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Sakuna: Of Rice and Ruin | Recensione (Switch)

Qualche tempo fa, vi avevamo iniziato a parlare di Sakuna: Of Rice and Ruin, un titolo a metà strada tra diversi generi, capace di distinguersi per il suo stile colorato e che strizza l’occhio all’animazione giapponese, nonché per le sue fasi action e gestionali.

Nella nostra anteprima, basata sulle primissime ore di gioco, abbiamo potuto esplorare soltanto alcuni elementi dell’opera sviluppata da Edelweiss; spinti dalla curiosità, abbiamo esplorato a fondo il videogame, fino a costruirci un’opinione completa, che cercheremo di spiegarvi nelle righe che seguono.

Essere una divinità è una faticaccia!

Un giorno di festa tra divinità: cosa potrebbe mai andare storto?

Fidatevi: nonostante le premesse iniziali, sarà proprio questo che vi ritroverete a pensare. La giovane Sakuna (guai a chiamarla “bambina“!) è una Dea che vive un’esistenza beata e spensierata nel Lofty Realm (il Regno degli Dei), insieme a tante altre entità sue pari, tra cui spicca Lady Kamuhitsuki, una vera e propria divinità regnante, la cui volontà prevale su tutte le altre.

Quello che sarebbe dovuto essere un giorno di festeggiamenti viene però interrotto dall’arrivo di una stravagante famigliola che, spinta dagli stenti e dalla fame, riesce a raggiungere il regno degli Dei, e la nostra Sakuna, presa dalla sicumera del suo status divino, combina un vero e proprio disastro, distruggendo tutte le offerte e le libagioni della ricorrenza.

Proprio per questa ragione, Lady Kamuhitsuki decide che per la nostra protagonista è arrivato il momento di crescere e di capire che cosa significa essere una Dea. La decisione è irrevocabile: dovrà recarsi all’isola di Hinoe, liberarla dai demoni che la infestano e, già che c’è, badare alla salute della famiglia che ha coinvolto nel pasticcio di cui sopra.

Cosa ci sarà mai di così complesso? Niente, se non fosse per il fatto che la nostra giovane Sakuna dovrà letteralmente imbracciare la zappa e… sporcarsi le mani!

Quando non hai il pane… impara a coltivare il riso!

Un buon raccolto è alla base di ogni successo.

Che ci crediate o no, l’intera esperienza di gioco ruota attorno al riso. Dopo aver messo piede sull’isola dei demoni, infatti, raggiungerete un piccolo appezzamento di terra, con una casa, degli edifici minori, una zona di allenamento e, ovviamente, un campo da coltivare.

Abbiamo scelto di iniziare dell’elemento gestionale perché, a parere nostro, rappresenta la vera peculiarità di Sakuna: Of Rice and Ruin. Dopo aver completato i primi stage, la nostra eroina, insieme ai suoi compagni di sventure, inizierà a sentire i morsi della fame e, di conseguenza, dovrà apprendere tutte le tecniche ed i segreti per ottenere delle messi abbondanti.

Dovrete curare ogni aspetto del raccolto: dalla semina all’irrigazione, strappando le erbacce e rimuovendo i parassiti, scegliendo il momento più opportuno per la mietitura, il tempo giusto per l’essiccazione e, alla fine, il grado di raffinazione che vorrete dare al vostro riso.

Ognuno di questi elementi avrà un peso non da poco sul risultato finale, spingendovi a fare tesoro di ogni errore ed apprendendo tutte le tecniche che andranno a facilitarvi il lavoro per il prossimo raccolto.

Perché vi abbiamo parlato subito della coltivazione del riso? Perché è risaputo che…

È meglio andare all’avventura con la pancia piena!

I boss rappresentano la vera sfida del gioco.

Proprio così: sconfiggere i demoni è assolutamente importante, ma un buon pranzo potrà esservi d’aiuto. A seconda di quanto completi siano i vostri pasti, infatti, potrete ottenere dei bonus (temporanei o permanenti) alle vostre statistiche, e potrete contare anche su un più o meno corposo recupero degli HP persi in battaglia. A questo scopo, dovrete apprendere le ricette per ottenere delle cene gustose e, ovviamente, procurarvi i relativi ingredienti.

Non dimentichiamoci dei combattimenti: in Sakuna: Of Rice and Ruin dovrete pur sempre affrontare un notevole stuolo di nemici, potendovi avvalere dei vostri poteri divini. La nostra protagonista potrà contare su due diversi attacchi (uno leggero ed uno pesante) e su una vera e propria tunica magica, con cui potremo aggrapparci ai nemici, schivare i loro attacchi e sgusciare alle loro spalle. In alcuni casi, riusciremo anche a sbilanciare i nostri avversari, ottenendo delle combo decisamente belle ed efficaci.

Inutile dire quanto tutto questo possa tornarci utile in occasione delle boss fight, dove ricorrere alla sola forza bruta significherà andare incontro a morte certa.

Per quanto riguarda i nemici, il gioco offre una buona varietà di demoni che, non appena sconfitti, potrebbero rilasciare dei materiali utili al crafting (su cui ci soffermeremo tra breve). Ognuno di questi nemici ha le sue peculiarità, rappresentando una sfida a sé stante e di cui potremo venire a capo spesso sfruttando anche l’ambiente circostante.

Badate bene, inoltre, al ciclo giorno/notte: se dovessero sopraggiungere le tenebre, infatti, i demoni diverranno spaventosamente più forti, rappresentando un ostacolo insormontabile nelle prime fasi di gioco.

Ancora una volta, e perdonate il gioco di parole, la soluzione è da trovare… nel farming!

Tra farming e grinding

Nel corso dell’avventura, dovrete esplorare a fondo ogni stage.

I vari stage presenti nel gioco, nonostante un buon level design e la presenza di aree segrete non subito accessibili, potranno essere portati a termine in pochi minuti; tuttavia, per poter sbloccare i livelli successivi, dovremo ottenere una percentuale di esplorazione quanto più vicina al 100%.

Come fare? Semplice: dovremo portare a termine tutti gli obiettivi secondari di quell’area. Uccidere un certo numero di nemici, trovare un determinato tesoro, mettere le mani su una quantità prestabilita di materiali, ecc. Tutto questo significa che saremo chiamati ad affrontare più volte uno o più stage, così da essere sicuri di sbloccare i successivi.

In ogni caso, sappiate che questo farming avrà un’importanza cruciale. Man mano che andrete avanti nella trama di gioco, gli edifici minori della vostra dimora diventeranno delle vere e proprie botteghe, in cui potrete acquistare nuovi vestiti ed armi più potenti, pagandole con le risorse necessarie per fabbricarli. In base a quanto ora scritto, vi conviene non lasciare assolutamente nulla per strada.

Inoltre, cercate sempre di parlare con tutti i personaggi presenti nella casa/hub di gioco, in quanto potrebbero assegnarvi delle quest secondarie, con relative ricompense.

Comparto tecnico e gameplay

E non dimenticatevi di fare una cena ricca e abbondante!

Sakuna: Of Rice and Ruin alterna delle fasi 2D (nei vari stage) a fasi 3D (nella casa/hub), sfoggiando un look che non può non ricordare l’animazione giapponese, al cui folklore ci sono continui riferimenti. Le stesse musiche sono perfettamente in linea con un’esperienza di gioco allegra e spensierata, incalzando un po’ di più nelle battaglie contro i boss, che rappresenteranno la vera sfida del videogame.

Una delle pecche da noi riscontrate risiede nella legnosità dei comandi. Già nella nostra anteprima avevamo riscontrato questo problema, non risolto del tutto nella versione finale del titolo. Tutto questo si traduce in attacchi che potrebbero non sempre andare a segno (anche a causa di un sistema di collisioni non precisissimo), in salti non perfettamente calibrati e in momenti in cui non riuscirete ad aggrapparvi immediatamente alle sporgenze.

Sono ancora presenti dei cali di frame rate nelle fasi con più nemici su schermo contemporaneamente.

Come avrete capito dalle righe precedenti, il gameplay di Sakuna: Of Rice and Ruin si fonda sulla ripetizione di determinate azioni, siano esse farming o grinding; anche se nessuna di esse si protrae eccessivamente, alla lunga la formula scelta da Edelweiss inizia a risultare ripetitiva, riuscendo a trovare un’ancora di salvezza nella brevità dei livelli.

Giudizio finale

Un po’ di RPG e un po’ di action, una corposa dose di gestionale ed una spruzzatina di metroidvania: mescolate bene il tutto ed avrete ottenuto Sakuna: Of Rice and Ruin. La creatura di Edelweiss colpisce per l’importanza conferita all’arte della coltivazione, attorno a cui ruota praticamente ogni altro elemento del gameplay, e che in parte copre alcune lacune dell’esperienza di gioco. Sakuna riesce a divertire e ad intrattenere per un buon numero di ore, e ci sentiamo di consigliarlo a chiunque sia alla ricerca di un gioco di ruolo un po’ diverso dagli altri, scendendo a patti con un combat system ed un comparto tecnico belli ma non impeccabili. Siamo riusciti ad incuriosirvi? Bene, allora iniziate a zappare la terra: il riso non si coltiva mica da solo!

This post was published on 9 Novembre 2020 19:00

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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