Le avventure grafiche sono morte, lunga vita alle avventure grafiche! Puntualmente nel mondo dei videogiochi arriva sempre qualche espertone di marketing o altre diavolerie finanziarie ad annunciare cosa è in voga e cosa invece non vende, annunciando spesso la morte di un genere. È successo per i giochi di ruolo occidentali, per i picchiaduro e anche per le avventure grafiche. Purtroppo per loro, però, questi generi, anche se hanno avuto fasi molto calanti, sono più vivi che mai, anzi spesso sono rinati e si sono adattati ai tempi. Gran parte del merito per la rinascita delle avventure grafiche spetta al mondo indie e al crowdfunding, che negli ultimi anni ci ha regalato quella perla di Thimbleweed Park, creato grazie a una campagna Kickstarter da due mostri sacri come Ron Gilbert e Gary Winnick (non vogliamo insultare la vostra intelligenza dicendovi chi sono). Improvvisamente si è dunque riscoperto il genere di queste produzioni, dette anche “punta e clicca”, con tanti nuovi titoli interessanti arrivati negli ultimi anni. Uno di questi è proprio il soggetto di questa recensione: Darkestville Castle.
In realtà il titolo, sviluppato da Epic Llama ed edito da Buka Entertainment, non è una novità assoluta. Era già uscito nel 2017 su PC e su dispositivi mobile Android e iOS, mentre arriva con qualche anno di ritardo su Nintendo Switch, per cui uscirà il prossimo 13 agosto. Dopo aver completato l’avventura in compagnia del demone Cid, vi raccontiamo della nostra esperienza sulla console ibrida di Nintendo.
Il demone caduto dal cielo
La tranquilla cittadina di Darkestville un giorno venne sconvolta dall’arrivo di una sorta di cometa che all’interno conteneva un bambino. Il piccolo presentava sul volto un perenne sorriso beffardo e perfido e ben presto gli abitanti compresero il motivo di quel ghigno. Cid, così venne chiamato il bambino, è in realtà un demone, cresciuto nella cittadina combinando scherzi e guai di ogni tipo. In realtà, nonostante la sua malvagità, dichiarata da Cid stesso, non ha mai realmente fatto qualcosa di tremendo, limitandosi a svariate marachelle. Un giorno però il nemico di sempre di Cid, Dan Teapot, decide di assoldare un trio di cacciatori di demoni per porre fine alle sue malefatte. Questo è soltanto il prologo di un’avventura che ben presto avrà conseguenze tragicomiche, tra grossi equivoci ed evocazioni demoniache, che metteranno a dura prova la pace della cittadina di Darkestville.
Darkestville Castle è un’avventura grafica molto classica nella sua impostazione, con una trama semplice che punta tutto sulla sua ironia. Non ci troviamo di fronte a una rivoluzione all’interno del genere, ma la storia raccontata nel gioco di Epic Llama è molto godibile, considerando che è stata anche la loro prima avventura grafica. Gran parte del divertimento è dovuta ai dialoghi ben scritti e a un cast dei personaggi principali piuttosto riuscito. Cid è sicuramente il migliore e saprà divertire anche soltanto con i suoi commenti quando si prova a osservare o prendere gli oggetti sparsi per le aree di gioco. A lui si aggiungono poi dei personaggi molto caricaturali con cui si potranno intrattenere dialoghi davvero spassosi, come ad esempio il demone maiale sindacalista, il lupo mannaro “social justice warrior” che rinnega ogni stereotipo classico (almeno all’apparenza), un mostro fatto di vegetali impegnato nella difesa della sua razza contro gli orrori che gli ortaggi devono subire ogni giorno da parte degli umani, e molti altri.
Cid poi non mancherà di sfondare la quarta parete in diverse divertenti occasioni che non vogliamo svelarvi qui rovinandovi la sorpresa. La scuola è quella tipica delle avventure di LucasArts e Darkestville Castle fa bene i suoi compiti, anche se non riesce ad avvicinarsi ai grandi maestri del genere. Nonostante ciò la parte narrativa risulta indubbiamente godibile per chiunque ami questa tipologia di giochi.
Il potere dei verbi
Passando al gameplay, Darkestville Castle si presenta come un’avventura grafica classica nella sua struttura. Per avanzare nella storia dovremo sbloccare i dialoghi giusti e utilizzare correttamente gli oggetti, magari combinandoli con altri oggetti. Torna il sistema dei verbi tipico delle avventure di LucasArt, qui semplificato con solo tre opzioni: osservare, parlare e uno dinamico che solitamente è prendere, ma che cambia a seconda dell’oggetto e del contesto in cui ci si trova.
Gli enigmi sono piuttosto semplici e abbastanza intuitivi. Soltanto in rari casi ci siamo dovuti affidare al caso provando tutti gli oggetti nel nostro inventario su qualsiasi cosa ci insospettisse. Chi mangia pane e avventure grafiche non farà particolare fatica a giungere al termine. Noi ci abbiamo messo all’incirca sette ore di gioco, ma i più abili potranno impiegare anche un’ora in meno per arrivare alla fine dei tre capitoli in cui è suddiviso Darkestville Castle.
Graficamente il titolo ha un aspetto cartoonesco ben riuscito, con personaggi dal design accattivante e ambientazioni piuttosto dettagliate. Meno riuscite sono invece le animazioni, a volte molto approssimative o poco incisive. L’interfaccia di gioco è molto scarna, con la pagina dell’inventario davvero minimale e le opzioni di scelta di dialogo troppo semplici e con il difetto di non scomparire anche se quel ramo del discorso viene esaurito. Il gioco presenta un buon doppiaggio inglese, che arranca con le voci soltanto su alcuni personaggi secondari, e una traduzione in italiano invece poco convincente. Durante la nostra prova abbiamo notato tantissimi refusi ed errori grammaticali; nulla che impedisca di comprendere i dialoghi, ma sono in quantità tale da dare inevitabilmente fastidio.
Muoversi su Switch
Concludiamo parlando della versione Switch, in particolare ponendo l’attenzione sui comandi, dato che è possibile giocare Darkestville Castle in due diverse modalità. Potremo infatti giocare in versione portatile soltanto usufruendo del touchscreen, soluzione che funziona piuttosto bene e velocizza molti passaggi del cursore con un semplice tocco del dito. Gli unici problemi riscontrati giocando esclusivamente con i comandi touch sono legati alla scelta della finestra dei verbi, dato che le tre opzioni sono troppo vicine fra loro e si potrebbe premere involontariamente un comando non desiderato, specie se avete le dita grosse!
Utilizzando invece i comandi tramite i due Joy-Con ci può essere che inizialmente ci si trovi spaesati, se abituati a giocare questa tipologia di giochi con mouse e tastiera, ma ci si farà subito l’abitudine. Forse l’unico fastidio è dovuto a una certa lentezza nei movimenti del cursore, ma nulla di realmente troppo tedioso. A questo si aggiunge però la comodità di poter girare ogni oggetto nell’inventario con i dorsali senza doverlo aprire ogni volta, e una veloce possibilità di scelta delle opzioni dei tre verbi tramite un tasto. In definitiva Switch è forse la miglior versione su console di un punta e clicca anche per chi è categoricamente attaccato all’utilizzo del mouse.
Commento finale
Darkestville Castle è un’avventura grafica divertente e ben scritta, però troppo debitrice dei grandi classici del passato. Ha dei dialoghi con la giusta ironia, personaggi folli quanto basta e un gameplay intuitivo e forse troppo semplice per chi è abituato ad avventure di un certo livello. Sicuramente chi ama questo genere di videogiochi troverà comunque nell’avventura creata da Epic Llama un titolo più che godibile, specialmente se è a digiuno da tempo di questo tipo di esperienza videoludica.