”, atti a compensare la loro inferiorità numerica. Nella mappa di gioco, infatti, saranno presenti delle casse che potranno essere aperte solo da questa fazione; inoltre, di tanto in tanto, potremo trovare anche delle botole, che ci trasporteranno velocemente da un punto all’altro della mappa, sempre a patto di essere dei traditori. Ancora una volta, però, dovremo fare ricorso a questi mezzi con discrezione: se qualcuno ci vedrà usarli, capirà subito quali sono i nostri colori, ed avvertirà gli altri giocatori, decretando la nostra fine.

Deduzione e sopravvivenza

La baita è un luogo cruciale per organizzare il vostro match.

Leggendo le righe precedenti, avrete trovato non poche somiglianze con Among Us. Il party diviso in due fazioni, la buca delle lettere per bandire uno dei giocatori, i modi subdoli per uccidere i vostri avversari e sabotarne i piani, nonché la stessa forma spettrale con cui i giocatori uccisi possono palesarsi ed interagire con chi è ancora in gioco; sotto questo aspetto, l’influenza dell’opera di Innersloth è chiaramente percepibile. Tuttavia, limitarsi a queste caratteristiche significherebbe essersi fermati solo alla superficie di Project Winter.

Che siate “innocenti” o traditori, sarete chiamati ad un’impresa non da poco: sopravvivere. Come detto in precedenza, il mondo di gioco, nonostante il suo design semplice e minimalista, presenta tantissime insidie.

Innanzitutto, dovremo procurarci cibo e risorse in egual misura. Nel primo caso, avere lo stomaco pieno sarà essenziale, in quanto manterrà alta la barra della fame (una delle tre presenti) e ci consentirà di procedere all’esplorazione senza troppe preoccupazioni. Potremo trovare diverse tipologie di alimenti: dalle bibite alle bacche, fino ad arrivare alla carne degli animali che cacceremo (ma a questo arriveremo tra breve). Inoltre, tenete a mente che gli alimenti cotti sui fornelli della baita vi sazieranno molto di più rispetto alla loro versione cruda.

Per quanto riguarda le risorse, invece, vi serviranno per fabbricare gli oggetti con cui perseguire i vostri scopi. Vi serve un pezzo di ricambio per riparare una struttura? Del veleno con cui uccidere silenziosamente i superstiti? Un piccone o un’accetta per ricavare materiali più velocemente? Una pistola per essere al sicuro da ogni pericolo? Potrete fabbricare tutto questo presso il banco di lavoro presente nella baita, a patto di essere in possesso delle materie prime, si intende. Queste ultime potranno sia essere ricavate dall’ambiente circostante che essere trovate all’interno delle casse e dei bunker sparsi nella mappa di gioco.

Ma sopravvivenza significa anche fare attenzione alla barra della salute ed alla temperatura corporea. Nel mondo di gioco di Project Winter, non dovrete guardarvi le spalle solo dai traditori: non sarà raro, infatti, imbattersi in lupi, orsi ed altri animali aggressivi che, qualora vi beccassero da soli, avrebbero facilmente ragione di voi. Proprio per questa ragione, è opportuno fabbricare e portare con sé armi e kit di pronto soccorso.

Come avrete facilmente dedotto, in Project Winter fa freddo, molto freddo. Proprio in base a quanto ora scritto, man mano che vi avventurerete nelle lande ghiacciate all’esterno della baita, la barra della temperatura corporea scenderà e, qualora si esaurisca, la vostra salute inizierà a diminuire (soprattutto quando vi imbatterete nelle temibilissime tormente di neve). L’unico modo sicuro per ripristinare il calore corporeo è tornare alla baita, piazzandosi di fronte al camino, oppure ricorrere a dei fuochi da campo (anche questi ottenibili con il crafting).

La comunicazione non è importante, è l’unica cosa che conta

Nel corso delle vostre esplorazioni, non dimenticate di esaminare le casse che troverete nei bunker.

A seconda del vostro ruolo e del vostro obiettivo finale, in Project Winter non potrete non comunicare con gli altri giocatori. A differenza di Among Us, che prevedeva una chat unicamente testuale, nel gioco di Other Ocean Group è presente una chat vocale con cui poter facilmente parlare con gli altri giocatori. Gli stessi traditori avranno a disposizione un canale radio riservato, che consentirà loro di comunicare senza essere ascoltati dai superstiti.

Dovrete interfacciarvi con gli altri giocatori sia per collaborare alla raccolta dei materiali che alla riparazione delle strutture, e la chat vocale è senza dubbio la soluzione migliore (quella testuale, pur presente, risulta un po’ macchinosa e meno gestibile); gli stessi traditori dovranno parlare per mascherare i loro reali intenti: un giocatore silenzioso è un giocatore sospetto.

Inoltre, anche la vostra condotta dirà molto sul vostro ruolo. Collaborando con gli altri, guadagnerete la loro fiducia, pur sapendo che un minimo di dubbio rimarrà sempre, e che una semplice esplorazione in coppia potrebbe trasformarsi in tragedia. Se deciderete di lanciarvi all’avventura in solitaria, sarete sì al riparo dai traditori, ma molto più esposti ai pericoli dell’ambiente circostante (animali in primis) e, soprattutto, desterete non pochi sospetti.

Per farla breve, per godere appieno dell’essenza di Project Winter, dovrete recitare il ruolo che il gioco vi imporrà, e l’uso di cuffie e microfono è caldamente raccomandato, se non indispensabile.

Veste grafica e gameplay

Superstiti vs Traditori: chi la spunterà?

Sin dal primo sguardo, Project Winter si presenta con un look quasi cartoonesco e, sotto molti aspetti, minimalista, soprattutto negli esterni. Le tre modalità di gioco (con tre livelli di difficoltà diversi) ci metteranno a disposizione mappe più o meno estese, ma con ambienti generati proceduralmente e sempre piuttosto vari. Tra bunker abbandonati, relitti di aeroplani, foreste, torrenti ghiacciati, montagne, ecc. non troveremo mai due mappe identiche. La visuale isometrica con cui il gioco si presenta, ci garantirà la possibilità di apprezzare quanto detto in precedenza.

Dovremo sempre tenere bene a mente la posizione della baita e sviluppare un buon senso dell’orientamento, in quanto perdersi equivale a morte certa.

Ci siamo soffermati tanto sul gameplay, ma è bene avvertire tutti coloro che volessero cimentarsi nel presente titolo: Project Winter è un videgoame in cui l’unico modo per imparare è sbagliare ed essere consigliati da chi ne sa di più. Proprio per questa ragione, nonostante il tutorial iniziale, occorreranno diverse partite prima di poter padroneggiare le varie meccaniche di gioco, sviluppando così il proprio stile.

L’ideale è trovare un proprio gruppo di amici, meglio se non particolarmente “permalosi” e, ovviamente, dotati di cuffie e microfono. In alternativa, cercate una lobby italiana, in quanto la barriera linguistica rappresenterebbe un ostacolo insormontabile per tutte le questioni elencate in precedenza.

Commento finale

Un po’ Among Us, un po’ State of Decay. Project Winter prende le meccaniche del titolo di Innersloth e le catapulta in un videogame in cui il giocatore, oltre che recitare un ruolo, è chiamato innanzitutto a sopravvivere. Other Ocean Group ha creato un titolo dal gameplay meno immediato rispetto a quello della sua illustre “musa ispiratrice”, ma decisamente più vario ed approfondito. Forse faticherete un po’ a trovare il vostro stile di gioco, ma dopo il divertimento è assicurato. Armatevi di cuffia e microfono e tuffatevi nelle gelide lande di Project Winter, ma guardatevi sempre le spalle: fidarvi di qualcuno potrebbe costarvi caro.

This post was published on 18 Febbraio 2021 15:19

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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