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Recensioni

Recensione Mutazione (PS4) | L’umanità del disumano

Fa sempre piacere vedere un videogioco sviluppato con l’aiuto di fondi accademici o statali, specie quando il titolo in questione è stato creato con passione ed impegno. Sebbene i suddetti casi si possano contare sulle dita di una mano, nel mese di Settembre si è aggiunto un altro incredibile capolavoro a questa lista, un titolo che racchiude numerosi talenti europei ed anche italiani. 

Stiamo parlando ovviamente di Mutazione, un’avventura grafica disponibile anche su Steam e sviluppata dai ragazzi danesi di Die Gute Fabrik, co-finanziati dalla stessa Unione Europea. Scopriamo insieme perché, secondo noi, questo titolo debba considerarsi un motivo di vanto per chiunque apprezzi il medium videoludico e non solo.

“Vogliamo la Mutazione”

Un molo a mezzogiorno, una giovane teenager che saluta sua madre con un po’ d’ansia, un burbero capitano che la accoglie sulla sua barca malandata ed un viaggio verso un orizzonte selvaggio e quasi sconosciuto. Questo è l’incipit di Mutazione, che vede la protagonista Kai salpare per l’isola misteriosa che dà il nome al gioco per assistere gli ultimi giorni di vita di un nonno che non ha mai conosciuto. 

Oltre a ciò si aggiungono incubi terrificanti, esperienze extra corporee, la familiarità ed il calore di una comunità semplice ed accogliente, i problemi di tutti i giorni, mostri antropomorfi che rappresentano al meglio la propria condizione umana, misteri del passato, eredità da coltivare per il futuro e tante emozioni e dialoghi più che accattivanti. Rivelare qualcosa nello specifico di Mutazione sarebbe un crimine abbastanza grave nei confronti di chi vuole sperimentare un medium narrativo il più vergine possibile, e per quanto riguarda Mutazione vale veramente la pena esserlo.

L’esperienza di gioco è estremamente lineare, breve e poco rigiocabile, ma parte della grande bellezza di Mutazione è sperimentare la sua storia esattamente nel modo in cui lo fa Kai, priva di alcun tipo di conoscenza o esperienza al riguardo, guidata e istruita unicamente dalla bontà degli strambi nativi di Mutazione e dall’oscuro passato di suo nonno, il cui ruolo nell’isola sembra fin da subito esser parecchio importante.

L’empatia che tutti i personaggi di gioco, inizialmente alieni ma mai spaventosi, suscitano nella protagonista è anche la stessa che suscitano nel giocatore, ed i meravigliosi dialoghi basati sul nulla e sulla quotidianità di ognuno di essi così come quelli sulla sopravvivenza della stessa isola riescono a creare un universo di gioco più che reale, più che tangibile. Esattamente come Kai, anche il giocatore vorrà scoprire ogni mistero di Mutazione, sebbene l’isola non sia così incline a mostrarceli, ma quando avremo finalmente le nostre risposte ci sentiremo adulti e maturi esattamente come la nostra beniamina.

Unica pecca di questa narrazione meravigliosa è il sistema di opzioni di dialogo multiple, che offre solo all’apparenza una discreta varietà di risposte e domande che Kai può pronunciare agli isolani: il risultato, il più delle volte, sarà uno ed uno soltanto, anche se le opzioni potrebbero far pensare il contrario. Se siete fan di una storia dai molteplici finali e scelte che possano influenzare il mondo di gioco, Mutazione non potrà soddisfarvi in quest’aspetto. Ma fareste comunque male a non dargli una chance.

Coltivare l’Eden con tamburi e magia sciamanica

Se cercate un gameplay variegato, pieno di cose da fare e di nemici da sconfiggere, penso che abbiate già intuito che anche qui Mutazione non è esattamente il massimo. Eppure, la meravigliosa gemma di Die Gute Fabrik è riuscita ad introdurre una perfetta meccanica di gioco capace di smorzare la monotonia del continuo backtracking ed ascolto di dialoghi nell’isola di Mutazione: i Giardini. 

Durante la nostra vacanza estiva a Mutazione potremo raccogliere dei semi dalle disparate e coloratissime piante che troveremo in giro. Inizialmente non sapremo cosa farcene, ma già dopo il secondo giorno nell’Isola nostro nonno ci spiegherà come coltivare ad una velocità incredibile i nostri semi, in modo che possano far crescere nell’arco di pochi secondi delle piante e dei frutti che ci permetteranno di avanzare nella storia. 

Queste piante potranno esser coltivate in appositi spazi di terra denominati Giardini, di cui sbloccheremo diversi esemplari durante la storia. Potremo dunque esplorare l’intera isola alla ricerca di piante e semi unici, dalle caratteristiche fisiche e dalla bellezza incredibile, e ad aiutarci nella ricerca ci sarà una comoda enciclopedia che conterrà quasi un centinaio di voci e descrizione di puro flavour per aiutare ancor di più l’immersione

Ma la parte più interessante di questa meccanica è il processo di crescita: la Musica. Il nonno ci darà quasi subito un tamburo con cui potremo canalizzare le nostre energie spirituali per accelerare la crescita delle piante. Ogni pianta preferirà un determinato mood di canzone, ed ogni Giardino sarà più portato ad accogliere determinati tipi di piante. Sarà nostro dovere scoprire quale composizione ottenere e soprattutto come per poter avanzare nel gioco, oltre che scoprire le varie melodie parlando con gli abitanti di Mutazione.

Mutazione poteva interrompere questa meccanica qui, ma ha desiderato osare ancora di più: ogni pianta porterà con sé anche un suono, uno strumento musicale legato al loro mood caratteristico. Una volta che avremo riempito il giardino a sufficienza, avremo la possibilità di ascoltare la nostra composizione, che cambierà tonalità e strumenti a seconda delle modifiche apportate. Una modalità completamente aggiuntiva, eppure capace di regalare tante soddisfazioni ai fanatici della musica.

Unica pecca della meccanica di giardinaggio è l’assenza di un tasto per ordinare il nostro inventario di semi per nome o magari mood musicale: dovremo per lo più andare a caso finché troveremo il seme che cerchiamo.

Qualcuno vi dice che i videogiochi non sono arte? Mostrategli questo screenshot

Sinceramente potrei terminare qui la recensione di Mutazione, perché la serie di screenshot riportata sopra convincerà chiunque sia interessato a questo titolo all’acquisto immediato. Perché è questo il potere del comparto tecnico di Mutazione.

Ma ciò non darebbe giustizia alle innumerevoli, piccole animazioni dei vari personaggi dell’isola, che durante le conversazioni o la semplice esplorazione sembrano prender vita. Non darebbe neanche giustizia ad una serie infinita di dettagli, come l’amorevole suono dei testi durante i dialoghi, personalizzati a seconda del personaggio a cui sono associati o la silenziosa fauna del mondo di gioco che si muove nel background o frontground durante i nostri viaggi bi-dimensionali.

E fermarsi qui non darebbe giustizia alla toccante ed eterea colonna sonora composta dall’italianissimo Alessandro Coronas, realizzata con brani tipicamente tropicali e rilassanti durante le fasi d’esplorazione e di dialogo, alternati da tracce punk nei crediti o in alcuni frangenti più movimentati, o ancora pezzi più onirici e psichedelici durante i contatti col sovrannaturale e lo sconosciuto mondo di Mutazione.

In Sintesi

Non ci sono mezze misure per descrivere la bellezza artistica di Mutazione: con una storia intima e toccante, personaggi splendidi, dialoghi mai noiosi ed una meccanica di gioco che miscela perfettamente il comparto visivo con quello sonoro è un acquisto obbligato per chiunque cerca qualcosa di più di semplice gameplay e loop di meccaniche ludiche da un videogioco. Gli unici difetti sono delle interfacce limitate durante il Giardinaggio, un sistema di dialoghi a scelte multiple non proprio impattante sulla storia e soprattutto il prezzo, che potrebbe risultare proibitivo per alcuni considerata la scarsa offerta di gameplay che Mutazione offre. Se ciò però non vi dà noia, salpate immediatamente per questa bellissima isola. 

This post was published on 4 Ottobre 2019 16:22

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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