Anche i giornalisti sono esseri umani. Si, lo so, una dichiarazione shock, ma anche noi abbiamo i nostri temi sensibili, le nostre opinioni, e soprattutto, i nostri amori. Per quello che riguarda me, povero ragazzone trentenne cresciuto a pane e FPS, Serious Sam è la kryptonite, quel gioco che mi fa tornare indietro nel tempo a quando gli FPS erano comicità, tette, rutti e lanciarazzi. Avrei voluto dargli dieci già dal primo trailer, ma sono un professionista (o forse mi piace solo crederlo) e ho stretto i pugni urlandomi internamente che no, non potevo, dovevo prima giocarlo, gustarlo, studiarlo, e poi recensirlo. L’ho fatto, e gli occhi sono ancora a forma di cuore, perché Serious Sam è tornato ed è più incazzato che mai. BOOM.
Ripartiamo dalle origini
Sono passati nove anni da quando i croati di Croteam hanno messo per l’ultima volta le mani sul loro franchise più popolare, in quello che era sostanzialmente un reboot della serie originale con stessi nemici, stesse ambientazioni, stesse armi, e stesso gameplay. In questo quarto capitolo, che per la verità è un prequel, il gioco viene rivisto e potenziato in praticamente ogni suo aspetto, rimanendo comunque fedelissimo all’originale per stile e feeling.
Partiamo dall’aspetto forse più sottovalutato del gioco, ovvero la storia. Dalle anteprime sembrava che non ci fosse nulla di nuovo sotto al sole, col buon Sam che deve correre dritto per sparare a qualsiasi cosa, e pochi personaggi di contorno per far sembrare il mondo meno vuoto. Nulla di più sbagliato, in questo nuovo capitolo la componente narrativa ha una importanza centrale, e va ad aggiungere uno strato di profondità che mancava ai capitoli precedenti, sia per quello che riguarda le imprese che Sam dovrà compiere sia per il mondo che lo circonda. Una critica che si poteva fare a Serious Sam in passato era che il mondo dava un certo senso di solitudine, ora non è più cosi.
Lasciato il faraonico Egitto nel passato, o meglio, nel futuro, questo capitolo ci racconta di come è iniziata la battaglia a difesa della terra, e lo fa concentrandosi principalmente sull’Europa: da principio in Italia, con due magnifiche ricostruzioni stilisticamente (ma non geograficamente) accurate di Roma e Pompei, e poi in Francia, nella cittadella medioevale di Carcassonne. A differenza dei precedenti capitoli, questa volta non saremo soli: saremo accompagnati da un numero variabile di companion, ognuno con la sua arma di fiducia ed il suo humour. Come prevedibile infatti, ogni singolo passaggio del gioco è commentato in maniera ironica dal buon Sam, il quale arriverà persino a dare lezioni di one-liner ai suoi colleghi. Tutto questo umorismo, che in passato era quasi stucchevole, viene stavolta inserito in un contesto narrativo più profondo, che vi farà ridere a crepapelle ma che sarà anche capace di emozionare. Questo è un enorme balzo in avanti per la saga, che finalmente aggiunge ad un contesto di gameplay in cui la narrativa era accennata a malapena, ad un gioco con una vera trama, con dei personaggi ricorrenti e un insieme di NPC e messaggi che va a popolare il mondo intorno al gioco.
L’aggiunta di questi personaggi è chiaramente uno dei punti di forza di Serious Sam 4, in quanto non solo il loro humour, ma anche le loro vite private, le loro storie, e le loro fini saranno l’elemento caratterizzante nella guida emotiva del giocatore. Bisogna essere onesti nell’ammettere che in passato, per quanto divertente e spensierato, il gameplay di Serious Sam era molto ripetitivo, e la trama non riusciva davvero a compensare. Tutto ciò viene risolto, ora le missioni hanno un senso, una logica, una continuità, e le conversazioni con i personaggi andranno a guidare il flow della narrazione verso le emozioni più contrapposte, dall’entusiasmo alla rabbia, passando per la rassegnazione e l’euforia.
Non è più solo una girandola di proiettili
La ricetta di Serious Sam è tanto semplice quanto efficace. I ragazzi di Croteam lo sanno e hanno intelligentemente deciso di non stravolgere quello che è il motivo per cui il gioco è apprezzato dagli appassionati, e si sono limitati ad aggiungere un ulteriore strato di profondità al gioco, variando quella che sarebbe stata altrimenti una petulante routine spara-ricarica-spara.
Il più rilevante, ai fini del gameplay, è il sistema S.A.M., un albero di Perk sbloccabili che aggiunge abilità al nostro buon eroe. Il sistema è calibrato per non essere “macrabile”, e l’unico modo per acquisire queste abilità sarà trovare degli artefatti alieni disseminati tra le varie mappe del gioco. Alcuni di questi perk danno dei vantaggi pratici passivi, come la possibilità di correre e sparare o aumentare la velocità di ricarica. Altri invece aumentano la dimensione massima dei nemici che potete uccidere con un colpo melee. Se poi volete proprio fare i Sam, alcuni perk vi daranno la possibilità di utilizzare due armi contemporaneamente o addirittura di poter cavalcare alcuni nemici, dopo averli propriamente storditi. Ce n’è per tutti i gusti e tutti gli stili di gioco!
La seconda grande aggiunta sono i cosiddetti gadget, dei consumables che possono essere utilizzati per vari scopi: c’è il gadget che risucchia tutti i nemici in scena, il gadget che fa andare Sam a velocità doppia, ed il mio preferito, la mini nuke. Ogni tanto è importante anche prendersi una pausa da tutti i proiettili per sparare un ordigno atomico verso il nemico. E’ rilassante.
Sempre più bello, ma….
Se la storia si è arricchita di personaggi e una linea narrativa importante, anche il comparto grafico ha subito un grosso aggiornamento. Tutte le armi presenti nei capitoli precedenti sono state ricostruite da zero, con nuove texture e nuove animazioni. Qualcuna ha anche ricevuto qualche graditissimo upgrade funzionale, ma preferiamo non dir nulla per non rovinarvi la sorpresa! Lo stesso lifting è toccato anche ai nemici: non solo sono stati tutti ridisegnati e ricalibrati per danno, vita e hitbox, rimanendo pur sempre fedeli agli originali, ma sono stati aggiunti nuovi NPC e qualche boss unico, tutto per dare una varietà aggiuntiva alle arene e rendere i combattimenti davvero impegnativi e vagamente tattici. Terra o aria che sia, ora ci sono decine di nemici diversi, ognuno con le proprie forze e le proprie debolezze. Sparare a caso sulla folla non sarà sempre la soluzione migliore (a meno che non abbiate un raggio della morte, quello funziona sempre).
Anche l’ambientazione ha fatto un passo in avanti notevole, merito probabilmente degli aggiornamenti già effettuati sul Serious Engine 4 arrivati insieme a The Talos Principle. Lo stile architettonico di ogni città è stato ricostruito con minuzia, e persino elementi di contorno come i cartelli stradali sono nella lingua locale. Per esigenze “registiche” la ricostruzione non è stata 1 a 1, con una Carcassonne vistosamente più larga ed una gestione urbana di Roma un po’ fantasiosa, ma la motivazione è comprensibile e giustificabile. Potrò comunque andare a Pompei con la mia ragazza e dirle “sai, qui ho ucciso un rettiloide di Alduran”. Lei non capirà, ma io si.
In tutto questo sbrodolare di complimenti, bisogna evidenziare che qualche pecca grafica in Serious Sam 4 c’è. Se mostri e armi sono al passo coi tempi, i personaggi umani non sembrano altrettanto aggiornati, con delle colorazioni e delle texture che danno la sensazione di vecchio. Anche le gestione delle ombre, soprattutto a basso livello di dettaglio, continua ad essere discutibile, un problema che il Serious Engine sembra portarsi dietro senza soluzione. E’ un peccato, perché con questo nuovo capitolo il gioco ha abbandonato la dicotomia ambiente aperto-chiuso che comportava fondamentalmente due stili grafici ripetuti a oltranza, presentando invece una variazione di colori, di sfumature, di mood e di sensazioni degne del mondo cinematografico. Si passa dalla vulcanica (letteralmente) Pompei, con mummie sparafuoco, fumo e cenere ovunque, alle verdi colline con cui si uccidono mostri guidando una mietitrebbia (di nuovo, letteralmente).
Una colonna sonora SERIA
Quando il salto generazionale è così ampio può accadere che non tutto riesca, e purtroppo anche Serious Sam non è esente da difetti tecnici. Il gioco di base è molto pesante in alcune fasi, anche se paradossalmente accade più spesso in città con pochi nemici e molti elementi che dovrebbero essere statici, e meno nelle battaglie campali con centinaia di nemici. Il gioco richiede davvero tanta potenza e anche rispettando i requisiti minimi con tutti i dettagli al minimo, il frame drop sarà sempre dietro l’angolo.
In generale il Serious Engine sembra avere qualche problema di troppo nei caricamenti: prima di un livello mette in memoria tutto il possibile, richiedendo un minutino buono in media, ma ciò che davvero da fastidio sono i LOD dinamici che si aggiornano continuamente ad ogni cambio di telecamera. Nei dialoghi sono davvero davvero insopportabili. Un altro problema che l’engine si porta dietro è quello della navigazione, delle IA così come del sistema che in teoria dovrebbe dare una mano ad orientarsi. Capita spesso che qualche NPC parta per la tangente e si pianti dietro qualche angolo buio, o che il nostro assistente alla navigazione ci dica di camminare dritti in mezzo alla montagna. Nulla di trascendentale, ma comunque fastidioso.
E sapete cosa è ancora più strano? Che nonostante tutto, il gioco mantiene la promessa fatta prima del lancio di mettere in scena decine di migliaia di NPC, e lo fa meglio di quanto non fosse lecito aspettarsi visto resto del gioco! Sarebbe difficile dire qualcosa senza spoilerare, ma dannazione, una battaglia con così tante unità davvero non la ricordo a memoria.
Un ultimo lo merita il comparto sonoro, che viene promosso a pieni voti e con lode. Come da tradizione, ogni volta che un NPC in scena si accorge della nostra presenza il gioco ci mette in sottofondo un mix di musiche esplosive e trascinanti. E se nei capitoli precedenti il tema egizio non ha lasciato spazio a troppa variazione sul tema, stavolta siamo davanti ad un capolavoro assoluto di rock e folk, soprattutto nella seconda parte quando vengono mischiate sonorità medioevali o tipiche della musica russa con chitarra elettrica, raddoppiando la carica adrenalinica del gioco. Bravi, Mick Gordon sarebbe orgoglioso di voi!
Conclusione
Poche cose mettono di buon umore quanto Serious Sam, e questo capitolo non fa eccezione. Ma pensare che anche stavolta il gioco sia un insieme di kamikaze senza testa e battute scontate è un errore, perché l’evoluzione degli ultimi dieci anni ci lascia un prodotto completo, soddisfacente e profondo. La narrativa è solida con plot twist e momenti di forte impatto emotivo, il gioco è arricchito con side quest, nuove armi e mostri, ci sono tanti boss unici che possono essere combattiti con la papa-mobile trasformata in un mech e, per i palati più fini, si possono arrotare centianaia di mostri comodamente seduti su una mietitrebbia. Non trovate scuse, giocatelo.