In occasione dell’uscita del nuovissimo titolo di Animal Crossing su Nintendo Switch, ricordiamo l’ultimo capitolo della serie, uscito il 14 giugno 2013 (dopo Wild World del 2006 per Nintendo DS e Let’s Go to the City per Wii U nel 2008).
Il concept dietro Animal Crossing è tanto infantile, quanto basico e divertente: ci stiamo trasferendo in un villaggio rurale, popolato da animali antropomorfi con cui ogni giorno potremo interagire. Definito un “communication game”, può sembrare inconsistente, ma potrebbe anche essere il sogno di ogni escapista, perché punta tutto su una soddisfazione personale (il gioco infatti non ha una conclusione, continua fin quando si ha voglia di migliorare il tessuto urbano e la relazione con gli altri abitanti): rifuggire quindi in un ambiente imperturbabile dove possiamo creare un nostro piccolo mondo.
Questo capitolo porta sicuramente delle meccaniche nuove e fresche, ma non si allontana dalle sue radici e potrebbe essere il titolo perfetto per dei neofiti; allo stesso tempo, molti elementi riproposti avvicinano gli appassionati per effetto nostalgia.
Il brillante lavoro di Hal Laboratory ci restituisce una grafica buffa e ben curata, con i simpatici personaggi goffi che sono il trend di ogni capitolo; cambia però la palette, che propone un mix di colori pastello contro quelli intensi degli altri titoli.
Se in Wild World l’introduzione avveniva in un taxi, in New Leaf il primo personaggio che incontreremo è Girolamo su un treno che ci conduce alla nostra cittadina. Non è l’unico cambiamento, anzi: nei titoli precedenti l’anziano sindaco Tortimer governava la ridente comunità, compito che viene assegnato a noi per un fraintendimento. Tortimer è infatti in pensione su un’isola (disponibile cinque giorni dopo il nostro arrivo in città) dove è estate tutto l’anno (e dove possiamo recarci con tre nostri amici); ricevendo le chiavi della città, tutti gli incarichi amministrativi saranno sulle nostre spalle. Potremo decidere con delle ordinanze, in base alle nostre esigenze, di far aprire o chiudere i negozi più tardi, prima o di costruire nuovi edifici; i cittadini parteciperanno al crowdfunding, ma le prime fasi di gioco sono, purtroppo, più pesanti per la continua ricerca di Stelline.
Il gioco di per sé segue il tempo reale (o meglio, il tempo impostato sulla console), quindi il cambiamento delle stagioni corrisponde ai mesi nel nostro mondo: per ottenere risultati è necessario aspettare, ma forse anche questo rende Animal Crossing un gioco fuori da ogni schema.
Dei vecchi personaggi non abbiamo più il tanto odiato e amato Signor Resetti, mentre il tenace Tom Nook è ancora lì alla ricerca di profitti. Proprio Nook è il punto di contatto più tangibile con gli altri titoli, ma l’offerta e la varietà degli oggetti acquistabili si amplia grazia alla Via degli Acquisti.
Il collezionismo è alla base del gioco e della sua longevità: tantissime le specie animali, i fossili e gli oggetti da ricercare ed ottenere, anche con eventi casuali come cacce al tesoro o tornei. Tutto diviene più personalizzabile, soprattutto le case che ora sono modificabili anche dall’esterno. Una nota positiva è sicuramente la possibilità di equipaggiare gli strumenti (canna da pesca, retino etc) direttamente con il D-pad, ma restano ancora solamente 16 slots utilizzabili (di cui quattro sono occupati dagli strumenti).
Come negli altri capitoli, menzione d’onore all’adattamento italiano che rende perfettamente l’umorismo di tutti i personaggi, ognuno con delle proprie caratteristiche, nonostante la scrittura semplice. Iconiche le musiche, che rendono l’atmosfera confortante: come stare davvero a casa.
Appartenendo all’ottava generazine di console, rispetto al Gameboy, al Nintendo DS e alla Wii u, il 3DS introduce dei devices nuovi che permettono la realtà aumentata; il suo effetto stereoscopico però offre sì coinvolgimento, ma l’attuazione in un gioco di simulazione come Animal Crossing sembra per lo più superficiale.
Ottima la versione multiplayer che permette in primis escursioni all’isola di Tortimer con i propri amici e la possibilità di visitare le case di altri giocatori nel Quartiere Sbirciacase con la funzione StreetPass; mentre un’altra modalità light-multiplayer utilizza la Casa del Sogno, un edificio molto costoso che permette di vedere le altre abitazioni in sogno.
Animal Crossing è un must have per i giocatori amanti del genere perché è semplice, delicato e goffo (con accezione positiva), ha una longevità impressionante e può essere una buona compagnia ogni giorno: infatti le sessioni non devono essere necessariamente lunghe, ma basta poco per controllare che tutto sia a posto nella nostra cittadina, nel nostro mondo fittizio e perfetto.
This post was published on 17 Febbraio 2020 11:34
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