Prime piccole note storiche: la saga di Need For Speed è sostanzialmente divisa in quattro filoni.
Il primo filone, quello originale, vedeva il titolo essere un gioco di corse arcade basato su belle macchine e alte velocità. Questo è sostanzialmente quello che era il brand prima che Fast & Furious diventasse un fenomeno di massa e costringesse EA Canada a virare leggermente rotta. Caratteristiche specifiche di questo filone sono l’accoppiata belle macchine sportive + inseguimenti con la polizia.
Il secondo filone è quello inaugurato da Need For Speed Underground ed è un filone molto più lineare a livello di concept. Forti del successo incredibile di Dominc Toretto e soci Black Box decide di creare capitoli della saga basati sul tuning, sulle corse clandestine di notte e su tutta quella sottocultura che prendeva auto proletarie (per così dire) trasformandole in bolidi. Qui la saga ha riconosciuto il maggiore successo, grazie a capitoli come Underground 2, Need For Speed Most Wanted e Carbon.
Il terzo filone è invece quello con il minor numero di capitoli.
Esonerata Black Box dallo sviluppo la saga di Need For Speed si trasforma in un videogioco di corse con velleità simulative, con videogiochi anche dal modesto successo di critica come i due capitoli di Need For Speed Shift.
Il quarto filone è tutto quello che è successo dopo questo.
Il succo della questione arriva ora.
Electronic Arts, quasi stanca della gestione un po’ frammentata della sua licenza automobilistica di punta, decide di affidare le redini di un reboot del progetto a Criterion Games, software house inglese nota ai più per aver sfornato quelle perle indimenticabili di Burnout. Lo fa mettendo in gioco nuovamente un nome altisonante come quello di Hot Pursuit, capitolo della saga che ha dato il via al successo commerciale del primo filone.
Need For Speed Hot Pursuit esce nel 2010 e riporta sul campo gli inseguimenti feroci con la polizia, le belle macchine e una meravigliosa sensazione di velocità, scontentando gli appassionati di personalizzazione ma rimanendo sostanzialmente inattaccabile sotto molti punti di vista. Il titolo rimane, ancora oggi, un ottimo esempio di racing game arcade grazie ad una modalità multigiocatore (l’autolog) curiosa e ad un core gameplay che tiene botta contro il tempo che avanza.
Dieci anni dopo, in modo abbastanza imprevedibile, Electronic Arts decide di ritirare fuori dal cilindro questo specifico capitolo con una versione remastered, realizzata dagli stessi ragazzi (Stellar Entertainment) autori della versione potenziata e aggiornata di Burnout Paradise (sempre Criterion Games, da molti considerato il miglior arcade racing game della modernità).
Come sarà andata questa operazione?
Scopriamolo insieme.
Need For Speed Hot Pursuit Remastered è una versione praticamente 1,5:1 della versione completa del titolo originale. Oltre a tutti i contenuti che il titolo originale portava con sé all’interno della scatola (perché all’epoca il Digital Delivery doveva ancora sbocciare), questa versione rimasterizzata ci mette sei ore di gare e sfide extra oltre alla presenza dei due DLC usciti all’epoca. Questa aggiunta non modifica in modo sostanziale niente ma risulta un ottimo contentino per tutti quelli che, spolpato il titolo originale, cercano una motivazione per giustificare quei trenta euro di spesa che il titolo richiede.
Oltre a ciò in NFS Hot Pursuit Remastered gli sviluppatori hanno inserito anche tutti quegli autoveicoli che, per un motivo o l’altro, erano esclusivi ad x o y versione. Rispetto alla versione base troviamo automobili in più, skin extra e contenuti altrimenti inottenibili (tipo veicoli legati a codici che si potevano trovare solo in America)
In ultimo luogo tra le novità del titolo troviamo uno sfizioso autolog cross-platform, perfetto per giocare in multigiocatore con il resto della popolazione mondiale, un paio di modalità extra dedicate al multigiocatore ed una migliore leggibilità dell’HUD.
Dal punto di vista tecnico Need For Speed Hot Pursuit Remastered può vantare giusto dell’upscaling fino ai 4K con framerate che arriva ai 60, niente di particolarmente esaltante. La grafica originale del titolo si nota tutta, nonostante l’upscaling delle texture e per quanto faccia ancora bella figura al giorno d’oggi è legittimo chiedersi se non si potesse osare qualcosina in più da tale punto di vista.
Noi abbiamo provato il titolo su PC ed abbiamo giocato a 60 frames granitici in 1080p con una configurazione nemmeno particolarmente potente, motivo per cui tendiamo a credere come possibile il raggiungimento di ottime prestazione nelle altre console di riferimento (PS4, X1 e Switch).
Passiamo ora al succo del gioco: come si gioca questo Need For Speed Hot Pursuit Remastered?
La risposta è: esattamente come l’originale e ciò è esattamente quella che possiamo definire una buona notizia. Non perché qui in redazione siamo tutti incredibili nostalgicfags incapaci di trovare il buono nella novità ma perché squadra che vince non si cambia.
Il gameplay arcade di NFS Hot Pursuit è rimasto praticamente inalterato: ogni macchina è leggermente diversa l’una dall’altra; c’è una grande differenza di peso, specie nelle manovre più al cardiopalma, tra il guidare un’ agile Mazda RX8 e una Jaguar XF. Il sistema di guida è abbastanza rilassato e permette al giocatore di sbizzarrirsi in derapate incredibili con la pressione di un semplice tasto.
Questo fattore permette anche al novellino di sbizzarrirsi (e divertirsi, sottolineiamo) al primo tornante senza dover per forza trasformare tutti i giocatori in piloti professionisti.
Rispetto ad un racing game arcade normale NFS Hot Pursuit presenta alcune sfide in cui viene lasciata al giocatore la possibilità di fare uso di un contenuto ma efficace arsenale, pieno di gingilli con cui ostacolare la polizia tra impulsi elettromagnetici, strisce chiodate ed iniezioni di carburante per improbabili boost energetici.
Le sfide avvengono all’interno di Seacrest County, una location non più esplorabile liberamente ma dotata comunque di un certo fascino, perfettamente in grado di simulare una buona porzione della West Coast americana, dai deserti del Nevada alle coste californiane, passando per i i parchi naturalistici con le sequoie.
C’è da dire che entrambi i gameplay, sia quello di corsa pura sia quello di inseguimento nei panni della polizia, funzionano egregiamente ed offrono un divertimento abbastanza costante. Rispetto al passato si nota un’intelligenza artificiale più agguerrita, maggiormente interessata all’utilizzare con intelligenza le scorciatoie e capace di mettere i bastoni tra le ruote ai giocatori medi. L’effetto elastico non è preponderante e le gare tendono ad essere sempre mediamente divertenti, complice anche l’incredibile senso di velocità che accompagna questo gioco dall’inizio alla fine.
Tra le caratteristiche più chiacchierate di questa versione rimasterizzata del gioco troviamo una versione cross platform dell’Autolog, uno dei primi esempi (sulle console dell’epoca) di ecosistema multigiocatore dinamico e vibrante.
L’autolog, basandosi sulla lista amici del giocatore, avverte e crea sfide in base a chi supera i tempi di chi, generando eventi ad hoc e spronando il giocatore a fare community grazie alla presenza di una specie di social network in game che sfrutta anche la modalità foto (potenziata con la versione rimasterizzata).
Qualcosa che (purtroppo) non è stato aggiornato è invece il reparto colonna sonora, pesantemente ancorato a quella che nel 2010 era la musica che maggiormente andava di moda. All’interno dell’OST del titolo troviamo gli ultimi vagiti di certa electro house, che male sono invecchiati ai giorni nostri insieme ad un pastone di hip hop elettronico, drum and bass e rock spicciolo. Purtroppo nessuno ha inserito nel titolo la possibilità di importare playlist dal proprio computer o da un qualsiasi programma di streaming quindi facciamo finta di niente. Molto molto meglio il reparto effetti sonori, con automobili scattanti e rombi fulgidi che danno una bella sensazione di adrenalina ad ogni colpo di turbo.
Need For Speed Hot Pursuit Remastered è un videogioco di corse arcade divertente e pieno di contenuti. Nonostante una veste grafica che sembra rimanere ancorata al 2010 il titolo, forte di un prezzo budget, è in grado di soddisfare tutti quelli che hanno apprezzato in origine la prima volta di Criterion su NFS. A coronare il tutto c’è un Autolog rinnovato, il cui successo è legato stretto stretto a quelle che saranno le vendite del titolo.
This post was published on 5 Novembre 2020 15:01
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