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Recensioni

Concrete Genie | Recensione (PS4)

Fin dal primo momento, Concrete Genie ha attirato l’attenzione di giocatori e addetti ai lavori grazie al suo bellissimo stile grafico, pur non potendo generare lo stesso hype di altre future esclusive Sony come The Last of Us: Part 2, Death Stranding e Ghost of Tsushima.

Il videogioco di Pixelopus, d’altronde, si pone nel mezzo tra una grande produzione e un prodotto dall’anima più indie, a causa anche di un budget non paragonabile a quello delle esclusive già citate e di quelle già presenti sul mercato, trovandosi più a suo agio nella definizione di Doppia A.

Questo non significa che non possa ambire a diventare una delle più grandi sorprese del 2019. Ci sarà riuscito? Scopritelo leggendo la nostra recensione.

Concrete Genie | Un pennello contro il bullismo

Ash è un adolescente appassionato di arte che passa ore a disegnare sul suo album da cui non si separa mai. Quando vuole trovare la massima ispirazione si reca nella sua città natale, Denska, nonostante i suoi genitori gli intimino spesso di non andarci perché pericolosa. Il luogo infatti è ormai abbandonato e nel degrado totale, le luci sono spente e il grigio è il colore maggiormente presente. Inoltre, una strana sostanza melmosa di colore viola, la Muffa Oscura, ha avviluppato edifici e strade.

Denska è territorio caduto sotto il controllo di un gruppo di bulletti, ragazzini annoiati che si divertono a infastidire Ash ogniqualvolta lo vedono assorto nei suoi disegni. Durante la solita baruffa, il protagonista si getta alla ricerca delle pagine strappate dal suo album e, arrivato al faro, rinviene un pennello magico in grado di dare vita a ciò che viene dipinto con esso.

Ash prende la palla al balzo e dà vita ai Geni, creature che si è sempre divertito a disegnare per poi parlarci come fossero suoi amici. Finalmente, con il potere del pennello può dare loro linfa vitale e farsi seguire in un’avventura che richiederà le abilità speciali di cui questi sono dotati. La città sta morendo e manca poco prima che la Muffa infesti ogni angolo: Ash può riportare Denska al vecchio splendore grazie alla sua arte.

 

La storia di Concrete Genie tocca temi molto delicati come il bullismo e l’isolamento che ne può scaturire, e cerca di farlo con delicatezza, inserendolo in un contesto che, è sì degradato, tuttavia non presenta quasi mai immagini o scene che possano far star male o urtare la sensibilità del giocatore. Gli atti di vandalismo e di oppressione ai danni di Ash da parte dei bulli lasciano sulla bocca un sorriso amaro, perché contestualizzati in un mondo visivamente gradevole da vedere, nonostante le tinte alla Oliver Twist, e la scelta di non calcare troppo la mano.

La narrativa di Concrete Genie non si può definire memorabile, con cliché più vicini a un romanzo di formazione per ragazzi piuttosto che a un’opera che abbia l’intento di trattare l’argomento a 360 gradi, senza omettere ogni singola stortura. In linea di massima ci sta, perché coerente con lo stile grafico e il mood generale del gioco che rimane, in ogni frangente, spensierato. Avremmo apprezzato, però, una maggior profondità nel raccontare il background dei bulli, anch’essi vittime delle brutture della società, il quale viene relegato a immagini statiche di pochi secondi.

Un gameplay diviso in due: urban art e boss fight

Il gameplay iniziale (questa definizione la spiegheremo più avanti) prevede il dover disegnare sulle strutture ormai smorte di Denska con l’utilizzo del pennello magico che può essere controllato, di default, tramite sensore di movimento del dualshock 4, altrimenti si può optare per la classica levetta analogica destra. La città è divisa in settori che si sbloccano solo una volta terminata una zona, attraverso l’accesso a degli shortcut. La mappa di gioco non è grande e le uniche attività proposte, oltre ai disegni, sono il ritrovamento di pagine dell’album, le quali sbloccano nuovi artwork predefiniti e nuovi schizzi di Geni, e lo sblocco di ulteriori creature in punti particolari della storia in cui avremo bisogno della loro abilità specifica per avanzare.

Per progredire e ridare vita alla città, bisogna riaccendere tutte le luci, rappresentate semplicemente da lampadine che si accenderanno se dipingeremo qualcosa sul muro su cui poggiano. Queste sono anche segnate comodamente sulla mappa, rendendo il nostro compito intuitivo e abbastanza veloce. Di tanto in tanto, ci imbatteremo in strutture infestate dalla Muffa Oscura, in grado di respingere i colori. Entra in gioco così una versione aggiornata e più potente del pennello, attivabile tenendo premuti i due trigger, che elimina la sostanza velenosa. Non è infinito, ovviamente, e va ricaricato soddisfacendo le richieste dei Geni che ci mostreranno, sotto forma di baloon da fumetto, la figura che vogliono che noi disegniamo.

 

I disegni eseguibili sono posizionati in una griglia che viene mostrata a schermo quando iniziamo una sessione di street art. Selezionato uno, non dovremo fare altro che muovere il pennello sulla superficie in modo da riprodurre le forme scelte, con una difficoltà dell’azione prossima allo zero perché non sarà necessario essere molto precisi. Concrete Genie, infatti, non è un titolo che sfida il giocatore a creare qualcosa di unico, ma semplicemente gli dà gli strumenti. Tra l’altro, per accendere le luci, il più delle volte, potremo anche disegnare praticamente la stessa cosa, senza che ci sia alcun tipo di malus o di richiesta particolare. Qui, però, entra in gioco “l’attacco d’arte” del giocatore, la sua voglia di sperimentare, perché una volta  sbloccati un bel po’ di bozzetti saremo in grado di disegnare veri e propri paesaggi complessi, sempre che ne avremo voglia o vorremo solo andare avanti nella storia.

Ci sono anche enigmi da risolvere durane i quali sarà fondamentale usare le abilità dei Geni. Questi, personalizzabili e modificabili in qualsiasi momento, possono essere di tipo fuoco, elettro e vento. Una barricata ci sbarra la strada? Richiamare il genio di fuoco eliminerà il problema. Un pannello elettrico non ha corrente? Il genio elettro lo rimetterà in funzione. I puzzle sono di semplice comprensione e daranno pochissime volte filo da torcere. Di tanto, verremo anche disturbati dalla presenza dei bulli, i quali sono da evitare per non finire con la testa in un cassonetto. Disegnare a debita distanza, passare per i tetti piuttosto che per le strade principali e distrarli con delle urla sono azioni che ci permettono di non avere guai.

Andando avanti nella storia ci siamo trovati di fronte a un cambiamento repentino di gameplay che ci ha un po’ spiazzati. Abbiamo parlato di gameplay “iniziale” perché a circa un terzo dell’avventura Concrete Genie si trasforma, cambia le meccaniche e muta del tutto l’approccio. Da adventure con alcune sezioni platform e enigmi, il gioco diventa un beat’em up con tanto di boss fight. Il pennello diventa una sorta di arma a distanza con cui lanciare incantesimi elementali, uno skateboard per inseguire i mostri e un rilevatore luminoso a mo’ di spada di Wander di Shadow of The Colossus.

 

Questo secondo gameplay è divertente, anch’esso poco difficile, godibile, ma non riusciamo a capire perché non inserire queste meccaniche all’interno del gameplay principale, fondendo tutto in un unico gioco. Si passa da uno all’altro come se il titolo fosse stato diviso in due tronconi ben distinti.

Per arrivare alla conclusione di Concrete Genie bastano circa 6/7 ore, una longevità bassina che non è aiutata dalla rigiocabilità quasi nulla.

Disegno nel disegno

Concrete Genie è stilisticamente un gioiello, grazie a un comparto visivo sempre gradevole. I murales e le animazioni dei Geni sono una vera gioia per gli occhi, mentre la città di Denska sa offrire gran begli scorci da ammirare seppur malconci e malinconici.

La grafica di Concrete Genie cerca, riuscendoci, di ricreare la sensazione di disegno fatto a mano, con le sue, perché no, imperfezioni. Girare per Denska è piacevole e passare da un muro vuoto a uno colorato in pochi istanti dona una bella sensazione.

Le animazioni dei personaggi invece non sono di primissimo livello, soprattutto il movimento delle labbra che non sempre è perfettamente in linea con il doppiaggio italiano, quest’ultimo invece di buona fattura.

Da segnalare inoltre che, a parte pochi casi, non ci sono caricamenti che spezzano l’azione di gioco.

 

Conclusioni

Concrete Genie è un titolo godibile, molto piacevole e con ottime idee alla base. Ci sono tantissime possibilità di personalizzazione dei Geni e i giocatori più fantasiosi saranno in grado di creare opere di buono spessore. Se la trama avesse approfondito maggiormente la tematica principale, se il gameplay non fosse stato spezzato in due così bruscamente e se la longevità fosse stata un po’ più alta, Concrete Genie avrebbe raggiunto vette più alte, ma l’esperienza generale rimane soddisfacente.

This post was published on 10 Ottobre 2019 15:21

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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