Peppe-pepepere-peeeè! Era il lontano 1993 quando Link’s Awakening portò la sua magia su Game Boy e io ero un bambino di 5 anni e di quasi 80 kg. Era un’altra epoca, non eravamo abituati ai prodigi della grafica in campo videoludico, ne di quelli delle merendine senza olio di palma. Per essere felici ci bastava qualche quadratino di pixel accompagnato da una bella tegola di pizza.
Qualche anno più tardi, nel 1998, qualcuno pensò che forse colorare i pixel del gioco avrebbe ridato nuova linfa all’avventura, mentre qualcun’altro (mia mamma) iniziava a pensare che forse era il caso di diminuire la dose di pasta al forno a colazione. Effettivamente il gioco era più bello, più intenso, più vivo, ma non erano i nuovi colori a renderlo così speciale, bensì qualcosa che si portava appresso già dalla sua prima uscita. Link’s Awakening infatti era ingrassato mettendo su qualche anno di nostalgia (e non altri kg come me) rinnovando quel sentimento che potremo definire meraviglia di scoprire, di viaggiare o di crescere.
Dal 1998 a oggi la serie di Zelda si è sviluppata in ogni forma e dimensione (e pure io finalmente sono riuscito a raggiungere una dimensione ragionevole), dando prova di come uno stesso prodotto possa evolversi continuamente adattandosi ad ogni epoca, a volte con remake e a volte con titoli totalmente nuovi. Pepepere-peeeeè! The Legend of Zelda: Link’s Awakening è tornato su Nintendo Switch, ma dietro la sua nuova e deliziosa veste grafica sarà stato capace di mantenere quella meraviglia di un tempo?
Un luogo familiare, o quasi
Bentornati/Benvenuti a Koholint, isola su cui si estende tutta l’avventura e dove Link si sveglia nuovamente dopo un sonno di oltre vent’anni. Il mondo è cambiato, non solo il suo ma anche quello al di fuori dello schermo su cui si svolgono le sue avventure: le console si sono evolute ed è diverso il modo di giocare, pepe-perepè-pepeeè, molte industrie sono fallite, altre sono risorte dalle proprie ceneri, David Bowie non c’è più ma “per fortuna” abbiamo Achille Lauro, i governi hanno ceduto la ragione alla follia e le merendine ora hanno anche meno grassi, meno zuccheri, meno cioccolato, meno tutto.
Fortunatamente alcune cose non cambiano, e infatti dopo essersi svegliato Link sarà chiamato a salvare l’isola dal suo destino risvegliando una entità chiamata Pesce Vento. Dovremo quindi recuperare la nostra spada, il nostro scudo e partire per un viaggio di ricerca e scoperta in un mondo ricco di segreti. Koholint risulta uguale a come era un tempo e allo stesso tempo estremamente diversa. Giocando mi sono emozionato nello scoprire luoghi che mi sembravano vere e proprie novità: come la casa abbandonata sulla Baia Martha o il Labirinto dei Colori nascosto nel cimitero. E invece, mentre li affrontavo, la mente mi ha riportato a galla quei luoghi, come fossero un piacevole ricordo sepolto.
Ogni luogo però racchiude una piccola novità che va al di là dell’aspetto grafico e offre, anche al giocatore che ha memorizzato ogni passaggio del titolo originale, un senso di scoperta. Pe-peppe-repeeè! Come il Categnaccio proveniente da Super Mario che abbaia dal centro del Villaggio Mabe (l’hub centrale del gioco) e che in una certa fase potremo anche portare a spasso alla ricerca delle conchiglie nascoste, collezionabili che ritornano ancora più numerosi di prima.
Il Categnaccio però non è l’unico easter egg proveniente da Super Mario: ci sono anche le statuette, che ritraggono i personaggi dell’immortale platform Nintendo, e che possono essere vinti nel Gioco alla Moda del villaggio (una sorta di gioco pesca pupazzi). Inoltre anche le interazioni con gli altri personaggi sono state approfondite, rese più vere e credibili con piccole scene di intermezzo di una dolcezza capace di spezzare il cuore, come quelle attivabili accompagnando Marin in alcune location.
Alla riscoperta dell’avventura
The Legend of Zelda: Link’s Awakening è un’avventura a 360 gradi con l’eroe, il percorso di crescita, lo scontro finale con il cattivo e la principessa che deve essere salvata. A differenza delle favole però, già dalle prime fasi dell’avventura si avverte la presenza di un sogno sfocato, come se ci fosse un futuro incerto ad attendere l’eroe dopo il “E vissero felici e contenti”.
Quello che rimane certo però è il gameplay che si ripropone classico come un tempo con il giocatore chiamato ad esplorare il mondo di gioco e a fare uso di numerosi strumenti per potere proseguire. Pur apparendo libera, infatti, l’esplorazione di Koholint è limitata dagli oggetti a disposizione: il giocatore dovrà infatti affrontare diversi dungeon, recuperando gli strumenti musicali per svegliare il pesce vento e ottenendo nuovi gadget che gli permetteranno di proseguire. Peppe-peppe-repeeè! Bombe per far esplodere le pareti, arpione per attraversare i baratri, pala per scavare, sono solo alcuni dei numerosi oggetti che vi aiuteranno nel corso dell’avventura e con cui superare tanti enigmi ambientali ben congeniati e sempre diversi. Tornano anche le ampolle con cui catturare le fate, in barba a quanto succede per le strade di Carnival Row, la serie Amazon a sfondo fiabesco.
Oltre ai puzzle, i dungeon saranno ricchi anche di boss e mini-boss da abbattere con precise strategie, alcune delle quali forse un po’ troppo semplici, ma sempre compensate dalla complessità generale del dungeon. Tra le novità troviamo invece la Capanna di Danpei, un vero e proprio editor di dungeon in cui costruire nuovi labirinti sfruttando le stanze di quelli già affrontati durante l’avventura principale, e le sezioni 2D alla Super Mario, che impreziosiscono l’esperienza di base.
Diorama in movimento
A differenza del 1993 il restyling grafico non si è fermato ad una semplice colorazione dei pixel bensì ad un vero e proprio remake che ha reso unico ogni dettaglio. Pepe-peppe-repeeeè! Siete mai entrati in quei vecchi negozi di giocattoli ricchi di diorami e ricostruzioni in miniatura di giostre, luna park, piste di pattinaggio ecc? Non ne esistono più molti eppure quando si entrava in quei negozi era come essere investiti da pura magia. Il proprietario si alzava e premeva un vecchio pulsante dando il movimento a tutto, quasi come se risvegliasse quei minuscoli personaggi da un vecchio incantesimo. L’ambiente si riempiva di luci, suoni, acrobati, mongolfiere, trenini, danze, e tantissime altre cose che avevano dell’incredibile.
Ecco, ora immaginate che quel negozio sia The Legend of Zelda: Link’s Awakening e che il proprietario, Nintendo, metta tutto in moto grazie alla potenza dell’Unreal Engine 4. Ogni cosa si muove e prende vita come nel più perfetto degli orologi. Ogni NPC ha una sua vita, c’è chi gioca, chi spazza la casa, chi si occupa dei bambini. L’acqua dei fiumi brilla, i fili d’erba vengono scossi dal vento e Link si esibisce in una serie di animazioni facciali che ci aspetteremmo dalla sua versione in BOTW piuttosto che da una ricostruzione in miniatura. Pee-peeeeeè! L’unica cosa che stona un po’ e la scelta di applicare un effetto sfocato al bordo superiore e inferiore dello schermo, che in alcune ambientazioni smorza un po’ la bellezza dello scenario.
Anche l’interfaccia è stata aggiornata e resa più fruibile, con oggetti che ora non vanno più equipaggiati, ma il loro utilizzo è diventato passivo, lasciando al giocatore una scelta dell’equipaggiamento più agevole. Inoltre ogni oggetto ha una animazione apposita che li eleva a veri e propri strumenti invece che semplici “chiavi” da ottenere per poter procedere. Infine, anche la colonna sonora è stata rivista e vi assicuriamo che, anche dopo ore di gioco, non vi rimarrà per nulla in testa! Peppe-pepepere-peeè (o forse si!)
Commento finale: non ci stancheremo mai di far risvegliare Link
Nintendo è sempre più consapevole dei suoi brand e delle loro potenzialità. Con The Legend of Zelda: Link’s Awakening dimostra ancora una volta la bravura nel rimaneggiare uno dei suoi capisaldi, ma anche la capacità di saperlo adattare all’epoca e ai giocatori correnti senza scontentare i fan di lunga data. La nuova avventura di Link è un diorama colorato ricco di nostalgia, di segreti e di novità. Un gioco che non ha mai abbandonato la meraviglia della scoperta, con un gameplay immenso e che ci ricorda perchè è bello essere videogiocatori.