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Recensioni

One Punch Man: A Hero Nobody Knows | Recensione (PS4)

Chiunque bazzichi l’ambiente otaku, non potrà non aver mai sentito nominare One Punch Man. L’opera, iniziata come una vera e propria “striscia” sul blog ufficiale del suo creatore, un fumettista noto con lo pseudonimo di “One“, ha raggiunto un successo tanto rapido quanto clamoroso, tale da attirare l’attenzione del disegnatore Yusuke Murata. La collaborazione tra Murata e One ha dato vita ad un manga, e quasi subito trasposto in anime; è ora quindi arrivato il turno della sua versione videoludica, intitolata One Punch Man: A Hero Nobody Knows.

Questa piccola premessa era necessaria per farci rendere conto del tipo di prodotto che ci troviamo davanti: un videogame su licenza. Come tutti sappiamo, la categoria ora menzionata è quella più rischiosa: il franchise utilizzato è uno dei più noti al mondo, con una fanbase numerosa, affezionata, ma esigente.

Bandai Namco, publisher oramai leader dei videogame basati sui manga/anime più celebri di sempre, si è avvalsa del lavoro di Spike Chunsoft, sviluppatore già a lavoro su titoli come Jump Force e One Piece: Burning Blood. Il titolo in questione, quindi, è un picchiaduro, ma con qualche tocco di originalità.

Nelle righe che seguono, cercheremo di andare a fondo in quello che è il primo approdo di Saitama e compagni sulle nostre console domestiche, cercando di capire se il loro fascino è rimasto intatto.

Eroi in rampa di lancio

Create il vostro eroe da zero… nel vero senso del termine!

Vi poniamo una domanda: quante volte, sui social network e/o nella vita reale, vi siete imbattuti nella domanda “Chi vincerebbe in uno scontro tra Saitama e [inserire il nome di qualsiasi supereroe]“? Ebbene, siccome sappiamo benissimo che il nostro supereroe pelato può abbattere qualunque avversario con un solo pugno, quale fascino avrebbe mai avuto un videogame con lui come protagonista?

Proprio per questa ragione, in One Punch Man: A Hero Nobody Knows, impersoneremo un “aspirante eroe“, che andremo noi stessi a creare e plasmare, sia nell’editor iniziale (per la verità non ricchissimo) che nel corso della nostra avventura (in maniera molto più ricca e divertente).

Muoveremo i nostri primi passi assistiti da Tutorial Man, un bislacco giustiziere che avrà il compito di farci da chioccia e spiegarci le meccaniche di gioco, e quanto impegnativa la strada del supereroe.

Tutti i fan dell’opera di One e Murata non avranno difficoltà a riconoscere la città in cui muoveremo i nostri passi (che sarà una sorte di HUB del gioco), nonché i tantissimi vigilantes con cui andremo ad interagire. Da Genos a Sonic il Supersonico, passando per Tornado del Terrore e Silver Fang: non manca decisamente nessuno all’appello.

Una missione dopo l’altra, saliremo di classe presso l’Associazione Eroi, confrontandoci con imprese sempre più difficili e, va da sé, in combattimenti sempre più ardui ed impegnativi.

Salire di classe, un combattimento alla volta

Eroi e cattivi tanto iconici quanto improbabili.

Come detto in apertura, il lavoro di Spike Chunsoft in “cabina di regia” ci da subito un’idea del tipo di gioco che ci troviamo davanti. One Punch Man: A Hero Nobody Knows è, fondamentalmente un picchiaduro, con qualche elemento adventure e qualche piccola componente ruolistica, come l’avanzamento di livello e la scelta di potenziare questa o quella statistica.

I modelli di riferimento sono Jump Force, One Piece: Burning Blood (entrambi sviluppati dal developer nipponico) e soprattutto la serie Naruto: Ultimate Ninja Storm.

Se le vaste arene in cui saremo chiamati a combattere sono una caratteristica comune a tutti e tre i giochi, la componente adventure è chiaramente ispirata alla saga creata da CyberConnect2, la cui profondità non è però riscontrabile nel gioco di cui stiamo parlando.

Chiunque abbia giocato un qualsiasi titolo della serie Naruto/Naruto Shippuden si ricorderà benissimo le missioni variegate che intervallavano i principali archi narrativi. Nel caso di One Punch Man, invece, tutto o quasi ruota attorno ai combattimenti, e quel poco che rimane lascia in bocca un retrogusto amaro di banalità e superficialità (come la stessa possibilità di arredare la propria abitazione).

Non troveremo collezionabili, non ci saranno grosse “variazioni sul tema“, e non sappiamo dirvi quanto tutto questo sia un bene, soprattutto se la conseguenza è una notevole ripetitività di fondo.

Combattimenti spettacolari ed esilaranti

Non mancheranno gli storici villain del manga.

Da un punto di vista prettamente estetico, Spike Chunsoft ha saputo riprodurre la forte ironia di cui One Punch Man è pregno. Non mancheranno supereroi eccentrici, villain con i background più improbabili, dialoghi ampollosi ed esilaranti e, ovviamente combattimenti dall’alto tasso di spettacolarità.

Il sistema di comandi è piuttosto semplice: due tasti per colpire (attacco leggero e pesante), uno per parare ed un altro per saltare, mentre con i dorsali del pad di gioco sarà possibile accedere alle tecniche speciali (sbloccabili salendo di livello) o di “chiedere il cambio” ad un nostro alleato.

Nel corso delle battaglie, interverranno eventi atmosferici (come piogge di meteoriti o di fulmini) che andranno ad influenzare il match, così come droni che trasporteranno power up capaci di attribuire bonus o malus a chi li raccoglierà. Quanto detto va ad aggiungere quel pizzico di brio ed imprevedibilità ai vari match che affronteremo.

Nonostante quanto ora detto, i comandi di gioco sono tanto semplici quanto legnosi ed imprecisi, andando ad appesantire il gameplay ed a rallentare l’azione di gioco. La sensazione che si ha è quella di trovarsi di fronte ad un gioco ruvido, quasi appartenente a gen precedenti, dove una telecamera ballerina è spesso il vero ago della bilancia tra una combo andata a segno ed una andata vuoto.

Gli stessi personaggi, pur avendo stili di combattimento e tecniche molto diverse tra loro, non risultano perfettamente bilanciati, ed alcuni furbetti potrebbero sfruttare tutto questo a proprio vantaggio, soprattutto nel multiplayer online.

Un comparto grafico tra luci ed ombre

Essere degli eroi è un duro lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo!

Diciamolo chiaramente: One Punch Man, da un punto di vista tecnico, lascia un po’ a desiderare, e gli appena 6 GB di dimensioni del gioco erano un segnale piuttosto chiaro in tal senso. La customizzazione del personaggio raggiunge livelli soddisfacenti solo dopo diverse ore di gioco.

Le texture e le ombre si attestano su dei livelli non sempre all’altezza delle aspettative, senza considerare i frequenti cali di framerate ed i pop in di NPC. La speranza è che una patch correttiva possa quantomeno mettere una pezza su almeno una parte di quanto da noi riscontrato.

Le animazioni facciali sono quasi del tutto inesistenti, e le dimensioni della mappa sono piuttosto ridotte, così come ridotte sono le interazioni ambientali. Il fan service targato Spike Chunsoft è senza dubbio apprezzabile, ma realizzato su scala ridotta, decisamente troppo ridotta.

I frequenti tempi di caricamento, la cui durata è comunque notevole, contribuiscono a rallentare un’azione che c’è, ma non decolla mai veramente del tutto.

Giudizio finale

Vogliamo essere molto chiari: One Punch Man: A Hero Nobody Knows è, tutto sommato, un gioco gradevole, a tratti anche divertente, ma che lascia l’amaro in bocca a chiunque, anche a chi è fan del manga, o dell’anime. I combattimenti sono il cuore pulsante dell’esperienza di gioco, ma sono gravati da dei comandi che definire farraginosi ed imprecisi è poco. Il comparto tecnico non rende giustizia ad uno dei franchise della terra del Sol Levante più amati degli ultimi anni, e la cosa lascia non poco amaro in bocca. Dategli una possibilità soltanto sei siete dei fan sfegatati di Saitama e soci, altrimenti passate oltre, anche se a malincuore.

This post was published on 28 Febbraio 2020 11:27

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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