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Recensioni

Ever Forward | Recensione (PC): un puzzle game tra realtà e immaginazione

Ever Forward è il nuovo titolo di Pathea Games, casa di sviluppo divisa tra due sedi, una a Chongqing in Cina, l’altra a Memphis, negli Stati Uniti. Pathea Games è una software house conosciuta ai più dopo i fortunati gestionali My Time At Portia e Planet Explorers. Stavolta, i ragazzi di Pathea Games hanno puntato verso un racconto più intimo ed emozionante che richiama, stilisticamente, RiMe, Beyond Eyes e Portal.

Un puzzle game che ammalia e coinvolge

Se un giorno qualcuno ci dicesse che non sarà più possibile uscire di casa e andare fuori, all’aperto, passeggiare, vivere? Il sol pensiero ci fa accapponare la pelle. Eppure, nel lockdown che ci ha coinvolti tutti, durato ben due mesi, abbiamo un po’ assaporato – nei limiti – cosa significa non poter uscire di casa. Il pensiero che il lockdown non sarebbe durato per sempre ci dava forza e speranza, ma cosa fare quando qualcuno ci toglie anche questo flebile desiderio dalle nostre vite?

In Ever Forward, la popolazione non può più uscire dalla propria abitazione, non può più camminare serenamente per strada o andare a fare la spesa. La piccola Maya, la ragazzina protagonista di questo bellissimo puzzle game, ne è diretta spettatrice e vorrebbe trovare qualsiasi pretesto per uscire, anche solo nel giardino della sua casa, per poter essere spinta ancora una volta su quell’altalena dalla sua mamma.

La storia di Maya inizia su una spiaggia deserta. La bambina, una brunetta con i capelli a caschetto, con addosso solo una tunica bianca in contrasto con i suoi capelli corvini, si muoverà nello spazio con totale libertà. Al contatto con lunghi rami cremisi, che vanno a modificare l’aspetto tropicale dell’isola, Maya verrà trasportata in un mondo parallelo, freddo, minimalista, in cui dovrà superare varie prove. I puzzle in Ever Forward sono posti in difficoltà crescente: come primo obiettivo Maya dovrà trasportare un magico box, che avrà sempre con se, da una parte all’altra del livello, facendo attenzione alle varie trappole che renderanno difficile la sua impresa. Così inizia l’avventura tra due mondi paralleli che coinvolgono la piccola Maya.
Il mondo parallelo in cui, in solitaria, si addentra è quasi una metafora del suo sé. Le trappole non sono altro che le sue paure nascoste.

I puzzle sono saggiamente posti in difficoltà crescente e sono ben strutturati sia dal punto di vista di level design che grafico, di cui parleremo nel dettaglio più avanti. Man mano che risolveremo i vari puzzle, sbloccheremo una cutscene che si svolgerà presso l’abitazione di Maya e riguarderà le sue interazioni con la madre. L’ambiente casalingo, cupo ed incolore, sarà ravvivato dalle sagome luminose di madre e figlia dando al giocatore la sensazione di rivivere dei ricordi lontani, un po’ come avviene in Everybody’s Gone To The Rapture.

Realtà parallela o mondo onirico?

Il gameplay di Ever Forward è abbastanza semplice, le nostre azioni si limitano a controllare la piccola Maya, farla saltare, camminare, prendere con sé i cubi luminosi da portare da una parte all’altra del livello selezionato, volare tramite uno di questi per spostarsi sulle varie piattaforme che dispongono di enigmi. Spontaneamente, la ragazzina camminerà più lentamente in prossimità delle torrette sferiche che osservano il percorso. E’ proprio la presenza di queste torrette che ci darà filo da torcere: ognuna di queste avrà un proprio campo visivo, delimitato da una luce blu. Se dovessimo camminare in corrispondenza della luce blu della torretta, Maya verrebbe completamente polverizzata e il livello resettato.


Le regole di Ever Forward sono molto severe e occorre studiare prima di qualsiasi mossa l’ambiente circostante e soprattutto i tempi che intercorrono tra il movimento delle torrette – che si guarderanno intorno appena sentiranno un rumore, attivando una modalità “allerta” – e la camminata lenta di Maya. E’ proprio questa lentezza a rendere i vari enigmi molto frustranti, malgrado la loro crescente difficoltà. Inoltre, all’inizio del gioco, nonostante gli enigmi basilari, non c’è un vero e proprio tutorial, e si ha come il feeling di andare avanti un po’ “a tentoni”. Una modalità, quella del trial-and-error, che non abbandona mai davvero Ever Forward. Se è pur vero che alcuni enigmi risultano godibili e ti lasciano addosso una sensazione di soddisfazione una volta completati, dall’altra alcuni risultano abbastanza frustranti sia per la difficoltà che per una poca fluidità dei movimenti di Maya in rapporto con le torrette circostanti. A nostro vantaggio, va il fatto che si può effettuare un salvataggio rapido in ogni momento durante gli enigmi, ed è possibile, tramite delle foglie raccolte nell’isola, avere un piccolo indizio riguardo la loro soluzione.

La grafica riproduce davvero l’essenziale per un indie game, l’isola è un ampio spazio ricco di colori e molto arricchito di particolari; in contrapposizione a questa, la realtà parallela che ospita la parte di gameplay, risulta abbastanza minimalista e fredda, con un gioco di luci ben studiato e d’impatto. Lo stesso discorso vale per le cutscenes molto essenziali ma d’effetto grazie al gioco di luci presente che disegna la sagome delle due protagoniste. A parte piccoli cali di framerate, il gioco risulta davvero fluido e godibile, soprattutto negli enigmi.

Il punto forte del gioco è però il comparto sonoro a sostegno del gameplay. La musica ambient/elettronica della colonna sonora si amalgama perfettamente con gli effetti sonori dei puzzle, donando pathos e allo stesso tempo favorendo la concentrazione. Per le cutscenes e le parti giocabili sulla spiaggia, la musica ambient fa posto a brani eseguiti al pianoforte. Ever Forward è localizzato in lingua italiana, mentre i dialoghi sono disponibili in inglese e in cinese. Personalmente, ho giocato al titolo settando i dialoghi in inglese, ma se potessi consigliarvi quale dei due è migliore, sicuramente la lingua cinese ha più mordente ed è sicuramente quella con la miglior performance.

Considerazioni finali

La longevità di Ever Forward oscilla dalle due alle tre ore di gioco, abbastanza risicata, ovviamente soggetta a cambiamenti in virtù della bravura dei videogiocatori. La trama è semplice ma godibile, con una buona dose di mistero che solletica la curiosità del videogiocatore e lo spinge ad andare avanti. Personalmente, ho amato l’atmosfera che Ever Forward mi ha donato: due mondi paralleli, così diversi tra loro ma ben rappresentati. Una grafica all’altezza del prodotto e un sonoro abbastanza efficace. Condanno, invece la difficoltà spesso elevata di alcuni enigmi e l’orrenda sensazione di abbandonarsi al caso o a vari tentativi trial-and-error a discapito di un buon ragionamento e l’utilizzo del pensiero laterale nel problem solving, soprattutto quando la torretta luminosa ci anticipa sul tempo, poiché più veloce.

Ever Forward è un puzzle game ben riuscito di Panthea Games, che fino ad ora si era occupata solo di gestionali e sandbox come il valido My Time at Portia. A parte qualche lieve difetto riscontrabile in alcuni enigmi, spesso ostici, e una lentezza nei movimenti della protagonista che pesano sul timing e sulla performance finale, questo indie game è senz’altro da provare. La grafica, malgrado piccoli cali di framerate, è buona e riproduce fedelmente il prodotto che si vuole rappresentare, il tutto sormontato da una più che valida colonna sonora. La longevità è piuttosto scarsa ma, come detto poc’anzi, è molto influenzata dallo stile di gioco di ognuno di noi e la nostra dimestichezza nei puzzle game. Se state cercando un puzzle game che è una commistione tra Portal e RiME, questo fa al caso vostro. Al contrario, è meglio dirigervi verso un titolo più dinamico e longevo. Ever Forward è disponibile su Steam al prezzo di 14,99€. Prossimamente, farà il suo debutto anche su PS4, Xbox One e Nintendo Switch.

This post was published on 29 Agosto 2020 14:48

Pia Colucci

Barese born & raised, sono nata a pane e videogiochi. Il mio battesimo è stata l'Amiga 500 di mia sorella, con l'arrivo di Playstation non ho mai più lasciato il joypad. Sono una psicologa e mi occupo di divulgazione in materia di psicologia, videogiochi e digital media. Non ho molte passioni a parte i gatti rossi, le birre e il Giappone. I miei videogiochi preferiti? Sicuramente troppi, ma spero sempre in un remake di Xenogears. Lo ribadisco almeno una volta all'anno e su qualsiasi mia bio presente in rete.

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