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Recensioni

Hades | Recensione (Switch)

Il punto di partenza è che volevamo scrivere questa recensione in distici elegiaci, tanto è l’amore che proviamo per il nuovo videogioco di Supergiant Games ma non ci siamo riusciti.

A rimanere perfettamente intatto è invece l’amore che, pad alla mano, Zagreus e soci ci hanno fatto provare perché, preferiamo metterlo in chiaro dal primissimo momento, Hades è un vero e proprio capolavoro ed è l’apice ludico del genere dei Roguelite.

Vorremmo usare le prime righe di questo testo per ringraziare Supergiant Games per il lavoro svolto. L’azienda andrebbe ringraziata per essere stata capace di mostrare al mondo come è possibile realizzare un early access che non somigli del tutto ad una beta, capace di realizzare un bel videogioco senza dover per forza di cose crunchare.

In un mondo videoludico che progressivamente sta facendo parlare sempre peggio di sé, la piccola software house americana si è distinta per aver tenuto a cuore un po’ tutti, giocatori e sviluppatori.
La speranza è che funga da esempio per tutti quelli che, nel futuro, hanno intenzione di prodigarsi nello sviluppo di un titolo.

Bando alle ciance: vediamo insieme cos’è Hades e perché, al giorno d’oggi, è così tanto meritevole di attenzione.

La conclusione di un percorso.

Parte della motivazione per cui Hades è così bello e così importante deriva da ciò che Supergiant Games ha fatto durante il corso della sua vita di software house.

Il titolo è la summa di tutti gli esperimenti che la software house americana ha fatto nel corso della sua storia, pescando il gameplay di Bastion, il sistema di personalizzazione dell’esperienza di Hades e l’intreccio tra gameplay e narrazione dall’ultimo (e non troppo riuscito) Pyre.

Tutto questo è stato inserito all’interno del framework di un videogioco roguelite, dove gli incontri casuali e la progressione contenutisticamente incredibile tengono attaccato il giocatore game over dopo game over. Era dai tempi di The Binding Of Isaac che non vedevamo un roguelite così potente dal punto di vista prettamente ludico.

Come dicevamo prima Hades deve il germe del suo gameplay a Bastion, il primo lavoro del team di sviluppo e uno dei primi giochi indipendenti ad ottenere un successo sostanzioso. Hades ne eredita la visuale simil-isometrica ed il gameplay action con punte da rpg, aumentandone a dismisura la velocità e la fluidità con un comparto animazioni di grandissimo pregio.

Waifu material? Waifu material.

A tutto questo va accorpato il reparto narrativo, realizzato da Supergiant Games cesellando in maniera decisamente incredibile le intuizioni avute attraverso lo sviluppo di Pyre.
Pyre utilizzava un sistema di narrativa procedurale che permetteva al giocatore di vivere sempre run leggermente diverse in base alla proprie azioni; in Hades questo concetto è stato potenziato in maniera notevole mettendo in piedi un cast di personaggi in grado di rispondere in maniera dinamica agli avvenimenti dell’ultima run. Se moriremo per colpa di un nemico specifico, ad esempio, Hypnos ci racconterà qualcosa in più su tale tipologia di avversari, Achille ci spronerà in qualche modo e così via.

Questo sistema sfrutta a pieno il cast di personaggi del titolo, rendendo l’ade un luogo meraviglioso in cui vivere, pieno di personalità interessanti con il quale interfacciarsi, ognuna in grado di adempiere ad un ruolo più o meno preciso.

Storia e personaggi

Immaginate svegliarsi in un bagno di sangue tutte le mattine…

Questa narrazione procedurale funziona perché il pitch narrativo è intelligente ed efficace. In Hades ci ritroveremo ad impersonare Zagreus, figlio di Nyx e Ade nei suoi infiniti tentativi di raggiungere la superficie per sfuggire al controllo del padre. Questo suo viaggio sarà supportato dagli dei dell’olimpo, suoi parenti che attraverso una serie di doni cercheranno di semplificare la fuga del prode Zagreus.

Si perché fuggire da casa propria, quando casa propria è la terra dei morti della cultura greca, è tutto fuorché semplice, anche perché il nostro protagonista è immortale e ad ogni morte si ritroverà davanti al volto del suo non adorabile padre, pronto a farsi ricoprire di insulti.

Il viaggio di Zagreus dal sottosuolo alla superficie passa per quattro biomi diversi, ispirati ad altrettanti luoghi della mitologia greca. Dal tartaro allo Stige, passando per l’Eliseo e per l’ardente Asfodelo, il viaggio di Zagreus ci vedrà combattere contro qualsiasi tipo di mestizia, di ogni forma e dimensione, incrociando quando possibile altri volti noti della mitologia ellenica: da Caronte, Euridice, Teseo, Cerbero, Tanato sono solo alcuni dei personaggi che impareremo ad apprezzare con lo scorrere del tempo.

Visto che abbiamo già parlato della bontà della narrativa di SuperGiant facciamo un passo indietro e passiamo all’aspetto fisico. Il character design di Hades è una delle cose più incredibili mai accadute nella produzione recente di videogiochi indipendenti.

Ecco una delle zone dell’hub centrale arredata con tutti i crismi del caso

Forti uno stile di disegno in bilico tra la coolness orientale ed i le esagerate proporzioni occidentali, Zagreus, Nyx, Thanatos, Achille e soci sono tutti irresistibili per caratteristiche e composizione, con colorazioni irrealistiche in corpi scolpiti, per figure che evocano sensazioni semplicemente grazie alla loro immagine.

Impossibile non rimanere affascinati dalla figaggine (perdonateci il termine) di un personaggio come Ares o di rimanere affascinato dall’avvenenza della bellissima Afrodite. I personaggi in questione richiamano in diverse maniere i loro comprimari mitologici con dettagli che faranno venire il batticuore agli appassionati di mitologia greca, segnale di quanto impegno ci sia stato in fase di ricerca.

Il paparino più minaccioso della storia dei videogiochi

Il talento di SuperGiant Games, già presentissimo nelle precedenti produzioni della software house, qui esplode in artwork degni di gigantografie e poster, con un personaggio principale su cui speriamo di vedere quanto prima una serie animata con il budget più alto che ci sia.

Discorso identico può essere fatto per la più generica art direction del titolo.
Anche quà SuperGiant mostra i muscoli e si diverte realizzando una serie di ambientazioni incredibilmente pregne di dettagli, sfruttando i giusti colori e le giuste forme. L’arte ellenica viene declinata in maniera leggermente diversa dal come ce la immaginiamo oggi, tutta Marmo chiaro, colorando il tutto in maniera coerente con quello che potremmo definire l’immaginario greco comune. Abbondano le decorazioni rossastre, i rostri decorati, i drappeggi e gli araldi.

I vari biomi che Zagreus incontrerà durante il suo percorso sono affascinanti, dalla bollente lava dell’Asfodelo che richiama fortissimo il calore dell’inferno nostrano alla pace eterna dei Campi Elisei, luogo dove gli eroi riposano e dove è possibile incrociare alcuni degli avversari più temibili di tutta l’avventura.

Solo un’altra run…

Le location come sempre sono dotate di un atmosfera irripetibile

La frase che avete appena letto è plausibilmente la più emblematica della produzione. Per un roguelite quello che è importante è mantenere interessante il gameplay loop al centro dell’esperienza, costringendo il giocatore a fare solo un’ altra partita grazie ad un sistema solido e pieno di piccole progressioni.

Prima di ciò facciamo una piccola e quasi inutile disamina: Hades è un roguelite con gameplay action che ibrida il tutto con delle sezioni da quasi graphic novel.

Questa lunga serie di termini vogliono descrivere il titolo con un videogioco dove il combattimento del nostro Zagreus avviene attraverso in tempo reale schivate e tre tipologie di attacchi. Quando non si combatte si ha un hub pieno di personaggi con cui parlare e comunicare, ottenendo in cambio oggetti utilizzabili, altri frammenti di narrativa e risorse per ottenere altri contenuti di gameplay.

Sarà possibile anche interagire con degli elementi di sfondo durante l’esplorazione

Zagreus nel suo peregrinare può trovare differenti tipologie di risorse, ognuna con il suo specifico utilizzo. Le monete di caronte si possono dare all’omonimo mercante per ottenere oggetti per potenziarsi durante il corso di una singola run, le unità di tenebra servono per potenziare permanentemente il nostro protagonista, il nettare per migliorare i rapporti con altri personaggi, il sangue di titano serve per ottenere nuove armi, i diamanti per creare oggetti d’arredamento strafighi e così via.

Hades, meglio di moltissimi altri titoli, utilizza i contenuti per affascinare il giocatore senza soffocarlo.

Le risorse descritte sopra hanno utilizzi multipli e permettono al nostro Zagreus di potenziarsi in maniera quasi infinita, sbloccando progressivamente nuovi stili di combattimento, ottenendo accessori per cambiare l’andamento della propria run (i cosidetti mementos); ogni run, oltre ad essere potenzialmente più divertente della precedente grazie all’expertise acquisita, risulta sempre utile all’ottenimento di una qualche progressione.

La prima volta che vedrete questa schermata vi salirà la gioia nel cuore

Questa caratteristica pone il gioco al di sopra della stragrande maggioranza degli altri roguelite perché, in Hades, il senso di progressione è sia intrinseco che estrinseco, a metà tra il classico level up di RPGiana memoria e l’aver imparato i pattern come in un più becero soulslike (vi consigliamo questo video per altre informazioni).
Giocare ad Hades è davvero un “faccio un altra run e poi vado via” perché ci sono sempre mille milioni di motivi per tornare.

Il primo tra tutti, in ogni caso, rimane l’incredibile divertimento che il sistema di gioco regala. Zagreus si muove molto rapidamente ed in generale il feeling del combattimento è di una bontà rara. Gli attacchi del nostro sono divisi in leggeri, pesanti e attacchi a distanza, questi ultimi limitati a seconda del numero di proiettili a nostra disposizione.

Anche gli stessi boss diventano progressivamente sempre più “fighi” e incazzati con il proseguire della trama

La parte molto interessante del gameplay è data dalla sua varietà, grazie alla presenza di sei armi che cambiano radicalmente l’approccio ai combattimenti.
Ogni arma offre ulteriori possibilità di personalizzazione grazie agli “aspetti” che ne modificano in maniera importante una caratteristica ed ha un altro layer di complessità, dovuto al Martello Di Dedalo.
Quest’ultimo è un potenziamento che dura una singola run in grado di modificare in maniera importante il funzionamento di uno degli attacchi e, solitamente, rappresenta il punto di partenza per qualsiasi build.

Capiamo bene che di ciccia al fuoco, già così, ce n’è davvero molta ed è rincuorante sapere che questo è soltanto l’inizio.

Imparerete a vedere questa schermata molto spesso

Eh si, perché tutto questo complesso sistema di leve e specchi va integrato con un sistema di potenziamenti tematici determinati dalle divinità greche a cui chiediamo aiuto per migliorare l nostre possibilità di fuga.

Zeus ci darà la possibilità di sparare fulmini da qualsiasi orifizio, Artemide ci permetterà di aumentare il nostro danno fisico grezzo e di effettuare potenti critici, Demetra ci farà rallentare i nemici attraverso il suo potente ghiaccio, Bacco li avvelenerà con gli effluivi del suo vino etc etc. Ogni dono ha la sua rarità ed esistono, come se non bastasse, anche potenziamenti in grado di incrociare le specialità e le caratteristiche di due divinità diverse; letteralmente il sogno di ogni min maxer e di ogni power player presente nel globo.

Il risultato finale è un melting pot incredibilmente interessante, variegato il giusto e dotato di una durata non indifferente che chiede al giocatore almeno venti o trenta ore di tempo per poter completare la maggioranza dei contenuti.
Una run da completista richiede, come minimo, il doppio del tempo sopra pronosticato.

Di melodie e difficoltà.

Altro pregio, come se non ne avessimo già elencati in abbondanza, è il comparto sonoro. Ancora una volta Hades si dimostra essere un totale fuoriclasse grazie ad una colonna sonora di assoluto pregio, che mischia con grande abilità brani ambientali con strumentazione classicheggiante e brani più cantati che hanno impiegato un battito di ciglia per finire trending su Youtube.

Alcuni dei momenti più emozionanti di Hades tutto riguardano il personaggio di Orfeo e le melodie che saremo in grado di fargli cantare, a volte dedicate ad un personaggio del nostro hub, alle volte invece legate alla sua bella Euridice, altre volte semplicemente d’ambiente in base a ciò che avremo combinato durante il corso della nostra partita. La qualità in Hades è letteralmente a tutto tondo e anche il comparto sonoro, da solo, rischia di valere il prezzo del biglietto.

Proviamo invece a parlarne male, per una volta.
L’unica cosa che, al momento della stesura di questa recensione, in Hades non va particolarmente bene è la difficoltà, o meglio, la curva di difficoltà con cui il titolo si presenta al giocatore.

Le bossfight di Hades, senza applicare eventuali modificatori di difficoltà, risultano o troppo semplici o stupidamente difficili, con un picco piuttosto curioso al terzo bioma. Curiosamente la bossfight meglio realizzata e bilanciata è quella finale, in grado di tenere il giocatore sempre sul filo del rasoio grazie alla grande quantità di meccaniche inserite.

Hades è un videogioco meraviglioso, uno dei migliori in assoluto tra quelli presenti all’interno del 2020. Il titolo di SuperGiant Games mostra a tutto il mondo l’incredibile talento dei membri della software house in questione, tra art direction di qualità indiscutibile e interessantissimo tessuto narrativo, in grado di adattarsi al nostro gameplay e a ciò che abbiamo combinato durante l’ultima partita. A spiccare in mezzo a tutto questo ben di dio è però il gameplay, incredibilmente divertente e dotato di una profondità assurda, capace di tenere il giocatore accalappiato per decine e decine di ore mantenendo sempre presente un senso di progressione notevolissimo.

Non sappiamo se SuperGiant Games sarà mai in grado di superare la qualità di un titolo come questo, quello che possiamo fare è sperare che facciano il bis.
Comprate Hades che non ve ne pentirete.

This post was published on 22 Gennaio 2021 15:00

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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