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Recensioni

Battletoads Recensione (Xbox One): botte, rospi e cartoni animati

Chi ha vissuto l’epoca d’oro della sala giochi ricorderà, anche con un certo terrore, il cabinato di Battletoads. Un beat ’em up che mangiava gettoni a raffica terminando in pochi minuti gli spiccioli messi via duramente con qualche lavoretto fuori casa. Oggi, a circa 26 anni di distanza dalla loro ultima apparizione, i rospi più potenti della storia dei videogiochi tornano grazie a Dlala Studios (con la supervisione di mamma Rare) su Xbox e PC, e hanno una storia talmente assurda per la loro assenza da risultare tremendamente veritiera.

Per essere un grande eroe ci vuole un grande cattivo

Tutto inizia con un guasto. La macchina di simulazione in cui Rash, Pimple, e Zitz erano ormai intrappolati da anni a rivivere le loro avventure si rompe e loro arrivano in un mondo, quello di oggi, dove non c’è posto per tre rospi appena usciti dalla sala giochi. Le persone sono cambiate, i videogames pure. I Battletoads non li conosce quasi più nessuno e quindi, svestiti i panni da eroi devono adattarsi e vivere come le persone comuni e lavorare. Pimple ora usa i suoi possenti pugni solo nel centro massaggi dove ha trovato impiego, Zitz è costretto a inviare ogni giorno una caterva di mail in ufficio e Rash…Rash è costretto al lavoro più degradante di tutti: lavorare come supporto al firma autografi delle vere star del momento, come i pirati di Sea of Thieves (titolo di punta di Rare).

La regina oscura è molto più…bassa, rispetto a come la ricordavamo!

La gloria dei tre rospi sembra quindi essere giunta al termine ma Rash non vuole rassegnarsi a questa vita in cui non può menare le mani e quindi fa l’unica cosa che un eroe decaduto può fare: andare alla ricerca di un grande cattivo da sconfiggere! E chi meglio della Regina Oscura, la nemesi eterna delle tre rane? Solo che il tempo non è stato clemente nemmeno con lei e ora c’è un nuovo nemico a dominare sull’universo, i nebulosi Topiani.

Questo però è solo l’inizio di un’avventura che si lascia seguire di atto in atto come una stagione di Rick e Morty.

La serie animata che volevamo

Il franchise di Battletoads era nato per emulare il successo delle Tartarughe Ninja, e doveva anche lanciare una serie animata che si è purtroppo risolta in un pilot di scarso successo. Dlala Studios decide quindi di abbandonare la grafica in pixel art che ha caratterizzato tutti gli altri capitoli del gioco per offrirci la serie animata che aspettavamo, moderna e divertente, con disegni colorati realizzati a mano e un design dell’assurdo che strizza l’occhio a produzioni come Cuphead senza snaturare assolutamente il cuore pulsante di Battletoads. Concatenando le combo infatti è possibile assistere alle trasformazioni dei protagonisti che hanno fatto la storia della serie, con arti che si ingigantiscono, che si trasformano in martelli pneumatici, treni, lavandini, marionette, sarcofaghi e persino cabinati da sala giochi.

Un giorno comune nella vita dei Battletoads.

L’ironia del combat system si sposa perfettamente con la storia raccontata da Dlala Studios che prende a cazzotti la quarta parete sin dai primi minuti di gioco con i tre rospi che passano il tempo e mettere in scena gag e battute passando dal tragicomico al nonsense.

Come se questa fiera dell’assurdo già non bastasse anche i nemici sono un accozzaglia di strane creature antropomorfe, boscaioli impazziti, alieni, macchine, melme ambulanti e moltissime altre creature ricche di animazioni diverse e smorfie che è sono un piacere da vedere, soprattutto quando i cazzotti fanno schizzare gli occhi fuori dalle orbite. Il livello di violenza che caratterizzava gli scorsi episodi è stato però diluito e il sangue è stato asciugato del tutto.

Non il classico picchiaduro a scorrimento

Battletoads è un videogioco multigenere che non si fa problemi a mischiare platform, picchiaduro, racing game, puzzle game e persino interi livelli costituiti da minigiochi capaci di offrire una sfida sempre crescente al giocatore. Non è un titolo semplice e più di una volta potreste voler lanciare il controller contro la parete. A differenza dei suoi predecessori però è ricco di checkpoint, i Continue (almeno a difficoltà normale) sono infiniti e se avete un amico con cui giocarlo il titolo potrebbe diventare una vera droga da cui essere dipendenti per tutto il resto dell’estate.

Non vi negherò che sputare la gomma sui nemici dona una certa soddisfazione.

Se da una parte però è un piacere ritrovare un gioco che punta sul multiplayer offline (fino a 3 giocatori) dall’altra risulta strano pensare che un gioco disponibile al lancio sul Game Pass non preveda una modalità cooperativa online che avrebbe senz’altro giovato all’esperienza. Alcuni Atti, in cui è suddivisa la storia, sono dei veri e propri party game realizzati con grande cura e tutti diversi, perfetti per movimentare una serata con gli amici, anche se non avvezzi al gaming.

Discorso diverso invece per quanto riguarda le sezioni in moto, un vero must per chi conosce conosce la saga e che sono dannatamente difficili, anche se non quanto quelle dei vecchi capitoli. Sono livelli da giocare con altri appassionati che non temono le grandi sfide visto che c’è addirittura un obiettivo che richiede a 3 giocatori in cooperativa di sopravvivere in sella alla moto per ben 300 secondi, vi assicuro che non è una passeggiata e le imprecazioni sono assicurate.

Pronti a buttare il controller?

Il cuore pulsante del gioco sono però le sezioni di combattimento, ben calibrate e con nemici intelligenti che non si sconfiggono semplicemente menando cazzotti a destra e manca, ma che richiedono un po’ di strategia, con la scelta giusta degli attacchi per affrontarli che non si fermano a schivate o colpi possenti. Alcuni avversari richiederanno infatti di spostarsi velocemente sullo scenario e di mettersi al sicuro perchè capaci, ad esempio, di elettrificare le zone con l’acqua.

Oltre ai cazzotti, Rash, Zitz e Pimple potranno fare affidamento sulla loro lingua lunga da rospi che permette loro di spostarsi su un secondo binario dello scenario in stile Top Hunter (tanto per citare un altro grande classico arcade), afferrare le mosche per ripristinare una piccola porzione di salute, avvicinare i nemici e raccogliere i collezionabili. Questi ultimi, dalla forma poliedrica, sono nascosti ovunque nei livelli e spesso, per essere ottenuti, richiedono la risoluzione di semplici puzzle ambientali. I puzzle sono inoltre usati anche per aprire le numerose porte chiuse che si stagliano sul cammino dei tre eroi e offrono una sfida crescente che, per la gioia di chi vuole solo menare le mani, può essere anche saltata grazie ad una apposita funzione sbloccabile dopo qualche tentativo fallito.

Quello è un lavandino? Ed è una delle cose meno folli in cui vedrete trasformarsi i pugni dei Battletoads.

Alla fine di ognuno dei quattro Atti che compongono il gioco, per un totale di circa 5 ore di divertimento – un po’ pochine ma in linea con gli altri titoli del genere come il recente Streets of Rage 4 – ci sono i boss di fine livello. Giganteschi, cattivi, arrabbiati e capaci di attacchi sorprendenti come quelli dei Battletoads, anche loro con un design dove il piacere dell’assurdo è superato solo dalla voglia di creare una nuova strategia per sconfiggerli. In questi casi la gomma è fondamentale: i rospi infatti possono sputare contro i nemici una vera e propria gomma da masticare che blocca i loro attacchi per qualche secondo e li impantana in una rosea prigione appiccicosa. La gomma si rivela fondamentale non sono nelle boss battle ma anche per zittire alcuni fastidiosi minion capaci di attacchi a distanza.

Dlala Studios ci riporta in sala giochi con il grande ritorno dei Battletoads, un videogioco pensato più per un nostalgico, ma che riesce perfettamente a catturare l’attenzione anche di un nuovo giocatore soprattutto se alla ricerca di un buon livello di sfida. L’avventura dei tre rospi non è solo divertente da giocare, ma anche bella da vedere con un design a cartone animato dove non manca un abbondante pizzico di follia e assurdità. Con questo ultimo capitolo diciamo che i 26 anni di attesa sono stati più che ripagati, anche se ci aspettavamo un titolo che durasse qualche ora in più e che magari offrisse la possibilità di giocare online con altri giocatori. Consigliato assolutamente per passare in allegria qualche serata con gli amici, per distruggere definitivamente il vostro controller e per (ri)scoprire il valore di tre eroi che non hanno perso lo smalto di un tempo.

Battletoads è una grande sorpresa estiva disponibile da oggi su Game Pass, ringraziamo Microsoft per averci fornito un codice di anteprima per provare il gioco.

This post was published on 20 Agosto 2020 9:00

Simone Alvaro "Guybrush89" Segatori

Ritrovato in tenera età su una spiaggia pixelata le sue prime parole sono state "Voglio fare il pirata!" In mancanza di un vero galeone è partito all'arrembaggio del mare della rete depredando le conoscenze di ogni isola su cui è approdato: Ha scritto per Games, VGN, Adventure's Planet, Badgames, FlopTV, Cinefilia Ritrovata, Ridble e creato qualche video per la ciurma di Game Series Network. Nel mentre la taglia sulla sua testa è aumentata e dopo che l'Università di Viterbo lo ha ritenuto un pericoloso "Capitano della Comunicazione", l'Alma Mater Studiorum di Bologna lo ha classificato come "Minaccia Pirata esperta di Cinema, Televisione e Produzione Multimediale". Per circa un anno è quindi rimasto nascosto nella Cineteca di Bologna, gestendo dall'ombra l'Archivio Videoludico e organizzando anche un ritrovo piratesco conosciuto come Svilupparty. Dopo qualche tempo passato in mare tra cinema, fumetti, serie tv, libri, aspirapolvere e videogiochi, senza mai una vera casa, mette l'ancora alla fonda nella baia videoludica di Player.it, dove passa le giornate in compagnia di scimmie, balene e altri animali. Va spesso ad ubriacarsi nella taverna di Tom's Hardware, inoltre va all'arrembaggio di libri e fumetti su Frasix, di gadget e serie TV su Nospoiler e Cinematographe e svolge ricerche su antichi manufatti per conto di Ivipro. Il richiamo dell'oceano però lo trascina continuamente tra le onde e anche se non sa dove lo porterà il vento quello che conta davvero è il viaggio.

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