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Recensione: Scribblenauts Showdown (Nintendo Switch)

Dopo quasi cinque anni di assoluto silenzio, ci troviamo tra le mani Scribblenauts Showdown. Il gioco è l’ultima new entry del celebre franchise creato da 5th Cell e pubblicato da Warner Bros. Interactive Entertainment, anche se, per la realizzazione di questo Showdown, lo sviluppo ha riguardato Shiver Entertainment. Come tutti i fan sicuramente sanno, l’elemento che ha da sempre contraddistinto la serie è quello del “divertimento creativo“, ovvero del potersi divertire utilizzando la propria fantasia, la propria immaginazione e, perché no, il proprio intelletto. Proprio per questa ragione, sono in molti a chiedersi se questo nuovo Scribblenauts sia all’altezza dei suoi predecessori, soprattutto alla luce dell’assenza di 5th Cell.

Scribblenauts Showdown: da puzzle game a party game

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Chiunque abbia avuto modo di giocare ai vari episodi della serie di Scribblenauts sa benissimo che il mix di creatività ed intelligenza, unito saggiamente all’hardware del mai troppo lodato Nintendo DS, garantiva un gameplay intrigante e, soprattutto, divertente. Proprio per questa ragione, con l’avvicendarsi delle sue successive incarnazioni, il franchise ha semplicemente dovuto innovare una formula già vincente, aggiungendo poche novità ma sapientemente collocate. Se, ad esempio, il primo capitolo dava la possibilità di far apparire su schermo gli oggetti di cui scrivevamo il nome, in Scribblenauts Unlimited non solo era disponibile un editor per dare vita oggetti praticamente unici, ma era possibile arricchire le nostre creazioni con degli aggettivi. “Drago buono”, “Drago cattivo”, “Drago d’acqua”, “Drago di fuoco”, l’impatto sul gameplay sarebbe stato sensibile.

Sotto questo aspetto, Unlimited costituiva l’apice del franchise. A questo punto, sarebbe lecito domandarsi cosa si sarebbe potuto fare per innovare ancora la serie. La risposta data da Shiver Entertainment e Warner Bros. è stata quella di aprirsi al multiplayer e di trasformare, di fatti, ciò che nasce come un puzzle game in un party game. I cambiamenti  repentini, si sa, sono spesso delle pericolose armi a doppio taglio. Ebbene, una volta approdati nel menu principale di Scribblenauts Showdown ci troviamo a scegliere tra tre diverse modalità di gioco: Versus, Showdown e Sandbox. Se le prime due rappresentano la “novità” di questo nuovo capitolo, la terza dovrebbe invece mantenere i rapporti con l’illustre passato del franchise. Purtroppo, per i motivi che di qui a breve vi spiegheremo, nessuna delle tre modalità riesce nel suo intendo.

Scribblenauts Showdown: il nuovo non lascia il segno

Tanti minigiochi piuttosto semplici ed intuitivi.

Provate ad immaginare la vostra band preferita che, dall’oggi al domani, sostituisce il proprio cantante, o il compositore principale dei brani, rimpiazzandolo con un membro proveniente da un ambiente artistico completamente diverso. Oppure immaginate sempre la vostra band preferita che all’improvviso cambia drasticamente il proprio look. I vari componenti del gruppo si tagliano i capelli, lasciano nell’armadio giubbotti di pelle per indossare delle camice, ed abbandonano i jeans per indossare degli spandex tanto attillati quanto improbabili. In entrambi i casi, c’è un cambio di direzione all’orizzonte, e di quelli drastici.

È esattamente questo che ci siamo trovati confrontandoci con le modalità Versus e Showdown. Nel primo caso, un gruppo di quattro amici potrà scontrarsi attraverso una serie di minigiochi, dandoci la possibilità di prediligere le Parole, la Velocità, oppure di combinare entrambi questi elementi. Scegliendo “Velocità”, ci troveremo ad affrontare una serie di 15 sfide. Dall’acchiappare lucciole al cucinare la migliore zuppa possibile fino al frisbee, ognuno dei mini giochi sarà piuttosto intuitivo ed immediato, senza però brillare per originalità.

Vi basterà scegliere un animale volante per vincere questa corsa ad ostacoli.

Nel caso in cui invece prediligessimo “Parole“, le sfide sarebbero 12, e dovremo usare il nostro intelletto per poterle superare. Per fare un esempio: uno dei mini giochi sarà una gara sul cibo, dove vincerà chi riuscirà a mangiare più velocemente la propria pietanza, che però dovrete scegliere voi. In questo caso, più ciò che digiterete sarà di dimensioni piccole, più velocemente sarete in grado di mangiarlo, facendo attenzione a non vomitare.

Nel caso della modalità Showdown, invece, andremo a cimentarci in un vero e proprio Gioco dell’Oca. Lo scopo sarà quello di sfruttare una serie di carte, con cui faremo avanzare il nostro personaggio, o faremo retrocedere gli avatar avversari. Per ottenere l’effetto della carta, dovremo battere i nostri amici, o l’IA, in dei mini giochi che, manco a dirlo, sono gli stessi già visti in precedenza. Shiver Entertainment ha provato a modellare questa modalità ispirandosi a titoli come Mario Party. Tuttavia, il numero piuttosto esiguo di sfide non rende Scribblenauts Showdown neanche lontanamente paragonabile all’esclusiva Nintendo.

Quando rifarsi al proprio passato non basta

La nuova direzione presa dalla serie non convince del tutto.

Tutti coloro che speravano di (ri)trovare il vero spirito di Scribblenauts nella modalità Sandbox rimarranno purtroppo delusi. Ricordate i 22 livelli del primo gioco del franchise? Bene, in Scribblenauts Showdown gli stage sono soltanto otto. Come se questo non bastasse, il level design è piuttosto semplice, e gli enigmi da risolvere sono decisamente semplici. In tutto questo, gli stessi oggetti unici saranno pressoché inutili. Maxwell dovrà semplicemente digitare le “parole magiche”, facendo così comparire gli oggetti che andranno a soddisfare le richieste dei NPC presenti, facendogli guadagnare Starite. Tuttavia, le stelle guadagnate avranno l’unica funzione di sbloccare nuovi avatar, da utilizzare però nei minigiochi.

Nonostante il gioco cerchi di ricollegarsi al suo illustre passato, i tentavi vanno quasi del tutto a vuoto. Le stesse musiche riprendono quasi del tutto i temi dei precenti capitoli. Tuttavia, il vero pericolo pericolo non è nemmeno la longevità del titolo, tutt’altro che eccelsa, ma il senso di noia che sembra sempre essere dietro l’angolo. Dopo qualche ora di gioco potreste già facilmente stancarvi di Scribblenauts Showdown.

Giudizio Finale

Come detto in precedenza, i bruschi cambi di rotta possono avere risultati opposti a quanto si sperasse. Scribblenauts Showdown non rispecchia quasi nulla dei suoi illustri predecessori, e lo stesso uso della fantasia e dell’intelligenza ne esce di molto ridimensionato. La decisione di trasformare quello che era un puzzle game in un party game non ha premiato, soprattutto se i mini game in questione sono tanto semplici quanto certe volte caotici, soprattutto se giocati in compagnia dei propri amici. Se questo è il vostro primo gioco della serie, Scribblenauts Showdown potrebbe anche piacervi. Ma se invece aveste già giocato i precedenti episodi, vi sconsigliamo di provare quest’ultimo: potreste rimanere decisamente delusi.

 

This post was published on 22 Marzo 2018 12:00

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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