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Recensione Warsaw (pc) | The Darkest Insurrection

A volte capita che un pezzo o una corrente artistica possa ispirare molti lavori a causa della sua naturale bellezza, tecnica o innovazione. Un esempio a livello lampante è la corrente del Manierismo, attivo alla fine del Rinascimento in Italia in cui tutti gli artisti si ispirarono per i propri quadri ai grandi maestri che li hanno preceduti come Leonardo, Michelangelo, Botticelli e così via.

Il problema del Manierismo era che, sebbene i dipinti fossero rappresentazioni stilistiche di tutta la bellezza artistica del Rinascimento, essi non aggiungevano quasi niente di nuovo dal punto di vista dell’innovazione o della tecnica artistica, portando quindi la cultura dell’epoca ad una sorta di stagnazione.

Warsaw si può descrivere come la perfetta opera manieristica, poiché la sua più grande fonte di ispirazione in ambito di meccaniche e perfino art design è un altro titolo molto più popolare: Darkest Dungeon. Andiamo a scoprire insieme cosa ci riserva dal punto di vista qualitativo questa gita nella Varsavia della Seconda Guerra Mondiale.

 

Tra le fauci dei due Lupi, l’Agnello si trasforma in Leone

 

 

Agosto 1944: la Germania inizia a crollare sotto il peso dei suoi insuccessi militari. Nel frattempo, ad Oriente, l’Unione Sovietica continua con la sua imperterrita avanzata ad Ovest, con l’obiettivo di vendicarsi delle pesantissime perdite dell’offensiva tedesca dell’Operazione Barbarossa.

Tra l’incudine ed il martello vi è la Polonia, la cui occupazione da parte dei nazisti è stato proprio il catalizzatore dell’intero conflitto mondiale, ma con lo sgretolamento delle forze tedesche vi è un flebile raggio di speranza nel futuro della nazione.

Con l’aiuto di spedizioni e rifornimenti degli Alleati, i polacchi decidono di organizzare una gigantesca rivolta nazionale per liberare alcune delle città in mano ai tedeschi, che non si sono ancora arresi del tutto, prima che i sovietici conquistino il paese e semplicemente sostituiscano l’occupazione teutonica con la loro.

Il tempo stringe, le vite umane non sono infinite ed il nemico è più agguerrito che mai: è questo lo scenario in cui Warsaw ci catapulterà alla velocità della luce tramite una bellissima sequenza animata per poi gettarci a capofitto nel più crudo dei gameplay.

 

 

Bisogna subito ammettere che l’accuratezza storica, la presentazione e l’attenzione ai dettagli sono tutti quanti elementi di gran pregio in Warsaw, e l’immersione del giocatore ne giova largamente: oltre a resoconti di eventi realmente accaduti durante la Rivolta, ci saranno numerosissime info opzionabili che caratterizzeranno meglio l’intero contesto di gioco assieme ai suoi personaggi, i vari civili ed eroi dell’ultima ora che dovremo portare in battaglia sperando che non muoiano.

Con un countdown che segna ad ogni missione il numero di risorse militare perse, assieme a quello delle vite umane e della perdita di morale nei vari distretti della città che saremo chiamati a difendere, anche i giocatori riusciranno a sperimentare quel senso di inferiorità e disperazione che, probabilmente, hanno vissuto i cittadini polacchi nello stesso periodo storico, e forse questo è il più grande pregio dell’intero titolo. Purtroppo, però, la guerra difficilmente riesce ad essere piacevole, e lo stesso vale in parte per l’esperienza con Warsaw.

 

Un panettiere contro un intero plotone tedesco? È tutta questione di posizionamento

 

 

Come già detto in precedenza, Warsaw pesca a piene mani dalle meccaniche e dallo stile di Darkest Dungeon per riproporre la sua versione dell’insurrezione polacca dell’omonima capitale, e questo si vede immediatamente già a partire dai primi minuti di gioco.

Quando non saremo nella nostra base militare a gestire risorse, soldati feriti e decidere a quali missioni partecipare, ci muoveremo in una mappa stilizzata della città assieme alla nostra squadra di soldati di ventura con vari obiettivi da compiere a seconda dell’incarico accettato. Avremo una bussola che ci indicherà a grandi linee i nostri obiettivi, degli strumenti che potranno individuare eventuali risorse nascoste o pattuglie di tedeschi celate alla vista, e dovremo completare i nostri obiettivi prima di consumare totalmente la nostra barra di movimento, impedendoci così di gironzolare troppo a lungo nella zona di guerra.

Sebbene l’opzione di ignorare i conflitti aperti sia molto gettonata, non sarà sempre possibile passare inosservati agli occhi delle pattuglie nemiche, e saremo costretti molte volte a lottare e difenderci. È proprio qui che Warsaw mostra le similitudini più marcate con Darkest Dungeon, con un sistema di combattimento a turni basato sul posizionamento delle truppe alleate e nemiche e su dei set di abilità predefiniti a seconda della classe di soldati a nostra disposizione. 

 

 

Guai però a considerarlo un clone: Warsaw aggiunge alcune funzioni e meccaniche di gameplay che lo differenziano un po’ dal suo titolo di riferimento. Avremo ad esempio ben otto posizioni dove piazzare i nostri quattro soldati, e ciò significa anche la possibilità di trovare il doppio dei soldati dal lato dei nemici. Per eseguire quasi ogni nostra abilità a disposizione oltre a trovarci nella giusta posizione dovremo anche spendere munizioni, che potremo trovare in giro durante l’esplorazione o come drop lasciato dai nemici.

Oltre a ciò ci sarà da considerare anche la Volontà dei nostri soldati, ovvero quante volte potranno agire consecutivamente. In Warsaw, infatti, non vi sono dei turni singoli in cui agire, ma delle istanze in cui l’intero schieramento può prender parte: ciò significa che potremo attaccare due o più volte di seguito con lo stesso personaggio, oppure diversificare quanto più possibile i nostri turni ed abilità. Sia il giocatore che il nemico avranno quattro istanze ogni round, e se uno o più soldati verranno eliminati, verranno sottratte anche le rispettive istanze, semplificando o peggiorando enormemente il combattimento.

Vi è anche la possibilità di costruire delle barricate, che proteggeranno dal fuoco dei proiettili nemici e permetteranno di mettere al riparo i nostri soldati. Vi sono però molte abilità che aggirano questa meccanica, quali gli esplosivi oppure particolari colpi che costringeranno i soldati ad uscire dal proprio riparo e spostarsi in una delle otto posizione vuote, andando quindi a stravolgere la nostra formazione o quella nemica. Come sempre, il risultato delle abilità sarà dettato dal caso e dalle percentuali, e così come su Darkest Dungeon o XCOM una buona percentuale non significa un successo assicurato, e ciò potrebbe portare ad enorme frustrazione o gratificazione.

 

La bellezza paradossale dell’insurrezione

 

 

Con un’incredibile quantità di soldati da reclutare nel corso della storia, farli avanzare di livello sbloccando nuove abilità e perfino la possibilità di reclutare dei comuni civili con abilità depotenziate ma sempre disponibili alla lotta per rinfoltire le nostre file nel mentre i veri soldati riposano all’ospedale, il gameplay di Warsaw risulta sulla carta molto valido e longevo, grazie anche ad una progressione non lineare e procedurale della storia. 

Eppure è come se mancasse qualcosa, una sorta di mordente che spinga il giocatore ad avanzare. Per quanto l’enorme fascino della presentazione, dello stile grafico cartoon e della cura per i dettagli aumentino il valore dell’opera, esattamente come un quadro manieristico Warsaw non riesce a brillare di luce propria nonostante il suo valore teorico, complice anche una varietà dei combattimenti e dei nemici non proprio incredibile e quella spinta verso il gore e la disperazione di Darkest Dungeon. Tutto ciò va senza ombra di dubbio a gravare sul giudizio finale.

 

 

L’intenzione degli sviluppatori è però quella di continuare il supporto del titolo nei mesi a venire, aggiungendo nuovi personaggi, varietà di missioni e forse anche meccaniche vere e proprie. Se fosse così, Warsaw potrebbe davvero reggere il paragone con il titolo da cui trae ispirazione, ed addirittura diventare qualcosa di completamente nuovo ed unico. Toccherà aspettare un po’ purtroppo per verificarlo.

 

In Sintesi

 

Warsaw ha dalla sua tante idee e tanta voglia di realizzarle, ma manca una sorta di personalità che lo faccia davvero risplendere di luce propria. Nonostante ciò, la presentazione visiva e tecnica del titolo, assieme alla cura maniacale per i dettagli storici e l’atmosfera generale rendono Warsaw molto apprezzabile dagli amanti del periodo storico o per gli amanti di Darkest Dungeon che cercano un titolo simile sia per meccaniche che per frustrazione. Con un po’ di aggiunte ed aggiornamenti, Warsaw potrebbe valere del tutto il prezzo del suo biglietto. 

This post was published on 9 Ottobre 2019 9:56

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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