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Recensioni

Dragon Ball Z: Kakarot | Recensione (PS4)

Dopo un 2019 che ha regalato tantissime soddisfazioni in termini di videogame, il 2020 è l’anno che, come tutti sanno, ci porterà dritti alla nuove console Sony e Microsoft, senza però farci mancare grandi titoli per chiudere in bellezza questa generazione. Il primo di questi titoli è Dragon Ball Z: Kakarot, il videogame targato Bandai Namco che, ancora una volta, ci fa rivivere le gesta di Goku e compagni, ripercorrendone le avventure più entusiasmanti.

In molti sono rimasti stupiti quando il publisher giapponese ha affermato che Kakarot non sarebbe stato l’ennesimo gioco d’azione / picchiaduro basato sul manga di Akira Toriyama; si trattava di un action RPG, profondo e ben strutturato, capace di intrattenere i giocatori per tantissime ore, facendo respirare loro l’atmosfera di Dragon Ball Z.

L’attesa per questo titolo, non lo nascondiamo, era veramente tanta, perfettamente commisurata all’hype che il marchio Dragon Ball può generare. Ebbene, possiamo dirlo sin da subito: Dragon Ball Z: Kakarot ha aperto le danze di questo 2020 come meglio non avrebbe potuto.


Gameplay Esclusivo

Prima di iniziare, date pure uno sguardo al gameplay esclusivo caricato per voi in anteprima.


Dragon Ball Z: Kakarot | Il ritorno di Goku e compagni

È bene essere chiari sin da subito: tra la generazione a cui appartiene il sottoscritto (nato nei “gloriosi” anni ’80) e tutte quelle che si sono susseguite, Dragon Ball ha rappresentato un vero e proprio totem intoccabile. L’opera di Akira Toriyama ha letteralmente monopolizzato i gusti di tantissimi appassionati, finendo per rivivere una sorta di seconda giovinezza persino oggi, grazie a Super, la nuova serie prodotta da Toei Animation.

Nuvola Speeeeeedy!

In base a quanto ora scritto, fidatevi, non c’è nessuno, assolutamente nessuno, che non conosca a memoria le gesta di Goku e dei suoi compagni d’avventure, soprattutto quelle narrate nella serie Z, la più lunga ed articolata del franchise.

Proprio per questa ragione, è assolutamente superfluo parlare della trama di Dragon Ball Z: Kakarot che, di base, ce ne fa ripercorrere tutti i principali archi narrativi: la saga dei Saiyan, la saga di Freezer, quella di Cell e la saga di Majin Bu.

Se quindi il gioco, da un punto di vista narrativo, non presenta alcuna “sorpresa”, aderendo perfettamente a quanto già visto nel manga o nell’anime, in che cosa risiedevano i dubbi e le preoccupazioni di pubblico e critica? La risposta è presto detta.


Un gameplay molto diverso dal solito

Dite la verità: quanti di voi, dopo aver saputo dell’annuncio ufficiale di Dragon Ball Z: Kakarot, hanno commentato sospirando “Ecco qua, l’ennesimo picchiaduro su Goku!“?. Ebbene, cari appassionati, sappiate che chi vi scrive è totalmente d’accordo con voi: su Dragon Ball è stato già detto e fatto tutto, forse troppo.

L’incontro che sconvolse per sempre la vita di Goku e dei suoi amici.

Se Dragon Ball FighterZ aveva rappresentato il miglior gioco su licenza della serie da anni a questa parte, Kakarot era una sfida completamente diversa. La volontà era quella di creare un mondo di gioco vasto, completamente esplorabile, pieno di segreti, missioni secondarie, collezionabili e tutto ciò che un amante della saga possa desiderare. Il pericolo, in questo caso, era uno solo: ripetere gli sbagli fatti con One Piece: World Seeker.

Possiamo dirvi che, sotto questo aspetto, il gioco si presenta nel modo giusto. Sin dalle prime battute, infatti, è possibile rendersi conto dell’ottimo lavoro svolto dal team di sviluppo, capace di fondere alla perfezione le meccaniche action con quelle più ruolistiche, creando un mix decisamente riuscito.


Esplora, allenati, combatti, vola, raccogli le sfere e… mangia!

Che possiate crederci o meno, l’esperienza di gioco di Dragon Ball Z: Kakarot si sostanza proprio nei concetti sopra espressi. Se le fasi di combattimento rappresentano comunque il cuore pulsante (e non potrebbe essere altrimenti), l’esplorazione costituisce un momento altrettanto importante, come in ogni RPG che si rispetti.

Mangiare dei pranzi gustosi è il miglior modo per diventare più forti.

Le varie tecniche speciali, dal Masenko alla Kamehameha, dal Kienzan al Makankosappo, saranno ottenibili soltanto pagando un prezzo in Sfere Z, che altro non sono che veri e propri globi colorati presenti in grandi quantità nelle varie regioni del mondo di gioco. Va da sé che, se alcune tecniche base saranno nostre sin da subito, per altre dovremo invece sostenere dei veri e propri allenamenti, e per accedervi sarà necessario raccogliere delle Medaglie D, nascoste in determinate zone della world map.

Per ottenere nuove abilità, sono state introdotte le Comunità. Si tratta di board che potranno essere riempite con gli Emblemi dell’Anima, ritraenti i vari personaggi, il cui livello potrà aumentare donando loro i giusti oggetti. All’aumentare del livello complessivo della comunità, ci saranno assegnati nuovi bonus permanenti e skill.

Come la “tradizione ruolistica” impone, livellare i nostri personaggi sarà ancora il modo principale per migliorarne le statistiche, ma in Dragon Ball Z: Kakarot è stata introdotta una nuova e divertentissima funzione per potenziarci: mangiare, tanto e bene. Recandoci da Chichi o da un qualsiasi altro cuoco nel mondo di gioco, potremo farci preparare delle deliziose ricette che, non appena ingerite, ci forniranno sia bonus temporanei che aumenti permanenti di Punti Vita, Aura, ecc. Ovviamente, tutti gli ingredienti dovranno essere trovati nel mondo di gioco: una ragione in più per lanciarsi all’esplorazione!


Un mondo di gioco vivo e pieno di avventure da vivere

Ancora una volta, l’elemento ruolistico torna a farsi sentire. Qualora vogliate prendervi una pausa dalla main quest, vi basterà andare in giro per imbattervi in tante missioni secondarie che, manco a dirlo, coinvolgeranno quasi tutti i personaggi minori della serie: da Nam (il combattente indiano affrontato da Goku nella prima serie di Dragon Ball) a Baba la veggente, passando per Pual e l’arbitro del torneo Tenkaichi, senza ovviamente dimenticarci di Yajirobei.

Esplorare il mondo di gioco sarà un’esperienza per niente noiosa.

Nonostante le missioni in questione siano sempre piuttosto semplici, costituiscono un fan service di ottima fattura e, insieme ai “ricordi” ed alle voci dell’Enciclopedia Z, saranno capaci di strappare un sorriso nostalgico a tutti i fan dell’opera del maestro Toriyama.


Combattimenti dall’aura potentissima

Ma andiamo ad analizzare il cuore pulsante di qualsiasi esperienza che porti il marchio Dragon Ball: il combat system. Negli scontri di Dragon Ball Z: Kakarot potremo attaccare i nostri avversari con attacchi fisici, con attacchi energetici e con tecniche speciali, che però consumeranno la nostra aura.

Come in ogni Dragon Ball che si rispetti, non mancheranno i combattimenti.

Frullare a caso i tasti del pad di gioco significherà sconfitta sicura, in quanto dovremo colpire al momento giusto il nostro nemico, sapendo quando e come parare o evitare i suoi attacchi, e quali momenti sfruttare per ricaricare l’aura.

Una nota interessante è costituita dalla possibilità di collaborare con i nostri alleati tramite i tasti dorsali del pad: in questo modo, Krilin e soci potranno tanto attaccare, distraendo il nostro nemico, quanto intervenire a nostra difesa, bloccandone gli attacchi.

Sotto questo aspetto potete stare tranquilli: Dragon Ball Z: Kakarot è un titolo adrenalinico e spettacolare come pochi.


Un comparto tecnico che poteva osare di più

Dal punto di vista grafico, Dragon Ball Z: Kakarot ripropone un’estetica ottimamente curata, a base del cel shading che oramai abbiamo imparato ad abbinare alla stragrande maggioranza dei titoli provenienti dalla terra del Sol Levante. La realizzazione delle cutscene e la scelta di prediligere il doppiaggio giapponese manderanno in visibilio i fan più incalliti della saga, così come la presentazione dei vari archi narrativi con la voce fuori campo ed il “riassunto delle puntate precedenti“, come se si trattasse di un vero e proprio episodio televisivo.

Un comparto tecnico buono, ma non perfetto.

Tuttavia, sembra sempre mancare quel passo in più che avrebbe costituito la perfezione tecnica. Il passaggio tra scene filmate e gameplay si sente, così come le animazioni facciali e fisiche sono decisamente migliorabili, ed alcuni fondali potevano essere realizzati in maniera più dettagliata. Sono presenti alcuni cali di frame rate che, uniti a dei tempi di caricamento presenti al passaggio di un’area all’altra, vanno a rallentare il ritmo dell’esperienza di gioco.

Ciò che lascia più l’amaro in bocca sono le fasi di volo, decisamente legnose e poco fluide, ed incapaci di regalare quella sensazione di libertà che invece trasudava dall’opera di Toriyama.


Giudizio Finale

Fan di Dragon Ball di tutto l’orbe terracqueo, esultate con noi: Dragon Ball Z: Kakarot è il gioco di Dragon Ball che avrei chiesto al Drago Shenron! Un videogame che ripercorre la saga più amata di Goku e compagni, un titolo che, pur non aggiungendo assolutamente nulla di nuovo dal punto di vista narrativo, ci catapulta nell’universo creato dal sensei Toriyama come mai era accaduto in precedenza.

Kakarot è un’esperienza di gioco che fa dell’immersività il suo punto di forza, intrattenendoci per circa 30 ore solo con la trama principale e per oltre il doppio con tutte le sue attività secondarie, forse non strutturatissime, ma decisamente piacevoli. Per una volta, quindi, Dragon Ball non è solo sinonimo di combattimenti.

Il comparto tecnico è forse l’unica lacuna di un titolo che, altrimenti, si sarebbe attestato su livelli di magnificenza assoluta, e non si capisce come mai non si sia insistito quel tanto in più che sarebbe bastato per fare tutti contenti.

Ma non preoccupatevi, e fidatevi quando vi diciamo che Dragon Ball Z: Kakarot ha inaugurato il 2020 videoludico come meglio non si potrebbe.

This post was published on 16 Gennaio 2020 16:01

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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