Correva l’anno 2007, un titolo era destinato a cambiare per sempre gli sparatutto in prima persona. Il suo nome? Call of Duty 4: Modern Warfare. La saga abbandonò i campi di battaglia del secondo conflitto mondiale per passare ad uno scenario moderno con tematiche come il terrorismo in medio oriente, gli equilibri politici internazionali e la guerriglia urbana.
Ai tempi, quello di Call of Duty 4 era un contesto quasi inedito nel medium videoludico il quale, attraverso una narrativa degna dei bestseller di Tom Clancy, riusciva ad appassionare ed immedesimare il giocatore. La vera rivoluzione riguardava però la modalità multiplayer, che introduceva per la prima volta un sistema di livellamento con punti esperienza e perk, fino a quel momento appannaggio degli MMORPG come World of Warcraft.
Il successo del titolo cambiò i piani del franchise: Activision iniziò ad alternare studi in un ciclo di tre anni per proporre i capitoli con cadenza annuale. Dopo l’ottimo Modern Warfare 2 e il piacevole Black Ops l’effetto della “vacca da mungere” iniziò a farsi sentire. Con l’abbandono dei membri fondatori di Infinity Ward ci fu poi il punto di non ritorno.
Call of Duty diventò il classico prodotto “commerciale”, un gioco che non era assolutamente brutto o carente in ambito tecnico ma vuoto, privo di carisma e accattivante solo dal punto di vista ludico (lungi poi dall’essere bilanciato in termini di gameplay). Una formula tanto criticata dai giocatori puristi ma logica nell’ottica dell’azienda che preferiva puntare sulla sicurezza di un titolo appetibile per tutti. L’anno scorso arrivò Black Ops IIII, il culmine di questa filosofia del gioco divertente, immediato e frivolo, dato che non offriva nemmeno una modalità campagna.
Tutto cambia con l’annuncio di Call of Duty: Modern Warfare, un reboot (più un soft-reboot dato che conserva alcuni personaggi) che si pone l’obbiettivo di riportare il franchise ai fasti di un tempo. Dopo aver provato la beta multiplayer di questo nuovo capitolo sono qui per rivelarvi se questa impresa sia riuscita o meno.
Credo che la cosa migliore sia iniziare dalla campagna a giocatore singolo, ritenuta ormai accessoria al vero core di gioco, il multiplayer. Lo dimostra la sua longevità, abbastanza scarsa, siamo sulle 7-8 ore in modalità esperto. Ciò non significa che non sia giusto darle ampio spazio in queste righe, perché, credetemi, c’è da dire molto.
Chi si aspettava una narrativa simile ai vecchi Modern Warfare con quei voli pindarici da un fronte all’altro rimarrà sorpreso: qui la storia è più circoscritta e diretta, con un approccio cinematografico.
Gli eventi si svolgono nel 2019 (a fine ottobre tra l’altro) e ruotano attorno ad un misterioso gas chimico rubato ed utilizzato come arma da un gruppo terroristico chiamato Al-Qatala, colpevole di un attacco a Piccadilly Circus a Londra. Il gruppo è originario dell’Urzikstan, una nazione fittizia del Medio Oriente che è oppressa da milizie separatiste russe. A combattere entrambi gli schieramenti c’è la fazione dei ribelli alleata con l’occidente, guidati da Farah Karim e dal fratello Hadir.
In questo difficile clima, le cui tensioni potrebbero portare allo scoppio di un terzo conflitto mondiale, interviene una piccola task force composta dal Sergente Kyle Garrick della SAS, dall’ufficiale della CIA Alex, dall’immancabile Capitano Price della SAS e dai due fratelli, capi dei ribelli dell’Urzikstan.
Ora, so cosa state pensando: è la solita storia di guerra filoamericana piena di luoghi comuni in cui si combatte contro i malvagi terroristi e i russi comunisti. Modern Warfare non è assolutamente questo, posso garantirlo! Prima di tutto perché le missioni di gioco, sebbene girino intorno ai quattro personaggi chiave riescono a mostrarci la guerra in modo reale, vario, brutale e genocida come mai prima d’ora, al di là degli schieramenti.
Se siete rimasti colpiti dalla pesantezza della missione “Niente Russo” di Modern Warfare 2, preparatevi ad un’intera campagna che non risparmia scene di violenza nei confronti di civili. Ne è un evidente esempio la già citata missione dell’attacco a Piccadilly Circus in cui saremo costretti a fare fuoco in pieno centro urbano ignorando del tutto le regole di ingaggio oppure, ancora, una missione in cui facciamo irruzione in un covo di terroristi per massacrare i colpevoli di fronte ai familiari, donne e bambini.
È la prima volta che uno sparatutto a tema bellico mi ha dato da pensare se è giusto quello che sto facendo e fino a quando riuscirò a spingermi. Al quesito risponde il capitano Price, che ci accompagna per tutta l’avventura come un caro e vecchio amico:
In guerra ci sporchiamo le mani per lasciare il mondo pulito.
Mai mi sarei aspettato in un tripla A con un target vastissimo come Call of Duty scelte narrative così coraggiose. Sono rimasto colpito in modo davvero positivo.
Il gameplay della campagna intrattiene davvero bene. Non appare per niente scriptato e, come mai prima d’ora, si percepisce un’immensa libertà d’azione. Questo grazie anche alle mappe più grandi, varie e dettagliate e al maggior numero di unità garantite dal nuovo motore grafico. Il nuovo engine regala anche un nuovo sistema di illuminazione dinamico (era ora) che permette un maggiore realismo nell’utilizzo del visore termico. In alcune missioni dovremo raggirare i nemici nel buio, sparando alle fonti di luce per sorprendere i nemici in stealth. Niente ci vieta, tuttavia, di utilizzare un approccio più violento.
La nuova grafica permette anche una maggiore interattività e distruttibilità. Quest’ultima ancora limitata a causa dei limiti tecnici dell’hardware di attuale generazione. Anche il motore fisico fa il suo lavoro: dobbiamo correggere la mira dei nostri proiettili se spariamo a lunga distanza.
La varietà di situazioni che ci troviamo ad affrontare durante la campagna è davvero alta, ma come se non bastasse, oltre alle classiche fasi sparatutto, ci saranno anche sequenze in cui ci troveremo a guidare un ostaggio verso la salvezza tramite un sistema di telecamere di videosorveglianza o ancora con un più adrenalinico disarmo di un ordigno esplosivo.
Il tutto, scandito da sequenze di intermezzo pre-renderizzate di buona qualità che fanno trasparire anche la bravura degli attori. La cosa è evidente anche nella localizzazione in italiano, davvero curata. Fa eccezione qualche piccolo particolare come alcuni sottotitoli lasciati in inglese nella cut-scene post credit.
Non credete che il titolo sia privo di difetti. Per esempio l’i.a degli avversari è abbastanza debole e anche a difficoltà più elevate (inclusa specialista) riusciamo a raggirarli senza problemi nelle aree più aperte. Negli ambienti circoscritti la cosa viene risolta dall’ottimo level design. Un altro aspetto criticabile è proprio la longevità: come dicevo all’inizio la campagna si completa in due serate. Tuttavia rimarrete piacevolmente sorpresi dal finale che lascia intendere che ci saranno seguiti.
Per concludere sul single player, mi ritengo soddisfatto. Per quanto concerne gli FPS bellici siamo di fronte alla campagna più intensa e curata degli ultimi anni. Certo, mi sarebbe piaciuto vedere nuovamente la Pryp”jat’ di COD 4, ma la crudezza, la spietatezza e la credibilità delle scene hanno generosamente compensato.
L’esperienza della beta multiplayer mi ha lasciato soddisfatto, stessa cosa posso dire per il prodotto finale che ne ha limato i piccoli difetti. Il gameplay torna alle origini pur innovandosi: abbandonate tutte quelle cavolate irrealistiche come i doppi salti, le camminate sui muri o i razzi, si è preferito introdurre novità più credibili come la possibilità di aprire e chiudere le porte e poggiare l’arma sui ripari per mirare i nemici.
Ho già spiegato nella sezione single player che le mappe sono più grandi, varie e curate in termini di level design. Offrono un buon numero di ripari e la verticalità garantisce un gioco più tattico. Tra le cose che apprezzo di più c’è sicuramente il gunplay: la fisica dei colpi è stata completamente ridisegnata e il loro feedback è buono, il giusto compromesso tra le insta-kill e le tanto odiate “spugne”.
Ottima la gestione dell’arsenale che può essere personalizzato a piacimento, con armi e accessori. Questi ultimi offrono vantaggi e svantaggi nell’utilizzo dell’arma. A personalizzare la nostra esperienza di battaglia ci sono poi le perk (questa volta divise tra quelle applicabili al personaggio e quelle alle armi) e i classici bonus delle kill streak. A questi si aggiungono dei bonus “da campo di battaglia” che vengono ricaricati con il tempo e non con i punti e le uccisioni. Sembra superfluo specificare che tali elementi vengono via via sbloccati avanzando di livello.
Le uniche critiche che mi sento di dare a tal proposito sono due. La prima è la mancanza di licenza per alcune armi. Un piccolo dettaglio, tuttavia trascurabile se il nostro interesse è meramente ludico. La seconda, più soggettiva, è la presenza perenne della minimappa in alto a sinistra. A mio avviso rovina l’esperienza competitiva facilitando fin troppo i match. Tra parentesi, quest’ultima non era nemmeno presente nella beta, è stata però richiesta dalla community nel gioco finale. Bene, farò valere i miei diritti da consumatore!
Per quanto riguarda la progressione, si avanzerà come sempre di livello. Questa volta non ci saranno i gradi di prestigio. Il team ha preferito adottare un ormai più convenzionale sistema di sfide giornaliere e settimanali con un sistema a “season”.
Sembra che il team di Infinity Ward si sia dato da fare per confezionare comparto multigiocatore quanto il più possibile completo. Molte sono le modalità e la loro varietà spazia dai classici deathmatch e dominio ai nuovi 2v2, quartier generale e la battaglia in notturna.
La vera novità è però la Guerra Terrestre, che comprende tre vasti campi di battaglia che offrono sfide per un massimo di 64 giocatori. Inizialmente un po’ caotico, questo stile di gioco che tanto ricorda Battlefield, è forse tra i miei preferiti in quanto ci spinge davvero a giocare di squadra coordinandoci con i compagni. In questa modalità potremo addirittura utilizzare quad, veicoli corazzati ed elicotteri.
Il numero di mappe è davvero buono e la loro caratterizzazione è impeccabile (con tanto di sequenze di intro) e fa piacere sapere che in futuro ne arriveranno delle altre, gratuite, nonostante la presenza dell’immancabile season pass. A tal proposito parliamo anche delle micro-transazioni. Non ci sono le tanto odiate (e credo anche ormai illegali, in alcuni paesi?) loot-box. L’unica cosa che è possibile acquistare sono i cosmetici, che non influiscono in alcun modo sul gameplay. Questo compromesso è più che accettabile, almeno per ora, vedremo in futuro come evolverà la cosa.
Al classico multiplayer si affianca una modalità cooperativa che nasce dalle costole della campagna a giocatore singolo. È infatti intesa come una vera e propria continuazione della storia. Queste missioni si giocano ad un massimo di quattro giocatori e consistono in una serie di obiettivi in progressione da completare in mappe abbastanza estese.
Sinceramente le ho trovate meno ispirate rispetto al resto del gioco, anche a livello di trama. Voglio tuttavia dargli fiducia dato che il team ha promesso che verranno gradualmente aggiornate nei prossimi mesi.
Ho già parlato dell’ottimo comparto tecnico legato al nuovo motore grafico. Occorre specificare che nonostante l’evidente upgrade e il numero di oggetti a schermo, gli fps garantiti in tutte le versioni console sono sempre 60. Il che è ottimo, considerando la natura cross-play del prodotto. Potremo giocare con i nostri amici da PlayStation 4, Xbox One e Pc senza notare alcuna differenza.
Personalmente ho provato il cross-play da pc in periodo beta e da PlayStation 4 con la versione finale, funziona tutto alla meraviglia. Nessun problema tecnico, nessun problema di lag. Anche nell’infrastruttura il verdetto è più che positivo.
Una menzione speciale va fatta al comparto audio, non solo per l’ottima colonna sonora ma anche per il sound design in generale. I rumori degli spari e delle esplosioni sono realizzati con una cura maniacale.
Dopo una lunga epopea di fronte allo schermo che mi è costato l’intero weekend non posso che constatare una cosa: il vero COD è tornato. Da anni non giocavo ad un titolo del franchise con una campagna a giocatore singolo così immersiva ed emozionante che, tra l’altro, reputo un buon punto di partenza per quella che potrebbe essere una nuova trilogia. Il comparto multiplayer non è da meno e regala un gioco vario, divertente e mai ripetitivo. Modern Warfare è promosso a pieni voti. Congratulazioni Infinity Ward! Che inizi una nuova era di prosperità per la serie!
This post was published on 29 Ottobre 2019 11:00
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