L’attesissimo Windbound è finalmente approdato, e in questo caso è proprio calzante come espressione, da qualche giorno su Playstation4, Xbox ONE, PC e Nintendo Switch. L’avventura dalle tinte survival sviluppata dal team di 5 Lives Studios ha da subito raccolto numerosi consensi ma anche molti pareri discordanti.
L’influenza e i chiari richiami a The Legend of Zelda: Breath of the Wild e The Legend of Zelda: The Wind Waker sono stati da subito oggetto di grande curiosità per gli appassionati della saga che hanno voluto dedicare, un po’ per fiducia e amore incondizionato, il loro tempo per scoprire questo nuovo mondo così promettente.
Non tutti sono rimasti soddisfatti da questa esperienza di gioco, scopriamo il perché:
La storia
Ci ritroveremo da subito catapultati nei panni della protagonista Kara, un’avventuriera appartenente ad una tribù dedita all’esplorazione del mare. Le cose per Kara non si metteranno bene sin da subito: verrà ben presto colpita da una violenta tempesta scatenata da un essere spaventoso proveniente dalle profondità del mare, lasciandola senza sensi alla deriva.
Questi sono i primi secondi dell’inizio del gioco che da subito, senza dubbio, possono suscitare una certa curiosità e alcune domande. Ad esempio: Cos’è quella creatura? Da dove proviene? La tribù di Kara ha una storia particolare? All’interno del gameplay, salvo qualche piccola pillola di storia buttata qua e là, nessuno di questi aspetti così promettenti viene approfondito a dovere e con una premessa ottima come questa è davvero un peccato.
Sul finale il gioco si riprende un po’ ma sempre con una certa superficialità, lasciando parecchie domande senza risposta.
Il Gameplay
Il gioco ci mette da subito davanti ad una scelta: modalità Storia o modalità Survival. La differenza tra queste due modalità è sostanzialmente nel momento della sconfitta.
– Nella modalità Storia, in caso di sconfitta, manterremo i nostri oggetti nell’inventario e ricominceremo dall’inizio del livello dove ci troviamo, perdendo “unicamente” la nostra imbarcazione.
– Nella modalità Survival invece tutto il gioco diventerà una sorta di roguelike dove, a prescindere dall’avanzamento, in caso di sconfitta torneremo al livello 1 con le nostre tasche completamente vuote.
Se per alcuni quest’ultima modalità è stimolante ed entusiasmante, per altri una vera e propria tortura. Il non poter salvare i progressi in un determinato punto ma dover riprendere ogni volta da inizio livello (sì, con gli oggetti, ma da inizio livello) ci costringe a sessioni di gioco davvero prolungate se si vuole approfondire l’aspetto di farming o anche solo dedicarsi all’esplorazione e alla storia. Apprezzabile invece l’assenza di mappa guidata che ci porta fin da subito a fare l’occhio a quello che ci circonda e a doverci orientare come farebbe un vero e proprio avventuriero in mare. Il fattore di ri-giocabilità è buono, offrendo al giocatore loot sempre diversi e disposizione di alcuni segreti sempre varia ad ogni partita.
La versione per Nintendo Switch (la recensione che state leggendo è fatta in base a questa versione) purtroppo presenta diversi bug che portano al reset improvviso della console, l’incepparsi di mostri a mezz’aria e la scomparsa di oggetti nell’inventario. Queste problematiche, unite a dei caricamenti alle volte davvero eccessivi, svalutano decisamente il prodotto.
Il Crafting
Qualsiasi cosa in Windbound può ucciderti in un paio di colpi, ma allo stesso può diventare parte del tuo equipaggiamento, della tua imbarcazione e delle tue risorse.
Il sistema di crafting è davvero coinvolgente e interessante, mano mano che i materiali verranno raccolti si sbloccheranno nuove ricette nell’inventario, da prima sconosciute. Questo incentiva notevolmente la raccolta e l’elaborazione di materiali semplici in strumenti e oggetti sempre più complessi. Dai primi livelli è possibile ottenere un buon equipaggiamento e una imbarcazione di tutto rispetto dedicando il giusto tempo al farming.
Unica nota di demerito, ma ne riparleremo anche dopo, è relativa alle imbarcazioni: la differenza e i miglioramenti dal punto di vista pratico e non solo estetico delle volte sono talmente impercettibili da farci quasi rimpiangere di aver speso tempo e materiali per realizzarli.
L’esplorazione
L’esplorazione in Windbound è una delle componenti fondamentali e cardine del gioco. Gli scenari proposti e le dinamiche che riguardano questa componente nei primi momenti di gioco lasciano a bocca aperta: una buona varietà di animali, piante e isole segrete da esplorare… ma non abbastanza.
Se la struttura delle isole e dei “santuari” strizza l’occhio a Breath of the Wild, la proposta di Windbound non è assolutamente all’altezza. Dovremmo presto fronteggiarci con il valore della stamina che, una volta raggiunti livelli critici, andrà ad intaccare i nostri punti salute. Unico modo per fronteggiare questa incombenza? Mangiare. La quantità di cibo e animali è scarsa e questo valore è davvero troppo avvezzo a scendere velocemente, costringendoci a sottrarre tempo all’esplorazione.
La navigazione meriterebbe un capitolo a parte in quanto risulta poco godibile il più delle volte, specialmente quando la nostra vela si trova in balia di correnti avverse e a niente serve ammainarla o tenderla per andare avanti. Le problematiche sono parecchie e le migliorie strutturali che si possono apportare all’imbarcazione con il crafting servono a poco. Per un gioco basato sulla navigazione questa è una pecca da tenere sicuramente in conto.
Windbound è un titolo godibile e con delle premesse splendide che però purtroppo fa davvero fatica ad ingranare. La storia rimane superficiale, senza andare a fondo in una trama che poteva regalare sicuramente molte più emozioni. Il sistema di navigazione è penalizzante e l’assenza di punti salvataggio intermedi si fa sentire in maniera prepotente in alcuni frangenti del gioco. Queste pecche sono sicuramente attenuate da una grafica e da una colonna sonora mozzafiato che fa sperare in uno spin off o un secondo capitolo rivisto nelle problematiche portate alla luce.