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Recensioni

Nine Witches: Family Disruption | Recensione (Switch)

Come diceva il famoso proverbio: nelle botti piccole, c’è il vino buono. Spesso, troppo spesso, ci facciamo coinvolgere dalla macchina dell’hype per i tripla A più di grido, tralasciando le produzioni indipendenti, che di frequente cambiano le regole di un mercato sempre più ridondante e, talvolta, riescono in ciò in cui i loro “fratelli maggiori” falliscono: divertire.

Nine Witches: Family Disruption si colloca proprio in questa ristretta categoria di videogame, capaci di intrattenere riproponendo una formula magica oramai considerata fuori moda: quella delle avventure graficheold school“.

Non è forse un caso che sia stato proprio Indiesruption, un team piccolo, dalla forte connotazione italiana e con un budget ridotto, a tentare di ottenere i favori di pubblico e critica con un’esperienza ludica sì breve, ma che punta tutto sul coinvolgimento del giocatore e, soprattutto, sul farlo sganasciare dalle risate.

Non ci credete? E allora vi consigliamo caldamente di leggere le righe che seguono e fare ammenda.

Tratto da una storia vera (al 99,99999%)

Umorismo a pacchi… e qualche frecciatina!

È l’Ottobre del 1944, il Terzo Reich è oramai consapevole del fatto che, nonostante i sogni di gloria, la guerra è persa; tuttavia, la Okkulte-SS, una divisione dedita agli studi del paranormale, decide di giocare un’ultima carta: in una piccola città norvegese di nome Sundäe viene lanciata una maledizione, così da sovvertire le sorti del conflitto mondiale.

Durante il rituale, però, qualcosa va storto, ed una misteriosa luna nera spunta nel cielo, tutto viene avvolto dall’oscurità e strani eventi iniziano a sconvolgere la vita dei pacifici abitanti della zona.

Per evitare che la situazione degeneri, il governo inglese decide agli agenti segreti più improbabili e stravaganti al servizio della Corona: il professor Alexei Krakovitz, medium e studioso di occultismo, ed Akiro Kagasawa, il suo fido assistente giapponese dal colon facilmente irritabile.

Questa strana coppia dovrà recarsi a Sundäe, mettersi in contatto con i membri della resistenza locale, capire che cosa sia effettivamente successo e, ovviamente, sventare i piani dell’Okkulte-SS e del suo capo: il malvagio Friedrich von Darka.

Non appena saremo arrivati, nulla andrà come previsto e, per raggiungere i nostri scopi, dovremo utilizzare l’ingegno, infiltrandoci tra le fila nemiche, relazionandoci con gli abitanti del posto (fantasmi compresi) e risolvendo tanti ingegnosi enigmi… intervallando il tutto con una serie di gag, citazioni e battute capaci di strappare le risate più grasse e genuine.

Ci sono un inglese, un giapponese, un norvegese, un tedesco…

Avete mai assaggiato il salmone a tre tescoli?

Sembra l’inizio di una barzelletta, ma in realtà è proprio ciò che vi troverete a vivere nelle prime battute dell’avventura. Dopo aver superato un tutorial iniziale, volerete alla volta di Sundäe, con lo scopo in infiltrarvi ad un party nei panni del famoso regista tedesco Otto Von Zelluloid. Proprio in queste fasi, ci vengono mostrate le meccaniche di gioco, alcune delle quali piuttosto insolite per un’avventura grafica.

In prima battuta, potremo controllare entrambi i personaggi, potendo “switchare” in praticamente qualsiasi momento. Il professor Krakowitz, nonostante la mente brillante, è in sedia a rotelle, il che gli precluderà tutte le azioni “fisiche”, che dovranno essere demandate ad Akiro. Quest’ultimo sarà chiamato ad affrontare pericolosi scontri a fuoco, vere e proprie fasi action del titolo.

Nonostante la sua disabilità, però, il professore rivelerà tutta la sua utilità con le sue capacità di medium, mettendosi in contatto con entità soprannaturali e riuscendo a risolvere gli enigmi più intricati. Inutile dire che, col trascorrere delle ore, sbloccheremo sempre più poteri, riuscendo sia a passare attraverso le porte che a prendere il controllo delle menti più deboli.

Come ogni avventura grafica che si rispetti, il grosso dell’esperienza passa per la risoluzione di enigmi e puzzle mai banali ed impegnativi il giusto, senza mai perdere di vista quello che dovrebbe essere l’obiettivo principale di un videogame: divertire.

Pixel, battute e omaggi

Riuscirete ad infiltrarvi tra le fila dell’Okkult-SS

Come abbiamo già sottolineato in precedenza, Nine Witches: Family Disruption ha scelto una veste grafica in pixel art, perfettamente in linea con lo stile e l’estetica dei capisaldi del genere a cui appartiene, riuscendo però a non cadere nell’imitazione e nel citazionismo fine a sé stesso.

Il titolo di Indiesruption riesce a mantere una sua identità in tutti i suoi 50 e più stage, pieni di spassosi dettagli: che sia un “bruciatore automatico” di testi comunisti, una pozza di vomito, una semplice pila di sterco di cavallo o l’onnipresente salmone a tre testicoli, piatto tipico di Sundäe.

Gli stessi personaggi che si avvicendano nella trama sono riconoscibili e perfettamente caratterizzati: dai due strambi protagonisti a Marcel, il mimo vendicativo (chiaro omaggio a Marcel Marceau), passando per l’antagonista Von Darka ed i gerarchi dell’Okkulte-SS (che tra ubriacature moleste, imbarazzi di viscere e “creme per la virilità”, ci regalano molti momenti esilaranti), finendo col menzionare il clown, vero e proprio culmine creativo del team di sviluppo.

Le musiche non fanno altro che accompagnare ed esaltare le varie fasi dell’avventura, alternando melodie oscure e misteriose con altre chiaramente più rilassate ed ironiche.

L’unico difetto che è possibile riscontrare, volendo proprio cercare il pelo nell’uovo, riguarda proprio le fasi shooting, che peccano di precisione e di reattività dei comandi, dovute soprattutto alla naturale estraneità di tali meccaniche nell’avventure grafiche. Inoltre, anche se vi basteranno appena 5 ore per arrivare ai titoli di coda, l’esperienza non presenta filler e riempitivi di alcun genere, stroncando sul nascedere ogni ripetitività.

Giudizio finale

Nonostante le avventure grafiche siano oramai bollate come “fuori moda”, Nine Witches: Family Disruption è la dimostrazione di come ci si possa ispirare alla storia dei videogame riuscendo a mantenere una propria identità. Tutto ruota attorno al divertimento dalla trama, agli enigmi che sarete chiamati a risolvere. Humor inglese, black humor, slapstick, demenzialità o semplici peti fuori contesto: non ci sarà un momento in cui la gemma di Indiesruption vi farà sbadigliare, confermandovi che c’è sempre una buona ragione per darle di santa ragione ai nazisti. Un difetto? Non vorremmo mai voluto che arrivassero i titoli di coda… Tuttavia, se i ragazzi del team di sviluppo ci stanno leggendo, sappiate che con un sequel possiamo perdonarvi anche questo peccatuccio.

This post was published on 1 Dicembre 2020 16:00

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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