Tekken è sempre stato uno dei picchiaduro di maggior rilievo del panorama videoludico e dalla sua ultima apparizione su console, circa 5 anni fa con Tekken Tag Tournament 2, ne è passata di acqua sotto i ponti.
Come avete avuto modo di leggere anche nella recensione di Injustice 2, con il picchiaduro a tema DC ci siamo trovati di fronte ad una vera e propria rivoluzione del genere in ambito di esperienza single player.
Un’impronta cinematografica ed un ottimo livello di scrittura hanno elevato il prodotto ad un livello superiore, almeno per quanto concerne il lato narrativo.
Tekken 7 da questo punto di vista, purtroppo, non riesce a compiere lo stesso salto di qualità messo in piedi dal titolo di Ed Boon e compagnia, offrendo una narrazione visivamente più appagante rispetto al passato ma ancora legata a retaggi di natura arcade.
Le cinematic sono di buon livello e in alcune occasioni, quando il focus si sposta su determinati personaggi e sui loro scontri e relative contrapposizioni personali, ci sono dei momenti davvero spettacolari.
Fondamentalmente la storia muove i suoi passi da dove ci eravamo lasciati:
C’è un conflitto aperto tra la Mishima Zaibatsu, rimasta temporaneamente sprovvista di un leader e la G-Corporation, quest’ultima guidata da Kazuya.
Jin ha infatti abbandonato (nel finale di Tekken 6) le redini della Mishima per mettere fine alla più grande di tutte le minacce, ovvero Azazel.
Quest’ultimo è l’origine del gene demoniaco insito nella stirpe Mishima ed era destinato a risvegliarsi con lo scontro di due stelle del male (ovvero Kazuya e suo figlio) e Jin, con l’intento di purificare il mondo e sé stesso dal gene demoniaco, si scaglia in una lotta in un tempio nel bel mezzo di un deserto nell’Estremo Oriente.
Lo story mode, denominato “La saga dei Mishima”, offre uno spaccato sull’ennesima lotta intestina che avviene nella famiglia più famosa della storia dei picchiaduro.
Heihachi e Kazuya, con Jin fuori dai giochi, si troveranno contrapposti nell’epilogo di una battaglia durata decadi, inziata con quel fatidico lancio dalla cima di un dirupo.
La storia di Tekken 7 si presenta con una ritrovata tonalità dark e inserisce in modo interessante, ma purtroppo con uno spazio dedicato quasi marginale, le figure di Kazumi, moglie di Heihachi e di Akuma, celebre personaggio mutuato dalla serie Street Fighter.
L’inserimento di questi due personaggi, ed in particolare di Kazumi, infittisce il tessuto narrativo della saga ma il gioco, purtroppo, non dà tutte le informazioni che i giocatori vorrebbero.
Qualche incertezza narrativa e un forte uso di sequenze fatte di “semplici” artwork, unite ad una storia dalla durata non proprio imponente (parliamo di circa 2 ore e mezza per il completamento a livello normale) né eccellente dal punto di vista della scrittura, fanno perdere lo scontro sul piano della modalità storia con i recenti picchiaduro targati Nether Realms.
Ovviamente non ci sono soltanto lati negativi e in alcuni capitoli ci sono delle sequenze esaltanti, trovate ludiche interessanti (con quick time event ed incontri a modificatori speciali) e momenti ben scritti.
Conoscere, a distanza di anni, ulteriori retroscena sulla famiglia Mishima, però, è davvero bello e rivivere determinate sequenze tramite dei flashback che attingono all’archivio dei momenti storici della saga è capace di strappare il sorriso genuino che solo qualcosa che ha fatto parte della propria infanzia/giovinezza sa regalare.
Ad affiancare il controverso story mode, troviamo, al fine di offrire un quadro generale sul contesto degli altri personaggi (quelli non appartententi alla famiglia Mishima) presenti in questo settimo capitolo, la sezione Episodi personaggio.
Quest’ultima offre la possibilità di sapere qualcosa in più sul ruolo dei personaggi secondari e, soprattutto, offre delle informazioni interessanti sulle ben dieci new entry del roster.
Anche questa modalità, però, è presentata in modo un po’ spartano e risulta essere purtroppo di breve durata.
Ad ogni personaggio infatti viene abbinato un riassuntino della rispettiva lore ed un breve filmato che verrà mostrato alla fine dello scontro.
Gli Episodi personaggio sono inoltre legati a due e a due e vestire i panni di uno o l’altro combattente ci offrirà un diverso punto di vista sulla stessa micro-vicenda.
A chiudere il comparto offline, oltre al classico versus mode e alla modalità pratica, troviamo la canonica Battaglia arcade, fatta di 5 incontri piuttosto che 10 (modalità sostanzialmente presa di peso da Fated Retribution) e la battaglia tesoro che, tramite una serie di sfide consecutive intervallate da incontri speciali soggetti a particolari modificatori, permetterà al giocatore di ottenere degli scrigni contenenti del loot per la modalità Personalizza.
Quest’ultima è una vera chicca ed offre potenzialità di customizzazione estetiche estremamente variegate.
Ogni personaggio potrà essere agghindato nei modi più eccentrici e sarà possibile personalizzare accessori, vestiti ed acconciature.
Il risvolto più importante di questa modalità però è, secondo me, la possibilità di ricreare il proprio personaggio preferito con l’abbigliamento che voi considerate più emblematico e che lo ha caratterizzato nella storia del franchise.
Tekken 7, infatti, offre al giocatore nostalgico delle feature davvero interessanti.
Nel menù principale troveremo infatti le sezioni Jukebox e Galleria in cui, rispettivamente, avremo la possibilità di giocare ascoltando la soundtrack di uno dei tanti capitoli del franchise (Tag Tournament compresi), potendo al contempo creare delle proprie playlist personalizzate, e di rivivere tutte le sequenze dell’intera saga che ci hanno accompagnato nelle botte da orbi (virtuali) che ci siamo scambiati con gli amici nelle varie fasi della nostra vita di videogiocatori.
Una piccola pugnalata al cuore di qualche fan più storico però, purtroppo, arriva da parte di Bandai Namco.
Vedere fuori dal nutrito roster di Tekken 7 personaggi storici come Anna Williams, sorella di Nina, e Lei Wulong, il celebre poliziotto ispirato a Jackie Chan, lascia un po’ con l’amaro in bocca.
È però molto plausibile che questi, insieme ad altri lottatori dei precedenti capitoli, vengano inseriti nel già annunciato Season Pass.
Sebbene dal punto di vista del single player i contenuti siano un po’ risicati, Tekken non perde lo scontro, probabilmente quello che più conta nell’economia di un titolo di genere picchiaduro, ovvero quello del combat system.
Ponendo sempre come contraltare il recentissimo Injustice 2, che come è risaputo ha il suo piccolo tallone d’Achille nel flow di combattimento, Tekken 7 può invece vantare un’ottima rifinitura e fluidità.
Concatenare le combo è gratificante e fortunatamente è stato quasi totalmente accantonato il juggling malsano e le varie wall combos che, sopratutto in Tag Tournament 2, erano peggio che subire per un minuto e mezzo una ultra combo reiterata in Killer Instinct a fine incontro.
Il bilanciamento risulta infatti ottimo e le new entry non sono affatto “broken”.
In generale, il moveset di tutti i lottatori è estremamente duttile e variegato e si presta ai più disparati playstyle.
Si inseriscono bene anche le due nuove ed importantissime meccaniche di gioco, ovvero Rage Art e Rage Drive.
La prima è una super mossa scriptata che si innesca se il colpo d’attivazione va a buon fine (utilizzabile con la semplice pressione del tasto R1), mentre la seconda è una versione più complessa di quest’ultima e che va inserita, previa la pressione di una specifica sequenza di tasti dopo una combo.
Entrambi gli attacchi speciali saranno attivabili al costo del proprio Rage Mode, il quale, fintanto che è attivo, aumenterà i danni degli attacchi e potenzierà il danno della Rage Art in maniera proporzionale al quantitativo di vita mancante.
Il Rage Mode si attiva al raggiungimento di una soglia di HP molto bassa (intorno al 25%).
A questi si va ad aggiungere il Power Crush, meccanica dalle implicazioni tattiche importantissime.
Questi particolari tipi di attacchi andranno a segno indipendentemente dalla ricezioni di colpi da parte dell’avversario (soltanto per quanto riguarda gli attacchi medi ed alti) i quali non fungeranno da counter e che però si limiteranno ad infliggere il relativo ammontare di danni.
Sebbene ad un primo impatto, in particolare tutto ciò che concerne il sistema Rage, possano sembrare delle meccaniche di sbilanciamento del gioco, di casualizzazione o di snaturamento, in realtà si vanno ad incasellare bene nell’ecosistema di gioco di Tekken, dando una rinfrescata al canonico gameplay ed aumentandone la spettacolarizzazione.
Ciò, unito alla facilità di attivazione della Rage Art e ad uno story mode adatto a tutti (impostato a livelli facili, ovviamente) che offre degli aiuti interessanti attraverso la semplificazione delle combo, rende Tekken 7 un picchiaduro molto più accessibile e appetibile alle nuove leve senza perdere la sua grande profondità tecnica.
Sebbene il sistema Rage limiti la sfrontatezza dei giocatori offensivi, l’ago della bilancia resterà sempre e comunque il tempismo e l’abilità personale del giocatore.
Tutto ciò lo rende uno dei più emblematici esempi di easy to learn, hard to master.
Anche il comparto online regala soddisfazioni grazie ad un sistema di tornei, dotato di tabelloni a sorteggio automatizzato, che farà la gioia dei giocatori dallo spirito intrinsecamente competitivo (senza trascurare il fattore ricompense di scrigni e denaro battaglia).
Un netcode che è risultato essere molto stabile ed un matchmaking abbastanza rapido rendono l’esperienza in multiplayer ulteriormente gradita.
Da un punto di vista puramente tecnico invece, Tekken 7 entra sul ring con un Unreal Engine 4 che porta a schermo degli effetti grafici e particellari notevoli, i quali rendono giustizia alla fisicità dei combattimenti.
Questi ultimi sono inoltre impreziositi da close up al rallenty in alcuni fasi nevralgiche con i lottatori allo stremo delle forze.
Le interfacce di gioco e la schermata di selezione personaggi sono molto rifinite e sono un tripudio di effettistica a schermo.
Tutto questo, letto in chiave e-sports, rende tutto particolarmente avvincente da vedere in eventi in live streaming.
In tale senso è doveroso citare l’iniziativa combinata di Bandai Namco e di Twitch, il Tekken World Tour, ovvero un torneo con in palio un montepremi di 200.000$ che stabilirà il vero King of The Iron Fist Tournament.
Tornando ad un lato puramente tecnico, le animazioni e le caratterizzazioni dei personaggi sono ottime, qualche pecca invece sul lato di alcuni modelli e lo stacco tra cutscene e fasi di gameplay.
Complessivamente il titolo, che gira a 900p/60fps su PS4 standard, è estremamente fluido, godibile e stabile.
I 20 stage di gioco si difendono davvero bene ed alcuni di essi risultano essere anche particolarmente ispirati.
Dal punto di vista del comparto audio, oltre alla sopracitata possibilità di adoperare le colonne sonore del passato, segnaliamo una soundtrack di tutto rispetto capace di esaltarsi nel momento del bisogno.
Tirando le somme, al netto di qualche carenza nello story mode e nella longevità garantita dalle modalità single player offline, Tekken 7 è comunque in grado di sorprendere molto positivamente e, sebbene presenti qualche piccola modifica in termini di combat system, è proprio il Tekken che vi aspettavate. Gratificante, avvincente ed esaltante, l’ultima fatica di Bandai Namco è un must have per i fan della saga e per i giocatori appassionati di picchiaduro.
Si ringrazia Bandai Namco per il codice di Tekken 7 per PS4 usato per la recensione
This post was published on 4 Giugno 2017 18:39
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