La saga di YS in occidente non è particolarmente conosciuta.
Nel paese del sol levante il dittongo YS solleva un vespaio di ricordi, tutti caratterizzati dal protagonista Adol Christin e da un gameplay action rpg divertente e longevo.
Da noi ad arrivare sono stati soltanto alcuni capitoli, non tutti meritevoli di attenzione e non tutti segnalati da una nomenclatura comprensibile. L’ultimo arrivato: YS VIII: Lacrimosa of dana non è altro che il sesto capitolo della saga mentre questo Memories Of Celceta non è altro che la terza iterazione del quarto capitolo della saga, una storia assurda che vede Nihon Falcom commissionare nel 1993 il titolo a diverse software house ottenendo due videogiochi completamente diversi. Il risultato era rappresentato da una continuity narrativa praticamente assente, con problemi narrativi ovunque sul lungo percorso e due videogiochi pensati da due menti completamente diverse.
La storia ha poi visto Nihon Falcom rimettersi in piedi e, partendo dalla sesta generazione videoludica, rimettere in ordine alcuni degli episodi del suo brand. Memories Of Celceta, uscito originariamente su PSVita nel 2012, non è altro che il tentativo di dare una giusta forma al capitolo più bistrattato e modificato della software house.
La versione da noi provata, quella PS4, non è altro che la versione definitiva di un titolo uscito a inizio ciclo vitale della console portatile Sony. La versione qui rimasterizzata aggiunge tecnicamente poco al pacchetto completo, ma questo lo vedremo più in profondità nel corso della recensione.
Partiamo subito mettendo le mani avanti: Ys: Memories Of Celceta non parte esattamente come il migliore dei videogiochi, almeno dal punto di vista prettamente narrativo. Come al solito abbiamo un protagonista smemorato e strani avvenimenti che si susseguono per portare avanti una linea narrativa. Il nostro Adol Christin, avventuriero dalla chioma vermiglia, sbuca improvvisamente a Casnan City senza aver più memoria di nulla ma, per un fortuito caso, incontra una sua vecchia conoscenza: l’avventuriero Duren.
Un dungeon dopo questo avvenimento arriva il primo piccolo colpo di scena: Adol si è appena guadagnato un lavoro di tutto rispetto, in grado di tenerlo impegnato per una ventina comode di ore insieme al giocatore. questo lavoro è relativamente semplice e chiede al giocatore di esplorare e mappare la grande foresta di Celceta, famosa per non lasciare scampo a chi vi si avventura, per conto dell’impero di Romun.
In palio ci sono trenta milioni di monete d’oro e qualcosa di decisamente meno veniale: la possibilità per il nostro protagonista di riottenere i ricordi perduti, complici avvenimenti fantascientifici che vedono il tempo fermarsi in cui soltanto il nostro può muoversi. La grande foresta nasconde misteri e starà proprio a noi svelarli.
L’amnesia di Adol Christin in sostanza si rivelerà un esperiente più o meno efficace che Nihon Falcom ha utilizzato per rendere l’avventura appetibile a tutte quanti le tipologie di giocatori: neofiti o esperti della saga che possiate essere, scoprire le vicissitudini che hanno portato il nostro al successo e all’amnesia è un pecorso che dura una ventina di ore e che ci farà esplorare una serie di imponenti location naturalistiche, dotate di un buon level design di un grande appeal nei confronti di quei videogiocatori che mettono la componenete esplorativa dei titoli al primo posto nella lista delle cose che si ricercano.
Il maggior pregio di YS: Memories Of Celceta è senza dubbio legato alla componente esplorativa. La foresta di Celceta è un luogo tentacolare, pieno di segreti, di bivi, di crocevia e di misteri da scoprire. L‘enorme mappa di gioco nasconde una quantità sorprendente di contenuti, tutti da alternare ad accampamenti da vivere o ostacoli da affrontare una volta che si sono ottenuti strumenti migliori (in modo non dissimile dalla struttura metroidvaniosa di molteplici altri titoli).
L’esplorazione difatti è subordinata a delle abilità individuali che sono possedute dai sei personaggi giocabili presenti all’interno del gioco. Adol possiede l’abilità di interagire con i globi di luce, Duren darà continuamente prova delle sue abilità di scassinatore e così via in un andirivieni di skills utili ad esplorare anfratto dopo anfratto la multiforme location di gioco, al fine di far contenta la capricciosa governatrice generale Griselda.
L’esplorazione ovviamente non è del tutto fine a sé stessa bensì è guidata dal tessuto narrativo precedentemente citato. Oltre a ciò il gioco non fa altro che lanciare nei confronti del giocatore quest secondarie di vario tipo, tra missioni di caccia e fetch quest meno apprezzabili, tutte necessarie ad un impratichirsi costante, tra cicli giorno/notte ed un coacerbo inestricabile di attività secondarie come crafting e commercio che tanto faranno la gioia dei minmaxer sparsi per il globo.
Buona notizia anche per quelli che non riescono a vivere senza fast travel.
Il titolo in questione ha dalla sua un’ interessante sistema di movimento rapido tra le varie parti della mappa grazie ai monumenti che fungono da save point; un vero e proprio salvatempo che permetterà ai giocatori meno pazienti di gustarsi l’esperienza in tutta comodità.
Il sistema di combattimento di questo capitolo di YS ha dalla sua pregi notevoli.
Il gioco è veloce, dinamico, inferocito e continuamente in grado di strappare un sorriso al giocatore grazie al numero di manovre possibili.
Con un party di tre personaggi il giocatore avrà il compito di abbattere le minacce che si presenteranno d’innanzi, sfruttando l’intelligenza artificiale (non eccelsa) dei propri comprimari e gli attacchi del personaggio che si sta controllando in quel momento.
Il bilanciamento è fatto sul classico sistema triangolare che anima, ad esempio, saghe come quella di Fire Emblem.
Esistono tre tipologie di attacchi (slash, strike, pierce) per tre tipologie differenti di mostri, con ogni personaggio specializzato in un particolare tipo di manovra offensiva. Questo chiede al giocatore di switchare in modo praticamente costante il personaggio principale, in favore di un dinamismo totale e di una varietà notevole di mosse e tecniche utilizzabili.
Il power up dei personaggi in YS passa attraverso il classico sistema di leveling che abbiamo imparato a conoscere in decine di anni di storia del genere.
Aumentare di livello permette ai nostri personaggi di apprendere nuove tecniche speciali e tecniche ancora più raffinate, chiamate colloquialmente EXTRA Skills (molto simile alle mystic arts di una nota serie Bandai Namco) che sono in grado di risultare spettacolari anche gli occhi dei giocatori più smaliziati.
A ciò dobbiamo anche aggiungere una serie di azioni difensive speciali come la schivata o la parata che ci permette di mantenere una strategia conservativa guadagnandone anche dal punto di vista offensivo, grazie al riempimento dell’indicatore per le EXTRA Skills; ultima ma non ultima è la presenza delle flash moves, ovvero la meccanica per cui sarà possibile schivare attacchi e costringere i nemici allo slow motion in seguito ad una schivata frame perfect.
Abbiamo già parlato della presenza di un sistema di crafting equilibrato il giusto, che ci permette di impiegare le risorse ottenute eliminando i nemici ed esplorando per potenziare gli equipaggiamenti in un’interessante serie di variazioni che faranno la gioia di tutti quelli desiderosi di roleplayare davvero un videogioco.
Tutta questa bontà purtroppo non può fare a meno di ricordarci quella che è la triste realtà dei fatti e che fin da subito si palesa davanti agli occhi dei giocatori: il gioco è tecnicamente insufficente sotto quasi tutti i punti di vista.
YS: Memories Of Celceta è un videogioco vecchio di otto anni, uscito su una console portatile e su Playstation 4 mostra tutti i poligoni, gli spigoli, i vertici e le brutture del caso. La grafica è si pulita, si colorata, ma chiaramente ancorata alla scorsa generazione, completamente incapace di soddisfare l’occhio di chi un videogioco su Playstation 4 l’ha giocato. La rimasterizzazione del caso ha semplicemente portato il comparto grafico ad un leggero upscaling che fa notare meno i problemi di aliasing senza variare la natura dei modelli poligonali di ambientazioni e personaggio che rimangono ancorati ad altri standard
Quindi ok i sessanta frames al secondo (questi davvero figli del porting/upgrade) ma potrebbero non bastare nel chi cerca da un esperienza da console casalinga un certo grado di qualità visiva. Piacevole il comparto sonoro, rimasto quasi identico a quello della controparte portatile se non fosse per l’aggiunta (già citata) del doppiaggio giapponese che si accosta a quello inglese. Il doppiaggio nipponico, chiaramente destinato ad un certo tipo di pubblico, in sostanzialmente più interessante di quello anglofono grazie a recitazioni di altro livello e in generale ad un feeling più congruo all’esperienza narrativa del gioco.
YS: Memories Of Celceta, anche su Playstation 4, è un videogioco privo di localizzazione in italiano. Il titolo presenta la lingua inglese in praticamente tutta la sua struttura che, complice anche il livello abbastanza elementare della sceneggiatura, rendono il tutto molto accessibile anche ai non anglofoni.
YS: Memories Of Celceta è un action rpg veloce, divertente, frizzante e pieno di cose da esplorare. Forte di un ambientazioni tentacolare e labirintica, la versione migliore del quarto capitolo della saga di YS arriva su Playstation 4 con molti scivoloni tecnici ed un anima rimasta intatta. Il titolo risulta divertente pad alla mano ed è particolarmente consigliato a quelli che vogliono un videogioco nipponico privo di infiniti dialoghi, con un divertimento striminizito e relegato alle attività secondarie.
This post was published on 18 Giugno 2020 18:00
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