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Watch Dogs: Legion | Recensione (PS4)

Legion è il terzo capitolo di una saga videoludica, quella di Watch Dogs, che chi scrive attendeva con un certo gusto.

Questo perché i precedenti videogiochi sotto tale nome ricadevano perfettamente all’interno di una categoria ben specifica, quella dei videogiochi free roaming “imperfetti” ma divertenti.
Watch Dogs Legion è, in un certo senso, la summa ultima di tale concetto: un titolo dalle ottime idee, dal grande potenziale, rinchiuso all’interno di una serie di gabbie date da limiti tecnici e di concetto.

Il punto di partenza prima di lanciarci in questo viaggio nei meandri di WDL è uno solo: non c’è UN protagonista o MOLTI protagonisti, sono TUTTI protagonisti.

Noi siamo Legione.

La legione di cui si fa menzione nel titolo del gioco stesso è la caratteristica rivoluzionaria e di sicuro maggiore impatto della produzione Ubisoft Toronto.
La software house, al suo primo tentativo con la saga, ricompone il gameplay da free roaming aggiungendo al tutto un twist molto interessante: e se tutti i personaggi a schermo potessero essere giocati?

Il titolo è un videogioco action free roaming caratterizzato da un certo grado di interazione. Quest’ultima avviene tra il giocatore ed i dispositivi elettronici di cui l’ambientazione, una Londra futuribile in piena overdose IoT, è letteralmente costellata.

Esattamente come capitoli precedenti ci sarà possibile controllare a distanza telecamere, automobili, hackerare portoni, alzare barriere architettoniche e chi più ne ha più ne metta. Questo capitolo pone l’accento sulla possibilità, per il giocatore, di tenere sotto controllo droni di diverse tipologie e di sfruttare in maniera specifica le abilità dei vari protagonisti. Le possibilità ludiche messe in piedi da Ubisoft sono sconfinate e lasciano spesso spazio a stupore generalizzato, tante sono le possibilità che l’ambiente mette insieme tra veicoli, gadget e ambientazioni.

Perché parliamo di vari protagonisti?
Perché Watch Dogs Legion è un videogioco che ha abbandonato la struttura ad unico personaggio dei suoi capitoli precedenti in favore di qualcosa mai visto prima. Ogni singolo abitante di Londra sarà reclutabile all’interno del DeadSec (collettivo hacker protagonista dei precedenti capitoli), ognuno dotato di un suo set specifico di abilità e caratteristiche.

Inglobando nell’associazione un’importante avvocato, ad esempio, ci sarà possibile tirare fuori dal carcere eventuali attivisti arrestati, inglobando un medico il tempo necessario al loro ritorno nel nucleo operativo dopo aver subito danni fatali sarà minore, inglobando un criminale avremo accesso ad un arsenale di tutto rispetto (oltre alla possibilità di richiamare a noi uno stuolo di sottoposti picchiatori) e così via.

La varietà, in Watch Dogs Legion, non manca di certo e le abilità dei personaggi reclutabili non sempre rientrano all’interno della categoria universalmente utili.

Avete mai provato ad eseguire un infiltrazione in una stazione di polizia nei panni di una vecchietta arrabbiatissima con il governo? Vi assicuriamo che scappare via dalle guardie diventa praticamente impossibile. E avete mai provato invece a farlo usando una ex-spia in borghese, dotata di automobile da 007 e di orologio con gadget d’ultimo grido? Decisamente più abbordabile come impresa. Questa scelta rende il divertimento sempre dietro l’angolo e sfida i giocatori più hardcore a completare le missioni con personaggi non onvenzionali, generando storie da raccontare agli amici per farsi due risate.

Bang bang, you hacked me down.

Questa caratteristica del gioco è il cardine di praticamente tutta l’esperienza: andando in giro all’interno della mappa di gioco impersonando uno dei personaggi iniziali ci sarà possibile profilare i passanti.

Per reclutare questi ultimi sarà necessario completare missioni generate in maniera procedurale: queste ci manderanno in giro per i vari quartieri di Londra a recuperare veicoli, salvare ostaggi e così via, il tutto in luoghi di interesse. I luoghi di interesse non sono altro che edifici o cortili interdetti al pubblico tenuti sotto controllo dalle forze di polizia privata Albion (principale nemico della trama) o nelle grinfie di un qualche clan criminale in combutta con i poteri forti.

Questa formula è sicuramente efficace ed ha il problema non di non poter reggere sulle lunghe distanza, anche a causa delle missioni necessarie per sbloccare l’avanzamento nella campagna di gioco che costringono il giocatore a visitare ed esplorare molti di tali luoghi. Il senso di ripetizione si palesa dopo la prima decina di ore e potrebbe scontentare i più.

A far da contraltare troviamo comunque l’ambientazione che premia il giocatore sempre con un buono – a tratti ottimo – level design, sempre in grado di essere divertente in qualsiasi playstyle si decida di affrontare il titolo.
La Londra messa in piedi da Ubisoft Toronto è splendida, variegata al punto giusto e piena di scorci che non guasterebbero di certo all’interno di una cartolina.

La mappa di gioco include il centro della City, tutta aggiornata al 2040 con cartelloni pubblicitari olografici, graffiti in quantità e negozi sparsi in praticamente ogni viuzza.
Il gioco è caratterizzato anche da un fast travel che utilizza le stazioni della metropolitana realmente esistenti, facendo arrivare il giocatore in praticamente luogo utile del mondo di gioco in maniera incredibilmente veloce (col rischio di snaturare un po’ l’avventura).

Esplorando le varie location di gioco sarà possibile compiere attività secondarie (come le consegne a domicilio, allenarsi a calcio o partecipare ad una lega clandestina di Boxe) o fare incetta di collezionabili. Questi ultimi si dividono in oggetti estetici (come le onnipresenti maschere), frammenti di trama (leggasi anche: note audio e testuali) e punti tecnologia. I punti tecnologia non sono altro che le risorse necessarie allo sviluppo dei propri personaggi grazie alla presenza di un albero delle abilità condiviso tra tutti.

Qui compare una nota dolente piuttosto importante: sviluppare determinate tipologie di abilità nullificherà l’utilità di determinati personaggi.
A che serve ingaggiare un tizio che ha il potere di far rivoltare i droni contro i loro padroni se con 50 punti tecnologia (ottenibili in 20 minuti di gioco attento) posso sbloccare tale caratteristica per tutti gli operatori del DeadSec? L’albero delle abilità poteva essere sostanzialmente più approfondito, considerando anche la quantità gargantuesca di opzioni ludiche che l’impianto lascia al giocatore ed invece si limita a fare il compitino.

Gangs Of London?

Saltiamo di palo in frasca: di che parla Legion?
L’assenza di personaggi principali rende il titolo un prodotto curioso per come è impostata la storia. Sostanzialmente ogni personaggio che ingaggeremo all’interno del collettivo DeadSec sarà dotato di recitazione e doppiaggio ed esso parteciperà ed interagirà con quelli che sono i personaggi cardine della narrativa.

La narrativa ci porterà ad esplorare Londra da cima a fondo, alla ricerca del gruppo terroristico Zero-day che è riuscito, in un prologo piuttosto interessante, ad incastrare DeadSec all’interno di un triplo attentato.
Il giocatore, sei mesi dopo questo evento, dovrà seguire diverse piste cercando di capire chi si trova dietro tale nominativo. Preparatevi a scalare il Big Ben, a toccare con mano London Bridge e a guardare con occhi nuovi tutte quelle location che compaiono scrivendo londra all’interno di Google Immagini.

Onde evitare di fare troppo affidamento sul cast di personaggi il titolo lascia alle cutscene l‘obbiettivo di sbrogliare i cardini della narrativa (ben fatta e decisamente più pesante rispetto a quella del predecessore), lasciando a note audio e note testuali il compito di spiegare eventi secondari e più generica lore.

I temi trattati all’interno della narrativa sono molteplici e sono tutti quanti trattati con garbo e un minimo di gusto, passando dal traffico di esseri umani a problemi di natura politica che non guastano mai quando si tenta di far evolvere il medium videoludico a qualcosa di più del passatempo del sabato sera.

l cast di comprimari che dovrà accompagnare il nostro frammento di collettivo non è esattamente quello che potremmo trovare sotto la voce carisma ma fa il suo lavoro, supportato anche da un doppiaggio inglese di qualità e da una traduzione in italiano che rende il tutto chiaro e cristallino.

Effetto Ubisoft

Passiamo ora ad analizzare l’ultimo frammento che ci è rimasto di Watch Dogs Legion.
Qui su Player.it abbiamo avuto l’occasione di recensire il titolo su Playstation 4 base e possiamo ritenerci tutto sommato soddisfatti. Il titolo è un videogioco cross-generazionale e presenta un comparto grafico non esattamente esaltante, specie durante le fasi diurne quando il sistema di illuminazione non riesce a star dietro alla quantità di dettagli e il grande numero di ombre in low-res impasta la visuale in maniera notevole.

Va molto molto meglio di notte, quanto tra fasci al neon e giochi di luce il colpo d’occhio risulta chiaramente molto più interessante, regalando scorci molto gradevoli, complici anche le bontà architettoniche della capitale. Su Playstation 4 base, con grande stupore di chi gioca, il framerate si è dimostrato decente e quasi sempre ancorato ai trenta punti, valori molto superiori a quello che videogiochi come Days Gone facevano nel periodo post lancio.

Esplorare l’interno del big ben? Check.

Purtroppo non è andata esattamente benissimo sul fronte dei bachi tecnici: le compenetrazioni poligonali, i salti nell’infinito vuoto sotto Londra, i crash tecnici e mestizie di altro genere sono tutti eventi accaduti durante le ventiocinque ore spese a giocare Legion, il tutto completi di patch post day-one. Un livello di pulizia superiore non avrebbe minimamente guastato la fruzione del titolo.

Notina agrodolce per il comparto sonoro: mentre abbiamo già parlato del doppiaggio non abbiamo ancora speso parola per quelle che sono le musiche. Watch Dogs Legion ha un’interessante colonna sonora composta da brani non originali fruibili durante i viaggi in macchina. Quest’ultima spazia dall’hip hop al metal moderno, non disdegnando episodi elettronici e musica dei local (aka la grime di Skepta e Stormzy). Peccato giusto per non aver creato un selettore per la musica o un sistema di autoradio di GTAiana memoria o aver dato, come nel precedente capitolo, la possibilità di ascoltare musica mentre si è a passeggio.

Dulcis in fundo c’è la longevità.
Watch Dogs Legion è un videogioco che può richiedere al giocatore un numero molto variabile di ore: dalla ventina per quello che si vuole limitare ai contenuti base alle quaranta per il completista. Quest’ultimo dovrà in ogni caso fare a cazzotti con la struttura del gioco, non particolarmente variegata sulla lunga durata e che mostra gli stessi fianchi e punti deboli di tutte le produzioni Ubisoft da un lustro a questa parte.

Fortunatamente l’azienda, dopo il capitombolo di Ghost Recon: Breakpoint, sembra aver cambiato iter produttivo, motivo per cui c’è speranza di vedere un prossimo capitolo di Watch Dogs in grado di esulare da queste critiche.

Watch Dogs Legion è un buon videogioco, a tratti anche ottimo, che viene penalizzato da una realizzazione tecnica non eccelsa e da un sacco di potenzialità sprecate. Il titolo è caratterizzato da idee molto interessanti realizzate a metà, con sistemi di potenziamento che potevano fare di più e con una quantità non ignorabile di problemi tecnici. Questo un po’ oscura la bontà della storyline ed in generale l’impianto ludico messo in piedi da Ubisoft, stavolta molto vicina all’eccellenza grazie alle meccaniche di base che sanno davvero di novità.

This post was published on 2 Novembre 2020 11:40

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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