Ad un primo impatto Police Stories sembra poco più che una specie di rip-off di Hotline Miami: visuale dall’alto con planimetrie degli edifici ben in vista, musica retrowave con sprazzi di ambient, techno ed un certo retrogusto elettronico, una storia criptica il giusto raccontata attraverso una lunga serie di cutscenes ed un po’ di sana violenza che mai fa male ad un gioco indipendente. Una volta preso il pad (o il mouse + tastiera) alla mano ci si ritroverà davanti quella che in realtà è un’ amara sorpresa: questo titolo è un Hotline Miami che fa sul serio.
Police Stories è un videogioco indipendente sviluppato da Mighty Morgan che cerca di portare nel mondo dei videogiochi una particolare visione del genere top down shooter; il titolo sembra essere una specie di figlioccio tra il sopracitato HM e la saga di SWAT (che a sua volta era la figlia di Police Quest della Sierra, di cui parleremo meglio dopo). Il risultato è quello di avere un videogioco a visuale dall’alto profondamente tattico, che ci mette davanti di continuo situazioni dove i riflessi e la preparazione la fanno da padrone; uno sparatutto dove alle volte, prima di premere il grilletto, c’è bisogno di pensare alle proprie azioni per far andare tutto per il meglio.
Perché si, Police Stories tratta di poliziotti e criminali ma lo fa con un piglio realistico. Uccidere un criminale senza intimare l’alt è abuso di forza bruta, massacrare di calci un criminale per farlo parlare sino alla morte è abuso di forza bruta, morire è questione di un proiettile, forse due se va tutto bene e non sempre tagliare il filo rosso fa disinnescare l’ordigno che vediamo davanti ai nostri occhi. Se tale descrizione ha generato nella vostra mente una qualche sensazione di curiosità allora non vi resta che continuare a leggere e cercare di capire se questo Police Stories vale la pena di essere giocato.
Parlavamo di Police Quest prima.
Tanto tempo fa, un’azienda americana chiamata Sierra Online mise in piedi una serie di videogiochi d’avventura chiamati Police Quest in cui, per la prima volta, ci si trovava a dover vivere delle avventure legate al mondo della giustizia senza dover obbligatoriamente versare galloni di sangue e piombo. Tra il 1987 e il 1993 la saga di Police Quest avvicina ai giocatori ad un nuovo modo di concepire il mondo dei polizieschi e nel farlo getta le basi per qualcosa di completamente nuovo.
Nel 1995 qualcosa cambia, complice anche l’esplosione del genere degli strategici in tempo reale. Nasce il sottotitolo SWAT da associare al nome Police Quest e iniziano a spuntare degli strategici in tempo reale che mettono nuovamente vicino il mondo poliziesco ad un gameplay leggermente più ragionato della norma.
Da questi semi Mighty Morgan ha tirato fuori, in seguito ad una campagna Kickstarter che ha racimolato 25.000 dollari (nemmeno troppi per un progetto di questa portata) Police Stories; un videogioco che tenta di presentare al giocatore un gameplay ispirato a delle operazioni di polizia verosimili (esattamente come SWAT 4 di Irrational Games faceva con la formula dell’FPS).
Il titolo mette a disposizione del giocatore una coppia di personaggi. Uno di questi sarà controllato dal controller del giocatore, l’altro sarà invece comandato dall’intelligenza artificiale (non sempre perfetta) a cui ogni potremo ordinare azioni specifiche. Il titolo presenta anche una modalità cooperativa con cui dare ad un altro giocatore il controllo del nostro collega e, al momento della stesura di questa recensione, abbiamo potuto provare unicamente la cooperativa locale con buoni risultati.
Il primo impatto con Police Stories è visivamente simile a quello che, negli anni novanta, avremmo avuto con uno tra moltissimi videogiochi per amiga. Una grafica con pixel ben in vista ma con una risoluzione molto maggiore di quella a cui siamo abituati da NES e SNES; ambienti scuri, coni di luce, ambientazioni urbane, pioggia e sangue.
Tutto il necessario alla creazione di un’atmosfera viene aiutato dalla presenza di cutscenes realizzate con uno stile animato sempre in pixel art, senza particolari vezzi registici.
La storia del titolo narra le vicende che circondano una coppia di poliziotti alle prese con un’ escalation di casi sempre più gravi, da una semplice rapina che sfocerà poi in qualcosa che scotta in modo davvero pericoloso. John Rimes e Rick Jones, per quanto non siano personaggi che entreranno nella storia delle narrative videoludiche, riescono nel dare un po’ di sapore in più ad un comparto narrativo misto tra un poliziesco ed un thriller psicologico, dove i risultati delle violenze commesse e delle situazioni vissute pian piano finiranno per scavare ferite profonde nell’animo di chi le vive.
La coppia di protagonisti è la base necessaria per sviluppare un gameplay tattico e ragionato come quello di Police Stories. Come già detto, nonostante il titolo sembri una qualche versione non-neon del lavoro di Dennaton Games, il titolo si controlla in modo estremamente diverso. Police Stories è composto da 18 missioni, tutte caratterizzate da tre fasi: un briefing in cui si va a conoscere brevemente la situazione in cui ci si sta per cacciare, una fase di preparazione tattica in cui si decidono gli equipaggiamenti da portare in missione volta per volta ed il gameplay vero e proprio.
Il briefing non sarà altro che una breve descrizione testuale che cerca di introdurvi all’ambientazione del caso, sia esso un magazzino diroccato o una casa abitata; diverso è il discorso che riguarda la preparazione tattica, più legata allo studio e al ragionamento su cosa possa essere utile in determinati casi o meno. L’arsenale che i nostri prodi poliziotti avranno a disposizione sarà piuttosto variegato: granate flashbang per stortdire, grimaldelli per scassinare, taser per potersi approcciare alle situazioni complicate con maggiore semplicità.
Completando ogni missione il nostro dinamico duo entrerà in possesso di un gadget in grado di semplificare le operazioni di pulizia criminale e l’avere due interi personaggi da personalizzare per l’occasione accentua la profondità e l’importanza della preparazione tattica. Un’intero personaggio può essere dedito unicamente alla neutralizzazione degli avversari tramite stordimenti o alle utilità varie mentre l’altro può concentrarsi sull’avere la potenza di fuoco e la resistenza necessaria per affrontare scontri a fuoco.
Dal punto di vista ludico la descrizione perfetta che racchiude il cuore di Police Stories è quella di uno sparatutto con visuale top down con molte velleità tattiche ed un certo realismo di fondo. I nostri poliziotti non possono correre all’impazzata e in uno, massimo due colpi cadono come foglie abbattute dal vento invernale; i colpi vanno centellinati ed è importante anche scegliere il proprio bersaglio con cura perché non tutti hanno intenzioni ostili nei nostri confronti, stando anche attenti alla presenza di civili sul campo di battaglia.
Il nostro compito come giocatori sarà quello di guidare il nostro dinamico duo intimando il mani in alto a chiunque ci si pari davanti, stando attenti a non uccidere o esagerare con la violenza ed evitando di finire a terra in seguito ad uno scontro a fuoco. Con il mouse si muoverà un puntatore sullo schermo mentre con la tastiera si determina il movimento del nostro poliziotto; al movimento del puntatore corrisponderà il movimento di un cono di luce che determina ciò che vediamo e ciò che ci sfugge. Tra una flashbang ed un gettate le armi a terra il titolo di MightyMorgan lascia al giocatore la possibilità di dare al proprio compagno di squadra ordini semplici da seguire, spesso eseguiti con qualche grave errore di intelligenza artificiale che non segue i nostri ordini come vorremmo.
Più volte ci è capitato di vedere il nostro compagno di squadra bloccarsi in mezzo ai corridoi senza motivazione apparente ed alcune volte lo abbiamo anche visto stordirsi da solo a causa di flashbang lanciate in traiettorie opposte a quelle da noi desiderate. Non fanno una bella figura nemmeno i nemici che sembrano sordi alla maggioranza dei colpi sparati, incapaci di eseguire ronde complesse o di rispondere in modo creativo alla maggioranza delle nostre azioni; la maggioranza delle volte avremo a che fare unicamente con carne da macello.
Quasi tutto ciò ovviamente scompare con la modalità cooperativa in cui due giocatori si danno manforte a vicenda al fine di risolvere il caso; questa modalità è una piccola perla ed è sicuramente una delle esperienze cooperative che vi consigliamo di recuperare nel corso di questo 2019, grazie anche al particolare sistema a punteggi di cui il titolo è dotato. Come in ogni buon videogioco che si rispetti alle azioni sono associate delle valutazioni che vanno a confluire in un punteggio; per poter passare da una missione a quella successiva è necessario evitare la sospensione dal caso ottenendo un determinato voto. Questo implica una certa corsa al perfezionismo, incentivata anche dal respawn istantaneo e dal sistema che modifica costantemente la posizione degli obbiettivi e dei nemici all’interno del titolo. Tutti questi elementi aggiungono a Police Stories una rigiocabilità tutto sommato godibile, che può anche finire per raddoppiare le ore di gioco per i perfezionisti che vogliono puntare al maggior numero di cifre possibili.
Police Stories si presenta come Hotline Miami e se ne esce come il successore spirituale di Swat. Il titolo di Mighty Morgan è un buon videogioco con dei problemi tecnici sparsi quà e la che ne minano l’esperienza senza distruggerne completamente il cardine. Aiutato da un buon livello tecnico, il videogioco in questione riesce a dare il meglio di sé quando affrontato in compagnia di un prode compagno interessato ad un esperienza collaborativa profonda e divertente, dove sia l’occhio che il cervello contano il giusto.
This post was published on 23 Settembre 2019 15:50
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