C’è stato un giorno nella mia vita in cui ho pensato: il mondo della Virtual Reality è pronto a spiccare il balzo. Così ho acquistato un visore VR per la mia PS4. Ne è valsa la pena?
La risposta a questa domanda, che vado cercando da molto tempo, lentamente si arricchisce di esperienze nuove che, molto probabilmente, non avrei mai potuto vivere senza PSVR.
In questo caso ho potuto vivere in prima persona nel mondo visionario immaginato e realizzato da Eric Chahi, sviluppatore francese (autore di Another World e Heart of Darkness).
Questo messaggio, che ci verrà trasmesso in un particolare momento della narrazione, definisce bene l’obiettivo ultimo di quest’opera che risulta davvero difficile chiamare “videogioco”.
Si tratta decisamente di un sogno, di una visione, di un insegnamento che ci vuole essere trasmesso attraverso una rappresentazione artistica e un media innovativo.
La scelta è decisamente ambiziosa e, purtroppo, non è riuscita ad esprimere tutto il potenziale che poteva essere espresso. Ma andiamo per passi, anticipandovi già da subito che, proprio per il tipo di opera che ci si trova davanti, la mia opinione si basa principalmente su alcuni miei gusti personali.
Paper Beast ci trascina all’interno di un mondo virtuale che ci pone di fronte a delicate e riflessive metafore. Ci troveremo in un ambiente alieno, dove alla calma, agli ambienti aperti e arieggiati, si contrappongono caverne claustrofobiche e eventi che, per quanto stilizzati, riusciranno a colpire la nostra immagine.
Ci troveremo inseriti in un luogo dove origami prendono vita e si muovono placidamente insieme a noi. Saremo in grado di generare vita noi stessi e di controllare le creature più piccole per aprirci la strada.
Dovremo però condividere con loro la paura per altre creature oscure e aggressive. Ci troveremo a guardare rapiti fiumi di pezzetti di carta neri e bianchi che si muovono come un oceano. Affronteremo situazioni semplici ma proprio per questo angoscianti. E ci troveremo a soffrire la morte di piccoli ammassi di carta ripiegata più volte su sè stessa.
Questa è forse la parte più difficile da affrontare all’interno della recensione. Perché alla fine questo “gioco” vuole accompagnarci per mano all’interno di una visione. Non vuole entusiasmarci per le nostre capacità col joystick, nè punirci per i nostri errori.
Potremmo definirlo un walking simulator, ma di fatto ci sono alcuni interessanti enigmi da superare con il supporto e la manipolazione delle creature che ci circondano. Non sarà sempre facile comprendere come riuscire ad avanzare negli scenari, ma sarà richiesta fantasia e un bel po’ di pratica nello spostare piccole creature-origami.
Purtroppo questa costante manipolazione ci porta spesso a dover resettare la nostra posizione (tenendo premuto Select). Questo non è l’unica scelta discutibile a livello di gioco. Avendo, infatti, voluto gestire lo spostamento del personaggio attraverso la modalità teleport istantaneo, questo non ci permette davvero di godere della sensazione di “passeggiata”, ma ci porta spesso a superare lunghi tratti di scenario teletrasportandoci costantemente.
In giochi più frenetici questo rappresenterebbe una cosa di poco conto, ma in questo caso specifico avrei preferito modalità di movimento più lente e panoramiche. E avrei decisamente gradito un pochino di cura aggiuntiva sulle texture per dare un realismo superiore al mondo in cui mi sono trovato ospite.
Proprio perché il gameplay è stato volutamente minimizzato, avrei provato ad andare “all in” sugli altri aspetti che, devo ammetterlo, ho apprezzato molto.
Una cosa degna di nota è sicuramente la cura per alcuni piccoli dettagli. Anche i tempi di caricamento e alcune scene del menù iniziale fanno già parte della narrazione del gioco. Ci viene proposta una bellissima modalità musicale in cui si riesce a cogliere il gusto della manipolazione degli oggetti e la solidità dei modelli 3D degli oggetti.
A questo si aggiungono altre interessanti modalità aggiuntive alla storyline centrale.
Come anticipato è molto difficile dare un giudizio su quest’opera. In questo caso non posso fare altro che darvi delle indicazioni per evitare che ci siano fraintendimenti. Il gioco va gustato, sorseggiato lentamente, cercando di interiorizzare i messaggi che vi arriveranno e definendo alla fine l’esperienza vera che avete vissuto.
Dal mio lato posso semplicemente dirvi di non aspettarvi scosse di adrenalina o sconvolgimenti particolari. Potrebbero arrivare, ma solo se saprete gustarvi l’essenza dell’esperienza.
Vorrei comunque concludere ancora una volta dicendo che questi nuovi prodotti che via via compaiono sul mercato dei videogiochi scaldano il cuore. C’è chi ancora vuole azzardare e chi vuole ancora provare a trasmettere nuovi messaggi su media non tradizionali. Grazie Eric Chahi.
This post was published on 23 Marzo 2020 16:00
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