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Recensioni

The Complex -Recensione (PS4)| Il coraggio delle scelte

Non so voi, ma nella mia vita di cinefilo e lettore accanito sono arrivato a un punto in cui mal sopporto quelle storie che, forse per la voglia di rimanere fedeli ai canoni del loro genere, finiscono per risultare telefonate dopo pochi minuti. Prendiamo il thriller: quante volte scorrendo i titoli su Netflix ci siamo ritrovati davanti film forse accattivanti nel plot ma purtroppo dallo sviluppo deludente?

Ecco, io da qualche tempo comincio a pensare che questo genere di storie spesso dagli esiti “banali” sia la base perfetta per i film interattivi, un genere che negli ultimi anni ha riscosso particolare successo e portato a nuove convergenze fra cinema e videogioco.

Prendi una trama basilare, anche con ingredienti non originalissimi, metti questi ultimi a disposizione del giocatore e fai sì che si diverta combinandoli come vuole decidendo come la storia debba evolversi. Un principio chiaro e dalle infinite potenzialità, mostrate al massimo da piccoli gioielli come The Complex, un thriller dai contorni fantascientifici made-in-UK.

Benvenuti a Londra

The Complex è una storia essenziale e serrata. Giochiamo nei panni di Amy Tennant, una giovane dottoressa esperta in studi genetici di alto livello che, dopo alcuni anni passati a fare il suo mestiere in in giro per il mondo (specie in scenari politici complessi), ora si occupa di ricerca presso la Kensington, una importante multinazionale con sede a Londra. In particolare, Amy sta seguendo un progetto su alcune nanocellule che favoriscono la guarigione rapida del corpo umano in caso di ferite, un progetto top-secret che viene portato avanti in uno dei laboratori più segreti e inviolabili dell’impianto .

Tutto cambia un giorno, all’improvviso: Amy, il suo vecchio collega Rees (ricomparso all’improvviso proprio oggi) e la loro equipe rimangono bloccati nel laboratorio da un attacco terroristico alla struttura della Kensington, dal quale scaturisce un vero e proprio assedio.

Messi sotto scacco, con degli assalitori spietati davanti a noi e solo poche barriere a proteggerci, saranno solo le nostre fredde decisioni a decidere se riusciremo a salvarci oppure no. Inoltre, se ne avremo il coraggio potremo tentare di indagare per capire cosa diavolo ci sia dietro l’attacco al complesso.

Ma non sarà semplice, ve lo assicuro.

Una regia serrata

Per raccontare The Complex ho deciso di partire dal giudizio finale che ho voluto dargli dopo quattro intense giocate (come spesso in questo genere, una partita non dura più di tre ore).

Fra tutti i film narrativi che ho provato nel corso degli anni, alcuni dei quali basati su un buon intreccio di scrittura e tecnica cinematografica, la creatura di Wales Interactive si merita un posto d’onore. E’ davvero un gran prodotto, di quelli che lasciano col fiato sospeso dal primo all’ultimo minuto ma che, soprattutto, riesce a proporre un buon bilanciamento fra la sua componente narrativa e quella ludica. Una cosa non scontata in un genere nel quale spesso la storia rischia di predominare sulla nostra libertà di scelta.

La storia è semplice e sorretta un cast di personaggi ben delineati, elementi che danno vita una narrativa scorrevole e in grado di tenerci incollati allo schermo.

L’impianto cinematografico del gioco, tassello centrale in progetti come questo, è molto curato e dà l’impressione che il team non abbia voluto badare a spese. Non solo le location sono credibili e messe in risalto da una fotografia in grado di creare uno spettacolo cinematografico d’impatto, ma The Complex non risparmia inquadrature mozzafiato di Londra e dell’edifico del laboratorio, che non sfigurerebbero affatto in una puntata di Black Mirror.

Più di una volta, seguendo lo svolgersi degli eventi, ho sentito pura e semplice soddisfazione, quasi dimenticando di fronte a un “semplice gioco” e non a un film BBC, merito di una regia solida e piacevole.

Il peso della coscienza

Se il profilo narrativo del gioco è convincente, a valorizzarlo davvero è però il fatto che i programmatori di Wales Interactive non sembrano aver mai dimenticato di stare sviluppando un gioco, e non un film “che fa finta di essere un gioco”.

Per fare un esempio di questa consapevolezza, basti pensare che durante l’intera partita non dovremo solo scegliere come Amy affronterà le varie sfide sul suo cammino attraverso un sistema di opzioni selezionabili al termine delle cutscene (cosa che avviene in tutti i giochi di questo tipo), ma anche tenere sotto controllo una vera e propria scheda del personaggio.

La personalità di Amy è infatti delineata mediante cinque parametri (onestà, coraggio, curiosità, intelligenza e sensibilità) che varieranno a seconda delle nostre scelte e, alla fine della partita, permetteranno al gioco di dare un giudizio sulla nostra condotta.

Sì, The Complex giudica quel facciamo, ed è questo a renderlo divertente, anche in ragione del fatto che si tratta di una storia di scelte difficili.

Nel corso della nostra avventura ci ritroveremo di fronte a dilemmi morali non da poco. Chi salvare di fronte a due ammalati in fin di vita, avendo noi solo una dose della medicina che occorre? Oppure, avremo il coraggio di dire no a una persona sapendo che le conseguenze per essa potrebbero essere mortali?

Parola d’ordine: rigiocabilità

Come dicevamo prima, ho provato il gioco quattro volte, ognuna delle quali mi ha svelato nuovi particolari della vicenda, anche se ancora non mi hanno dato una chiara idea di cosa si celi davvero dietro l’attacco alla Kensington.

The Complex ha infatti ben nove finali sbloccabili, e i quattro nei quali mi sono imbattuto hanno portato a conseguenze e conclusioni abbastanza distanti le une dalle altre, senza tuttavia riuscire a togliermi la voglia di giocare ancora per trovare anche l’ultimo fotogramma nascosto in esso, o per togliermi qualche altro dubbio su un personaggio, o per comprendere se abbia fatto bene a fidarmi di lui e non di un altro.

E credetemi: se un titolo del genere arriva a questo, significa che ha fatto il suo dannato dovere e che, se amate esperienze di questo tipo, non potete non provarlo.

The Complex è un piccolo gioiello del cinema interattivo, che riesce a valorizzare ed esaltare i canoni del genere facendoli sposare alla perfezione con una realizzazione filmica di altissima qualità. Giocandolo vi ritroverete davanti non solo un filmgame serrato e ben scritto, ma anche dotato di un impianto ludico appagante in grado di mettervi al centro di una storia giocabile più e più volte, ricca di segreti e dettagli da scoprire e sorretta da un apparato artistico di grande qualità. Un thriller da bere tutto d’un fiato, che vi farà venir voglia di restartare la partita in continuazione, finché non avrete scoperto anche l’ultimo fotogramma.

This post was published on 31 Marzo 2020 13:00

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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