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Port Royale 4 | Recensione (PC): Imprenditori dei Caraibi

La scoperta del Nuovo Mondo è uno dei punti focali della storia dell’umanità, ma è lo sviluppo iniziale delle nuove colonie uno dei paragrafi più avventurosi per gli europei, specialmente nei Caraibi tra pirateria, commerci e battaglie navali. Port Royale 4 porta i giocatori proprio in questa dimensione nei panni di un gestore di una compagnia delle indie a cavallo tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo.

Giunto al suo quarto capitolo, Port Royale è un gioco di strategia in tempo reale con una forte enfasi sul lato economico e sui commerci, intervallato da battaglie navali a turni. Si tratta del secondo titolo del franchise pubblicato da Kalypso Media, casa tedesca già avvezza agli scenari caraibici grazie alla fortunata saga di Tropico, e sviluppato da Gaming Minds. Potete trovare Port Royale 4 su PC, PS4 e Xbox One, Nintendo Switch.

Se Port Royale 3 aveva convinto poco pubblico e critica nel 2011, la sua nuova iterazione cerca di superare i suoi difetti con una campagna più longeva e un combattimento più funzionale e divertente. Sebbene Port Royale 4 non sia esente da errori, è pur sempre un titolo gradevole che farà contenta una grande fetta dei fan di vecchia data e saprà attirare nuovi curiosi.

Quindici uomini sulla cassa del morto

Prima di issare le vele alla volta del Mar dei Caraibi, in gioco è presente un lungo e dettagliato tutorial diviso in capitoli che, se seguito interamente, consentirà al giocatore di sbloccare contenuti bonus per la sua campagna.

Sono 4 le nazioni che storicamente si sono contese le isole caraibiche e le coste orientali del centro-america: Spagna, Inghilterra, Francia e Olanda. Mentre nel Gioco Libero il giocatore decide il genere di partita da affrontare scegliendo per esempio la colonia di partenza, la nazione di appartenenza e la difficoltà di gioco, nella Campagna si ripercorre un po’ la storia effettiva che ha caratterizzato questi luoghi, ovviamente con una punta di spiritosaggine alla Kalypso e con la personalizzazione del giocatore.

Si parte con la Spagna nel 1570 che ha le sue piccole colonie sparse sulla maggior parte delle coste continentali oltre a un paio di centri abitati sull’isola di Cuba. Attenzione: nonostante l’imponente tutorial, gran parte dell’inizio di questa campagna è concentrata sullo sviluppo delle prime rotte commerciali e ci vorrà molto tempo prima che si possano affrontare i primi combattimenti. Il motivo è dovuto al fatto che il gioco non permette di conoscere fin da subito tutti gli obiettivi della campagna, ma li consegnerà a scaglioni man mano che vengono superati i precedenti, limitando l’analisi del contesto generale della partita da parte del giocatore.

Solo dopo aver completato la campagna spagnola è possibile accedere a quelle delle altre nazioni. La campagna inglese è ambientata nel 1589, nel periodo in cui alle flotte della Regina Elisabetta I è consentita la caccia ai pirati (e agli spagnoli, ma shh…). La campagna olandese consente al giocatore di rivivere gli anni ’20 del 1600, quando le poche e piccole colonie dell’Olanda istituirono la Compagnia olandese delle Indie occidentali che ben presto diventò la più influente potenza commerciale dei Caraibi. Infine, la campagna francese, ambientata nel 1600, catapulta il giocatore in una guerra aperta con la Spagna, e lo impegnerà ad aumentare il numero di colonie della nazione e il loro prestigio.

La scelta del proprio personaggio è essenziale: ne esistono di 4 tipi diversi, ognuno con le proprie caratteristiche. L’Avventuriero è specializzato nelle battaglie a lungo raggio, la Mercante consente di commerciare con qualsivoglia colonia senza comprarne le licenze, il Bucaniere ha vantaggi per la caccia ai pirati e parte già con un boost alla fama, e la Piratessa può dedicarsi tranquillamente alla pirateria senza particolari malus nel caso venga scoperta.

Yo-ho-ho, e una bottiglia di rum!

Gran parte dell’esperienza del gameplay di Port Royale 4 è caratterizzata dallo stabilire le rotte commerciali. Il vasto mondo di gioco caraibico offre numerosissime risorse, catalogate in gioco a seconda della loro utilità. Ogni colonia produce una determinata quantità di tali risorse, e sta al giocatore capire con quale e quante sia utile commerciare: in generale, la gestione economica è molto dettagliata e risponde alle minime fluttuazioni del prezzo, per questo motivo vendere un barile in più o in meno di una determinata risorsa può fare una gran differenza. Creare le rotte commerciali è un processo lungo in cui bisogna studiare sia le risorse necessarie, sia l’andamento del mercato, sia le correnti marine.

Di tanto in tanto compariranno eventi in luoghi casuali, nelle vicinanze di colonie o in mare aperto. Che si tratti di ricevere un pezzo di una mappa del tesoro, barili di risorse gratuite o di tattiche da combattimento da utilizzare in battaglia, eventi del genere hanno una duplice funzione all’interno del gameplay: da un lato spezzano la monotonia fatta di pianificazione e automatismi con un po’ di viaggi fatti manualmente dal giocatore, dall’altro lato garantiscono punti esperienza necessari a ricevere fama da spendere per nuove licenze.

La fama viene guadagnata anche svolgendo gli incarichi del Viceré della propria nazione e completando gli obiettivi principali delle campagne. Le licenze sbloccate consentono di avere più capitani per la propria flotta e diversi tipi di edifici per la produzione di risorse. E a proposito di produzione, non bisogna perdere di vista la gestione delle colonie: al di là della città di partenza, il giocatore può acquistare le licenze di costruzione negli altri insediamenti presenti sotto la corona della propria nazione per incentivare la produzione di risorse; raggiunti i 6000 abitanti, il giocatore può anche chiedere al Vicerè di diventarne un vero e proprio amministratore per costruire altri edifici dedicati perlopiù alla gestione cittadina vera e propria, come chiese e taverne.

Produrre risorse da sé influisce ovviamente anche sui prezzo di mercato, così come influiscono i pirati. Le azioni di pirateria possono essere contrastate dalle proprie flotte militari mettendoli in fuga o affrontabili in battaglia. O possono essere fatte dal giocatore issando una bella bandiera nera. Se siete scettici sull’incombenza di un combattimento a turni all’interno di uno strategico in tempo reale, non temete perché le battaglie oltre a essere ben strutturate e divertenti, si rivelano un ottimo diversivo quando commerci automatici ed incarichi di gioco appiattiranno il vostro divertimento.

Le battaglie navali sono basate molto sul posizionamento strategico delle imbarcazioni. Le azioni di combattimento si dividono in attacchi standard tra cannonate mirate, mitragliate e arrembaggi, e tattiche, delle tecniche consumabili che permettono di compiere azioni speciali come la riparazione o lo spostamento forzato.

La bottiglia e il demonio han pensato al resto

Dal punto di vista grafico e sonoro, Port Royale 4 si comporta in maniera più che buona. Da ogni distanza è distinguibile nel dettaglio la mappa di gioco, ma forse il modo più appagante per guardare i Caraibi è da vicino: tempeste tropicali all’orizzonte, acqua spostata dal galleggiamento delle imbarcazioni, navi in movimento sull’acqua, tutti questi elementi hanno una resa scenica molto gradevole.

Personalmente ho apprezzato l’estrema fluidità di transizione dalla visuale lontana al dettaglio nelle colonie: praticamente nullo il caricamento delle aree ravvicinate. Tanto il posizionamento degli edifici nelle colonie quanto il combattimento via mare sono gestiti da un sistema di griglie esagonali, ottime per le strategie di posizionamento in entrambi i casi.

Un brindisi con un bel calice di rum è da fare alle musiche di Port Royale 4, compagne perfette di gioco in tutti i contesti. In particolare è da fare una menzione speciale al filmato introduttivo che riassume alla perfezione l’intero gioco dal punto di vista di un barile di rum, il tutto accompagnato da una bella e iconica canzone piratesca.

Dove invece il gioco non brilla è purtroppo nelle interfacce di gioco e in generale nell’usabilità di queste da parte dell’utente. Lo stile dei menu, per quanto contestuale, sembra un po’ datato, ma è ancora più antiquata l’intera organizzazione di questi. La sensazione generale è che il tutto fa risultare il gioco macchinoso, quando poi si poteva ottenere gli stessi risultati con qualche click in meno: per esempio, per assegnare una rotta a una flotta bisogna selezionare prima questa e poi tenere aperto il menu delle rotte, cercare la rotta e cliccare sul tasto assegna con il menu della flotta ancora selezionato… poteva essere gestito il tutto da un semplice menu a tendina.

Soluzioni del genere, purtroppo, limitano parecchio l’esperienza di gioco, specialmente quando si tratta di videogiochi gestionali dove c’è sempre bisogno di accedere ai più disparati menu. Si guardi a casa Paradox cosa ha fatto, per esempio, con i menu del nuovo Crusader Kings III.

Yo-ho-ho, e una bottiglia di rum!

Port Royale 4 è a tutti gli effetti un simulatore di economia con qualche elemento ludico a rinforzare il concetto, il tutto immerso nel Mare dei Caraibi. La profondità e il dettaglio della gestione dei mercati e delle proprie finanze sono molto curati, a volte anche troppo, ma quando subentra la monotonia ci si può prendere una bella pausa con una sana e divertente battaglia navale a turni. Peccato che la stessa cura non sia stata messa nell’usabilità del giocatore e nelle interfacce di gioco che limitano il titolo rendendolo un po’ troppo macchinoso. Acquisto consigliato per i fanatici dei numeretti e della strategia.

This post was published on 25 Settembre 2020 10:00

Alessandro Colantonio

Game designer in erba e chitarrista a tempo perso. Nasce all'ombra del Vesuvio nel 1991, muove i suoi primi passi nel mondo dei videogiochi su un Windows 95 all'età di 5 anni, e diventa presto un Allenatore di Pokémon. Bazzica tra radio web e band durante i suoi studi universitari tra Napoli, Roma e Milano, si parcheggia nella fan-community di Pokémon Milennium dove instaura il suo regime dittatoriale da caporedattore, costruendo una macchina da recensioni e contatti e diventando inconsapevolmente PR. Oggi, oltre a prestare le sue dita a Player.it per articoli, recensioni e approfondimenti, figura anche come streamer di Twtich, content creator di TikTok e PR abusivo. I suoi generi preferiti sono i gestionali, gli strategici, i tattici e i GDR. Ma essendo un accumulatore seriale di videogiochi, cerca sempre di giocare ogni titolo che gli capita sotto mano. Ha una perversione per le pratiche fandom, i cani e la birra artigianale. Adora D&D, va in ira e carica.

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