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Ho giocato Doom Eternal e sono diventato un sedicenne Metallaro | Recensione

Nell’articolo è presente del linguaggio scurrile.


Vi ho avvertito sopra, ci saranno sicuramente parole dal linguaggio scurrile e se siete deboli di stomaco o provenite da un salottino del 1700 uscite pure, non è la recensione per voi.

Non sarà una recensione normale, quindi se siete qui per sapere come si comporta con le varie stronzate grafiche da pippaioli vi rimando all’anteprima, li ne ho parlato abbastanza. Qui parlerò di emozioni, forti e violente.

(Una foto che mi ritrae mentre porto via fuori dal sito i minorenni che non dovrebbero stare qui per un gioco PEGI 18)

I Sedicenni Metallari

Quello del sedicenne metallaro è un evergreen che non tramonterà mai. Tra gli archetipi adolescenziali è il più famoso, ha resistito ad almeno 4 generazioni ed è forte, più forte del sapone che non vedrà mai la pelle di quei giovani ragazzi.

Con un viaggio sulla DeLorean torno indietro nel tempo; ricordo benissimo quegli anni… il pomeriggio uscivo con gli amici, ci scambiavamo CD brutti di gruppi orrendi, bevevamo la birra che ci vendeva il macellaio senza farsi vedere e facevamo headbanging sotto i portici del mercato coperto, allontanando ogni essere femminile nel raggio di 30 km.

Erano tempi spensierati e due costanti erano chiare: il Metal e la voglia di tornare a casa e spararmi un’arena su Quake o divorare Half-Life 2.

(A Sedici anni avrei fatto qualsiasi cosa per giocare un titolo con questi scenari.)

Ma tra tutti i vizi dell’epoca ho un ricordo vivido, amavo Doom.
Lo avevo anche in un cellulare, un Nokia maledetto bianco e nero a forma di sasso brutto, con un emulatore su Symbian ero riuscito a ficcarlo con la forza, scaldava come l’inferno ma riuscivo a giocarci anche nei venti minuti di tragitto casa scuola, letteralmente una droga.

Ora ho trentanni, un mucchio di tasse da pagare, una famiglia, tempi ristretti anche solo per respirare e i riflessi che con gli anni si affievoliscono, ma nulla e ripeto nulla mi ha dato la carica come l’attesa per Doom Eternal, ho segnato le X rosse sul calendario ogni giorno fino alla ricezione della key di gioco.

Oh sì, quanto cazzo ho goduto. Ho provato il gioco per 5 ore due mesi fa e sono tornato in Abruzzo con una voglia dannata di giocare, è stato come incontrare la donna dei sogni e fermarsi ad una pomiciata mentre la situazione ingranava. Capite il concetto di tortura, sì?

La rete italiana causa covid-19 è quasi al collasso, malgrado ho la fibra ottica ci sono volute 5 ore per scaricarlo, terminato il download è ora di iniziare sul serio, vado nel menù e abbasso di 20 punti tutti i suoni che non siano la musica, è ora di scapocciare.

Un mosh pit di demoni e violenza

Imposto il volume di Windows a “66”, non sia mai che il demonio si possa offendere, d’altronde sto per decimare le sue legioni a colpi di shotgun.

Seleziono la difficoltà: Incubo (che poi ho abbassato a “Ultra Violenza”) e faccio il tutorial introduttivo (che è già difficile di suo), il pianeta Terra è al collasso, interi palazzi sono attorcigliati in un’orgia di cemento e viscere demoniache, interi aerei sono planati dentro gli edifici (davvero tanti, gli scenografi c’avranno preso gusto). Il mondo intero è invaso da demoni e la popolazione è stata decimata del 60%, si parla di MILIARDI DI MORTI e io DA SOLO dovrei uccidere tutti quei figli di puttana?

PERFETTO, PRENDO IL LUBRIFICANTE.
Emh, volevo dire la cartucciera di proiettili.

(Questo gioco mi fa perdere la testa!)

Sin dal primo livello capiremo che il Doom Slayer non è il bastardo che nei primi capitoli fletteva i muscoli e uccideva a ripetizione, qui è un bastardo intelligente, un militare tattico che farebbe impallidire persino gli Space Marine di Warhammer 40.000, uno stronzo che fa della guerra la sua arte, letteralmente un angelo della morte (tanto per rimanere in tema Slayer).

Avanzeremo falciando tonnellate di stupidi demoni e marine posseduti che purtroppo sono tutti fatti con lo stampino. Al contrario di Doom 2016 qui le risorse scarseggiano, dovremo ponderare bene i nostri attacchi e la nostra strategia visto che le munizioni sono si presenti, ma non saranno mai abbastanza e dovremo incorrere ad un espediente: tirare fuori la cazzo di motosega e uccidere i demoni minori per recuperare le preziose munizioni.

Ci capiterà sin da subito di morire come delle pere cotte, per recuperare la vita rimane invariata la glory kill che punendo in modo spettacolare quei reietti dell’inferno ci farà recuperare vita, progredendo prenderemo un lanciafiamme da spalla che incendierà i nemici e alla loro uccisione rilasceranno preziosi punti armatura.

(Una glory kill in tutto il suo splendore, un po’ di esercizio fisico non può far male.. forse)

Seguendo la triade del dolore (Glory Kill – Motosega e Lanciafiamme) avremo accesso costante alle tre risorse fondamentali del gioco e potremo progredire senza intoppi, o quasi, infatti ogni demone ha un suo punto debole e dovrete fare una rotazione delle armi per massimizzare i danni e diminuire il più possibile gli assembramenti di demoni, se non lo fate beh… morirete mille volte e piangerete prendendovela con il gioco.

In quel caso non vi lamentate se vi daranno dei D E B O L I.

Il re degli sparatutto?

Sì.

Potrei concludere questo paragrafo con un draconiano SI ma argomenterò molto volentieri questa affermazione.

Doom 2016 è un soft reboot della serie e ha “svecchiato” la IP portando ai giocatori una nuova concezione di sparatuttto, con frenesia e adrenalina da vendere.

Doom Eternal prende il suo predecessore e gli da un calcio nel culo fortissimo, rivisitando le meccaniche vincenti, migliorandole e dando una tonnellata di aggiunte che regalano un’esperienza di gioco fluida e senza eguali con le controparti in commercio.

Ogni abilità è accompagnata da una sinfonia di proiettili, si gioca in perenne corsa e si velocizzerà ulteriormente il gameplay con gli scatti e i salti doppi (sbloccati da subito deo gratias!).
L’armatura Predator è altamente modificabile e ci darà accesso a migliorie realmente utili nel gioco, le armi sono TANTE e quasi non bastano i tasti della tastiera per selezionarle rapidamente, infatti arrivando a sbloccare il BFG avremo 8 armi (quasi tutte con una doppia modifica), la motosega, la granata (selezionabile tra esplosiva e di ghiaccio), il lanciafiamme, il pugno potenziato e nell’Endgame L’ARMA PIU’ CAZZUTA DELLA STORIA, UNA FOTTUTA SPADA DEMONIACA FIGHISSIMA CHE FA UN MALE ATROCE.

(Ammetto di essermi sentito male in questa scena.)

Cioè, abbiamo la possibilità tattica di selezionare virtualmente 20 armi contando le modifiche e ovviamente possiamo sfruttare l’ambiente con i barili esplosivi.

Un FPS a 360°

Ci muoveremo su piattaforme, sbarre su cui saltare, ponti gravitazionali e innumerevoli appigli da scalare. Avremo a disposizione un’arsenale tattico da far invidia a qualsiasi altro gioco nelle nostre librerie.

La cosa che mi manda in pappa il cervello è la possibilità di adottare uno stile di gioco del tutto personale, le possibilità di combo sono pressoché infinite e sono tutte fighissime. Io ad esempio ho giocato con una tattica pratica e rapida: riunivo schiere di nemici evitando i colpi con lo scatto e riunendoli li bruciavo con il lanciafiamme per poi tirare due granate consecutive e un colpo di lanciamissile.

Boom. Vita e armatura pieni, piattaforma ripulita, goduria massima.

Ogni situazione è limitata solo dalla fantasia del giocatore: gli hitbox sono giusti, l’intelligenza artificiale dei demoni è pressoché perfetta e anche fin troppo astuta, il run and gun non soffre mai di momenti di stallo o di noia, non ci si stufa MAI di smembrare e aprire a metà i demoni che ci ostacoleranno.

Al contrario degli altri sparatutto in Doom Eternal non conterà la mira, il punto per appostarsi, il camperaggio e il lavoro di squadra.
Qui ci siete solo voi e tanta tanta matematica mentale: dovrete ponderare quali nemici lasciare in vita per potervi ricaricare, quali uccidere per prima e come gestire le risorse per l’intero combattimento, vivrete una fottuta macchina caotica e avrete in mente sempre duemila variabili che si modificheranno strada facendo nell’arco di pochi secondi.

Se non ne uscirete pazzi vivrete una delle avventure più belle degli ultimi anni, la sensazione di soddisfazione al completamento della campagna non avrà eguali, fidatevi.

Doom Eternal è l’esperienza FPS perfetta.

Un po’ di storia demoniaca

A metà gioco ho pensato sinceramente di dare un voto in meno al gioco per via della storia, non mi ha appassionato sin da subito fino ad un momento scatenante in mid-game che mi ha fatto cambiare idea.

Nel suo predecessore il team di sceneggiatori di ID Software ce l’ha messa tutta per creare un racconto credibile in quel di Marte, abbiamo vissuto i panni del salvatore della colonia marziana e abbiamo scoperto degli altarini succulenti, probabilmente si è osato anche troppo dove non si doveva e la storia è passata decisamente in secondo piano e per molti è risultato tutto “bello ma anonimo“.

Con Doom Eternal nelle prime tre ore di gioco ho avuto la stessa sensazione, i pochi dialoghi degli NPC non mi hanno entusiasmato e la storia sembrava girare solo attorno al concetto banale e stantio di “salva l’umanità”, visto e rivisto.

Avanzando nel gioco ho avuto modo di ricredermi, il Doomslayer avrà modo di mostrarci il suo passato e sentirlo addirittura parlare (sì ok, per dire bestialità da affamato di nachos e sangue ma CI STA BENE), scopriremo cosa l’ha portato ad essere una macchina da guerra, chi sono le fottute sentinelle, cos’è il paradiso e cosa sono gli inferi e dopo tutto questo rendez vous con lo dimonio avremo da salvare la terra e sarà entusiasmante sotto ogni suo aspetto.

Ad aiutare molto lo storytelling ci sono le descrizioni degli ambienti e i pezzi di codex sparsi nella mappa che ci daranno una visione completa della storia e arricchiranno l’esperienza di gioco facendoci scoprire pezzi di ambientazione fino ad oggi sconosciuti.

L’intera narrazione è pennellata a puntino nell’immaginario metal e splatter, tutto gira attorno ai desideri bagnati dei giovani metallari che ascoltano i Cannibal Corpse e si fomentano nel sentire George Fisher narrare nei suoi pezzi di decapitazioni e ambienti splatter. Un tripudio di stereotipi messi in un engine e mixati dalle mani sapienti di developer senza scrupoli, che sbattendosene il cazzo del politically correct inscenano un capolavoro di morte, gore, ultra violenza e blasfemia.

Ovviamente c’è dell’edulcorazione per evitare cause legali con dei possibili giocatori che non sanno leggere le raccomandazioni di noi della stampa e il PEGI riportato in copertina, ma non lasciatevi fregare, la storia e l’ambientazione è fottutamente truculenta e trasuda ignoranza a colpi di bit e malvagità.

Passaggi platform – easter eggs e segreti

Oltre la componente sparatutto e le meccaniche di ingaggio il gioco ci farà riprendere fiato svariate volte, al posto di lunghi corridoi pieni di nulla avremo delle piattaforme da risolvere in puzzle intricati, dovremo ingegnarci tra salti e calcoli di spazi senza considerare che moriremo tantissime volte.

Non mancano le sfide come il Cancello Slayer che ci porrà di fronte orde di nemici da battere in un’arena cruenta e letale, al completamento di ogni cancello slayer guadagneremo una chiave e raccogliendole tutte potremo sbloccare Unmaykr, una delle armi più forte del gioco.

Inoltre ci saranno delle sfide secondarie per potenziare le nostre armi, sono prove a tempo (di solito 30 secondi) in cui dovrete far fuori tutti i demoni che compariranno dinanzi a voi.

Esplorando la mappa inoltre troveremo parecchi easter eggs come i vinili che potremmo riprodurre nel nostro quartier generale (che chicca ragazzi), i collezionabili che avremo in bella mostra nella nostra stanza (e speriamo che Bethesda ci faccia un merchandise, sono troppo carini) e i “cheat code“, ovvero dei floppy che troveremo a fatica nella mappa e ci faranno inserire i trucchi ( e un grande buuu per voi da parte mia).

Colonna sonora divina in diretta dagli inferi

MICK GORDON, FOSSI DONNA TE LA LANCEREI.

Avete ascoltato fino allo sfinimento l’OST di Killer Istinct, Prey, Wolfenstein e Doom 2016? Bene, avete un nuovo album nella vostra playlist, la colonna sonora del gioco è da 10, senza se e senza ma.

Se il precedente capitolo aveva delle musiche divine e adrenaliniche qui abbiamo anche di meglio. Negli ultimi 4 anni mi piace immaginare Mick rintanato in studio a compiere empi riti con il dio del metallo per poter fare di meglio e… ci è riuscito.

La track qui sopra “Creatures of Nekravol” è tra le mie preferite, sembra un parto abominevole tra Fear Factory, Meshuggah, Korn e Slipknot.
Questa track parte con una violenza inaudita ( e un volume decisamente elevato ) in uno dei pezzi più difficili del gioco dove è presente un pesante macigno che scende dal tetto e maciulla qualsiasi creatura ci passerà sopra, apparirà proprio quando faremo conoscenza “dell’evocatore“, uno dei più temibili Demoni del gioco, un bastardo figlio di cagna che evocherà sciami di demoni fortissimi e scomparirà prima che possiamo solo pensare di ucciderlo.

Questa track è sapientemente orchestrata per farci sbattere i polsi sulla scrivania e urlare all’ennesimo wipe, ci darà un’adrenalina simile a quella del moshpit nei concerti, ci verrà voglia di entrare nel gioco e strangolare con le nostre mani quei pezzi di merda demoniaci.

Tutte le track sono PERFETTE per lo stage in cui sono collocate, persino la intro del menù iniziale è di pregevole fattura, basti pensare a BFG 10000 che è tecnicamente superiore anche a BFG Division di Doom 2016, o “Gladiator” che si sentirà una sola volta in uno degli stage più emozionanti del gioco.

Entrambi i capitoli di Doom hanno come costante la qualità della colonna sonora, praticamente inarrivabile. Nella mia vita ho sentito parecchie band dal vivo ( ho fotografato in dieci anni quasi 1200 band rock e metal in Europa, fidatevi che ne so qualcosa ) e il livello di Mick è al pari di band headliner dei festival, un livello di ingegnerizzazione del suono e di cazzodurismo difficilmente raggiungibili anche da band di fama mondiale.

Ci sarebbe da recensire la colonna sonora in un articolo a parte per quanto è potente e non mi dilungherò oltre, passiamo alle conclusioni.

Conclusioni

Doom Eternal è forse il candidato principale per il GOTY 2020, un titolo perfetto nel suo comparto Single Player, l’intero gioco è ottimizzato come un vestito di sartoria. Non ha bug, gira a 60 fps fissi in 4k con una gtx 1080, non ha strani input lag, non ha glitch, funziona bene e fila liscio come l’olio.

L’intero gioco è pieno di Easter Eggs divertenti e bellissimi, lo stesso Doomslayer avrà una sorta di “cameretta” piena di chicche da scoprire (che somiglia un po’ alla mia), il gioco ci darà inoltre la possibilità di ritornare sui nostri passi per terminare le missioni e recuperare tutti i collezionabili (anche attraverso il viaggio rapido).

Per concludere, giocare questo titolo mi ha fatto fare un tuffo nel passato e mi ha fatto sentire un sedicenne metallaro, con la maturità di un trentenne e l’entusiasmo nello scoprire un gioco così adrenalinico a distanza di così tanti anni dal primo doom (oramai ventun’anni fa, il tempo corre come uno stronzo).

E ora si va a rigiocare il titolo a “Ultra Incubo”.

Dare un voto a Doom Eternal è difficile, soprattutto perché ancora non è online la sua componente multiplayer, per ora posso dare il voto che si merita nel box sottostante, un voto ricco di hype appagata e di cafonaggine di cui avevo sinceramente bisogno.
Un titolo ricolmo di violenza fino all’orlo che scorre fluido, con combattimenti FINALMENTE difficili in un panorama di giochi per rammoliti.
Se vi piacciono gli sparatutto e non avete ancora comprato Doom Eternal può significare solo due cose: ve la fate addosso mentre dormite o non capite nulla di videogiochi.

Recensione Doom Eternal – 22 /03 /2020 – ore 06:06:06

This post was published on 22 Marzo 2020 6:06

Daniele Di Egidio

Daniele Di Egidio è il creatore di Player.it e vicedirettore della testata. Videogiocatore da quando ha memoria, prese in mano il primo joypad nel lontano 1997 su un fiammante Super Nintendo regalato dal fratello, da li arrivò l'amore per il mondo del gaming. Dai lontani primi anni 2000 fino ad adesso ha giocato oltre cinquecento titoli, dal retrogaming ai giochi contemporanei, predilige i moba come Dota 2, gli sparatutto classici e i giochi di strategia. La sua fissa attuale è per MTG Arena. Decise di fondare Player con uno scopo ben preciso, portare i giocatori di ruolo "analogici" nel mondo del digitale e viceversa, infatti le due realtà difficilmente in Italia hanno un luogo dove incontrarsi e imparare vicendevolmente la magia che c'è dietro un GDR o un videogioco single play. Al di fuori del mondo del gaming Daniele è un fotografo ben ambientato nel mondo della fotografia dei concerti, ha fotografato in lungo e in largo per l'europa più di 1000 band di caratura mondiale, ha seguito artisti di fama mondiale in tour, è stato fotografo ufficiale di diversi festival da 50.000 e più ingressi e ha avuto diverse pubblicazioni con Metal Hammer italia e con MetalManiac negli anni passati. Ha militato per 8 lunghi anni in SpazioRock dove copre ancora il ruolo di fotografo ufficiale.

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