Come si fa per capire se i videogiochi funzionano?
Uno dei trigger da tenere maggiormente d’occhio è secondo me il “ho voglia di fare ancora una partita e poi smetto, giuro” che tanto ha caratterizzato capolavori immortali come Civilization, Guitar Hero o The Binding Of Isaac.
Quando un videogioco è in grado di generare quella sensazione si è probabilmente sulla strada giusta per avere a che fare con un titolo di qualità, questo grazie alla presenza di un gameplay loop o grazie alla somma di un dato numero di ingredienti che, come risultato finale, porta all’assenza di noia.
Crown Trick è un roguelite che incarna perfettamente questo genere di gameplay loop, costringendoci a ripetere ancora ed ancora “faccio un altro turno e poi smetto”.
Vediamo insieme perché il titolo fa questo effetto.
Un turno alla volta fino a sera.
Crown Trick è un videogioco sviluppato dal misconosciuto studio cinese Next Studios ed è un roguelite dalle velleità ruolistiche di elevata qualità, caratterizzato dalla presenza di una grafica cartoonish di grande pregio con un gameplay tutto da leccarsi i baffi. Il titolo non è un action come il recente Hades di Supergiant Games ma si avvicina più alla turnazione statica di videogiochi come Etrian Odissey o l’originale Rogue.
Il titolo inizia metendo il giocatore nei panni della protagonista Elle, una ragazzina che si sveglia improvvisamente all’interno del Nightmare Realm; un luogo infestato da demoni, mostri e brutture di vario genere. Esplorando queste stanze e questi corridoi Elle finisce per incontrare una corona parlante che le spiega l’andazzo delle cose: per poter fuggire da tale posto Elle dovrà addormentarsi all’interno della Hall Of Reincarnation al fine di poter esplorare nuovamente quei luoghi e fuggire dal dedalo di guai in cui si è cacciata.
Nelle sue esplorazioni la nostra Ellie si ritroverà ad interagire con diversi personaggi, anche loro incastrati all’interno di questo reame degli incubi; questi potranno venire aiutati e a loro volta aiuteranno noi giocatori attraverso lo sblocco di nuove meccaniche, nuovi negozi e nuovi punti di vista sulla natura della storia.
Partiamo subito dicendo che Crown Trick non punta sulla narrativa e quello che c’è, pur non essendo esaltante, è caratterizzato il giusto da non risultare fastidioso. Crown Trick è decisamente più impegnato a mettere sul piatto un alchimia ludica in grado di accalappiare il cuore e le dita del giocatore, costringendolo a giocare ancora ed ancora.
Ma quanti elementi ci sono dentro questa stanza?
Volendo provare a descrivere in termini puramente analitici il titolo potremmo mettere in piedi la seguente definizione: top down roguelike con elementi ruolistici in un contesto da dungeon crawler. Il giocatore, nei panni della protagonista, si muoverà all’interno di dungeon generati casualmente muovendosi di casella in casella, attaccando, utilizzando abilità, raccogliendo armi e risorse. Il giocatore avrà la possibilità di sfruttare abilità legate a dei famigli che andranno sconfitti in battaglia all’ultimo sangue di piano in piano, ognuno con il suo set di elementi e di peculiarità.
Di morte in morte il giocatore acquisirà la possibilità di droppare oggetti di determinata qualità, aumentando alcune sue caratteristiche pagando in una valuta specifica. Più si andrà avanti nel gioco più elisir curativi sarà possibile portarsi dietro, più soldi si tratterranno alla morte e così via.
Le abilità dei famigli sopracitati si possono combinare: giusto nei primi trenta minuti di gioco siamo riusciti ad utilizzare, con poco meno di 300 punti di mana:
- abilità per creare un barile pieno di olio infiammabile
- fiammata per far esplorare il barile, creando e infiammando un quadrato 3×3 danneggiando i nemici colpiti sul colpo e applicando loro del danno over time
- lanciare una magiare per raggruppare tutti i nemici presenti all’interno di un quadrato 5×5 all’interno del sopracitato quadrato fiammeggiante.
- Lanciare un fulmine globulare che ha la peculiarità di rimbalzare da avversario ad avversario.
- Vedere quest’ultima spell ripetersi ancora una volta a causa di una reliquia che dona alla nostra protagonista il 20% di castare gratuitamente l’ultima skill utilizzata se questa è andata a buon fine
- osservare una mattanza senza fine all’interno della stanza
- raccogliere i resti carbonizzati degli avversari e vuotarli di tutto l’oro lì presente.
Tutto questo è stato fatto con le risorse ritrovate entro i primi trenta minuti di gioco, senza la potenza di fuoco necessaria per abbattere il secondo boss. Il gameplay duro e crudo ricorda molto da vicino un ibrido da il classico rogue ed un più moderno Divinity Original Sin 2, con numerose interazioni elementali, un botto di armi ed un sacco di abilità da utilizzare.
A tutto ciò va aggiunta anche la possibilità, per il giocatore, di utilizzare un teletrasporto per potersi riposizionare all’interno della stanza. Utilizzare questo teletrasporto consuma delle cariche, queste possono essere ri-ottenute portando i nemici al punto di rottura; per farlo sarà necessario attaccarli un dato numero di volte, cosa che ci farà anche guadagnare danno e riempirà un’apposita barra.
Il dark souls dei roguel- vabbè la smettiamo.
Tutto questo di ben di dio si deve poi interfacciare con la fauna locale del mondo di Crown Trick, costituita da una pletora di nemici con il loro set di abilità, i loro comportamenti e le loro capacità.
Le bossfight, sia con i famigli che con i boss canonici, sono tutto fuorché limitate al “chi primo attacca primo vince” grazie alla presenza di meccaniche esclusive, tra scudi indistruttibili, ambienti ostili, minions che spawnano di continuo e maledizioni che trasformano blocchi in pozze di lava e veleno. Tutta questa carne al fuoco, in un certo senso, finirà sicuramente per scoraggiare il giocatore meno avvezzo al genere a causa di un livello di difficoltà non esattamente alla portata di tutti.
Crown Trick chiede al giocatore di morire e morire e morire e morire, più e più volte. Questo perché, al momento della stesura di questo titolo, il gioco presenta ancora qualche problemino di bilanciamento; alcune tra le tipologie di armi presentisono praticamente inutilizzabili contro determinati boss ed alcune combinazioni di famigli nulla possono in determinate situazioni. Ciò non distrugge l’esperienza ma sicuramente scoraggia chi si interfaccia per la prima volta con questo genere di giochi.
Crown Trick presenta delle run di lunghezza maggiore alla media, con buone mezzore che possono venir mangiate solamente dai primi due stage del gioco. Le meccaniche presenti, la combinazione continua di contenuti dai risvolti sempre diversi ed il livello di difficoltà tarato verso l’altino non lasciano molto spazio al pacing rapido che si può riscontrare in produzioni più note e blasonate.
La longevità sul lungo periodo in ogni caso è più che assicurata, vista la notevole quantità di contenuti nascosti tra personaggi, build possibili ed il generale alto livello di difficoltà tanto più ci si inoltra nei corridoi del nightmare realm.
Crown Trick è un piccolo gioiellino tutto turni e ragionamenti. Il titolo è un roguelite a turnazione classica caratterizzato da un gameplay loop particolarmente accattivante e da una certa varietà dell’azione grazie alle numerose meccaniche presenti. Tra famigli, elementi, oggetti e mille altre cose sarà difficile per il giocatore annoiarsi. A completare questo già interessante pacchetto troviamo anche un comparto tecnico di grande qualità che aiuterà il giocatore a sopravvivere alle prime, cocenti, ore di gioco.