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Beyond Blue – un salto nell’abisso | Recensione PC

Di titoli come Beyond Blue ne esistono davvero pochi: fondale marino come ambientazione, consulenza scientifica ed integrazione con dati reali a supporto delle core mechanic, e una storia di sentimenti tra la protagonista e delle balene come elemento centrale, tutti elementi che fanno pensare a qualcosa di nuovo e fresco. Peccato però che Beyond Blue sia un titolo tanto bello sulla carta quanto rivedibile in pratica: dopo meno di tre ore di gioco, bastate abbondantemente per finirlo, mi sono preso una serata di riflessione per capire cosa ne pensassi del gioco. Purtroppo, nonostante delle vette altissime in certi punti, Beyond Blue resta un titolo appena sufficiente, con tantissimo potenziale inespresso.

20.000 leghe sotto i mari

Partiamo con un chiarimento d’obbligo: Beyond Blue è una esperienza narrativa che nasce con l’idea di veicolare un messaggio ben preciso, e non fa nulla per nasconderlo sin dalle prime battute. Si potrebbe aprire una lunga discussione sul fatto che Beyond Blue possa o non possa essere considerato a tutti gli effetti un gioco, visto che è palese che le meccaniche siano state costruite intorno alla necessità di raccontare una situazione, piuttosto che il contrario. E se questo è vero per tanti altri titoli, la mancanza di variazione di gameplay, soprattutto se paragonata alla grandissima varietà di dettagli visivi e scientifici, conferiscono al titolo una forte aura di messaggio veicolato da un videogioco, piuttosto che di un videogioco che contiene anche un messaggio. Questo non significa che ciò che è stato fatto non sia valido, ed è bene sottolinearlo, ma presentare Beyond Blue come una “graphic adventure”, come riporta la pagina Steam, è fuorviante e fa pensare a titoli ben diversi. Questa tesi viene avvalorata dalla mancanza completa di difficoltà di Beyond Blue, tanto che sembra di guardare un film, piuttosto che giocare ad un videogioco.

Fatta questa dovuta premessa, c’è da dire che l’arco narrativo principale di Beyond Blue è molto valido ed intenso, anche se si conclude in maniera anti-climatica con una scena che fa dire al giocatore “ok voglio giocare il prossimo livello”, proseguendo invece con qualche immagine statica ed i titoli di coda. La protagonista ha un entusiasmo coinvolgente, capace di far appassionare alla cetologia (lo studio dei cetacei, the more you know…), nel poco tempo che passerete insieme. Il rapporto che crea con gli animali che studia, il modo in cui li descrive e quasi li venera, farà sorridere dietro lo schermo anche chi, come il sottoscritto, non ha di certo il pollice blu. Fanno da piacevole, anche se un po’ ripetitivo, contorno le varie pause che il gioco si prende, tra una immersione e l’altra, in cui dovremo conversare con personaggi secondari tra cui la sorella della protagonista, e dei colleghi che collaborano alle nostre ricerche.

Quando stai cercando di fare una foto del fondale, ma Flipper non vuole

Profondo blu

Se c’è qualcosa in cui Beyond Blue davvero eccelle, è la tecnica. Partendo dalla grafica, vero fiore all’occhiello del titolo, non si può non rimanere stupiti dalla varietà di ambientazioni presentate nelle poche ore di gioco, dalla miriade di pesci, ognuno con un proprio modello 3D, dai fondali, dai colori intensi dagli effetti dell’acqua, e persino da come differenti profondità vengano mostrate in base alla quantità di luce che le raggiungono. Capita in alcuni tratti di trovarsi circondai da centinaia e centinaia di pesci, che si muovono in tutte le direzioni, creando dei momenti “wow” davanti allo schermo. Proprio per questa sua capacità di mostrarsi, di tutte le colpe che mi sentirei di attribuire a Beyond Blue, la più grave è non aver implementato la realtà virtuale. Vista la grafica d’autore, la lunghezza media del titolo, e l’inclinazione fortemente narrativa, sarebbe potuto diventare un titolo di assoluto rispetto nel panorama delle esperienze immersive.

Luce perfetta, inquadratura perfetta, dinamica perfetta. Voto dieci

Un altro gran punto di forza di Beyond Blue sta nell’altissima qualità del doppiaggio, che vede coinvolti nomi illustri come Anna Akana (YouTube), Mira Furlan (Lost, Babylon 5), Hakeem Kae-Kazim (Black Sails, Hotel Rwanda), e Ally Maki (Toy Story 4). Peccato che neanche loro siano riusciti a rendere sopportabili i dialoghi del gioco: tra una immersione e l’altra, sarete obbligati ad interagire telematicamente con gli altri personaggi, potendo scegliere la frase da dire. Peccato però che molte volte le risposte da dare presupporrebbero una conoscenza specifica del personaggio, come quando ci viene chiesto che rapporto abbiamo con nostra sorella, costringendo ad inventare il passato della protagonista completamente a caso. Puzza davvero tanto di meccanica riempitiva fatta senza uno scopo, ed infilata in mezzo per arricchire i contenuti.

Vi prego, vi scongiuro, fatemi nuotare con le balene in VR!

Per il resto il gioco scorre senza infamia e senza lode, con una colonna sonora che non rimarrà nella storia ma piacevole nel suo complesso, ed una interfaccia tanto spartana quanto d’impatto ed efficace. I comandi sono semplici ed intuitivi, e muoversi intorno è molto semplice. Gli obbiettivi della missione sono sempre chiari e l’interfaccia guida il giocatore per la mano tra un obiettivo e l’altro. Ogni tanto fa venire “fame” di un gameplay più vario, visto che le meccaniche sono molto ripetitive e le variazioni che vengono introdotte si presentano una volta sola. Possibile che queste meccaniche non siano state sfruttate troppo per non distogliere l’attenzione del giocatore dal messaggio principale, ma dopo un po’ ci si stufa anche di cercare pesci in giro per i fondali marini, e si vorrebbe qualcosa di veramente diverso dalla solita scansione.

A corto di fiato

Beyond Blue è una esperienza differente da quelle a cui siamo abituati. La scelta di utilizzare i videogiochi come strumento di divulgazione va sempre premiata, ma bisogna anche ammettere che, in questo caso, non ha pagato tanto come in passato. La mancanza di variazione di gameplay e la piattezza in alcuni tratti non possono essere cancellate da una narrativa solida (che si interrompe però troppo bruscamente) o da una grafica da stato dell’arte.

In conclusione, Beyond Blue è un buon manifesto per chi vuole unire videogiochi e scienza, anche se con i suoi “ma”. Un mezzo punto in più va dato sulla fiducia, sperando che questo esperimento porti maggiori investimenti e, si spera, dei giochi degni di tal nome e non solo esperimenti.

This post was published on 20 Giugno 2020 12:43

Riccardo "The Gametist" Galdieri

Da bambino non riuscivo ad addormentarmi senza che mio padre si mettesse vicino a me a giocare al PC. Per forza di cose, negli anni, ho fatto mio questo amore, divorando tutto ciò che poteva stare su un Floppy. Crescendo, questo amore è diventato una professione: ad oggi sono un Freelance Game Developer (con esperienza nell'ambito della gamification legata ai beni culturali) e dottorando in Interazione Uomo-Macchina per ambienti virtuali immersivi alla Scuola Superiore Sant'Anna. Quando non faccio follie come guidare una vecchia macchina da Londra alla Mongolia, vivo di videogiochi. Li creo, li studio, li recensisco.

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