Macinare asfalto, derapare, sfasciare cordoli di protezione, buttare giù transenne e poi scappare via dalla polizia come se non ci fosse un domani. Il caldo umido della Florida, le luci al neon di Palm City, il vento che porta via la mano fuori dal finestrino mentre si saluta il proprio compagno di crew e si va a buttare giù un cartellone sparso da qualche parte. Burnout Paradise, Need For Speed Hot Pursuit e Need For Speed Most Wanted; il tuning di NFS Underground e l’immaginario visivo di un Fast & Furious fatto meglio dei film.
In un flusso di coscienza lievemente controllato, queste sono le prime cose che mi sono venute in mente dopo la mia esperienza con il nuovo capitolo del racing game più famoso di Electronic Arts. Need For Speed Heat è una ripartenza per la serie, lontano anni luce dallo strambo loot compulsivo di Need For Speed Payback e molto più vicino a quelle che sono le radici ludiche della saga. Ci sono le supercar di Need For Speed Hot Pursuit, belle e cromatissime; ci sono le modifiche estetiche e prestazionali di Need For Speed Underground; c’è l’open world e il braccio duro della legge come in Need For Speed Most Wanted.
Viaggiando fuori dalle città si sentono le intuizioni prese da Forza Horizon, si percepisce l’ispirazione del titolo a un capisaldo assoluto come Burnout Paradise, si annusa l’odore di pneumatico quando ci si ritrova a driftare giù per le strade montane che manco in Need For Speed Carbon o in Initial D, si percepisce il senso di velocità quando per sfuggire alla polizia ci si getta a più di duecento chilometri all’ora da una rampa posizionata sulla cima di una collina.
La sostanza sembra essere una: Need For Speed Heat è il risultato di un certosino lavoro da parte di Ghost Games ed è il miglior capitolo della saga sotto molti punti di vista uscito nel corso degli ultimi anni.
Andiamo a vedere più nel dettaglio il perché di ciò.
Need For Speed Heat, abbandonate le pulsioni super cinematografiche del suo fratello maggiore Payback, decide di rimanere sul semplice ed offre ai giocatori una trama funzionale e lineare, perfettamente nel respiro stilistico di un Fast & Furious o di un Need For Speed Most Wanted. Al fianco di Ana, Lucas, Wayne ed altri personaggi ci ritroveremo a scalare pian piano quella che è la il tessuto sociale che appartiene al mondo delle corse su strada, nel tentativo di entrare nel gotha dell’ambiente: la cosìdetta League.
Perché sì, Palm City, la città dove le vicende del gioco sono ambientate, non è altro che il parco divertimenti preferito di tutta la subcultura americana/mondiale delle corse su strada, sia legali che illegali. La città di giorno organizza eventi motoristici su circuiti ricavati dalle strade cittadine, di notte si trasforma in una giungla fatta di corse illegali, inseguimenti e altre amenità di questo tipo. A cercare di riequilibrare questa situazione di precaria sicurezza, specie dal punto di vista per gli abitanti, arriva la polizia cittadina con una politica riassumibile in un violentissimo pugno di ferro.
Questa scelta narrativa viene rispecchiata nel gameplay del titolo, diviso a metà tra la vita a Palm City durante le ore diurne e quelle notturne. Durante il giorno la cittadina sarà equiparabile alle nazioni pitturate nei vari Forza Horizon, luoghi magnifici dove poter scorrazzare quasi liberamente con la propria autovettura circondati da gente interessata al fenomeno. Queste gare, equiparabili a quelle che troviamo nei titoli di guida più canonici come GRID, sono caratterizzate dalla presenza di protezioni come cordoli o guardrails, dall’assenza di traffico e da montepremi piuttosto ristretti; di notte, come prevedibile, tutto cambierà.
Quando a splendere alta nel cielo è la luna, Palm City rivelerà il suo lato più oscuro: i montepremi diverranno più succosi, le corse meno controllate, il traffico intenso e farà continuamente capolino la polizia, pronta ad interrompere il nostro divertimento. Come nei vecchi capitoli della saga, o in un più recente Grande Theft Auto, l’arrivo della legge sulle strade di Palm City complicherà il daffarsi con volanti della polizia ovunque pronte a sfogare la loro frustrazione sulle nostre autovetture.
Se durante il giorno ci ritroveremo tra le mani un videogioco di guida piuttosto classico, durante la notte il titolo riproporrà la struttura ludica che ha fatto la fortuna di Most Wanted. La polizia di Palm City, inferocita come non mai, non perderà davvero occasione per venirci dietro con le sirene spiegate nel tentativo di fermare la nostra scalata. Questi inseguimenti, se nullificati con una fuga in bello stile, porteranno ad aumentare il nostro grado di reputazione all’interno del mondo delle corse clandestine aprendoci la strada verso nuovi componenti, nuove auto da acquistare o nuove gare a cui partecipare.
In tal senso si capisce molto presto come la progressione di gioco all’interno di Need For Speed Heat sia collegata a entrambi i macrocosmi: senza la reputazione ottenuta durante le fughe notturne non si potranno sbloccare i potenziamenti o le automobili; questi, una volta sbloccati andranno acquistati con i soldi guadagnati in modo semplice con le gare diurne o sudati attraverso le competizioni notturne. La progressione del titolo, legato alla presenza di una lunga serie di missioni narrative con i comprimari sopra descritti, è caratterizzato da un continuo andirivieni tra le due macrosezioni del titolo per un mix molto interessante che attaccherà il giocatore allo schermo per una ventina comode di ore limitandosi unicamente al comparto single player.
Fortunatamente per noi un simile sistema di progressione è affiancato da un driving system che, al netto di qualche dubbio, riesce a difendersi egregiamente e che sa risultare divertente. Il titolo è un arcade racing spurio, con qualche velleità da simracer. Far intraversare una macchina per un drift spettacolare è questione di un doppio tocco al freno o all’acceleratore e la presenza del live tuning per la durezza dello sterzo, per la deportanza e per il controllo di trazione permettono al giocatore più smanettone di creare il suo ambiente di guida ideale, semplificando anche la vita ai novizi.
Nonostante tutte queste caratteristiche ad un primo approccio è innegabile parlare di pesantezza quando, pad alla mano, si andrà a dare anima al gas. La sensazione di pesantezza e di scarsa reattività si andrà mitigando con l’aumentare della potenza delle auto ma resta, forse ,il più grande problema del titolo: l’anima arcade del titolo ne appare indebolita grandemente durante le prime fasi e non arriva mai alla giocosità dei titoli di Playground Games o al già citato Burnout Paradise; l’anima del titolo sembra voler accontentare sia i giocatori arcade che quelli non, mettendo il piede in due staffe senza eccellere davvero.
Quasi completamente assente è l’effetto elastico che infesta le competizioni di molti videogiochi sportivi: con abilità sarà possibile superare i propri avversari e guadagnare progressivamente vantaggi maggiori; discorso leggermente differente va fatto invece per gli incontri con la polizia, le cui vetture sembrano animate da motori di potenza inaudita che ci daranno più di un grattacapo.
Cosa si fa in Need For Speed quando non si ha il proprio sedere posizionato sul sedile sportivo della propria macchina?
Ci si posiziona nel garage nel tentativo di ottenere la migliore versione possibile della propria automobile, il tutto analizzando statistiche, modificando colori e osservando i dettagli più minuscoli.
Dove Need For Speed Heat non conosce rivali è nel comparto personalizzazioni, con praticamente qualsiasi componente della macchina modificabile secondo una notevole gamma di prodotti. Spoilers, alettoni, minigonne, cofani, prese d’aria, cromature, kit estetici, numeri, cofani, tettucci e chi più ne ha più ne metta.
A memoria d’uomo il titolo è anche uno dei pochissimi che permette al giocatori di modificare il rumore prodotto dal motore secondo quattro differenti parametri, dando un tocco veramente unico ad ogni veicolo.
A questo bisognerà ragionevolmente aggiungere un sistema di potenziamenti con una quindicina di slot differenti, tra cui un paio di personalizzazione dedite alle nostre litigate con il braccio duro della legge; attraverso considerevoli quantità di denaro sarà possibile trasformare anche la macchina meno performante in un veicolo degno di una gara ad altà velocità, con dedizione e soldini. Come se tutto questo non bastasse, in Need For Speed Heat sarà anche possibile personalizzare il proprio avatar attraverso la presenza di vestiario apposito e capigliature bizzarre, da mostrare con orgoglio ai propri avversari ad ogni nostra prima posizione.
Parlando di veicoli invece abbiamo a che fare con con una cornucopia di possibilità: il titolo ha, senza dlc, centoventisette vetture di cui trenta sbloccabili attraverso i collezionabili.
Questi veicoli vedono grandi marche darsele di santa ragione: dalle supercar europee di Ferrari e Lamborghini, alle hypercar di Keonisegg e Mclaren senza dimenticarci tutto quello che è quasi abbordabile commercialmente parlando per gli esseri umani. Il senso di progressione del titolo sarà ancora più accentuato dall’avere automobili mediocri come Nissan 180SX Type X 1996 coupé o vecchi maggiolini in versione sportiva come punti di partenza, per poi arrivare sfiorare i quattrocento chilometri orari in sella a belve da milioni di euro opportunamente modificate.
In un simile open world il giocatore si ritroverà a gareggiare in eventi sparsi per tutti i quartieri, ricordandosi di esplorare i pertugi per trovare graffiti da applicare sulla propria auto o per abbattere cartelloni stradali al fine di guadagnare rispetto e denaro; un’intuizione arcade che solleticherà il pancino a tutti i completisti sfegatati e che permette di staccare la spina tra una corsa e l’altra.
Need For Speed Heat si presenta fin da subito al giocatore con un bellissimo colpo d’occhio: un’identità visiva fatta di luci al neon, caratteri bold e estetica inyourface accompagnano una città geograficamente interessante, fatta di differenti quartieri separati da un’hinterland quasi bucolico. Palm City è un po’ Miami ed un po’ Los Angeles, con quartieri intricati pieni di svincoli e di strade a percorrenza veloce. L’open world, grande il giusto, dona una certa varietà alle situazioni di gioco spaziando dalle raffinerie della zona ovest ai quartieri più turistici di quella est; dalle strade avvolte dai container della zona portuale ai saliscendi collinari che ricordano i Tōge di nipponica memoria.
Il Frostbite Engine 3, qui sfruttato in maniera certosina, offre anche su Playstation 4 base una qualità grafica buona con colori vibranti e orizzonti lontani; nonostante qualche sbavatura dovuta ad aliasing visibile o strane compenetrazioni poligonali, il titolo mantiene con una certa costanza i trenta frames al secondo. Questi 30FPS al secondo azzoppano leggermente la sensazione di velocità ma restano vincono in solidità, riuscendo a non intaccare la sensazione di divertimento che si prova giocando. Molto buono anche l’effetto della pioggia che dona ancora più atmosfera a quella che è una delle notti più affascinanti che ci sia capitato di affrontare nel mondo dei videogiochi; viaggiare per le autostrade, circondati da luci al neon e macchine che sfrecciano, riuscirà sicuramente a staccare al giocatore sorrisi dovuti alla piacevolezza del tutto.
Gestita in modo curioso è la colonna sonora: il titolo presenza sostanzialmente cinque playlist fatte da una decina di pezzi: due playlist sono per gli open world (diurno e notturno), due per le gare (diurne e notturne) ed una per la personalizzazione ed il garage in generale. È possibile skippare traccia attraverso la pressione di un comodo tasto ma è altresì impossibile modificare in alcun modo i contenuti delle stesse, dando come la sensazione di un passo indietro rispetto ai titoli del brand di dieci anni fa dotati di interessanti opzione di personalizzazione. In ogni caso le canzoni spaziano tra la trap americana, l’electro house moderna e drum and bass d’annata; una miscela molto interessante che sarà in grado di far breccia con qualche brano anche nel cuore dei profani e che ben si adattano alle situazioni proposte.
Electronic Arts e Ghost Studios hanno fatto un buon lavoro dal punto di vista delle opzioni di accessibilità, dotando il titolo di un buon numero di personalizzazioni per venire incontro ai giocatori meno fortunati e che manca soltanto di opzioni specifiche per problemi motori; senza dubbio la strada percorsa dal brand in tal senso è quella giusta.
Need For Speed Heat possiede anche un comparto multigiocatore che abbiamo provato senza approfondire particolarmente. È possibile formare una propria crew con cui gareggiare e sfidare altri giocatori nella mappa di gioco in gare, inseguimenti e altre attività. Si possono intuire fin da subito le potenzialità di tale comparto, grazie alla mappa di gioco e alle possibilità ludiche ma per questioni di tempo non ci è stato possibile saggiarne le caratteristiche; possiamo solo confermare la solidità dei server di gioco, privi di crash e di rallentamenti.
Successivamente al lancio del gioco, quando i server saranno più popolati, proveremo nuovamente il comparto multiplayer al fine di poter tirare fuori un giudizio complessivo.
Need For Speed Heat è il videogioco della serie che ci sentiamo di consigliare spassionatamente un po’ a tutti: novellini dei giochi di guida, appassionati del brand ed espertoni alla ricerca di un parco macchine vasto mischiato ad una giocabilità in grado di diventare intrigante con i giusti settaggi. Il titolo è dotato di un comparto grafico davvero niente male, con un framerate inaspettatamente solido su Playstation 4 (base) e con un colpo d’occhio davvero interessante grazie anche all’identità visiva della serie. A far storcere un po’ il naso è il gameplay dotato di qualche imperfezione, come la poca reattività che a tratti trasmette un senso di pesantezza. Questo fortunatamente viene mitigato dall’interessante sistema di progressione, spezzato in due grandi macrocategorie di sfide e dall’imponente sistema di personalizzazione delle auto, con potenziamenti e customizzazioni per tutti i gusti. Il titolo, in sostanza, è una sorpresa per tutti quelli che erano rimasti scottati dall’ultimo capitolo della saga con grandi potenzialità anche dal punto di vista multigiocatore.
This post was published on 8 Novembre 2019 9:01
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