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Recensioni

Gods Will Fall | Recensione arrabbiata (Switch)

Una cosa che mi sono sempre chiesto è perché non trovassi mai bei giochi su altre mitologie che non fossero quella greco-latina, quella egiziana o quella norrena. Quando ho visto che Gods Will Fall, videogioco action prodotto da Clever Beans e Deep Silver, era ispirato alla mitologia celtica e sembrava proprio un bel titolo da provare, non ci ho pensato due volte.

Ci potevo pensare tre volte infatti, PORCA P******. Il gioco è bello eh, ma non ho mai bestemmiato così tanto in tutta la mia vita. “Gli Dei cadranno” recita il titolo, sì, ma cadranno per tutte le invettive che ho dedicato e che dedicherò a loro nel corso di questa recensione arrabbiata.

Uomini contro Dei

Nel mondo di Gods Will Fall, le divinità sono veramente infami. Il loro dominio sugli uomini è basato da millenni sullo sfruttamento. Chi non si sottomette agli Dei è destinato a morire in maniera lenta e atroce, chi invece dedica la sua vita a servire la loro volontà è costretto a soffrire per tutta la sua esistenza.

Per questo motivo un manipolo di guerrieri avventurosi decide di voler rovesciare questa situazione, salpando verso l’isola del regno degli Dei. Le divinità, infuriate, scatenano la loro ira sulla flotta, dalla quale si salveranno solo 8 guerrieri casuali. E guarda caso questi 8 guerrieri hanno sempre delle armi di m****.

Da qui in poi parte il vero gioco di Gods Will Fall: il giocatore controlla gli 8 sciagurati naufraghi e li conduce da dungeon a dungeon delle divinità che abitano l’isola degli Dei. La mappa dell’isola è da subito interamente accessibile dopo un breve tutorial, e sta alla scelta del giocatore l’ordine in cui affrontare le tante tane degli Dei.

Ogni tana è un dungeon a sé stante, uno scenario molto gradevole agli occhi e intrigante da esplorare, ma pieno di minions, gli stramaledetti servi degli Dei che escono dalle f****** pareti quando meno te l’aspetti. In ogni tana può entrare un solo guerriero, e al suo completamento si arriva finalmente al Dio di turno, vero e proprio boss del livello che vi farà tirare giù santi e madonne.

Attenzione, però. Se un guerriero muore non potrà più essere recuperato a meno che il giocatore non riesca a completare la tana in cui è morto. Questo vuol dire che alla morte degli 8 guerrieri si incorre in un Game Over. E questa cosa accadrà spesso. Molto spesso.

Ogni nuova partita porta con sé 8 nuovi naufraghi casuali che riempiranno il cimitero dell’isola. A caratterizzare la trama, che alla fine è tutta nel preambolo del gioco, è inserita una componente narrativa randomica ad ogni perdita di uno dei personaggi, o ad esempio all’avvicinarsi di una nuova tana di un Dio. Il tutto, poi, è raccontato da una voce profonda in un linguaggio sconosciuto (probabilmente celtico, ma non sono un linguista).

In base a ciò che accadrà in gioco, insomma, i personaggi di gioco possono ricevere buff o abbassamenti delle statistiche, motivati da una qualche scelta casuale del gioco: un guerriero potrebbe aver visto in sogno la tana di un determinato Dio e quindi ne potrebbe avere paura, oppure la scomparsa di un dato personaggio potrebbe far infuriare un altro.

Difficoltà elevata e bestemmia facile

Il vero punto nevralgico di tutto il gioco è il combattimento: concettualmente semplice (attacco rapido, attacco pesante, salto e schiavata), ma reso intricato, vario e divertente dalle variabili date dalle statistiche del guerriero utilizzato, dal tipo di nemico da affrontare e dalle armi in possesso dall’una e dall’altra parte. A influire su tutto poi c’è l’estrema difficoltà di gioco, mai selezionabile o scalabile, ma sempre messa sul piatto così, incredibilmente punitiva.

Osseus il Dio ragno (Non è una bestemmia questa. Credo)

Ecco perché le bestemmie, ecco perché un ragequit ogni 10 minuti. Sei lì che stai ammazzando tutti quei minion fragili da 3 vite ciascuno e poi all’improvviso, mentre provi un attacco combinato col salto per piombare dall’alto su un altro avversario, scopri che l’IA del suo comportamento è diversa. Ti schiva banalmente e ti infilza con un attacco mortale proprio mentre eri lì per recuperare la vita. Ti dici che non importa, hai altri 7 guerrieri, per poi scoprire che quelli rimasti non hanno le armi con cui ti trovi meglio, possiedono statistiche diverse e quindi offrono un combat-play completamente differente, e che pure i nemici nel dungeon che stai ri-affrontando sono cambiati! DIVINITÀ CELTICA FIGLIA DI BUONA DONNA.

Gods Will Fall pone davanti al giocatore una sfida continua e cangiante, impossibile da prevedere e padroneggiabile solo conoscendo a menadito i propri guerrieri e il comportamento degli avversari. La morte dei personaggi è frequente, e le bestemmie voleranno continuamente in una frenesia di insulti, rotazioni degli occhi verso il cielo e pugni sulla scrivania. Sì, adesso sto cercando un terapista per smaltire la rabbia.

Per recuperare la vita poi è un macello! A sinistra è posizionata una barra vitale verticale. Subendo colpi, la barra si svuota, e per recuperarla serve la Sete di Sangue, una meccanica che colora di rosso scuro le parti vuote della barra di vita a seconda di quante mazzate diamo in giro. Tali parti scure si trasformeranno in punti vita effettivi premendo il tasto del Grido. In altre parole, tutto questo significa solo una cosa: per recuperare vita bisogna buttarsi in mezzo agli scontri, quindi è normalissimo morire male ogni c*** di volta.

E non parliamo dei Boss. Ogni Dio celtico è in grado di metterti un bastone tra le ruote, o meglio un grosso dito nel ****. Tutti belli, ispirati e con comportamenti differenti. Ma così come il recupero dei punti vita, anche i pattern d’attacco sono studiati per farti soffrire. Per esempio, sei lì che insegui questa Dea degli insetti per colpirla da dietro e lei scompare continuamente spostandosi sempre più in alto nella mappa. All’ennesima sua sparizione, sei lì che aspetti riappaia più su… E INVECE TI SBUCA STO DIO IN C*** DA DIETRO, ammazzandoti all’istante. Insomma, ennesimo ragequit.

Carnoccus la divinità infame che ti salta in c*** quando meno te l’aspetti

Ma tutta questa sofferenza e rabbia repressa nei confronti di divinità immaginarie ha un payoff incredibile: ammazzare finalmente un Dio di Gods Will Fall ha l’immediato effetto di un rilascio di endorfina nel tuo organismo in grado di causarti sovra-eccitazione, euforia ed esultanze incontrollabili. Alla sconfitta di ogni Dio – e conseguente completamento del suo dungeon – verranno sbloccate nuove armi più potenti equipaggiabili per i tuoi guerrieri. Non che serva a qualcosa, tanto… La tua sconfitta totale è stata solo rimandata.

Ci vuole impegno per far cadere un Dio

Il gioco si presta anche molto bene in modalità portatile su Nintendo Switch, nonostante la resa grafica sia stata ovviamente ridimensionata per essere supportata dall’hardware. Oltre che sull’ibrida di Nintendo, potete trovare Gods Will Fall su PC, PS4, Xbox One, Xbox Series S|X e Stadia.

Gods Will Fall è un gioco carino ma molto tecnico. Consigliatissimo per chi vuole una sana sfida divertente, a patto che sappia a cosa va incontro: morti frequenti, situazioni ostiche molto punitive e bestemmie gratuite. In effetti è un peccato che una premessa di trama così deliziosa, mostri così caratteristici e un gameplay così divertente siano destinati a una nicchia di soli giocatori esperti, dato che la difficoltà del titolo non è personalizzabile. Ci auguriamo che in futuri aggiornamenti il gioco diventi accessibile a più persone, e che magari vengano aggiunti nuovi intriganti contenuti dato che, nonostante la varietà dell’IA e dei boss, dopo un po’ subentra la noia del “già affrontato“.

This post was published on 29 Gennaio 2021 11:01

Alessandro Colantonio

Game designer in erba e chitarrista a tempo perso. Nasce all'ombra del Vesuvio nel 1991, muove i suoi primi passi nel mondo dei videogiochi su un Windows 95 all'età di 5 anni, e diventa presto un Allenatore di Pokémon. Bazzica tra radio web e band durante i suoi studi universitari tra Napoli, Roma e Milano, si parcheggia nella fan-community di Pokémon Milennium dove instaura il suo regime dittatoriale da caporedattore, costruendo una macchina da recensioni e contatti e diventando inconsapevolmente PR. Oggi, oltre a prestare le sue dita a Player.it per articoli, recensioni e approfondimenti, figura anche come streamer di Twtich, content creator di TikTok e PR abusivo. I suoi generi preferiti sono i gestionali, gli strategici, i tattici e i GDR. Ma essendo un accumulatore seriale di videogiochi, cerca sempre di giocare ogni titolo che gli capita sotto mano. Ha una perversione per le pratiche fandom, i cani e la birra artigianale. Adora D&D, va in ira e carica.

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