La prima software house in senso cronologico a saltare sul carrozzone dei soulslike è stata senza dubbio Deck13, azienda tedesca nota al mondo per aver dato i natali ad una serie di avventure di media popolarità durante gli anni duemila (Jack Keane e Ankh sono di loro creazione). Durante il 2014, in pieno boom dei soulslike con il secondo capitolo di Dark Souls con qualche mese di vita sugli scaffali, la software house tedesca rilasciò Lords Of The Fallen, un action game incentrato sul tipico combattimento ragionato del genere tra stamina, scudi, schivate e bossfight infinite. Nonostante una ricezione mediocre da parte della critica, la software house si rimboccò le maniche e ritentò il successo mettendo in piedi un franchise del tutto nuovo, sempre appartenente allo stesso genere, ma ambientato decisamente altrove.
Così nacque il primo The Surge, il primo soulslike di natura fantascientifica. Il titolo, nonostante fosse lontano dalla perfezione, poteva vantare un level design di assoluto pregio con una mappa interconnessa bella quasi quanto quella del primo Dark Souls, impresa che nemmeno Miyazaki e soci riuscirono più a realizzare. Il titolo soltanto su PC piazzò qualche centinaia di migliaia di copie e diede un’alternativa abbastanza valida a tutti quei giocatori impazienti di strappare il calendario dopo l’ennesimo game over ad una boss fight complicata come non mai.
The Surge 2 è in sostanza la prova della maturità per Deck13, un videogioco prodotto con un budget da doppia A che deve confermare al pubblico l’esistenza di un brand che, almeno dal punto di vista del divertimento, può rivaleggiare con il resto dei soulslike presenti sul mercato. Questa volta alcune delle carte in tavola sono diverse: il combattimento ha nuovi gradi di profondità, l’ambientazione è cambiata e alcune imperfezioni sono state ampiamente limate (per lasciare spazio ad altre mestizie).
Andiamo a vedere insieme se The Surge 2 vale il vostro tempo.
Datemi una medbay e sarò in grado di aprire qualsiasi porta.
Dopo aver passato un paio di minuti all’interno di un editor dei personaggi essenziale il giusto, il titolo di Deck13 ci mette immediatamente al comando del nostro simpatico protagonista facendoci imbracciare due defibrillatori dopo esserci svegliati da un coma chissà quanto lungo. Rinchiusi all’interno della prigione di Jericho City ci ritroveremo a bramare la fuga abbattendo tutto ciò che troveremo sulla nostra strada armati di tutto punto finché ci ritroveremo costretti ad interagire con un macchinario chiamato Medbay.
Usciti dal medbay con un esoscheletro attaccato al corpo ci ritroveremo capaci di aprire porte altrimenti infrangibili e, dotati di rinnovata voglia di esplorare, finiremo per imbatterci nel primo boss, primo di una lunga serie. Sconfitto questo primo nemico ci ritroveremo davanti la prima importante novità rispetto al predecessore: l’esistenza del combattimento ranged.
In The Surge 2 il nostro personaggio, oltre a tirare fendenti e affondi con pezzi di metallo a forma di arma o altre mestizie di simile natura, è dotato di un drone da combattimento che può essere personalizzato nei modi più svariati. Può fare fuoco e sparare con un normale mitragliatore, infliggere status alterati ai nostri avversari, riportarci al medbay più vicino al prezzo dei nostri scarti tecnologici e così via.
La sua utilità nel combattimento appare fin da subito enorme: con un singolo drone ci ritroveremo a poter colpire teste scoperte o a poter punzecchiare avversari lontani, permettendo di gestire un maggior numero di avversari senza impazzire. Il fulcro dell’azione, in ogni caso, resta il combattimento melee, vero fiore all’occhiello del titolo pieno di sfaccettature e di piccole chicche. Ogni avversario con cui ci confronteremo sarà composto da differenti parti del corpo, più o meno corazzate e sarà nostro piacere recidergli una di queste entro la fine della sua barra degli hp. Per poterlo avremo a disposizione un attacco orizzontale ed un attacco verticale mischiabili tra di loro per l’ottenimento di combo sempre più potenti; una volta che avremo mandato il nostro avversario a bassa vita avremo la possibilità di eseguire una spettacolare finisher con cui recidere la parte del corpo desiderata e capiremo prestissimo di come questo sia il centro del gameplay.
Recidendo un arto avremo la possibilità di ottenere l’arma impugnata dal nostro avversario, recidendone la testa avremo la possibilità di rubare le tecnologie e gli impianti del nostro avversario, recidendone altre parti del corpo avremo la possibilità di trovare delle protezioni per tali parti del corpo. In The Surge 2 potenziarsi è indispensabile per poter proseguire, dato il crescente livello di pericolosità di avversari e ostacoli. Per farlo ci ritroveremo a recidere, pezzo dopo pezzo, pezzi di corpi per accumulare materiali e valuta di gioco (scarti tecnologici). Una volta nuovamente alla medbay starà a noi scegliere come potenziare il nostro personaggio, se utilizzare gli scarti tecnologici per potenziare le statistiche, gli equipaggiamenti o se accumularli per il futuro in un apposito deposito.
Questo incentiva sì il grinding ma risulta gradevole visto il gameplay stesso del titolo: si uccidono i nemici per uccidere ancora più rapidamente i nemici successivi, per ottenere l’arma tanto adorata, per poter indossare l’impianto che più risulta utile alla nostra causa. Nonostante l’assenza di una veria e propria classe ruolistica, la possibilità di personalizzazione all’interno del titolo di Deck13 risulta enorme grazie anche al sistema di set che regola il comparto difensivo delle statistische. Equipaggiando oggetti difensivi ci capiterà spesso di mettere più pezzi apaprtenenti alla stessa nomenclatura e questo porterà al nostro personaggio un bonus di qualche tipo; i bonus possono essere parziali o totali a seconda del numero di pezzi indossati e sarà possibile, con un po’ di cura, ottenere sino a due bonus parziali in contemporanea per una serie di build apparentemente senza fine.
A questo è necessario aggiungere la bontà di un combat system che prevede una parata direzionale trasformabile in parry, una schivata in grado di fungere da parry, un sistema di recupero vita basato su delle cariche ottenibili attaccando e mille altre chicche che non faranno altro che farvi frullare in testa diverse strategie sul come affrontare le terre di Jericho City ed i suoi abitanti; un vero paese dei balocchi per quelli che non sono interessati all’immersione.
Hai paura delle scintille?
In questo The Surge la software house ha deciso di arieggiare un poco le ambientazioni claustrofobiche del primo capitolo e di portare le vicende narrate, non particolarmente interessanti a dire il vero, in quel dì Jericho City e nei suoi dintorni diroccati. La città, baluardo di un mondo sull’orlo della scomparsa è piena di vicoli e di anfratti, di teleferiche da usare e di portoni da aprire con dei tesserini, di ascensori magnetici in grado di donare verticalità o di strette passerelle da attraversare per raggiungere un obbiettivo. Il buon level design e l’interconnessione dei vari livelli, pur non raggiungendo gli splendidi picchi del predecessore, si fa sentire e mostra al giocatore continuamente una sorpresa dietro l’angolo donandogli percorsi divertenti da affrontare con segreti sparsi quà e la.
Le avventure del nostro protagonista alle prese con il ritrovamento della protagonista di alcune visioni e con la chiesa della scintilla passa rapidamente in secondo piano rispetto al gameplay, a causa di un carismascarso da parte dei personaggi secondari e a causa della struttura narrativa stessa, molto classica e priva di veri e propri colpi di genio; il gameplay in sé e per sé basterà a trascinare il giocatore per la ventina di ore che l’avventura di Deck 13 finirà per durare. Nel nostro peregrinare ci ritroveremo avvolti da una solitudine meno pesante di quella del predecessore ma comunque non alleviata da un comparto multiplayer cooperativo o competitivo.
Gli altri giocatori del titolo avranno due possibilità per interagire con il giocatore: quella di lasciare dei messaggi a terra con qualche simbolo e quella di piazzare un loro stendardo in giro per la mappa di gioco, trasformandosi sostanzialmente in un loot o in un oggetto segreto. Se un giocatore sarà in grado di recuperare tale stendardo questi verrà ricompensato con moneta sonante, una scelta saggia che incentiva l’esplorazione delle splendide visuali del titolo.
L’ottima art direction del titolo non riesce a salvare quello che invece, dal punto di vista tecnico, è un vero e proprio mortorio. Graficamente parlando, specie rispetto al primo capitolo, questo nuovo The Surge 2 possiede una realizzazione tecnica mediocre che si nota con terribile prepotenza su Playstation 4 base. È vero che esistono due modalità, una legata alle prestazioni e una alla qualità grafica ma la necessità di giocare il titolo action a sessanta frames al secondo per poterne saggiare al meglio tutte le caratterisetiche ludiche rende tale scelta quasi insensata. I modelli poligonali che animano Jericho City e i dintorni sono scialbi a livello di dettagli e si ha spesso il problema di non aver le texture caricate, con asset e poligoni alle volte in bella vista. Anche con le texture caricate sono numerose le volte in cui abbiamo dovuto sopportare casse in bassa risoluzione o segnali stradali illeggibili a causa di problemi grafici, motivo per cui non ci sentiamo il bisogno di sbavare mentre giocamo al titolo.
Il titolo possiede anche una colonna sonora non particolarmente ispirata che associa ad un mondo distrutto pieno di macchine emetallo un blando rock/metal strumentale, senza particolari picchi melodici. Va meglio il doppiaggio e l’adattamento, il primo realizzato in un buon inglese ed il secondo invece arrivato addirittura in italiano. Il design audio del titolo invece contiene una pletora di effetti sonori di buona qualità, con qaualche scivolone per quanto riguarda la chiarezza in battaglia (il suono della stamina terminata, ad esempio, poteva essere decisamente più riconoscibile).
The Surge 2 è uno di quei doppia A che animano il cuore dei giocatori tra un capolavoro e l’altro e lo fa con grande rispetto. Nonostante un comparto tecnico e narrativo dimenticabile, il loop ludico del titolo fatto di smembramenti e potenziamenti attaccherà il giocatore allo schermo per una ventina di ore facendolo imprecare ed esplodere di gioia di boss in boss. Tra parate, armi, set e possibili build il titolo di Deck13 presenta anche una discreta rigiocabilità, impreziosita anche dalla presenza della solità modalità New Game Plus.