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Recensioni

Infliction – Extended Cut | Recensione (PS4)

Già disponibile su PC, Infliction torna con la Extended Cut, la versione pensata per le console. Il videogioco sviluppato da Caustic Reality fa parte di quel filone del genere horror che possiamo definire “post P.T.”, cioè nato a seguito della cancellazione di Silent Hills e che vanta vari titoli che si prefiggono l’obiettivo di diventare una sorta di prolungamento di P.T., l’angosciante playable teaser del gioco cancellato di Kojima.

Gli omaggi a P.T. in questi anni si sono moltiplicati, da Visage a Silver Chains, passando per Strange Night e Polterheist. Infliction fa parte del gruppone, presentando la classica storia di fantasmi e presenze demoniache e una location ormai collaudata, la casa infestata.

Scoprite, leggendo la nostra recensione, se riesce a emergere o rimane uno dei tanti.

Si spengono le luci, inizia l’orrore

Nostra moglie è ferma in aeroporto perché ha dimenticato i biglietti a casa, noi da bravi mariti ci rechiamo in macchina verso l’abitazione per recuperarli e riportarglieli. Un compito facile, cosa potrebbe mai andare storto? Arrivati sul luogo, iniziamo a esplorare la casa che si sviluppa su due piani ed è ricca di stanze e corridoi. L’atmosfera è sinistra, ma è sera inoltrata e siamo soli, tutto sommato è normale che sia così…

… non lo è invece l’aver trovato un quadro inquietante (che fa molto Layers of Fear) nell’ufficio e lo è ancora meno che il PC sulla scrivania si accenda da solo facendo partire un video in cui viene mostrato un brutale omicidio avvenuto proprio nella nostra casa. La donna cade a terra ferita mortalmente da varie coltellate, l’assassino si mostra in camera, ma ha il viso coperto da una maschera.

È ora di scappare da lì. Riprendiamo la vettura, tuttavia non facciamo molta strada. Ci schiantiamo contro un albero e ci ritroviamo in casa. Non c’è altra soluzione, dobbiamo risolvere il mistero che aleggia nella nostra dimora.

La trama di Infliction è la classica storia di fantasmi che spesso fa da incipit a videogiochi di quello che abbiamo definito filone post P.T., con una casa infestata da una presenza che non trova pace e un protagonista ignaro di tutto che, di stanza in stanza, inizia a rammentare fatti del passato che potrebbero fare luce sul misfatto.

Non neghiamo che di cliché ne abbiamo trovati, tuttavia va ammesso che non è semplice inventare qualcosa di nuovo in tre ore scarse – questa la durata del gioco – partendo da una base narrativa così inflazionata. Ciò che dona spessore a produzioni del genere è l’atmosfera piuttosto che il plot vero e proprio. Infliction di atmosfera ne ha parecchia e riesce a spalmarla sapientemente su tutta la durata dell’esperienza.

L’unica fonte di luce è la torcia, la casa è grande, i silenzi vengono squarciati da cigolii e dalla radio che si aziona da sola raccontandoci avvenimenti raccapriccianti. A questo si aggiungono le apparizioni demoniache e la dettagliata esplorazione della casa che andiamo a raccontarvi nel particolare.

Esplorare il dettaglio

Infliction è un’esperienza narrativa horror che si basa sull’esplorazione, mentre la risoluzione di enigmi è ridotta ai minimi termini, ma di quello vi parleremo tra poco. Come abbiamo accennato, la casa è molto grande e ciò che colpisce è la grandissima quantità di oggetti che possiamo esaminare. Il nostro inventario sarà spesso e volentieri vuoto, perché di oggetti chiave ce ne sono pochi, mentre di quelli contestuali ne troveremo a bizzeffe.

Ogni tavolo, ogni mobiletto contiene un gran numero di strumenti, accessori, oggetti di uso quotidiano che potremo vedere nel dettaglio. Questi vanno a raccontare una storia, a delineare il contesto familiare e rendono più ricca di sfaccettature l’atmosfera. Ad esempio, sugli scaffali accanto alla tv in salotto ci sono molte VHS (il gioco è ambientato nel 1999) di film horror, tutte assolutamente esaminabili da vicino. Nella stanza di uno dei figli sono presenti poster di band musicali e cd di musica rock e metal, mentre nella cameretta del figlio più piccolo tanti giocattoli.

Ci sono poi articoli più importanti di altri, questi brillano per attirare la nostra attenzione e una volta esaminati vanno a riempire la scheda Memorie, una sorta di collezionabili fondamentali per avere più chiara la situazione. Una così alta concentrazione di analisi contestuale l’abbiamo vista forse solo in Gone Home.

Continuando a parlare di esplorazione, questa è arricchita da momenti in cui gli ambienti cambiano il loro stato o addirittura finestra temporale, creando un effetto simile, anche se in modo meno marcato, a quello riscontrato nei videogiochi di Bloober Team (il già citato Layers of Fear).

Ovviamente c’è anche una presenza che, come Lisa di P.T., ci tende agguati di tanto in tanto. Va sottolineato un fatto che può sembrare insignificante, ma che in realtà è necessario analizzare: non esiste in Infliction il tasto della corsa. Perché questo? Il motivo è che se veniamo visti dal fantasma c’è poco da fare, correre sarebbe superfluo perché ci metterebbe le mani addosso al primo tentativo di fuga. L’unico modo per non essere visti ed evitare la dipartita (con checkpoint che potevano essere messi meglio) è accovacciarsi e rimanere guardinghi quando un’interferenza si fa sentire, questa indica la presenza della donna.

Fotografie dell’altro mondo

Proprio quando Infliction sembra non avere nient’altro da offrire oltre all’esplorazione e agli attacchi di panico alla vista del fantasma della donna, ecco che troviamo un oggetto che cambia un po’ le carte in tavola, la macchina fotografica.

Abbiamo già riferito che non ci sono molti enigmi, tuttavia tra quelli proposti ci hanno allietato i puzzle che necessitano dell’interazione con la macchina fotografica. Premendo triangolo (PS4) si attiva la camera mode che ci consente di scattare foto in grado di svelare messaggi nascosti o rendere fisici oggetti da usare in seguito.

Il team di sviluppo avrebbe dovuto risaltare una dinamica del genere rendendola più centrale nell’esperienza. Purtroppo, attiveremo la macchina fotografica davvero pochissime volte vanificando un’idea che da sola vale tutto il gioco.

Se avete voglia di rigiocare Infliction una volta finito, potete risolvere parzialmente il problema dei pochi enigmi iniziando una nuova partita con la modalità New Game + in cui vengono posti sul tragitto nuovi puzzle. L’esperienza comunque rimane più o meno quella del primo loop (come viene definita la run nel gioco).

Commento finale

Infliction è un’esperienza horror che non può fuggire dai cliché del genere, tuttavia presenta un’atmosfera di tutto rispetto e un’interazione ambientale che abbiamo riscontrato in pochissimi altri titoli dello stesso tipo. Gli enigmi da risolvere con la macchina fotografica rendono l’esperienza più varia, purtroppo in tre ore scarse di gioco la useremo pochissime volte. Caustic Reality avrebbe potuto osare di più e limare qua a là le imperfezioni di un gioco che rimane consigliato agli amanti delle storie di fantasmi.

Consiglio del redattore

Tenete a portata di mano il numero di un esorcista.

This post was published on 24 Febbraio 2020 16:00

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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