Nel magico mondo delle recensioni capita, di tanto in tanto, di trovarsi tra le mani degli oggetti misteriosi, che sembrano sfuggire alla maggior parte delle etichette e delle classificazioni. Molti di questi UFO videoludici sono tanto imperscrutabili quanto affascinanti, forse proprio a causa della loro natura sfuggente; Haven rientra sicuramente in questa categoria.
Sin dalla sua presentazione, il lavoro di The Game Bakers si era annunciato come un’esperienza di gioco fondamentalmente “diversa”, per meccaniche ed atmosfere; un titolo, quindi, diametralmente opposto a Furi, il precedente titolo del team di sviluppo francese, che faceva dell’azione il suo punto di forza. Inutile dire che la curiosità era veramente tanta, come tanta era la voglia di provare questo oggetto misterioso in prima persona, pad alla mano.
Dopo le circa 12 ore che mi ci sono volute per arrivare ai titoli di coda, la conclusione a cui sono giunto è che, più che un videogame, Haven rappresenti una vera e propria esperienza ludica a sé stante, che ruota attorno a un tema tanto inflazionato quanto di difficile trattazione: l’amore.
Per sfuggire ad un destino che li vedeva divisi, Yu e Kai, una coppia di innamorati, decide di abbandonare il proprio mondo natio a bordo di “Nido”, una piccola nave spaziale. La loro fuga precipitosa li porterà su Fonte, un pianeta sconosciuto e disabitato, che da quel momento diventerà la loro nuova casa.
Col passare del tempo, i due giovani riescono a sopravvivere, potendo contare su ciò che la natura può offrire e, soprattutto, sulla forza dei loro sentimenti. Tuttavia, di punto in bianco, la pace che sembrava avvolgere Fonte viene bruscamente interrotta da un misterioso evento sismico; la loro navicella viene pesantemente danneggiata, costringendo i protagonisti a fare ciò che non avevano mai fatto in precedenza: andare all’avventura.
Da questo momento, i nostri eroi dovranno esplorare tutti i frammenti fluttuanti di cui è composto Fonte, scoprendone la flora, la fauna e, soprattutto, i segreti.
In tutto questo, ovviamente, il passato non si è affatto dimenticato del loro “peccato originale“, e tornerà a bussare vigorosamente alla porta di Yu e Kai, i quali capiranno di avere solo due modi per uscire vittoriosi dalle sfide li attendono: rimanendo uniti e, soprattutto, rimanendo insieme.
Come sottolineato in apertura, l’amore è un tema difficile da trattare. Chi vi parla ha sempre avuto una sana “allergia” alla gran parte dei media ispirati al più nobile e complesso dei sentimenti, spesso rappresentato con una sequela di effusioni smielate, totalmente fuori contesto e distanti dalla realtà.
Sotto questo aspetto, The Game Bakers ha deciso di mettere in scena una storia d’amore sì fantascientifica, ma decisamente credibile. Yu e Kai hanno pagato un prezzo altissimo per i loro sentimenti e, nonostante l’iniziale fuoco della passione, si iniziano già a sentire gli inevitabili effetti dello scorrere del tempo. La soluzione da loro escogitata è semplice: vivere insieme ogni istante, nel bene e nel male, condividendo tutto, da una semplice partita a carte alla scoperta dei segreti di Fonte.
Ma come si traduce tutto questo in esperienza videoludica? Mettendo entrambi i protagonisti al centro della storia, collocando in primo piano le loro dinamiche sentimentali e, soprattutto, realizzando un gameplay che non premi tanto le azioni del singolo, ma della coppia.
Nei combattimenti, sotto certi aspetti simili a quelli di RPG come Persona 5, potremo usare entrambi i personaggi, ricorrendo alla croce direzionale per l’uno ed ai pulsanti per l’altro. Ognuno di essi avrà a disposizione quattro azioni: due attacchi (Bomba e Impatto), lo Scudo (per proteggersi da un imminente colpo nemico) e “Pacifica” (per mettere definitivamente K.O. un avversario). Potrete far eseguire diverse azioni a Yu e Kai ma, se riuscirete a sincronizzare le loro mosse, otterrete attacchi aggiuntivi e danni ancora maggiori.
Sotto questo aspetto, giocando da soli, è di vitale importanza che riusciate a far agire i nostri eroi in perfetta armonia; tuttavia il team di sviluppo ha pensato anche alla co-op locale: vi basterà avere un secondo pad, nonché una persona che abbia la vostra stessa voglia di vivere un’avventura unica e speciale. In ogni caso, non preoccupatevi: non ci saranno mai sfide di cui non potrete venire a capo, perché non è questo lo scopo di Haven.
Alla fine di ogni battaglia, l’affinità di coppia di Yu e Kai crescerà e, aumentando di livello, aumenteranno i vostri HP, gli attacchi diventeranno più potenti e sbloccherete altri bonus.
Un’altra attività a cui The Game Bakers ha dato molta importanza sono i dialoghi. Mi è capitato spessissimo di assistere a scene di vita privata, avendo in certi casi la possibilità di scegliere tra più risposte. A seconda della decisione presa, l’ “intraprendenza” di uno dei personaggi aumenta determinando, secondo le affermazioni del team di sviluppo, delle conseguenze su alcuni aspetti della trama di gioco.
Se credevate di trovarvi davanti ad un sequel spirituale di Furi, fatevelo dire: siete completamente fuori strada. Haven non è un’esperienza di gioco concepita per chi è alla ricerca di un alto livello di sfida, ma per chi vuole rilassarsi, ridere, piangere, ed emozionarsi nel senso più ampio del termine.
Una grossa rilevanza rivestono le fasi di esplorazione, che potranno diventare a dir poco spettacolari con la planata. Grazie alla tecnologia in loro possesso, Yu e Kai potranno letteralmente galleggiare a mezz’aria, fluttuando tra distese d’erba e specchi d’acqua, arrivando in alcuni casi addirittura a volare.
Tutto questo grazie al Flusso: una misteriosa corrente d’energia presente in tutto il pianeta, che si presenta ai nostri occhi sotto forma di linee luminose. Muovendoci su di esse, non solo potremo raggiungere luoghi normalmente al di fuori della nostra portata, ma il nostro stesso girovagare diventerà ancora più godibile di quanto già non fosse normalmente, consentendoci di ammirare gli spettacolari panorami di Fonte da posizioni privilegiate.
Il Flusso vi consentirà di combattere la sostanza che ha letteralmente invaso i vari isolotti di Fonte: la Ruggine. Anche in questo caso, poco si sa della sua natura, ma gli effetti sono chiaramente percepibili: a contatto con essa, le pacifiche creature del pianeta diventano incredibilmente aggressive.
Proprio per questa ragione, liberare quanti più territori possibile dalla Ruggine vi garantirà diversi vantaggi, tra cui quello di avere la materia prima necessaria per riparare il Nido, per fabbricare oggetti da usare in battaglia e nelle vostre esplorazioni.
E non dimenticatevi di avere sempre lo stomaco pieno! Raccogliete tutti i frutti che troverete nei vari territori di Fonte, così da poter cucinare quanti più piatti possibile. Tutto questo per almeno tre buone ragioni: ripristinare parte della vostra salute, aumentare l’affinità di coppia e, infine, evitare che sia più difficile sincronizzare gli attacchi.
Volendo spostare il focus sul comparto tecnico, non possiamo non constatare quanto esso sia funzionale al feeling che il team di sviluppo francese ha voluto dare alla sua creatura. Haven ha un’estetica fortemente caratterizzata dalla grafica in cel-shading, con il sistema di luci ed ombre tipico di questa tecnica.
La palette di colori scelta è perfettamente in linea con la sensazione di relax e di assenza di pericolo che ci accompagnerà per tutta l’avventura. Nonostante nessuno degli stage analizzati brilli per originalità di level design, le ridotte dimensioni dei territori ci consentiranno di liberarli agevolmente dalla Ruggine, riuscendo ad instillare anche la voglia di mettersi alla ricerca dei pochi e divertenti collezionabili sparsi nel gioco.
Sempre a proposito di emozioni, fatemi essere sincero: planare per i vari frammenti di Haven è veramente un’esperienza appagante, ancor più se ad accompagnarci sono i pezzi in stile “Daft Punk” realizzati da Danger, autore della colonna sonora di gioco. Sotto questo aspetto, l’influenza di Flow, Flower e, soprattutto, Journey è chiaramente percepibile.
Le uniche pecche da registrare sono rappresentate da una certa ripetitività di alcuni stage, che alla lunga tendono ad assomigliarsi per struttura, flora e fauna, e da un frame rate un po’ ballerino, che in certi momenti funesta la fluidità delle planate più spettacolari.
Di tanto in tanto, anche il più giocatore più hardcore può sentire la necessità di un’esperienza di gioco più intima, in cui si abbassa il livello di sfida e si innalza il coinvolgimento emotivo. Ebbene, Haven risponde perfettamente a questa esigenza, riuscendo al tempo stesso a rilassare e meravigliare, narrando una storia d’amore nient’affatto banale. L’ispirazione fornita da Journey è evidente. Nonostante il gioco di The Game Bakers non riesca a raggiungere le stesse vette, il titolo riesce a mantenere una sua identità ed una godibilità di ottimo livello, grazie ad una componente artistica e ad una colonna sonora a dir poco ispirati. Probabilmente i fan di Furi resteranno spiazzati e sorpresi da questo nuovo lavoro, ma forse Haven è proprio quella sorpresa di cui tutti noi avevamo bisogno.
This post was published on 3 Dicembre 2020 15:00
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