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Recensioni

Recensione Fortnite | da game jam a successo internazionale

Fortnite è, così su due piedi, la più remunerativa scommessa della storia dei videogiochi moderni.
Il titolo, nato come survival game in cui dei superstiti abbattono zombie, è finito per diventare uno dei più grandi successi della storia videoludica grazie alla modalità battle royale realizzata in quattro e quattr’otto. Epic Games, grazie al successo esuberante di questo videogioco è passata dall’essere una software house particolarmente ricca ad essere diretta concorrente di Valve, monopolista (o quasi) della distribuzione digitale di videogiochi su computer.

Fortnite è un videogioco che ha trasceso tale status per diventare cultura popolare, per accalappiare decine di milioni di giocatori e per installarsi nei ritagli di tempo libero di chi vuole farsi quattro risate con gli amici. La modalità battle royale, nello specifico, grazie ad un impegno difficilmente visto altrove nel mondo dei videogiochi a livello produttivo, è una specie di enorme esperimento di game design in continua evoluzione che sfrutta con una sapienza notevole la creatività di un team affiatato con fondi infiniti, aiutato da un reparto marketing che farà certamente la storia per le trovate fatte durante i due anni di vita.

Armati di V-bucks i giocatori hanno fatto guadagnare a Epic Games cifre spropositate, catapultando l’azienda nell’olimpo dei nomi più redditizi d’america. Nel corso di questa recensione andiamo a vedere i motivi che si nascondono dietro questo impressionante successo e perché, al giorno d’oggi, gran parte della gioventù è alle prese con l’ennesima partita a quello che era soltanto un’altro battle royale.

Breve storia di un successo.

 

Il titolo, inizialmente nato da una game jam interna ad Epic Games di poco successiva alla release di Gears Of War 3 durante il 2011, ha avuto uno sviluppo piuttosto travagliato. L’obbiettivo degli sviluppatori era quello di fondere i videogiochi creativi con la costruzione di elementi (ispirati sostanzialmente a Minecraft o Terraria) agli sparatutto in terza persona. Sebbene tale idea fu subito apprezzata dagli sviluppatori, la realizzazione del titolo dovette affrontare molti ostacoli come lo switch di motore grafico da Unreal Engine 3 a Unreal Engine 4 o un completo rehaul della struttura del titolo al fine di adottare meccaniche di gioco maggiormente incentrate sulle statistiche e sul gioco di ruolo, in modo da prolungarne le speranze di vita. Anche lo stile grafico passò da una grafica seriosa ed oscura ad un gioco cartoony, caratterizzato da ad colori vivaci e modelli poligonali semplici e stilizzati.

Le intenzioni di Epic Games erano quello di provare, con Fortnite, a realizzare un games as a service in grado di funzionare nel tempo; a cementificare ancor di più questa convinzione arrivò Tencent che acquisì il 40% della società. Tale mossa provocò turbolenze nella struttura interna della software house, con tanto di dipartita del noto Cliff Bleszinski (autore di Gears Of War e successivamente di quel flop chiamato Lawbreakers) che fino a quel momento era stato una figura chiave all’interno dello sviluppo del gioco.

Gli esperimenti di Epic Games con la struttura da Games As A Service per Fortnite rallentarono ulteriormente lo sviluppo, creando ancora problemi. Sei anni dopo la concettualizzazione del titolo, Epic Games pubblicò una prima versione early access del gioco durante il luglio 2017 con la ferma intenzione di pubblicare entro la fine del 2019 la versione completa del titolo: così è nato Fortnite, con unicamente la  modalità survival.

Contemporaneamente all’arrivo di Fortnite all’interno del mondo degli Early Access c’era un titolo in grado di fomentare le folle come poche altre cose prima di lui: PlayerUnknown’s Battlegrounds, quello che all’epoca era il videogioco battle royale di maggior successo con oltre cinque milioni di copie vendute in tre mesi a partire da marzo 2017.
Il titolo, chiaro segno di quale fosse il genere che andava per la maggiore all’epoca, ha fatto immediatamente accendere una lampadina ad Epic Games.

“Perché non ci proviamo anche noi?”

Il resto è praticamente storia: a settembre 2017 Epic rilasciò Fortnite Battle Royale e rinominò l’originale modalità del titolo Save The World.
Mentre STW rimaneva a pagamento, Fortnite Battle Royale aveva dalla sua l’appeal del videogioco free to play. Nel giro delle prime due settimane il titolo riuscì ad attirare a sé oltre dieci milioni di giocatori, costringendo Epic Games ad aumentare la forza lavoro al fine di creare due distinti team, uno per modalità. Entrambe hanno in comune lo stile artistico e alcuni elementi di design ludico (come la struttura TPS e la possibilità di mettere in piedi le costruzioni), allontanandosi vicendevolmente nel resto.

Hai mai sognato di salvare il mondo?

Passiamo ad un’esame più tecnico: che cos’è questo Fortnite di cui tutti parlano?

Il titolo di Epic Games, sia nella sua versione Battle Royale che in quella Save The World, è uno sparatutto in terza persona che implementa elementi creativi legati alla costruzione di ripari e strutture. Mentre il battle royale si attiene ( e modifica leggermente a seconda della modalità, come vedremo poi) ai canoni del genere da cui prende il nome, Save The World è un ibrido tra un tower defense ed un TPS dove a suon di fortificazioni e collaborazioni ci ritroveremo a ripulire intere zone da orde di nemici assetati di sangue.

I meccanismi di sistema di Fortnite Save The World prevedono il ritrovamento di oggetti e superstiti all’interno del mondo di gioco, con tanto di quest secondarie a decorare il tutto. Una volta attrezzati per il meglio sarà compito del giocatore attivare un particolare tipo di dispositivo in grado di attirare tutte le orde di nemici in un punto preciso della mappa. Questo darà inizio ad uno shooting frenetico, dove come obbiettivo si avrà la pulizia completa del campo di bnattaglia,  proiettile dopo proiettile utilizzando saggiamente anche la gran varietà di costruzioni che il titolo mette in mano al giocatore.

L’approccio di questo tipo di modalità rispecchia moltissimo quelle che erano le intenzioni originali degli sviluppatori: Fortnite Save The World è un grande sandbox in cui provare a portare al limite le proprie conoscenze del gioco attraverso incarichi sempre nuovi. Questo  non permette all’effetto novità di permanere, motivo per cui dopo una ventina di ore tale modalità verrà plausibilmente a noia e si dovrà aspettare l’arrivo del successivo update da parte di Epic Games.

Al giorno d’oggi, dopo due anni di vita, la modalità ha ancora bisogno di una svecchiata di qualche tipo in grado di innestare alla formula novità importanti; purtroppo queste tarderanno ad arrivare visto che il focus della compagnia è chiaramente rivolto alla sua mucca dal latte d’oro: Fortnite Battaglia Reale.

Ma quanti diavolo siamo su quest’isola?

Fortnite Battaglia Reale è un gioco che è mutato profondamente nel corso della sua vita.
Da Settembre 2017 a Novembre 2019 il titolo ha visto passare dieci (e mezzo) stagioni di gioco, ognuna caratterizzata da un rehaul della mappa, da nuove armi, nuove meccaniche, nuove caratteristiche e aggiunte su aggiunte su aggiunte. Abbiamo visto il parco armi praticamente triplicare con strumenti di morte sempre diversi, abbiamo visto nuove meccaniche legate alla tipologia di edifici presenti nel mondo di gioco, abbiamo visto consumabili dare al giocatore poteri mai visti prima: in Fortnite Battaglia Reale è difficile incontrare la noia, vista la quantità di idee profuse al suo interno da Epic Games.

Certo, non tutte sono state egualmente di successo: il titolo ha una lunga storia di problemi di bilanciamento, specie quando legati al lato più competitivo del titolo. F
ortnite Battaglia Reale, forte di un circuito esportivo finanziato con centinaia di milioni di dollari, soffre della sua natura randomica legata all’elemento battle royale ed ha problemi di bilanciamento legati alle scelte che Epic Games fa per adocchiare i giocatori meno esperti, ancora oggi maggioranza della playerbase del titolo. Questo, nel corso dei mesi, ha scontentato più volte i pro player con tanto di lamentele famose legate a personalità come Ninja.

Come ogni battle royale che si rispetti, Fortnite prevede che il giocatore si preoccupi di atterrare in un qualche punto della mappa di gioco e si diletti a cercare di sopravvivere acquisendo risorse: armi, munizioni, materiali, trappole e così via. A vincere la partita sarà l’ultimo giocatore a rimanere in vita, inseguito da una tempesta che costringerà allo spostamento gli abitanti dell’isola.

https://gph.is/2H9LLWV

Non ci credete?
Ragioniamo insieme: in Fortnite, a differenza che negli altri sparatutto, è possibile ottenere vantaggio tattico sugli avversari semplicemente usando a proprio piacimento le varie forme presenti nel menù della costruzione. Questo permette di guadagnare altitudine o di costruire ripari, portano a correre al sicuro all’interno di tunnel o all’abbattere giocatori a causa di fondamenta non abbastanza solide per le loro costruzioni. Le build battles sono l’anima di Fortnite e rappresentano la meccanica più importante del titolo, con una profondità sottovalutata che chiede al giocatore di pensare con rapidità a modificare continuamente la sua posizione all’interno dello spazio senza incastrarsi con le sue stesse mani.

Ogni costruzione può essere modificata al fine di ottenere  porte o finestre, ogni scala può essere roteata o girata al fine di guadagnare spazio o visuale, ogni tetto può essere bucato per permettere di fare fuoco: nonostante una curva d’appredimento non particolarmente dolcissima, è impossibile non rimanere affascinati da tali meccaniche una volta compresa la profondità che portano allo shooting altrimenti basilare.

Continuo rinnovo.

Ciò che ha fatto maggiormente la fortuna di Fortnite Battaglia Reale è plausibilmente legato al continuo rinnovamento che Epic Games ha fatto al titolo in questione. Da buon Gaas, Fortnite è diviso in stagioni da 10 settimane l’una in cui la mappa di gioco abbraccia un tema e si modifica di conseguenza, dando spazio ad una narrazione scanzonata che attraverso le modifiche della mappa ha tenuto col fiato sospeso milioni di giocatori. Difficile non parlare del cubo Kevin, del meteorite o del missile dei supercattivi poiché sono elementi che, complice anche una community incredibilmente creativa, hanno generato memes e speculazioni a non finire.

Nel corso di dieci stagioni Epic Games ha rinnovato continuamente la sua mappa di gioco, trasformando un isolotto vagamente abitato in un luogo con tre differenti biomi (ognuno con le sue caratteristiche) e con una ventina di location differenti per setting e strategie, con tanto di regole specifiche che vanno ad impattare in modo importante sul gameplay del titolo. Abbiamo avuto zone in cui il PVE ed il PVP si sono mischiati, zone in cui non era possibile utilizzare le meccaniche relative alla costruzione, zone in cui il movimento veniva incentivato o la gravità modificata. La malleabilità di Fortnite ha permesso ad Epic Games di realizzare degli eventi crossover insieme a brand estremamente importanti, portando Thanos e gli Avengers o Batman all’interno del titolo, cementificando ancora di più la posizione del titolo all’interno dei fenomeni pop dei tempi che stiamo vivendo.

Prendiamo ad esempio il negozio interno del titolo.
Fortnite viene monetizzato da Epic Games attraverso delle microtransazioni in una valuta interna chiamati v-bucks. I v-bucks all’interno di Fortnite servono principalmente per tre differenti elementi: l’acquisto del pass battaglia (un’abbonamento che sblocca cosmetici e sfide esclusive e che dura 10 settimane), l’acquisto di costumi e altri oggetti cosmetici e l’acquisto di casse per il loot di Save The World.

L’acquisto dei costumi in Fortnite è palesemente ispirato al funzionamento dello streetwear nel mondo reale: questi non sono perennementea presenti all’interno del negozio ma scompaiono, per poi ritornare soltanto per poche ore mesi e mesi dopo, generando aspettativa e dando l’idea dello status symbol. I giocatori di Fortnite Battaglia Reale si sfidano anche attraverso l’utilizzo dei balletti e dei deltaplani, oltre che attraverso l’utilizzo delle armi in una continua sfida a chi ha l’outfit più interessante e quello più pregiato.

https://gph.is/2LqYQep

La fame per il rinnovo di Epic Games è però culminata in quella che è, al giorno d’oggi, una delle mosse di marketing più incredibili della storia videoludica. In occasione della conclusione della decima stagione di gioco, Epic Games ha fatto risucchiare il mondo di Fortnite all’interno di un buco nero spegnendo il gioco per due giorni. Ora non siamo qui per quantificare le perdite monetarie dell’azienda ma per sottolineare, nuovamente, come tale mossa abbia generato un hype indescrivibile per quello che sarebbe venuto dopo, il cosidetto Fortnite Capitolo 2.

Epic Games, rilasciando Fortnite capitolo 2, ha nuovamente mischiato le carte in tavola modificando completamente la mappa di gioco e adattandola a quella che è una delle nuove meccaniche: il nuoto. Fortnite ha aggiunto al suo arsenale corsi d’acqua, motoscafi, sezioni di pesca raffinando nel contempo il resto dell’alchimia ludica che dopo dieci stagioni aveva finito per snaturarsi completamente.

In questa ciclica riproposizione di contenuti si scopre la vera forza di Epic Games: il gameplay loop di Fortnite non dura i quindici minuti di una partita, dura tre mesi come una stagione di gioco e accalappia i giocatori per delle sessioni di gioco rapide ed indolori. Se ci si innamora è possibile stare lì a grindare ore e ore di gameplay, altrimenti basterà tornare dopo qualche settimana per trovare un gioco leggermente cambiato che offre sempre una qualche novità per chi si trova davanti lo schermo.

Oltre a tutto ciò, in conclusione, aggiungiamo un dato molto importante: il titolo ha aggiunto durante il 2018 una terza modalità, chiamata Creativa, che dona al giocatore la possibilità di creare le mappe di gioco con le sue regole; questo oltre a far germogliare il seme del game designer in chissà quanti giovani virgulti, permette al di autosostenersi grazie ad una quantità di contenuti pressoché infinita viste le dimensioni della playerbase. Alcune delle mappe realizzate attraverso questa modalità sono diventate contenuti di Fortnite Battle Royale e hanno avuto il ruolo da protagonista durante eventi specifici, permettendo ad alcuni giocatori di guadagnarsi letteralmente da vivere attraverso il programma support a creator di Epic Games.

Il gioco di cui stiamo parlando non è ovviamente esente da bug e magagne di vario genere: nonostante una solidità incredibile per un titolo multiplayer, Fortnite Battle Royale (molto più di Save The World) ha fatto parlare di sé anche per bug di grandi dimensioni che hanno rovinato tornei esportivi. Il bilanciamento messo in atto da Epic Games, sempre in bilico tra i giocatori professionisti e quelli no, rende la fruizione del gioco ad alti livelli non particolarmente coerente e lascia spesso l’amaro in bocca; il gunplay stesso è lontano anni luce dai fasti di un Gears 5 o di un Apex Legends e farà storcere il naso sicuramente a tutti i puristi del videogioco.

Fortnite è il fortunato incontro tra un gioco più che gradevole ed un esperimento di marketing di importanza capitale per il mondo dei videogiochi. Nelle sue due Epic Games ha dato fondo a moltissime risorse per creare un impero e mettere insieme il videogioco giusto al momento giusto, in grado di far presa sul cuore di milioni di giocatori grazie ad un gameplay accessibile ma profondo. Fortnite sfrutta sapientemente tutti i crismi del battle royale per offrire ai giocatori un’ esperienza quantomeno divertente ad ogni accesso, rinnovandosi continuamente e cercando continuamente la novità. Questo, ovviamente, porta con sé problemi di bilanciamento che si vanno ad aggiungere a bug di varia natura, in grado di far storcere il naso a giocatori già poco interessati al gunplay o alla struttura ma poco importa, visto che possono sempre ripiegare su Fortnite Save The World. La presenza su praticamente ogni dispositivo è solo la ciliegina sulla torta per un titolo che, contro ogni pronostico, si merita più di qualche occhiataccia e qualche insulto.

This post was published on 20 Novembre 2019 14:48

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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