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Recensioni

No More Heroes | Recensione della versione Switch

A fine ottobre Nintendo, a sorpresa, ha mostrato un nuovo Nintendo Direct Mini dedicato ai giochi realizzati dalle terze parti. Tra questi è arrivato un nuovo trailer dell’atteso No More Heroes 3, nuovo capitolo di una delle serie più famose del geniale quanto folle game designer giapponese Goichi Suda, in arte Suda51. Se il terzo capitolo arriverà in un periodo non meglio specificato del 2021, nel frattempo Grasshopper Manufacture, casa di sviluppo fondata dallo stesso Suda51, ha pubblicato il 28 ottobre sullo store di Switch, i primi due capitoli della saga cogliendo tutti di sorpresa.

La serie di No More Heroes era uscita in origine come esclusiva per Wii, il primo capitolo infatti risale al 2008. Il successo di questo action fu tale che nel 2010 arrivò anche una versione per PlayStation 3, con grafica rinnovata e comandi ripensati per adattarsi al pad della console Sony. No More Heroes 2 invece, uscì nel 2010 su Wii e non riuscì a ottenere lo stesso successo del suo predecessore, rimanendo confinato alla console Nintendo. Finalmente dunque i fan storici di Travis Touchdown e della folle storia partorita dalla mente del geniale Suda51 potranno godersi entrambi i titoli della serie No More Heroes in attesa del terzo capitolo. Andiamo dunque ad analizzare come si comportano le versioni per Nintendo Switch iniziando dal primo storico capitolo.

Nerd con la spada laser

Folle e sopra le righe, No More Heroes abbandona qualsiasi parvenza di serietà vista in titoli precedenti dell’autore, come Killer7 e The Silver Case, per proporci una storia votata alla violenza gratuita e cosparsa da innumerevoli citazioni Pop. Sono tante le influenze da citare, tra i film di Tarantino, Star Wars, gli action anni ’80, il wrestling, uniti a un pizzico di stile da anime e manga. Travis Touchdown è il protagonista della storia, un nerd incallito che vive alla giornata e usa tutti i suoi soldi per comprare videogiochi, action figure di lottatori di wrestling e molti altri gadget. Travis vive nell’immaginaria città di Santa Destroy in USA, alloggiando nel motel chiamato proprio No More Heroes.

Un giorno il nostro “eroe” vince un’asta per una beam katana, in pratica una sorta di spada laser, e con questa decide di diventare un assassino a pagamento per comprarsi ulteriori action figures e videogiochi. Gli assassini nel mondo di No More Heroes appartengono alla UAA (United Assassins Association), un’associazione che suddivide gli assassini in base alla loro forza dandogli una posizione numerata. Nella sua prima missione Travis uccide l’11° membro dell’associazione chiamato Helter Skelter. Da qui in poi eredita il numero 11 e capisce di essere lui ora nel mirino di nuovi aspiranti assassini. Travis inizierà la sua scalata per diventare il numero uno in classifica.

La storia di No More Heroes è fatta di situazioni esagerate e battute divertenti di Travis e dei comprimari. Verrà voglia di proseguire soltanto per scoprire quale altra follia si è inventato Suda51 con il prossimo assassino da eliminare. Per le circa 10 ore che servono per finire il titolo è indubbio che la trama riesca a divertire, e non poco.

L’assassino numero uno

La struttura di No More Heroes è quindi molto semplice. La storia è guidata proprio dagli scontri di Travis contro i primi 10 assassini in classifica: ognuno di essi rappresenta una particolare boss battle resa avvincente dalle caratteristiche uniche di ognuno di questi avversari. Nel frattempo tra una missione principale e l’altra potremo esplorare Santa Destroy a piedi o a bordo dell’esagerata moto di Travis cercando lavoretti vari per guadagnare qualche soldo. Travis potrà infatti svolgere diversi lavori part time, come ad esempio tagliare le erbacce, ripulire la città dalla spazzatura o raccogliere noci di cocco per un venditore locale. Lo scopo è quello di avere abbastanza soldi per accettare il nuovo incarico della storia principale, per cui è necessario versare una quota monetaria. Il mondo aperto di Santa Destroy non è molto grande, ma dà un grosso senso di vuoto per le poche attività presenti, e i vari minigame non sono nulla di eccezionale, ma perlomeno non occuperanno un tempo troppo vasto nell’economia di gioco.

La poco sobria moto di Travis

Il combat system è invece piuttosto semplice ed efficace. La beam katana di Travis sarà la nostra arma principale che ci permetterà anche di avere due diverse posizioni di combattimento, basso e alto, per colpire i punti scoperti dei nemici. Potremo anche stordire gli avversari colpendoli con pugni e calci, e una volta esaurita la loro energia basterà immettere il comando a schermo per eseguire un’esecuzione con la spada che trasformerà il nemico in una fontana di sangue. Potremo anche colpire i nemici storditi con una mossa di wrestling per diminuire ulteriormente la loro energia ed evitare di consumare troppo la batteria della nostra spada, che, una volta esaurita, sarà inutilizzabile e dovremo scuotere come dei forsennati i Joy-Con per ricaricarla. Dopo ogni uccisione di un nemico comune partirà l’animazione di una slot machine in sottofondo che, in caso di vittoria, ci darà dei bonus, come la possibilità di uccidere in un colpo i nemici comuni, monete extra o persino una modalità in bianco e nero in cui Travis farà delle esecuzioni più spettacolari e cruente della norma.

La prima vera boss fight del gioco

La pecca principale di questo combat system è data dalle animazioni troppo legnose, problema già esistente 12 anni fa e da una IA non troppo furba, inoltre può capitare che la telecamera crei un po’ di problemi specialmente quando si affrontano più avversari. Lo stile è molto arcade, quindi dimenticatevi tecnicismi esagerati come in un titolo di Platinum Games o un Devil May Cry, ma bisogna ricordare che in origine il gioco doveva essere giocato con il Wiimote che doveva emulare i movimenti di una vera spada. Dunque un po’ di button mashing è perdonato al titolo, specialmente contro le orde di nemici comuni che spesso ci troveremo ad affrontare. Il fiore all’occhiello del gioco è comunque legato alle boss fight, sempre spettacolari e particolari per quanto riguarda le meccaniche.

Cosa c’è di nuovo su Switch

No More Heroes non ha subito chissà quali lavori per arrivare su Switch, e il titolo è fondamentalmente un porting dell’originale Wii migliorato graficamente e con i controlli adattati per funzionare al meglio anche sulla nuova console Nintendo. Nonostante sia un semplice porting, No More Heroes ne esce rinnovato in molti aspetti. Graficamente il gioco riesce a girare a una risoluzione di 1600x900p docked, mantenendo i 60fps costanti, e questo aspetto riesce a donare una fluidità che migliora molto il gameplay rispetto all’originale e alla versione PlayStation 3, che poteva però vantare qualche asset migliore, anche rispetto questa versione. I caricamenti sono molto ridotti e graficamente l’immagine è molto più pulita, dando ancora più risalto allo stile da fumetto del gioco. La fluidità dei 60fps resta anche in versione portatile, la risoluzione però, come è ovvio, diminuisce.

Il gioco ha poi due schemi di controlli. Il primo è pensato utilizzando i due Joy-Con uno per mano, e tende a emulare i controlli di Wii lasciando i comandi a schermo delle esecuzioni o delle mosse di wrestling da eseguire muovendo il Joy-Con destro. Quest’interattività è presente anche per la posizione di combattimento che cambierà da alto a basso a seconda se terremo il Joy-Con in verticale od orizzontale. Se invece utilizzeremo il pad Pro o lo giocheremo in versione portatile, lo schema ricorderà molto quello visto su PS3, dove i comandi dedicati alle esecuzioni e alle mosse speciali verranno sostituiti dalla levetta analogica destra e la mappatura dei tasti cambierà dando la possibilità di utilizzare attacchi alti e bassi tramite diversi pulsanti. Questa seconda versione è più comoda e immediata, ma utilizzando i sensori di movimento dei Joy-Con c’è sempre il gusto particolare di immaginare di stare brandendo realmente una spada, cosa che ha comunque un certo fascino e non è poi così scomoda rispetto i controlli classici.

No More Heroes è un buon porting, che grazie alla potenza di Switch ne esce notevolmente migliorato a livello grafico, permettendo di godere di un’azione a 60fps costanti, un valore aggiunto non da poco in un gioco action. Il titolo, anche se meccanicamente non è ormai nulla di eccezionale, non è invecchiato male, specialmente grazie alle sempreverdi follie inserite nel gioco dal geniale game designer Suda51. Se non avete mai giocato alle avventure di Travis Touchdown allora potete recuperarle con questa nuova versione, probabilmente la migliore da giocare attualmente.

This post was published on 11 Novembre 2020 10:00

Silvio Mazzitelli

Tutti mi chiamano Shiruz, tanto che ormai lo considero come il mio secondo nome. Scrivo di videogiochi e di altri argomenti a tema nerd da diverso tempo, continuando a divertirmi come se fosse il primo giorno, se non di più. Tra i miei generi videoludici preferiti ci sono gli RPG, gli action duri e puri e i picchiaduro, ma datemi una bella storia in cui perdermi e avrete conquistato il mio cuore. Sono un grande appassionato di tutto ciò che riguarda il Giappone, tanto da averne studiato la lingua, la storia e la cultura durante il mio percorso universitario, senza dimenticarne il lato più pop, con cui sono cresciuto. Amo moltissimo anche la mitologia, in particolare quella nordica e spero un giorno di finire nel Valhalla, in attesa del Ragnarǫk.

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