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Recensione Borderlands 3 (PC) | Harder, Better, Faster, Stronger?

Dopo 7 lunghissimi anni dall’uscita dell’ultimo capitolo numerato, la saga che ha miscelato i controlli ed il feeling di un FPS con le meccaniche ed il loot di un RPG Diablo-like torna alla ribalta col suo attesissimo terzo capitolo, Borderlands 3.

Inutile dire l’enorme importanza che ha questo titolo sia per i fan, che aspettano una continuazione della saga da parecchio tempo, sia per Gearbox, che dopo gli ultimi passi falsi ha davvero bisogno di una nuova bomba per recuperare la credibilità persa in questa generazione.

Ci saranno riusciti? Borderlands 3 è effettivamente il degno seguito di quel capolavoro di Borderlands 2? Non ci resta che avventurarci per i pianeti della Quinta Galassia e scoprirlo!

 

Long live the Siren(s)

 

 

Borderlands 3 ha una narrativa che per certi versi rispecchia pienamente quella del secondo capitolo, ovvero una storia che si forma e si plasma attorno ai suoi villain: i gemelli Tyreen e Troy Calypso, dotati di strani poteri legati al mito delle Sirene e che son riusciti in breve tempo a radunare ogni bandito presente su Pandora per inseguire un sogno comune con un incessante zelo religioso: la leggenda della Grande Cripta.

Ovviamente ciò non sta bene agli ex-protagonisti e Cacciatori della Cripta dei precedenti capitoli, capeggiati questa volta dalla Sirena Lilith, che diventano anche un bersaglio parallelo del nuovo esercito formatosi chiamato Figli della Cripta. Il nostro protagonista, un nuovo Cacciatore, verrà chiamato da Lilith per servire nella lotta contro i Gemelli Calypso ed allo stesso tempo per cercare di svelare una volta per tutte l’enigma delle Cripte.

Nonostante gli innumerevoli sforzi, purtroppo la narrativa di questo terzo capitolo non regge il peso dell’eredità della bellissima scrittura di Borderlands 2 e del suo villain, quell’Handsome Jack che risulta ancora oggi uno dei cattivi meglio realizzati, carismatici e più soddisfacenti da abbattere nel medium videoludico. I Calypso risultano spesso molto fastidiosi, trascinati da un umorismo infantile più che surreale, oltre che da siparietti un pochino cringe che forse, dieci anni fa, avrebbero portato qualche risata in più rispetto ai giorni nostri. C’è da dire che essi sono comunque dei ragazzi appena ventenni, e la loro backstory parecchio intrigante giustifica in parte questo loro comportamento parecchio immaturo e ostile.

 

 

Inoltre, la storia di questo terzo capitolo non introduce molte nuove facce, ma fa appello al ritorno di numerosissimi comprimari del passato, che riescono comunque a risplendere di luce propria ma senza illuminarci con qualche nuovo aspetto o colpo di scena. Ciò non vuol dire che Borderlands 3 pecchi di bellezza narrativa: lo stile caricaturale e sopra le righe rimane sempre e comunque, sia nelle quest primarie che, specialmente, in quelle secondarie, moltissime e curatissime. Le poche novità introdotte vanno ad ingrandire anche la lore e l’universo di Borderlands, arricchendoci d’informazioni riguardo, ad esempio, le varie multinazionali produttrici di armi o la storia dei pianeti e dell’esplorazione della Quinta Galassia.

Una nota di merito va data certamente alla capacità dei nostri beniamini Cacciatori di rispondere (finalmente, oserei dire) alle domande e alle richieste dei vari quest givers con battute tutte loro, e con la possibilità di sentire perfino le linee di dialogo dei personaggi di altri giocatori nella nostra partita, incrementando così anche l’atmosfera e l’immedesimazione. Tutto sommato, chi in passato ha apprezzato lo stile narrativo dei precedenti capitoli si troverà immediatamente a casa fin dalle prime battute. E la stessa cosa si può dire anche del gameplay.

 

“UN GOZILIARDO DI ARMI” parte III

 

 

Il miglioramento più netto alla formula di Borderlands si trova, questa volta, nel gunplay e nel sistema di movimento: i nuovi Cacciatori sembrano provenire da un sistema di gioco completamente diverso, molto più agili e mobili rispetto al passato, grazie anche ad una nuova scivolata utile per entrare ed uscire dalle sparatorie, la capacità di scavalcare ed aggrapparsi in volo a quasi ogni tipo di sporgenza e ad un attacco in caduta che può esser modificato ed arricchito tramite le varie skill ed equipaggiamento che troveremo nel corso dell’avventura.

Anche le armi da fuoco hanno ricevuto un sostanziale upgrade: ritorna dal precedente capitolo il concetto che ogni produttore di armi dona una caratteristica speciale alle proprie creazioni, come ad esempio le armi Jackobs che sparano proiettili rimbalzanti ad ogni Colpo Critico, o le armi dei Figli della Cripta che offrono enorme potenza di fuoco per poi rompersi una volta finite le munizioni. Molte armi, oltre ad avere design e attachments randomici sempre nuovi e variegati ancor più rispetto al passato, avranno anche delle modalità di fuoco secondarie come taser, lanciarazzi, proiettili a ricerca e molto altro ancora.

Il vero piatto forte del gameplay sono senza ombra di dubbio i nuovi personaggi ed i relativi skill tree: Amara, FL4K, Moze e Zane sono completamente differenti da qualsiasi altro Cacciatore che abbiamo imparato ad usare nei precedenti titoli. Ognuno di essi avrà a propria disposizione ben tre skill differenti, che verranno potenziate in seguito dalle classiche abilità passive distribuite nei tre rami dello skill tree e che permetteranno build e modalità di gioco molto diversificate tra loro. La novità più sostanziale è la possibilità di personalizzare ancor di più la skill speciale con ulteriori abilità che sbloccheremo gratuitamente una volta investiti abbastanza punti in uno skill tree, generando effetti spesso devastanti ed in sinergia col nostro stile di gioco.

 

 

Come se non bastasse, il mondo (o mondi) di gioco è molto più ricco e interattivo del solito: oltre alle normali quest sopracitate troverete un mucchio di collezionabili che vi aiuteranno a riempire i buchi tra una sparatoria ed un dialogo non skippabile con i vari comprimari. Ritornano gli ECHO, brevi conversazioni registrate giusto per ampliare un po’ la caratterizzazione dei personaggi, ma stavolta ci sono anche le registrazioni di Typhone de Leon, che riveleranno del bottino segreto nascosto nelle varie mappe, oltre che pezzi di veicoli che potremo rubare per personalizzare i nostri mezzi di trasporto, e le varie Sfide della Ciurma, missioni che si attivano automaticamente in determinate zone che potremo completare in qualsiasi momento per soddisfare gli altri membri della Sanctuary.

 

Un Paradiso non facilmente raggiungibile

 

Dal punto di vista del setting, delle ambientazioni e del comparto tecnico, Borderlands 3 non ha fatto giganteschi passi da gigante: i mondi esplorabili sono bellissimi, con un level design ed una mappatura davvero suggestiva a volte e che impareremo subito a memorizzare, ma non vi è quel gigantesco cambio d’atmosfera e di miglioramento grafico di texture ed effetti particellari che abbiamo potuto vedere dal passaggio tra Borderlands 1 e Borderlands 2, con i suoi straordinari biomi e tecnologia grafica di prim’ordine, nel 2012.

La Sanctuary è invece uno degli hub world più affascinanti ed allo stesso tempo frustranti di sempre: utilizzeremo la navetta per spostarci in lungo e in largo nella Galassia, ed acquisiremo col tempo numerosi nuovi compagni con cui potremo interagire, ma la conformazione labirintica del veicolo potrà far saltare qualche nervo ai giocatori meno pazienti. Questa frustrazione si trasmette purtroppo anche ad una mappatura dei menù di gioco non proprio intuitiva, e ad un sistema di viaggio rapido che specie tramite joypad potrebbe portare spesso a qualche imput errato che vi riporterà alla selezione del luogo in cui teletrasportarvi.

 

 

Ovviamente tutto ciò non è altro che minuzie, specie se comparate ai veri e propri problemi di Borderlands 3: almeno su PC, con un PC di fascia media dotato di GTX 1060, Intel Core i5 e 8GB di RAM dedicata, il gioco scorre con 60 FPS in modo abbastanza fluido e senza sacrificare troppa qualità grafica, ma purtroppo è tartassato da continui freeze di gioco, crash e bug grafici che potrebbero rendere l’esperienza di gioco parecchio irritante. Perfino l’online, ancora peer-to-peer con l’host interno alla partita, ha generato numerosi problemi e crash. Non stiamo parlando di bug rompigioco come abbiamo visto, ad esempio, su RAGE 2, ma neanche di problemi superficiali. Speriamo che la situazione venga risolta presto con qualche patch e fix.

Niente da segnalare invece per quanto riguarda la longevità e l’Endgame: con 40 ore di gioco alle spalle abbiamo appena completato la quest principale e ci siamo approcciati all’End-Game, che grazie alla modalità Mayhem promette un maggior livello di difficoltà, maggior esperienza, loot più raro ed anche un rescaling per tutte le quest secondarie non affrontate. Oltre a ciò bisogna contare le due modalità aggiuntive alla Campagna,il Cerchio del Massacro ed i Campi di Prova, ovvero una boss rush ed una modalità orda che aumenteranno ancor più la quantità di nemici ammazzabile con le nostre nuove armi leggendarie post-campagna.

 

In Sintesi

Borderlands 3 è a tutti gli effetti figlio del suo franchise: mantiene le stesse caratteristiche e gli stessi punti di forza dei suoi predecessori, svecchiando in parte un gameplay parecchio datato con un nuovo sistema di movimento e nuove feature e tipologie di quest. Qualche incertezza tecnica ed una qualità narrativa purtroppo non al pari del secondo capitolo impediscono al titolo di raggiungere la perfezione, ma l’ultima fatica di Gearbox rimane un sano videogioco dalla durata e dal divertimento incredibile, soprattutto per i fan del franchise che si troveranno a casa. Se invece non avete apprezzato la mistura di generi e l’umorismo becero di Borderlands in passato, difficilmente cambierete idea col terzo capitolo. 

 

Ti serve aiuto per esplorare ogni angolo di Borderlands 3? Dai un’occhiata alle nostre guide!

 

This post was published on 21 Settembre 2019 16:08

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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