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Recensioni

Ghost of a Tale | Recensione (Switch) La bellezza di una favola, un angolo alla volta

Ghost of a Tale è un piccolo gioiello indie, approdato inizialmente su Steam, che ha visto poi il suo riadattamento anche su console (PS4, Xbox One e Nintendo Switch) in tempi più recenti. Narra le avventure di Tilo il menestrello, un piccolo e agile topolino animato dall’amore per la sua cara Marna, tenuta lontana da lui a causa di una grande ingiustizia. Destreggiandosi tra guardie inferocite, guglie di castelli, celle da aprire e ricordi del passato riuscirà a salvare la sua amata e ad essere finalmente libero?

“C’era una volta…”

Le vicende del piccolo Tilo sono ambientate secoli dopo la Guerra della Fiamma Verde. Non lasciatevi ingannare dall’aspetto delicato del gioco, la guerra fu tremenda e molti degli abitanti del mondo perirono nello scontro con questa misteriosa entità, la Fiamma Verde. Furono proprio i topi, dopo diverse peripezie, a salvare tutti gli altri regni, ma a caro prezzo. Ai tempi di Tilo le cose non vanno benissimo: i topi non sono valorizzati come ci si aspetterebbe e lo stesso menestrello è nei guai fino al collo: solo lui può riportare alto il valore della sua gente, salvare la sua amata… e la sua coda! A secoli di distanza la verità sulla guerra della Fiamma Verde si è offuscata, ricordata solo da pochi e in parte mutata dai racconti incerti. Gli unici detentori della storia originale sono le “Gazze Custodi della Verità“, ma su di loro non ci sbilanciamo troppo, vi lasciamo il gusto di scoprire il loro segreto uno squittio alla volta!

“Piacere, Tilo il menestrello!”

Vestire i panni di questo piccolo ma astuto protagonista sarà molto naturale e ben presto ci appassioneremo alla sua storia come se fosse la nostra. Alla ricerca della sua amata Marna dovrà percorrere stretti anfratti, umidi corridoi e fronteggiare delle guardie ostili. La sua storia si intreccerà sin dai primi minuti di gameplay con quella di altri prigionieri relegati nella fortezza dove anche Tilo ha la (s)fortuna di essere. Saranno proprio loro a darci i primi incarichi tramite i quali scopriremo molte delle nostre capacità. Tra una bottiglia rotta in testa a una guardia, uno stendardo bruciato e una fuga fatta di corse e nascondigli, l’avventura del piccolo Tilo si spalancherà davanti a noi in tutta la sua magnificenza. La storia toccherà diversi temi interessanti, rendendosi via via sempre più completa e ricca di particolari. Raggiungendo un livello e un pathos narrativo che difficilmente è possibile vedere fuori da un tripla A.

Prima di procedere con la recensione risulta necessario soffermarsi ancora sugli NPC: tutti perfettamente caratterizzati e mai banali, pieni di piccole sfaccettature sia nel carattere che nella resa grafica. Il genio dietro queste piccole meraviglie altri non è che un ex animatore della Dreamworks e della Universal Pictures, Lionel Gallat. Alcuni dei suoi personaggi hanno sicuramente fatto capolino nella nostra infanzia, Gallat infatti è stato il responsabile del character design di capolavori come La strada per El Dorado e Shark Tale. Questa cura e dovizia di particolari non è passata inosservata, tanto da far vincere al titolo, nella sua versione PC, ben due premi ai Ping Awards 2018: miglior gioco indie e miglior grafica.

“Per vivere un’avventura serve un avventuriero.”

Basato su meccaniche stealth, il gameplay del gioco spinge il giocatore a sfruttare l’astuzia (e la piccola stazza) del protagonista, invece di cercare lo scontro diretto con le guardie. Queste però non saranno le uniche armi sulle quali potremo contare per farla franca e riuscire nella nostra missione. Potremo infatti nasconderci in dei barili e in altri luoghi, che ci permetteranno anche di accedere al punto salvataggio. Potremo distrarre le guardie affidandoci a dei bastoncini per fare rumore. E potremo persino usare un vaso di bava di lumaca per rallentare e stordire i nemici o, perchè no, scucirgli qualche moneta.

Meccaniche basilari, che si prestano un po’ anche ad una certa ripetitività, ma che riescono nel complesso a funzionare proprio come quelle del gioco che potremo definire quasi una versione a grandezza naturale di questo: A Plague Tale Innocence. Ghost of a Tale è infatti una favola raccontata con un mezzo moderno, il videogioco. E come tutte le fiaba risulta adatta a tutti coloro che sanno prestarle orecchio, grandi o piccini che siano.

Ghost of a Tale è delicato e audace allo stesso tempo e non sente il bisogno di dinamiche particolarmente complesse per appassionare. Anche se alcune meccaniche stealth sono oscurate da un’IA dei nemici non sempre brillante, questa oscurità e rischiarata dall’assoluta bellezza delle ambientazioni esplorabili, dalla straordinaria caratterizzazione dei personaggi secondari e dai numerosi oggetti che passeranno nelle nostre zampe. È un titolo che sa trasmettere la sua magia ed in grado di far tornare bambino qualsiasi giocatore. Da giocare assolutamente se non avete mai smesso di leggere le favole.

This post was published on 20 Ottobre 2020 9:26

Marta Caliò

🏖 Siciliana di nascita, ho scelto Bologna come seconda casa prima per studio, poi per lavoro! Nella vita di tutti i giorni sono una Content Creator, nel tempo libero (e di notte!) sono una videogiocatrice seriale. 🦆 Il primo gioco a cui ho giocato è stato Duck Hunt e avevo davvero troppi pochi anni per ricordarlo, poi da lì in poi è stata tutta una discesa. 🕹 Ho alcuni giochi nel cuore ma non so ancora scegliere il mio preferito. Sicuramente hanno un posto speciale The Legend of Zelda: Oracle of Ages, Dragon Age Origins e la saga di Ace Attorney. ⭐️ Cosa mi piace? I videogiochi, il cinema, le polpette di mia madre e i cani, in particolar modo i bassotti.

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